Orami siamo affezionati alle isole Canarie. A Gran Canaria siamo di casa, ci siamo stati sei volte, a Lanzarote siamo stati lo scorso anno per la seconda volta, potendola visitare con calma in lungo e in largo, quest’anno volevamo approfondire la scoperta di una tra Fuerteventura e Tenerife, entrambe visitate molti anni fa, con le figlie piccole, con tour operator, girando molto meno di quello che siamo abituati a fare in questi ultimi viaggi. Tenerife non ci convince tanto, è sicuramente la più caotica delle Canarie, con tanti turisti ammassati a sud dell’isola, con racconti che testimoniano difficoltà negli spostamenti e nei parcheggi; quindi, decidiamo di dare una seconda possibilità a Fuerteventura, l’isola che in realtà ci era piaciuta di meno, di cui comunque avevamo visto poco e solo la parte meridionale.
Presa la decisione di andare a Fuerteventura, ci siamo trovati davanti il solito aumento vertiginoso dei prezzi dei voli aerei in questi ultimi anni, che ha inciso non poco sul budget a disposizione per la vacanza. Pur studiando tutte le possibili combinazioni di giorni, compagnie aeree (alla fine Ryanair è stata comunque nettamente la più economica) e aeroporti (abbiamo guardato partenze da Bologna, Pisa e Bergamo), è stato il volo più costoso (tra quelli in Europa) che abbiamo mai pagato negli ultimi anni. Alla fine, con il prezzo più o meno equivalente, abbiamo deciso di partire da Bologna domenica 21 luglio per rientrare venerdì 2 agosto.
Scelta la destinazione e il volo, restava da scegliere l’alloggio e ancora prima il luogo di permanenza a Fuerteventura, perché, a differenza delle altre isole canare, qua, viste le grandi distanze, cambia parecchio tra alloggiare a nord o a sud. Tra le attrazioni situate a nord dell’isola e quelle a sud ci sono infatti quasi 200 chilometri. Abbiamo escluso una località in mezzo all’isola come Caleta de Fuste e Puerto del Rosario, perché sono i luoghi meno interessati dell’isola e comunque poi servirebbe quasi un’ora di viaggio per raggiungere le località più belle dell’isola; quindi, dovevamo prendere la decisione se soggiornare a nord o a sud. Essendo giù stati a sud, la scelta è stata piuttosto semplice e abbiamo optato per Corralejo, come base per la nostra vacanza a Fuerteventura.
Corralejo è una cittadina turistica a nord dell’isola, vicino al grande parco naturale con le dune e caratterizzata anche dal piccolo porto da cui partono tutti i traghetti per Lanzarote, oltre che per l’isoletta di Lobos. Alloggi ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i prezzi, pensavamo ad un appartamento, ma una ottima offerta con un codice sconto del 20%, sul sito dell’hotel ci ha permesso di stare nel budget prenotando una stanza all’H10 Ocean Suite, sistemazione di ottimo livello, nel centro del paese, ad una quindicina di minuti a piedi dal mare.
Prenotato volo e alloggio, in una vacanza a Fuerteventura è assolutamente indispensabile avere l’auto a noleggio per girare l’isola e in questo caso non abbiamo avuto dubbi, solito gruppo canaro Cicar- Cabrera Medina – Payless che ci ha sempre garantito ottimi prezzi e auto con tutte le assicurazioni possibili senza alcuna franchigia. Questa volta la prenotazione finale è stata con Payless. Come al solito prenotiamo la più piccola delle cinque porte, poi di norma ci hanno sempre dato un’auto di categoria superiore con un upgrade gratuito.
Tutto è prenotato, domenica 21 luglio non ci resta che andare in aeroporto a Bologna, partendo con ampio anticipo perché nell’ultimo viaggio con partenza dallo stesso aeroporto abbiamo fatto tantissima coda ai controlli di sicurezza. Lasciamo la macchina al Garage Triumvirato (anche qua i prezzi sono aumentati non poco) e arriviamo in aeroporto con oltre due ore di anticipo rispetto al volo, ma la lunga coda ai controlli ci fa capire che abbiamo fatto bene ad arrivare presto.
È una giornata difficile per chi viaggia in aereo, ci sono alcuni scioperi in giro per l’Europa, tantissimi in voli in partenza e tanti ritardi (e anche alcune cancellazioni) che si accumulano. Tengo d’occhio sull’app di Flight Radar 24 il nostro aeromobile che sta arrivando dalla Grecia con solo pochi minuti di ritardo e spero in questo modo di riuscire a partire quasi in orario e sarebbe uno dei pochi voli della giornata ad esserlo, ma, purtroppo, la sfortuna è sempre in agguato. Andiamo al gate in orario, il pulmino interno dell’aeroporto ci porta al nostro aereo parcheggiato lontano, saliamo e inizia la solita confusione dei voli Ryanair con le persone che chiedono di scambiarsi i posti che non hanno acquistato e con alcuni bagagli che non entrano nelle cappelliere già piene, ma alla fine siamo tutti seduti e pronti a partire solo con una mezz’oretta di ritardo, peraltro recuperabile in volo, l’aereo si muove dal suo parcheggio, quando improvvisamente una donna dice di sentirsi male e di non voler partire, probabilmente ha avuto un attacco di panico. Il comandante rientra nel parcheggio, vengono aperte le porte, fatte arrivare le scalette e l’ambulanza e la signora scende dall’aereo. Perdiamo quasi un’ora in tutte queste operazioni ma quando pensiamo di ripartire, il comandante annuncia che non possiamo farlo, perché, avendo perso il nostro slot, dobbiamo aspettare l’autorizzazione dai controllori di volo europei che, al momento, non possono darla, per l’elevato traffico aereo in Francia e Spagna. Restiamo fermi sulla pista ancora un’altra ora e alla fine partiamo con oltre due ore di ritardo.
Finalmente arriviamo a Fuerteventura e qua per fortuna lo sbarco e anche il ritiro della macchina è molto veloce. Payless ci noleggia una Seat Leon non nuovissima ma comunque tenuta decentemente. Impostiamo Google Maps e ci dirigiamo verso il nostro appartamento all’interno dell’H10 Ocean Suite.
La prima impressione dell’hotel è veramente ottima, subito a prima vista sembra bello e ben tenuto. Sono tante casette a due piani dislocate in diversi blocchi. Due piscine (leggermente riscaldate), una con animazione e una molto più tranquilla. Noi eravamo al blocco 8, nella zona della piscina tranquilla e si stava benissimo, relax totale senza rumore in tutta la vacanza. Pulitissime sia le camere che l’area comune. Cibo un po’ ripetitivo, ma di buona qualità e anche discreta varietà. Wi-fi ottimo sia in camera che in tutta la struttura. La posizione è molto buona, nel centro di Corralejo, anche se non nelle vie più movimentate, a piedi si arriva tranquillamente alle spiagge cittadine e al porto. Con una auto (tanti parcheggi disponibili all’esterno, abbiamo sempre trovato un posto) in meno di dieci minuti si è alle dune di Corralejo. Particolare plauso a tutto staff, soprattutto quello dei bar e del buffet, sempre tutti gentilissimi, sorridenti e cordiali. Prezzo non proprio di primo livello, ma assolutamente di grande valore.
La prima giornata di vacanza, con tutti gli intoppi del volo è praticamente finita, però siamo ben contenti di essere arrivati e di poter iniziare a pianificare la visita di questa isola. Lunedì 22 luglio è il primo giorno vero di vacanza e vogliamo restare in zona, andando in una delle spiagge più belle dell’isola, la Grandes Playa di Corralejo.
Dal nostro hotel ci vogliono meno di dieci minuti in macchina. Appena di esce dal centro abitato si entra nel Parco Nazionale delle Dune di Corralejo, un luogo straordinario. Per me è la spiaggia più bella di Furteventura. Arrivando al mattino entro le 10 si trova posto accanto al secondo Riu, svoltando a sinistra alla rotonda che porta all’hotel, proprio davanti alla spiaggia, altrimenti si parcheggia sulla strada che taglia le dune. La spiaggia è lunghissima, ideale per chi ama fare passeggiate. Durante il giorno, a seconda del sole, il mare si colora in modo diverso, creando con la sabbia chiara un effetto spettacolare. Mare spesso mosso, bisogna fare attenzione, ma il bagno si può tranquillamente fare. Dalla spiaggia è un attimo andare anche dentro le straordinarie dune del Parco. Noi siamo tra i primi ad arrivare in spiaggia e possiamo ammirarla quasi senza persone. Facciamo una lunga passeggiata sulla spiaggia e poi ci addentriamo nelle dune, che non sono alte come quelle di Maspalomas, ma comunque, in alcuni punti raggiungono altezze ragguardevoli. Le dune ogni giorno, per il vento, possono anche acquisire forme e altezze diverse. Per noi, che eravamo basati a Correlejo, era una visita quotidiana, per chi risiede più lontano è una visita imperdibile.
Il tempo è discreto, non c’è molto vento ma un po’ di nuvole che ogni tanto coprono il sole. L’acqua dell’oceano è ovviamente fredda, facciamo solo un bagno veloce anche perché è un po’ mosso, però siamo ben felici di aver inaugurato la vacanza con subito un tuffo in mare.
Nel pomeriggio decidiamo di fare una passeggiata a piedi nella cittadina di Corralejo. È un bel borgo molto vivace, pieno di turisti, ma anche molto organizzato e pulito. Nella via centrale ci sono tanti negozi di ogni genere, tanti supermercati, aperti praticamente dall’alba fino a notte, tanti ristoranti sia in centro che sul lungomare con prezzi esposti e in media piuttosto ragionevoli. C’è anche un punto di primo soccorso pubblico, con un centro medico a disposizione di residenti e turisti.
Passeggiando sul lungo mare si attraversano anche tre piccole spiagge cittadine, la più importante è Playa Del Viejo, spiaggia cittadina di Corralejo, ci si arriva dal centro a piedi. É piccola e raccolta ma comunque molto carina, ideale per chi non riesce a spostarsi con la macchina. Bar proprio all’ingresso e c’è anche il bagnino con il servizio di assistenza ai bagnanti. Mare in genere calmo ma ovviamente nell’isola ci sono tratti di mare molto più belli. Poco più avanti si trova Playa vista Lobos, ancora più piccola e raccolta con alcuni tratti rocciosi, e infine andando verso il porto si arriva a Playa Corralejo, la spiaggetta dove si trova la grande scritta “Corralejo” e la panchina iconica colorata, luoghi sempre molto affollati di turisti che scattano fotografie che poi diventano virali nei social. Continuiamo a camminare e dopo una mezz’oretta dal nostro hotel arriviamo al porto. Il porto di Corralejo è molto carino, ci si arriva a piedi dal centro del paese. È la base per tutte le escursioni marine, per i traghetti che vanno all’isola di Lobos, per quelli che vanno a Lanzarote, compresi quelli grandi che traghettano le auto e i camion. Ci sono tanti stand per la vendita dei biglietti e l’imbarco poi è organizzato piuttosto bene con rapidità. Nella passeggiata ci sono tante panchine, installazioni creative come pesci colorati e altro che rendono la visita a questo luogo rilassante e piacevole. Da un piccolo molo alcuni ragazzi si divertono a tuffarsi in mare da una altezza di un paio di metri. Ci fermiamo ogni tanto in una panchina oppure ci sediamo in spiaggia e poi riprendiamo il percorso a ritroso verso il nostro hotel, dove abbiamo il tempo di fare un bagno in piscina prima di cena.
Nel nostro hotel ci sono due piscine, la prima più animata, la seconda più tranquilla, noi ci sistemiamo in quest’ultima che fra l’altro, essendo tardo pomeriggio, è semivuota e si sta benissimo. Avere la piscina all’aperto leggermente riscaldata è veramente un plus di questo hotel. Praticamente tutti i giorni della vacanza, dopo aver girato per l’isola, finiremo la nostra giornata con una splendida nuotata in piscina.
Dopo cena l’appuntamento fisso delle nostre giornate sarà una passeggiata in centro a Corralejo, visitando qualche negozio di artigianato locale e fermandoci ogni tanto in qualche panchina per ammirare il tramonto in riva al mare.
Martedì 23 luglio decidiamo di spostarci in auto e, restando sempre a nord, tagliamo l’isola, nel lato più stretto per arrivare nella costa occidentale nel paese di El Cotillo. Questa zona, meno turistica rispetto a Corralejo, propone comunque una grande spiaggia, La Concha, una serie di strutture ricettive, soprattutto appartamenti e tanti ristoranti e localini che sembrano molto carini. Parcheggiamo nel grande spiazzo proprio di fronte alla spiaggia de La Concha. Il tempo non è bellissimo, le nuvole non hanno probabilmente aiutato ad ammirare lo splendido colore del mare che si vede in tante foto, ma comunque vale la pena trascorrere qua una mezza giornata in una vacanza a Fuerteventura. Le spiagge sono tante e spaziose, la più grande è La Concha ma poi si raggiungono anche le altre, passeggiando in riva al mare, che è quello che facciamo noi camminando per un paio di ore tra il lungomare e la spiaggia. Il vento e il poco sole non ci invitano nemmeno a provare a fare il bagno. Lasciamo El Cotillo con l’idea di ritornarci in una giornata con tempo migliore, ma poi le tante attrazioni dell’isola non ci hanno lasciato tempo per farlo.
Nel pomeriggio torniamo a fare visita alle spiagge cittadine di Corralejo, però, questa volta non andando verso il porto, ma da Playa Del Viejo siamo andati a destra guardando il mare e, quasi per caso, abbiamo trovato un paio di spiaggette assolutamente originali, perché al posto della sabbia ci sono sassolini che sembrano popcorn che danno la sensazione, vedendoli da lontano, di trovarsi in una spiaggia bianchissima caraibica. Questi “popcorn” sono in realtà piccoli fossili di alghe bianche che sembrano esattamente dei popcorn appena fatti. Queste alghe sono i cosiddetti “rodoliti” (rodolitos in spagnolo), il cui colore rosso originario è diventato bianco col tempo. Le onde, spingendoli a riva, hanno dato loro una forma unica. Un fenomeno naturale che può essere anche osservato in altre spiagge, la più popolare, tanto da essere denominata “popcorn beach” si trova ad una decina ci chilometri a nord ovest di Corralejo, che visiteremo nei giorni seguenti, ma a posteriori la spiaggia di Correlejo è praticamente identica ed è molto più facile da raggiungere anche a piedi dal centro città. Terminiamo la giornata con il solito bagno rilassante nella piscina dell’hotel e la passeggiata serale nel paese.
Mercoledì 24 luglio decidiamo di addentrarci per la prima volta nell’interno di Fuerteventura, verso la zona montuosa. La destinazione è Calderon Hondo, il vulcano più importante e meglio conservato dell’isola. In termini di chilometri non è molto lontano da Corralejo, ma ci mettiamo quasi quaranta minuti ad arrivare perché gli ultimi 7-8 chilometri si fanno in una strada sterrata, abbastanza larga e non troppo sconnessa, ma comunque, per non rischiare forature o danni alla macchina è sempre opportuno andare molto piano. Proprio nella strada sterrata, improvvisamente, ci troviamo davanti ad almeno una trentina di capre, apparentemente senza alcuna custodia, libere di muoversi in mezzo alla strada o nei dintorni che comunque sono completamente brulli senza alcuna vegetazione. Aspettiamo pazientemente che le capre si spostino dalla strada e riprendiamo il nostro percorso. Arriviamo nel punto che il navigatore ci segnala come destinazione del percorso in auto e in effetti c’è un piccolo spiazzo che potrebbe essere considerato un parcheggio e poi un sentiero che parte verso la montagna vulcanica. I nostri dubbi nascono dal fatto che non c’è assolutamente nessuno in zona, eppure dovrebbe essere una attrazione turistica. In realtà il posto è quello giusto, siamo noi ad essere molto mattinieri, dopo le 10, sarebbero arrivati altri turisti.
Lasciamo la macchina nel piccolo parcheggio e prendiamo il sentiero, ben segnalato, che in una mezz’oretta di camminata, sempre in salita ma non troppo ripida, ci porta fino alla cima del Calderon Hondo. Camminando lungo i sentieri che circondano la caldera, si possono ammirare formazioni rocciose affascinanti e colorate, caratterizzate da diverse tonalità di rosso, marrone e ocra. Queste tonalità sono il risultato dell’ossidazione dei minerali presenti nelle rocce vulcaniche durante milioni di anni di esposizione agli elementi atmosferici. Arrivati in cima, una protezione impedisce di cadere all’interno della “caldera”, la bocca del vulcano, che comunque è ben visibile. Siamo i primi della giornata ad arrivarci e abbiamo tutto il tempo che vogliamo per fare fotografie e ammirare il panorama in assoluta tranquillità. Da quassù, si possono infatti godere delle splendide viste su Fuerteventura e sulla vicina isola di Lanzarote. La caldera del Calderón Hondo ha un diametro di circa 1,5 chilometri e una profondità di circa 70 metri, creando un ambiente impressionante e suggestivo. Sul suo fondo si possono vedere le particelle di zolfo con il loro caratteristico colore giallo.
Decidiamo di scendere quando stanno arrivando altri turisti, però non prendiamo subito il sentiero principale che ci avrebbe riportato verso il parcheggio, ma ci spostiamo di qualche decina di metri per osservare da vicino alcune formazioni di rocce che attirano la nostra curiosità e non avremmo potuto fare scelta migliore, perché, oltre alle rocce, improvvisamente, vediamo spuntare una decina di scoiattolini simpaticissimi che saltano da una roccia all’altra. Ci avviciniamo piano piano pensando che sarebbero scappati e invece non hanno paura, forse sono abituati alla presenza umana e anzi si avvicinano a noi. Sono tanti, ne spuntano altri, alcuni piccolissimi, altri un pochino più grandi e saltano velocissimi avvicinandosi e allontanandosi da noi rapidamente, forse cercando del cibo. Restiamo una mezz’oretta a “giocare” con gli scoiattoli e poi riprendiamo il sentiero che ci porta al parcheggio dove sono finalmente arrivate parecchie macchine di turisti che infatti abbiamo incrociato nel tracciato da fare a piedi.
Al pomeriggio decidiamo di restare in zona, andando al mare sempre nell’area del Parco Naturale delle Dune di Corralejo, ma un po’ più avanti del solito, ci fermiamo prima al chilometro 23 della strada che attraversa le dune, nel punto in cui si trovano le dune più alte, e facciamo qualche scivolata nella sabbia soffice in mezzo ai tanti turisti che si divertono a rotolare tra le dune. Nel tornare verso la nostra macchina, parcheggiata, come le altre, sul bordo della strada, ne notiamo due completamente insabbiate che non riescono a riprendere la strada e stanno tentando in tutti i modi a far uscire le ruote dalla sabbia con estrema difficoltà. A questo punto continuiamo ancora un paio di chilometri verso sud fermandoci davanti alla Playa del Bajo Negro, che è la continuazione della Grandes Playa ma con estremità chiuse da formazioni rocciose; questa, è una spiaggia più piccola e raccolta, ma sempre molto bella, con sabbia chiarissima e mare dai colori stupendi. Ci fermiamo in spiaggia a prendere un po’ di sole, ma, al momento di decidere se fare anche il bagno, preferiamo provare ad andare ancora più verso sud per visitare un’altra spiaggia. Arriviamo praticamente alla fine del Parco Naturale e ci fermiamo a Playa del Moro, anche questa è una spiaggetta raccolta, ci si arriva facendo una discesa di un centinaio di metri dalla strada principale dove si lascia la macchina e poi la tipologia di sabbia e mare è lo stesso di tutta la zona. Ci fermiamo definitivamente con i nostri teli e facciamo anche il bagno, sempre con una certa attenzione alle onde che muovono il mare. Il tempo di asciugarsi e decidiamo che, essendo stata una giornata piuttosto piena con tanti spostamenti, ci meritiamo un bagno rilassante nella piscina riscaldata dell’hotel prima di andare a cena.
Giovedì 25 luglio, per la prima volta, decidiamo di spostarci verso sud, con un trasferimento più lungo, provando anche così le strade di Fuerteventura. La destinazione è Ajuy, dove vogliamo vedere la spiaggia nera e le grotte che sono poco distanti dalla spiaggia. Ajuy è circa a metà isola ma nella costa occidentale. Per arrivarci bisogna passare in mezzo all’isola, attraversando i paesini di Tesjuate, Antigua, Tuineje e Mezquez con parecchi saliscendi e strade che a volte si percorrono piuttosto lentamente. Alla fine, ci mettiamo quasi un’ora e mezzo di viaggio per arrivarci.
Ad Ajuy, come peraltro in tutta l’isola, non ci sono problemi di parcheggio. Ci fermiamo nel primo grande parcheggio, alle porte del paese, dove ci sono diverse aree di sosta anche per i pullman, che è quasi vuoto al nostro arrivo e poi facciamo una decina di minuti di passeggiata per arrivare in spiaggia. Volendo, c’è anche un parcheggio più piccolo, proprio a ridosso della spiaggia, a cui si accede dal paese, dopo un chilometro di strada sterrata.
Il primo impatto con Ajuy è quello di trovarci in un luogo assolutamente particolare e originale, per l’effetto che la spiaggia nerissima crea con i colori del mare e con il blu intenso che si mescola al bianco delle onde che si infrangono sulle rocce che delimitano la spiaggia. Questo mix particolare rende la spiaggia di Ajuy (Caleta Negra) uno spettacolo della natura assolutamente unico. La spiaggia non è attrezzata, il vento che da queste parti soffia sempre forte, rende poco piacevole lo stare fermi a prendere il sole, ma qualche turista in riva il mare c’è sempre. Molto sconsigliato è fare il bagno in mare perché sempre molto mosso e con tanti scogli e rocce anche vicino a riva. Per questo motivo in questa zona è anche sconsigliato praticare windsurf e altri sport acquatici.
Ajuy non è famosa solo per la sua spiaggia nera, ma anche per le grotte che si trovano alla fine di un sentiero, ben indicato e ben delimitato, che parte dalla spiaggia e si protrae per un paio di chilometri sovrastando il mare. Ci arriviamo in una ventina di minuti di passeggiata e restiamo colpiti subito dalle grotte che sono scolpite nella roccia vulcanica dallo sciabordio delle onde dell’oceano. L’atmosfera mistica che avvolge questo luogo ci regala una sensazione di meraviglia e ammirazione, ricordandoci la potenza della natura e la sua capacità di creare capolavori geologici. Queste grotte, completamente gratuite, erano rifugi e santuari per gli antichi abitanti dell’isola, luoghi in cui si celebravano riti e cerimonie, ora sono meta di turisti che già a metà mattina affollano le piccole grotte dove affiorano stalattiti e stalagmiti. Oltre alla bellezza delle grotte, il sentiero che porta dalla spiaggia è un percorso straordinario appena sopra le onde dell’oceano che si infrangono poderose contro la scogliera e accanto a tante rocce dalle forme e dai colori particolari.
Facciamo tantissime fotografie nel sentiero tra spiaggia e grotte e quando stiamo per scendere nuovamente in spiaggia con l’idea di fermarci qualche ora per pranzare al sacco e riposarci, la nostra attenzione viene catturata da alcune persone che sono ferme vicino ad un costone di roccia poco distante, ci avviciniamo e riusciamo a vedere la presenza di tanti scoiattolini che si muovono velocemente da un punto all’altro. Sono forse mediamente più grandi di quelli visti a Calderon Hondo, ma hanno la stessa coda lunghissima e le zampette sottili. Arriva qualcuno con noci o arachidi che gli scoiattoli prendono e poi vanno a mangiare avidamente in un posto più tranquillo. Alcuni scoiattoli litigano tra loro per accaparrarsi il cibo che viene lanciato dai turisti che stanno aumentando attorno a questi simpatici animaletti.
Ormai siamo a fine mattinata, iniziamo ad avere fame, abbiamo portato qualcosa da mangiare e ci corichiamo nella splendida Caleta negra per rilassarci al sole che finalmente splende su Ajuy. Prima di rientrare verso Corralejo facciamo un giro a piedi nel piccolo paese di pescatori e ammiriamo tante casette adornate in modo molto originale e alcuni locali pieni di oggetti che richiamano la vita di mare. È un mondo lontanissimo dal traffico e dal turismo di massa che affolla tanti luoghi nel mondo. Nel primo pomeriggio ripartiamo in macchina con l’idea di fermarci in qualche paesino che ci sembra caratteristico per vedere anche un po’ di entroterra di Fuerteventura. Dopo una mezz’oretta di viaggio la nostra attenzione si ferma davanti un caratteristico mulino a vento e cerchiamo un parcheggio per andare a visitarlo. Siamo nel paesino di Tiscamanita, poche case, ai piedi del vulcano Caldera de Gairia, e questo splendido mulino a vento che è ancora funzionante per la produzione e la macinazione del grano. La casetta accanto al mulino ospita anche un piccolo museo etnografico che racconta la storia del mulino. La visita è breve ma comunque interessante. Riprendiamo la macchina e ci fermiamo ad Antigua. Anche questo paese nel centro dell’isola è famoso per i suoi mulini a vento, ma anche per il suo centro storico, piccolo e raccolto ma pieno di costruzioni artistiche e casette decorate in antico stile canaro, tutte tenute meravigliosamente. Molto bella anche la chiesa di Nuestra Senora de Antigua, costruita in stile arabeggiante con un alto campanile che sovrasta il paese. Entrando in questi paesini sembra di tornare indietro nel tempo, in un’altra epoca storica.
Riprendiamo il nostro percorso all’interno di Fuerteventura e l’ultima tappa prima di rientrare in hotel a Corralejo è una breve vista alla capitale dell’isola, Puerto del Rosario. È la città più popolosa dell’isola con oltre trentamila abitanti, ci sono tutti gli uffici amministrativi, l’ospedale principale dell’isola ed è forse l’unico luogo di Fuerteventura dove si può trovare un po’ di traffico, comunque decisamente meno delle capitali di Gran Canaria o Tenerife. Il centro storico è molto carino, la via principale, isola pedonale, è piana di negozietti e localini caratteristici, poi c’è un bel lungomare, recentemente ristrutturato con una piacevole passeggiata con vista sull’oceano. Attorno ci sono anche alcune spiagge in cui, per ora, evitiamo di andare perché si è fatto ormai metà pomeriggio e preferiamo rientrare in hotel per fare almeno un tuffo in piscina dopo una giornata in cui siamo stati a camminare per l’intera giornata. La sera, nel solito giro a piedi a Corralejo, arriviamo fino al porto per guardare bene tutti gli orari, i prezzi e le possibilità per fare una escursione all’isola di Lobos che è quello che vogliamo fare nella giornata seguente.
Venerdì 26 luglio è quindi un’altra giornata molto impegnativa che prevede l’escursione di tutta la giornata all’isola di Lobos. Arrivarci è molto semplice, ci sono tante possibilità. Si possono usare i taxi acquatici che fanno avanti e indietro con i gommoni, poi ci sono almeno 3-4 compagnie che hanno diversi orari per andare e tornare da Lobos con barche più grandi e capienti, che hanno tutte il proprio piccolo stand al porto di Corralejo. Il prezzo è più o meno simile, tra i 15 e i 18 euro andata e ritorno. Noi abbiamo deciso di utilizzare la compagnia con la barca più grande, la Naviera Nortour, che utilizza la barca Majorero, che porta almeno un centinaio di persone. La prima tratta del mattino parte alle 10. Noi arriviamo in porto in ampio anticipo, andiamo allo stand della Naviera Nortour e ci accoglie una ragazza italiana che vive a Fuerteventura da oltre dieci anni che velocemente ci fa il biglietto andata e ritorno che paghiamo 17 euro a testa. Bisogna già decidere l’orario del ritorno per evitare che si esauriscano tutti i posti disponibili in barca, ma volendo si potrebbe telefonare e modificare il rientro. Noi scegliamo di tornare alle 16.30 da Lobos e non faremo alcuna modifica al biglietto.
La scelta della barca grande è stata motivata dal fatto che, nel pur breve tratto tra Corralejo e Lobos, il mare è quasi sempre mosso e quindi abbiamo preferito andare in una barca che ci facesse sentire meno le onde. Oggi, pur in una giornata molto bella e con poco vento, non ci sono state eccezioni e il mare, soprattutto nel primo tratto, è stato parecchio agitato, ma il tratto peggiore è durato solo qualche minuto. Soprattutto quando ci siamo avvicinati a Lobos, il mare si è calmato e, dopo 25 minuti di navigazione, abbiamo attraccato all’isola di Lobos, dove non c’è un vero e proprio porto, ma solo un molo a cui le barche che arrivano con i passeggeri possono ancorarsi.
L’isola di Lobos è a nord-est di Fuerteventura, è molto piccola, ha una estensione di meno di 5 chilometri quadrati, ci si arriva solo via mare e deve il suo nome al fatto che una volta qua erano presenti i leoni marini (lobos marinos), che orami da anni non ci sono più. Tutto il territorio è una area protetta, di fatto ogni terreno dell’isola fa parte del Parco Naturale dell’Isola di Lobos con diversi vincoli che impongono ad esempio il divieto assoluto di portare veicoli a motore. Qua, tra l’altro, non ci sono strade asfaltate, solo un unico sentiero principale, di circa 13 chilometri di diametro, che copre tutta l’isola con un percorso circolare, con alcune piccole varianti che portano alle due spiagge dell’isola, oppure alla montagna vulcanica, La Caldera, che domina l’isola e che è ben visibile da tutta la zona nord di Fuerteventura. È vietato anche portare animali domestici e in alcune zone è imposto il silenzio, tutto questo per permettere a particolari esemplari di uccelli, marini e migratori, che sono in via di estinzione, di nidificare e riprodursi. Nell’isola sono anche presenti esemplari di flora che esiste solo in questa parte del mondo.
Ci sono meno di dieci costruzioni, alcune riservate agli operatori del Parco naturale o a chi è preposto a studiare flora e fauna naturale e marina, una è un riparo coperto, area di sosta per tutti i turisti e poi c’è un solo punto di ristoro, il Chiringuito de Antoñito, el Farero, l’unico ristorante dell’isola. Situato a El Puertito, accanto al molo, propone piatti a base di pesce fritto e risotti. Il ristorante è piccolo, una quindicina di posti e, pur facendo tanti turni, avevamo letto in varie recensioni che non riusciva a soddisfare le richieste giornaliere da parte dei turisti e quindi, appena sbarcati a Lobos, siamo andati diretti al Chiringuito per prenotare il nostro pranzo. Bisogna decidere subito alla prenotazione cosa si vuole mangiare, noi optiamo per la paella mista, uno dei piatti più richiesti al piccolo ristorante dell’isola.
Prenotato per il pranzo, non ci resta che iniziare ad esplorare questa isoletta. La prima visita obbligata che fanno tutti i turisti è l’iconico pontile che si trova a El Purtito, dove c’è già una lunga coda per fare le fotografie. Restiamo ordinatamente in coda, come da prassi facciamo noi la foto alla coppia che ci precede e chiediamo a quelli dietro di scattarci la foto. Fatta anche la foto da cartolina, possiamo finalmente partire alla scoperta di Lobos.
Il percorso è circolare, si può percorrere sia andando a destra che a sinistra. Noi decidiamo di farlo in senso orario, andando a sinistra. Camminiamo una decina di minuti nel sentiero arido circondato da rocce vulcaniche e arriviamo alla spiaggia più bella dell’isola, Playa La Concha. È la spiaggia principale dell’isola. Mare sempre calmo, ideale anche per i bambini, attenzione alla marea che cambia molto velocemente e aggiunge o toglie spazio alla spiaggia. Mare e spiagge sono migliori in tanti posti di Fuerteventura, non si va a Lobos per la spiaggia, ma per vedere un’isola incontaminata e selvaggia. Piantiamo il nostro ombrellone che ci siamo portati dietro da Fuerteventura, ci riempiamo di crema solare e possiamo entrare nell’acqua limpida, dove ogni tanto si vedono pesciolini che passano vicino ai piedi. L’acqua è molto bassa, bisogna camminare parecchio per arrivare a trovare acqua più alta, ideale per nuotare. Il mare è freddino, ma facciamo il bagno molto volentieri anche perché fuori inizia a fare parecchio caldo.
L’obiettivo della giornata è fare il giro completo dell’isola di Lobos lungo tutto il suo perimetro solcato dal sentiero, ma decidiamo invece di prenderci tutta la mattinata in spiaggia, per poi camminare nel primo pomeriggio, sperando magari in un po’ di vento che possa attenuare il caldo. Tra un bagno e l’altro superiamo il mezzogiorno senza nemmeno accorgercene e, siccome abbiamo appuntamento al chiringuito per le 13.00, resta il tempo di asciugarsi, radunare tutto quello che ci siamo portati da Fuerteventura e spostarci per andare a pranzare. Al piccolo ristorante sono velocissimi a servirci perché ogni mezz’ora hanno un nuovo turno di turisti e mangiamo una buonissima paella mista spendendo solo 9 euro testa, veramente pochissimo considerando che è l’unico posto che offre del cibo sull’isola e potrebbe alzare i prezzi che probabilmente avrebbero ugualmente il tutto esaurito.
Dopo mangiato ci starebbe una bella “siesta”, ma invece vogliamo andare a visitare tutta l’isola e quindi partiamo, questa volta in senso antiorario nel percorso ad anello, lungo il sentiero che costeggia Lobos. La prima tappa è Las Lagunitas o Lagunillas. È un’area di importante valore naturalistico perché qui crescono alcune specie vegetali endemiche dell’isola di Lobos Questo è, inoltre, è un luogo frequentato spesso dagli uccelli marini. Non è possibile uscire dal sentiero perché si potrebbe danneggiare la flora e disturbare gli uccelli. È anche richiesto di restare in silenzio o comunque non fare troppo rumore.
Rispettiamo l’ambiente e continuiamo nel nostro percorso verso nord, seguendo il tracciato. Si cammina sempre attorniati da rocce, senza alcuna ombra e quindi sono indispensabili le borracce che ci siamo portate dietro perché, pur non essendo caldissimo, la sete e la fatica in questo tratto inizia a farsi sentire. Camminiamo ancora per una mezz’oretta e arriviamo all’estremo nord dell’isola dove si trova il faro di Martiño, che insieme al faro di Tostón a Fuerteventura e al faro di Punta Pechiguera a Lanzarote, illuminano lo stretto della Bocaina, che è ciò che separa queste isole l’una dall’altra. Il faro è stato la casa della famiglia di Antoñito fino al 1968 ed ha una bella vista su Lanzarote e parte dell’isola di Lobos. È un posto tranquillo e davvero suggestivo.
Siamo arrivati in cima e non resta che continuare il sentiero per tornare indietro verso il molo. C’è ancora da camminare un’altra mezz’oretta prima di arrivare proprio sotto il grande vulcano che vediamo tutti i giorni da Corralejo, la Montaña La Caldera. È un vero e proprio vulcano alto 122 metri che domina il paesaggio dell’isolotto. Si potrebbe anche salire sul suo punto più alto seguendo un sentiero a zig-zag con una salita un po’ ripida, ma preferiamo non farlo un po’ perché siamo ormai stanchi e un po’ perché vogliamo avere ancora un po’ di tempo per rilassarci in spiaggia prima di rientrare a Fuerteventura.
Continuiamo quindi nel sentiero principale e pochi minuti dopo arriviamo ancora a Playa La Concha, dove siamo andati in mattinata partendo in senso opposto. Ci fermiamo in spiaggia, facciamo qualche altra foto e facciamo ancora un bagno in mare, nell’acqua che, con il girare del sole, adesso assume un colore diverso, più scuro, verso il turchese.
La giornata che pensavamo potesse essere troppo lunga è in realtà volata, con il senno di poi avremmo anche potuto prendere un traghetto successivo (si poteva tornare anche alle 17.30, 18.30 o 19.30), ma ormai decidiamo di rispettare l’orario delle 16.30 che avevamo scelto in mattinata e rientriamo quindi con la stessa barca Majorero della Naviera Nortour a Corralejo con la solita mezz’oretta di navigazione con il mare un pochino meno mosso della mattina. Bellissima escursione quella a Lobos, facile da organizzare soprattutto per chi alloggia a Corralejo.
Sabato 27 luglio vogliamo prendercela più comoda perché in tutti i giorni precedenti abbiamo camminato e girato tanto; quindi, non abbiamo in programma niente di particolare e andiamo come al solito di mattina, alla splendida Grandes Playa con un giretto anche in mezzo alle dune e un bel bagno nell’Oceano con il mare un pochino meno mosso dei giorni precedenti. Al pomeriggio invece abbiamo fatto il solito giro nel centro di Corralejo e poi ci siamo fermati a prendere il sole nell’ultima spiaggia del paese, quella con i “popcorn” al posto della sabbia. Essendo giornata di riposo dopo una bella sequenza di giornate faticose, ci siamo concessi anche un paio di ore di relax in piscina. Oggi è anche il primo giorno di gare delle Olimpiadi di Parigi che si sono aperte la sera precedente, ed io che sono un grande appassionato, ho alternato il relax alla visione, in parte sulle reti spagnole della TV e in parte in streaming dallo smartphone della prime gare dei giochi Olimpici, e riesco a vedere in diretta la prima medaglia italiana, l’argento di Ganna nella cronometro individuale e poi il bronzo di Samele nella sciabola e quello della staffetta nello stile libero del nuoto.
Domenica 28 luglio è un’altra giornata che vogliamo prendere senza troppi impegni, prima di un’altra serie di spostamenti previsti per i giorni restanti di vacanza. In mattinata però, dopo aver visto l’argento nel tiro a segno in TV, facciamo il solito giro in spiaggia alla Grandes Playa, e, prima di mezzogiorno, ci spostiamo in centro a Corralejo, al Centro commerciale El Campanario. Ci si arriva molto facilmente e rapidamente dalla Grandes Playa perché è proprio sulla strada che facciamo tutte le volte che andiamo dal nostro hotel alla spiaggia delle dune. Il centro è quasi interamente all’aperto, con bancarelle, stand, tanti punti ristoro e tanti piccoli negozietti di ogni genere, tutti raccolti nelle viuzze pedonali all’interno della zona. Il nome deriva dal campanile che troneggia proprio in mezzo al centro. Parcheggiare è molto semplice perché c’è un grande parcheggio sotterraneo gratuito. La particolarità del centro è che al giovedì e alla domenica, tutti gli spazi disponibili si riempiono con le bancarelle colorate e animate che partecipano al mercato canaro. Noi abbiamo scelto di andare oggi, domenica, a vedere questo centro commerciale proprio per visitare il mercatino canaro.
È un mercato con esposizione di artigianato locale, tantissimi oggetti fatti a mano dagli artigiani che vivono a Fuerteventura. C’è parecchia gente che ha avuto la stessa nostra idea di andare a vedere questo mercatino, gli spazi sono stretti e quindi si fa un po’ fatica a muoversi tra un banco e l’altro e tra l’altro, anche tutti gli stand gastronomici, con l’avvicinarsi dell’orario di pranzo iniziano a riempirsi di gente e quindi non riusciamo ad apprezzare al meglio tutte le proposte degli artigiani locali, ma facciamo in tempo comunque ad acquistare qualcosa di originale da portarci a casa come souvenir e qualcosa altro da regalare. Prima di rientrare in hotel anche noi ci fermiamo a pranzare velocemente in uno dei tanti stand gastronomici del centro, spendendo, come al solito molto poco.
Da giorni avevamo notato, non lontano dal centro El Campanario, andando verso la spiaggia, una casa molto particolare con tantissime statue e decorazioni sia all’esterno che nel giardino interno. Ci passavamo davanti tutti i giorni per andare in spiaggia e questa volta ci siamo decisi a fermarci per vedere più da vicino questo edificio dall’aspetto molto insolito e curioso. Non capivamo se fosse una casa privata o una sorta di museo pubblico. Lo troviamo con meno di una decina di minuti a piedi. Ci avviciniamo e vediamo che è una casa privata che si chiama Villa Tabiba. Si trova proprio prima della curva che immette nella strada che porta alla Grandes Playa e alle dune di Corralejo. Ogni porta, ogni finestra, ogni pianta ha qualcosa di strano disegnato o scolpito sopra. alcune rappresentazioni sono molto kitsch, alcune mi sembravano fuori luogo, altre fatte molto bene. Qualche minuto se ci passate davanti ci si può dedicare per vederla bene.
Nel pomeriggio ci siamo messi a valutare le varie opzioni per fare nel giorno seguente un’altra escursione piuttosto impegnativa che vogliamo organizzare, ovvero una giornata a Lanzarote. Fuerteventura e Lanzarote sono due isole piuttosto vicine, Corralejo (nord di Fuerteventura) e Playa Blanca (sud di Lanzarote) distano poco più di mezz’oretta di navigazione. Ci sono tre compagnie che fanno la spola tra i due porti, Fred Olsen, Armas e Lineas Romero. Le prime due hanno anche traghetti che consentono l’imbarco della auto (volendo anche di camper e camion) al seguito, la terza è solo per passeggeri. Ovviamente per andare a Lanzarote ci servirà poi la macchina per poter girare liberamente in giornata; quindi, ci siamo messi a valutare bene le varie opzioni di prezzi e orari.
Non tutte le compagnie di noleggio auto consentono di spostarsi da un’isola delle Canarie all’altra con la macchina noleggiata, ma Cicar con il gruppo (quindi anche Payless che stiamo utilizzando noi) lo consentono; per prima cosa facciamo un preventivo di andata e ritorno con auto al seguito con le due compagnie navali che lo permettono, sono tutti prezzi piuttosto alti, siamo intorno ai 150 euro per due persone più la macchina andata e ritorno. Proviamo allora con un’altra opzione, andare solo come passeggeri, nei traghetti più piccoli e poi noleggiare l’auto per una giornata direttamente a Playa Blanca a Lanzarote. In effetti il traghetto costa parecchio meno, sono 35 euro a testa andata e ritorno con Fred Olsen e Lineas Romero e un po’ di più con Armas. Andiamo subito sul sito di Cicar a verificare la disponibilità di un’auto per la giornata di domani e troviamo la macchina più piccola disponibile (Fiat 500) a 28.50 euro. Non ci pensiamo ulteriormente e prenotiamo subito l’auto con Cicar con ritiro e consegna a Playa Blanca per il giorno seguente.
A questo punto non ci resta che tornare a studiare bene gli orari dei traghetti per prendere il più comodo, Fred Olsen, basato a Corralejo ha più corse e disponibilità e quindi decidiamo di partire alle 9.00 da Corralejo con il mini Ferry Buganvilla Express e di tornare alle 17.30 da Playa Blanca con lo stesso traghetto, spendendo appunto 70 euro in tutto. Potremmo acquistare online ma, non avendo da stampare e temendo che ad esempio il telefono si possa scaricare durante la giornata a Lanzarote, preferiamo avere una stampa e quindi decidiamo di andare a fare un giro al porto e acquistare il biglietto per il giorno dopo direttamente dalla biglietteria di Fred Olsen. Lo stand della compagnia è facilmente individuabile, completiamo il nostro acquisto dei biglietti per il giorno seguente, che tra l’altro sono modificabili in caso di imprevisto e poi rientriamo in hotel per il solito relax tardo pomeridiano in piscina.
La sera, dopo aver assistito al primo oro olimpico italiano con Martinenghi nei 100 rana maschili, andiamo a visitare un grande e moderno centro commerciale, il Las Palmeras, che è molto vicino al nostro hotel. È su tre piani, collegati tra di loro da ascensori esterni trasparenti, molto moderno, ci sono tanti negozi soprattutto di abbigliamento, sia con grandi firme, che di marchi più casual e economici, oltre ad un grande supermercato aperto fino a tardi. Palme ovunque (sia vere che finte) e alcuni ristoranti o punti ristoro all’aperto a piano terra. Non acquistiamo niente e non ci torneremo, ma comunque questo centro commerciale è l’ulteriore dimostrazione che Corralejo è una cittadina in cui è possibile trovare tutto quello di cui si possa avere necessità in una vacanza.
Lunedì 29 luglio è il giorno della escursione a Lanzarote. Ci svegliamo presto e abbiamo la spiacevole sorpresa che sta piovendo, debolmente, ma comunque alcune gocce cadono nel solito percorso che facciamo per andare a colazione. Nessuna previsione aveva paventato il rischio alto di pioggia e quindi non ci resta che sperare che sia una nuvola passeggera e che comunque a Lanzarote non piova. L’imbarco è venti minuti prima della partenza, noi ci prendiamo un’altra decina di minuti di margine e alle 8.30 siamo al porto davanti al molo di Fred Olsen che è ancora chiuso e poco dopo siamo i primi a salire sul mini Ferry Buganvilla Express, il traghetto che effettua il servizio solo per passeggeri senza auto per sei volte al giorno tra Fuerteventura e Lanzarote. Non piove più per fortuna anche se è sempre nuvoloso, partiamo sperando che in giornata il tempo migliori. Decidiamo di sederci all’interno per mitigare l’effetto del mare che è sempre mosso e in 35 minuti di navigazione arriviamo a Playa Blanca.
Il tempo è sempre con alternanza di sole e nuvole, non bellissimo, ci dispiace di aver scelto forse la giornata peggiore climaticamente parlando della vacanza per fare questa escursione ma ormai siamo arrivati e non ci resta che goderci la giornata a Lanzarote. All’interno dello stesso porto, poco lontano dal molo in cui siamo attraccati è ben visibile il parcheggio dedicato alle auto a noleggio di Cicar e Cabrera Medina, tra l’altro unico noleggiatore presente direttamente in porto. L’addetto trova rapidamente la nostra prenotazione fatta il giorno precedente e ci consegna in pochi minuti una Opel Corsa bianca, categoria superiore rispetto alla 500 che avevo prenotato anche se ovviamente per la singola giornata non ci sarebbe cambiato nulla.
Andiamo subito a fare un giro nella cittadina di Playa Blanca che avevamo già visitato l’anno precedente con il suo bel lungo mare che inizia ad animarsi a metà mattina. Passiamo davanti alle spiagge cittadine, ma non ci fermiamo perché abbiamo intenzione di trascorrere il resto della giornata nella spiaggia più bella di Lanzarote, Playa Papagayo.
Conosciamo bene la spiaggia, principale meta balneare delle nostre vacanze passate a Lanzarote e quindi non abbiamo bisogno nemmeno del navigatore, poco fuori dal centro abitato di Playa Blanca, si arriva in un punto (ben indicato) dove bisogna entrare in una strada sterrata, in alcuni tratti anche piena di buche, quindi da percorrere molto lentamente. Dopo qualche centinaio di metri c’è anche un restringimento con una sorta di posto di blocco, dove bisogna pagare 3 euro (solo con carta di credito) per poter proseguire. Il pagamento comprende anche il parcheggio che si trova alla fine della strada sterrata prima della spiaggia ed è anche un finanziamento per contribuire alla cura e pulizia delle spiagge e di tutto il parco naturale circostante. Si paga volentieri sapendo che serve a mantenere spiagge bellissime.
Una ventina di minuti (andando molto piano) di strada sterrata e si arriva al grande parcheggio, a quest’ora del mattino con ancora parecchi posti disponibili, quando andremo via a metà pomeriggio sarà invece pienissimo. Playa Papagayo è una piccola spiaggia a forma di mezzaluna circondata da scogliere e pareti rocciose che si estendono fino all’Oceano. Una spiaggia di sabbia dorata e soffice, bagnata da acque calme e cristalline con riflessi verdi e azzurri.
Il panorama è qualcosa di unico e il punto di forza sono sicuramente i contrasti di colore tra spiaggia, mare e rocce. Saliamo sulla scogliera che si trova alla sinistra, e ammiriamo le splendide spiagge del Parco Naturale. Poi riscendiamo e, preferiamo non fermarci nella prima, ma procedere verso destra andando nelle altre spiagge della baia. Superata anche la seconda spiaggia, ci fermiamo in un tratto dove non c’è nessuno, sembra veramente di essere in una spiaggia privata, sensazione bellissima.
Ci siamo portati i panini e le bibite da Corralejo e quindi pranziamo tranquillamente seduti in spiaggia. Purtroppo, quando ci eravamo illusi che il tempo sarebbe migliorato, quasi improvvisamente iniziano a cadere alcune gocce di pioggia. Ci ripariamo sotto l’ombrellone che ci siamo portati da Fuerteventura e non ci resta che sperare che il tempo migliori per poterci godere a pieno la giornata in questa splendida spiaggia e soprattutto il mare cristallino dove abbiamo sempre fatto splendidi bagni. Smette di piovere ma restano le nuvole e quindi il bagno riusciamo a farlo solo a metà, perché l’acqua è fredda e senza il sole non ce la sentiamo di bagnarci completamente, anche se sono in tanti a farlo. Riusciamo comunque a fare diverse passeggiate nella splendida baia, che, visto la giornata non proprio bellissima, oggi ospita meno gente del solito.
I primi raggi di sole arrivano solo dopo le 15.30 e a noi non resta molto tempo, perché l’imbarco del nostro traghetto che ci riporta a Fuerteventura è venti minuti prima della partenza prevista per le 17.30. Considerando la strada sterrata e poi il tempo di rifare il poco carburante utilizzato e la burocrazia per la consegna dell’auto, poco dopo le 16.00 dobbiamo lasciare Playa Papagayo e riprendere il sentiero che ci conduce al porto di Playa Blanca. Il viaggio di ritorno in traghetto è molto tranquillo, il mare è meno mosso rispetto alla mattina e, all’arrivo a Corralejo, ci accoglie un bel sole che splende finalmente sulle Canarie. Ci resta un po’ di rammarico per la giornata bruttina dal punto di vista meteorologico, ma comunque siamo soddisfatti di aver passato una giornata in una seconda isola. La sera siamo stanchi e facciamo solo un breve giro con un occhio allo smartphone per gioire per il secondo ora italiano, ancora nel nuoto, grazie a Thomas Ceccon.
Martedì 30 luglio abbiamo in programma un’altra escursione tra quelle consigliate a tutti i visitatori di Fuerteventura, quella a Playa del Bajo de la Burra, meglio conosciuta come “Popcorn beach”, la spiaggia dove al posto della sabbia o dei ciottoli si trovano questi sassolini particolari, i “rodoliti”, che hanno la caratteristica di sembrare dei popcorn. La spiaggia si raggiunge solo attraverso una strada sterrata, venendo da sud si passa attraverso il paesino di Majanicho e la strada sterrata è piuttosto lunga. È invece molto più semplice andare verso il porto di Corralejo e prendere la strada sterrata in senso opposto. Sono 5-6 chilometri di strada non asfaltata, ma abbastanza larga, senza pericoli particolari, anche se ovviamente bisogna andare molto piano e finalmente si vedono queste grandi distese di quella che a prima vista sembra sabbia bianca. Ci fermiamo in un piccolo parcheggio a lato della strada e andiamo verso la spiaggia quasi ancora completamente deserta, pensavamo di trovare molta gente, essendo un luogo perfetto per le foto da postare nei social; invece, ci sono solo altre due persone, oltre a noi. I rodoliti sono veramente tanti, è una distesa immensa che arriva fino all’ingresso in acqua, dove vengono sostituiti da grandi rocce su cui si infrangono le onde del mare sempre molto mosso in questa zona.
Il bagno è impossibile farlo per la presenza di tanti scogli e per il notevole moto ondoso, coricarsi sui sassolini non è comodissimo e quindi non resta che fare tutte le foto iconiche con i “popcorn” con tutta la calma e lo spazio a disposizione, ma poi non c’è altro da fare e quindi risaliamo in macchina e, prima di tornare verso Corralejo, facciamo ancora un paio di chilometri verso sud per vedere se ci sono altre spiagge interessanti in questa zona, ma ne troviamo solo una con un buon accesso in mare frequentata dai surfisti, ma con meno rodoliti e più stretta rispetto alla prima e allora decidiamo definitivamente di tornare a Corralejo e, anzi di andare direttamente alla Grandes Playa dove, essendo più tardi del solito facciamo un po’ fatica a trovare parcheggio, ma poi arriviamo in spiaggia e facciamo un bel bagno nell’Oceano, in una giornata con sole splendente e con poco vento.
La famosissima e ampiamente “instagrammata” “popcorn beach” ha un po’ deluso le aspettative. Da Corralejo non ci abbiamo messo tanto ad arrivarci e abbiamo perso solo poco più di un’oretta tra andare, fermarci a fare le foto e tornare, ma se fossi stato a sud dell’isola con molte decine di chilometri per arrivarci non mi sentirei di consigliare di perderci una mezza giornata. Tra l’altro la spiaggia è molto simile a quella che si trova a poche centinaia di metri dal centro di Corralejo e che abbiamo visitato più volte nelle nostre passeggiate pomeridiane o serali. A Corralejo ci sono sicuramente meno rodoliti e la spiaggia è più piccola, ma l’effetto è assolutamente lo stesso della più popolare Playa del Bajo de la Burra. La sera festeggiamo il primo oro che arriva dalla scherma, dopo alcune delusioni in questa disciplina, grazie alla spada a squadre femminile.
Mercoledì 31 luglio ci aspetta un’altra giornata impegnativa, abbiamo in programma di andare verso sud, fino a Morro Jable, passando prima per Sotavento e poi per Jandia. Come già evidenziato più volte, la grande differenza tra Fuerteventura e le altre isole delle Canarie sono le grandi distanze. Partiamo presto al mattino e l’intenzione è fare una intera giornata nella parte sud dell’isola, che, in parte, avevamo già visto nella vacanza precedente, ma con meno voglia e capacità di muoverci.
Buona parte del percorso in auto è lo stesso che ci ha portato qualche giorno prima ad Ajuy, questa volta però dopo la zona di Puerto del Rosario, non andiamo verso Antigua, nell’interno dell’isola, ma proseguiamo lungo la costa, anche se l’autostrada finisce presto (ne stanno costruendo un nuovo tratto) e comunque la strada è abbastanza stretta e con parecchie curve. L’idea è fare subito una lunga tirata fino a Sotavento, località tra le più rinomate e famose di Fuerteventura per la spiaggia bellissima, anche se sempre battuta da un vento molto forte (da cui prende il nome) e quindi paradiso di tutti i surfisti, per poi fare diverse piccole tappe nel corso della giornata tra le altre spiagge e località di interesse del sud dell’isola.
Prima di arrivare direttamente nel parcheggio della spiaggia di Sotavento ci fermiamo al Mirador del Salmo, dove c’è la vista panoramica dall’alto di tutta la baia di Sotavento. Il tempo di fare qualche foto e riprendiamo la strada principale fino ad arrivare alla stradina sterrata che con poco più di un chilometro di percorso, non troppo accidentato, ci conduce nel grande parcheggio davanti a Sotavento.
La giornata non sembrava molto ventosa, ma appena scendiamo dalla macchina siamo travolti dal vento fortissimo che, evidentemente, soffia sempre in questa zona. La spiaggia è veramente bella, ci sono una serie di piscine naturali, che a poco a poco vengono riempite di acqua marina con la marea che sposta il livello dell’acqua sempre più in alto con il passare dei minuti. La sabbia dorata riflette il proprio colore grazie alla splendida giornata di sole. Il mare con le sue acque trasparenti ha un colore tra l’azzurro chiaro e il turchese, con tratti anche di blu scuro, tra i più belli che abbia mai visto.
Iniziamo a passeggiare nella lunga spiaggia, in pochi entrano in acqua per il vento forte, fatta eccezione ovviamente per i tanti surfisti che si avventurano per potersi divertire tra le onde con le folate di vento che fanno andare velocemente le loro vele. La spiaggia di Sotavento è molto lunga, sono nove chilometri di sabbia. Noi ne facciamo un paio camminando nel bagnasciuga, entrando in acqua ogni tanto coni piedi, poi decidiamo di tornare al parcheggio, dove nel frattempo sono arrivate diverse auto. Prima di ripartire per la prossima tappa, facciamo un breve giro nella collinetta che sovrasta la spiaggia, dove sabbia e rocce si mescolano a formare piccole dune e ogni tanto appare qualche pianta verde a formare un ecosistema tra i più originali al mondo, che riesce ad attirare uccelli e altre specie selvatiche.
Riprendiamo l’auto, rifacciamo la strada sterrata, con qualche difficoltà in più rispetto all’andata per il maggiore via vai di auto che stanno arrivando a Sotavento e poi riprendiamo la strada principale in direzione Costa Calma, dove arriviamo in meno di dieci minuti.
Costa Calma la conosciamo bene, perché era la base del nostro primo viaggio a Fuerteventura. È un piccolo centro turistico, con una bella spiaggia lunga un paio di chilometri caratterizzata da un mare calmo con poco moto ondoso ed è anche forse la zona con meno vento di tutta l’isola e per questo molto apprezzate dalle famiglie anche con bambini piccoli. La zona è molto tranquilla, ci sono solo qualche negozietto, un paio di autonoleggi e pochi bar e ristoranti, visto che, a differenza di Corralejo e di altre cittadine turistiche, qua la maggior parte delle strutture ricettive sono hotel all inclusive, pensati proprio per una clientela familiare.
Troviamo un parcheggio nella via principale del paesino e scendiamo verso la spiaggia, portandoci dietro quello che ci eravamo comprati al mattino presto prima di partire in previsione del pranzo, che abbiamo intenzione di fare in una delle spiagge di Costa Calma. Camminiamo fino ad arrivare davanti all’ultimo dei grandi hotel che sono in questa zona, che appartiene alla catena H10, la stessa che ci ospita a Corralejo. L’H10 Tindaya è anche uno dei pochi hotel presenti in diversi cataloghi di tour operator italiani, quindi, in zona si sente parlare molto in italiano, ma anche in tedesco e inglese, confermando che è una zona ad alta concentrazione turistica.
Scendiamo verso la spiaggia e nelle rocce tra la stradina che conduce verso il mare e la spiaggia stessa vediamo tantissimi scoiattolini che ricordavamo vivere in grande quantità in questa zona. Sono mediamente più grandi di quelli che avevamo visto ad Ajuy e al Calderon Hondo. Qualche bambino sta dando loro da mangiare arachidi o spicchi di mandarino che gli scoiattoli si prendono velocemente per poi andare a mangiarsele al riparo delle rocce. Sono veramente tanti, facciamo tante foto a questi animaletti che evidentemente sono ormai abituati alla convivenza con le persone.
Troviamo un posto tranquillo nella spiaggia e ci corichiamo a prendere un po’ di sole prima di entrare in acqua e fare il bagno anche in questa zona dell’isola. Il mare è molto calmo, pieno di bambini, c’è sicuramente più confusione rispetto a quella che siamo abituati a trovare, ma comunque c’è tanto spazio per tutti e le distanze sono sempre molto più estese rispetto alle spiagge italiane.
Dopo il bagno tonificante e aver preso un po’ di sole, con la fame che si fa sentire, restiamo in spiaggia per mangiarci i panini che ci siamo portati dietro e ci rilassiamo di fronte al mare per una oretta abbondante prima di riprendere il nostro percorso nel sud di Fuerteventura.
La giornata è molto bella, fa caldo ma non troppo, la leggera brezza non dà fastidio ed è quindi la giornata ideale per girare in altre spiagge e in altre località. La tappa successiva del nostro percorso è Jandia, la continuazione della spiaggia di Sotavento, con gli stessi colori magnifici, solo con meno vento e quindi più adatta a tutte le persone, anche chi vuole semplicemente fermarsi a prendere il sole in spiaggia.
Ci fermiamo anche noi, con un po’ di fatica per trovare un parcheggio sul lungomare e restiamo in spiaggia un’oretta a prendere il sole per poi riprendere la macchina e fare qualche altro chilometro per arrivare a Morro Jable, il principale centro turistico del sud di Fuerteventura.
È una cittadina molto vivace, più raccolta di Corralejo, tutta sviluppata sul lungomare, con tante casette che si mescolano ad hotel alti e imponenti. Troviamo il parcheggio e prima di andare in spiaggia, facciamo un giro nel paese per visitare qualche negozietto turistico e fare un salto anche in un mercatino di prodotti locali, per poi dirigerci verso il grande faro, simbolo di Morro Jable, una struttura iconica che si trova a sud del paese, che domina il panorama da un lato verso la costa e dall’altro verso il mare aperto.
Ormai è parecchio che camminiamo sotto il sole ed è arrivato il momento per fare un’altra pausa in una delle spiagge più belle di Fuerteventura, Playa del Mattoral, proprio nella punta più a sud dell’isola. La spiaggia è caratterizzata da sabbia dorata finissima e morbida, che si estende fino al mare, creando un’atmosfera paradisiaca. Lungo la spiaggia ci sono piccole dune di sabbia che contribuiscono ad accentuare la bellezza paesaggistica dell’area. Queste dune sono un habitat naturale protetto e sono popolate da varie specie di flora e fauna.
Playa del Matorral è anche famosa per la sua atmosfera tranquilla e rilassante e per questo è molto frequentata anche dalle famiglie con bambini. Nonostante sia una delle spiagge più visitate dell’isola, è possibile trovare spazi tranquilli e isolati dove godersi il sole e il mare senza essere disturbati. Data la vastità della spiaggia è possibile fare lunghe passeggiate lungo la costa o semplicemente rilassarsi sotto l’ombra di un ombrellone.
Le acque di Playa del Matorral sono limpide e invitanti, perfette per fare una nuotata rinfrescante o praticare sport acquatici come il windsurf o il kitesurf anche se le onde non sono alte come quelle trovate in altre spiagge dell’isola. La spiaggia dispone anche di servizi come bar, ristoranti e aree per picnic, insomma tutto quello che si vuole per una vacanza di relax.
Ormai siamo a metà pomeriggio ed è quindi ora di rientrare verso il nord dell’isola, nel viaggio di ritorno in macchina provavamo a comparare le due alternative principali per la scelta della base di una vacanza a Fuerteventura, ovvero Corralejo e Morro Jable. Entrambe sono belle località, Morro Jable forse più prettamente turistica, Corralejo ha più servizi, entrambe hanno belle spiagge, Corralejo ha le dune e la Grandes Playa a pochi chilometri, a Morro Jable vai in una splendida spiaggia anche a piedi, insomma sono entrambe valide scelte. Alla fine, restiamo convinti che Corralejo sia stata la scelta migliore che potessimo fare, ma comunque anche un soggiorno all’estremo sud dell’isola sarebbe stata una scelta valida.
Al ritorno cambiamo percorso rispetto all’andata, non facciamo più tutta la strada lungo la costa orientale dell’isola ma passiamo in mezzo, attraverso vari paesini. La strada non è sempre bella, ogni tanto si trovano strade più strette e qualche curva, ma non abbiamo fretta e quindi andando piano non ci sono problemi. Il motivo principale del cambio di percorso è che vogliamo fare una visita alla cittadina di Betancuria.
Betancuria, antica capitale dell’isola, è uno dei più importanti punti di riferimento coloniale nella storia delle isole Canarie. Ci fermiamo e facciamo una passeggiata nel centro storico, con tante chiese e riferimenti storici. In questo piccolo paesino sembra di tornare indietro nel tempo, se non fosse per la presenza di tanti turisti che, come noi, stanno visitando la cittadina.
Non restiamo molto, Betancuria non è tanto diversa da Antigua e da altri paesini del centro dell’isola che avevamo visto quando siamo andati verso Ajuy e poi ormai siamo nel tardo pomeriggio e c’è ancora più di un’ora di strada per arrivare al nostro hotel; quindi, riprendiamo il percorso e arriviamo che è già ora di cena. Giornata molto intensa e lunga ma è stato molto interessante anche visitare la parte opposta dell’isola.
Ormai siamo arrivati quasi alla fine di questa bella vacanza. Abbiamo visto quasi tutto quello che ci eravamo programmato di vedere e allora possiamo dedicare l’ultimo giorno pieno del soggiorno a Fuerteventura, giovedì 1° agosto, al relax e poi all’acquisto di qualche souvenir o ricordino da portare a casa per noi o da regalare a parenti e amici.
Al mattino non possiamo rinunciare ad una ultima visita alla Grandes Playa, quella che consideriamo, anche dopo averne viste altre, la spiaggia più bella di Fuerteventura. Facciamo una lunga passeggiata e soprattutto un bel bagno nell’Oceano, che, come spesso accade nelle vacanze alle Canarie, negli ultimi giorni di vacanza ci sembra più caldo, probabilmente perché ci siamo abituati alla temperatura dell’acqua.
Di pomeriggio prima di andare in paese a fare qualche acquisto da portare a casa, decidiamo di riprendere la macchina per andare nella zona delle dune più alte per rifare un’ultima corsa nella sabbia di questo posto spettacolare e per rivedere anche le altre spiagge poco più a sud della Grandes Playa.
Venerdì 2 agosto è il giorno del rientro, tredici giorni di vacanza sono volati, ci sembra veramente di essere appena arrivati, ma, purtroppo, abbiamo solo il tempo di fare colazione ed è già ora di tornare verso l’aeroporto, consegnare velocemente l’auto nei posti di Payless, fare la lunga coda ai controlli di sicurezza e aspettare al gate il nostro volo che, questa volta, puntualmente, ci riporta a Bologna nel primo pomeriggio.
Fuerteventura è un’isola molto grande, ci sono notevoli distanze tra nord e sud, vederla tutta è molto impegnativo, ma offre scenari naturalistici tra i più belli che abbia mai visto. Non abbiamo trovato code o ressa di persone, gli spazi sono sempre amplissimi, le spiagge tutte spettacolari, ma il mare è spesso mosso o comunque pericoloso. Consiglio la meta a chi ama muoversi, per scoprire nuovi luoghi ogni giorno, a chi non ha problemi di orario e chi ama guidare, magari anche in percorsi non troppo semplici o comunque sterrati. Lobos è un’isoletta incantata, dai colori meravigliosi, Lanzarote è facilmente raggiungibile con una gita in giornata. A Corralejo e Morro Jable si trovano comunque tutti i servizi essenziali anche soggiornando a pochi metri da uno splendido mare. Le dune di Corralejo non valgono quelle di Maspalomas a Gran Canaria, ma sono comunque molto caratteristiche. Lasciandosi guidare dai paesaggi e dalla natura, Fuerteventura è stata una splendida scoperta, da rivivere nei prossimi anni.
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