Abbiamo un cassetto pieno di viaggi che attendono di essere realizzati.
Quest’anno il fortunato estratto dice CAMBOGIA.
Con i costi dei voli saliti alle stelle (purtroppo possiamo viaggiare solo nei classici periodi Capodanno/Ferragosto/Ponti) da un po’ abbiamo imparato ad acquistare i biglietti con enorme anticipo, tenendo poi le dita incrociate fino al momento della partenza.
Così a Febbraio 2023 acquisto i voli con Singapore Airlines che al momento offriva il miglior rapporto qualità/prezzo. Partenza 27 Dicembre 2023 ritorno 8 Gennaio 2024.
Dopo aver studiato bene l’itinerario contatto un’agenzia locale per prenotare un driver che ci segua per tutto il tour e altri servizi come giri in barca e biglietti d’ingresso.
I giorni non sono tanti e per poter effettuare un giro abbastanza completo dobbiamo sacrificare l’idea iniziale di qualche giorno al mare. Sopperisco a ciò prenotando hotel con piscina. Alla fine si rivelerà un’ottima scelta.
Circa 40 giorni prima della partenza facciamo il visto online a 36$ a testa. Si può fare anche all’arrivo presentando un paio di foto e 30$, ma abbiamo preferito farlo prima per velocizzare i tempi all’ingresso nel Paese.
Prima di partire ho scaricato l’app Pass App che permette di muoversi nelle città con i tuk-tuk (ma si può utilizzare anche per auto) spendendo un terzo rispetto a quelli che si trovano in giro.
27 Gennaio
Un lungo (anche se confortevole) volo ci porta da Malpensa a Singapore, dove facciamo scalo per poi raggiungere Phnom Penh. Non avendo fretta passiamo un po’ di tempo ad ammirare il bellissimo aeroporto Changi.
28 Gennaio
Verso le 13 arriviamo a Phnom Penh. Sbrighiamo i controlli di routine ed acquistiamo una sim card locale. All’uscita incontriamo il nostro autista. Simpatico e gentile, parla pochissimo l’Inglese, ma dove non arriva con le parole arriva con suoni e gesti. Ci fa morire dal ridere, ma ci capiremo alla perfezione per tutto il viaggio. Abbiamo ancora indosso capi pesanti e il gran caldo unito alla stanchezza per il viaggio ci sta uccidendo. Facciamo una sosta rinfrescante all’hotel Mettavary e poco dopo usciamo in versione estiva.
Phnom Penh è una città dai vari volti, si passa da zone sporche e fatiscenti ad altre moderne, con grattacieli e viali curati, senza dimenticare la tradizione dei suoi pittoreschi templi e dei vecchi edifici coloniali.
Il traffico non si cura delle regole di circolazione. Grossi Suv sfrecciano a fianco di motorini che caricano tre o quattro persone, e ovunque carretti che vendono cibo. Non è una città per perdoni.
Noi ci abbiamo provato ma abbiamo praticamente desistito subito.
Non resta molto tempo per oggi quindi ci dedicheremo solo alla visita del Wat Phnom, il tempio più importante della città. Fu costruito sull’unica collina nel 14° secolo da una ricca vedova, la Signora Penh, dopo il ritrovamento di alcune statue di Buddha. Da qui iniziò a formarsi la città. Phnom Penh significa appunto collina di Penh.
L’ingresso si trova in cima ad una scalinata con a guardia leoni e Naga, divinità mitologiche a forma di serpente a sette teste, che d’ora in poi incontreremo praticamente ovunque.
La sera ci spostiamo al Night Market, che sorge nei pressi del Riverfront, il suggestivo viale che costeggia il fiume Tonle Sap ed è affiancato da bei palazzi e locali alla moda. Il mercato però non è nulla di che, tante bancarelle ma niente di interessante. Una passeggiata e un mango smoothie e per oggi possiamo concludere qui.
29/12
La giornata, come tutte le prossime, inizia presto. Colazione e partenza. Lasciamo Phnom Penh che ritroveremo l’ultimo giorno e ci dirigiamo verso Battambang. Ovviamente durante il tragitto sono previste alcune tappe. Siamo diretti al villaggio galleggiante di Kampong Luong, ma prima ci fermiamo in un paio di villaggi dove gli artigiani lavorano l’argento e la terracotta. Ottima occasione per acquistare oggetti molto carini a buon prezzo. All’arrivo a Kampong Luong siamo stravolti dalla gran quantità di rifiuti che si trova in giro. Il terreno è coperto, letteralmente ci camminiamo sopra. Il giro in barca però ci piace molto. Non ci sono altri turisti. Scivoliamo in silenzio tra le case sull’acqua osservando scene di vita quotidiana. I bambini a scuola, i pescatori che aggiustano le reti, i commercianti che forniscono i negozi, gli anziani che curano la casa, tutti ma proprio tutti ci salutano entusiasti sorridendo felicemente. E’ stata un’esperienza indimenticabile, forse dovuta proprio al fatto che non è un villaggio molto frequentato dai turisti.
Dopo un’altra sosta nella provincia di Pursat per vedere la lavorazione del marmo e in una coltivazione di fiori di loto dove acquistiamo un sacchetto di semi bolliti (buoni!), arriviamo a Battambang, salutati dalla grande statua della divinità Ta Dumbong col suo magico bastone.
Ci sistemiamo all’hotel Oh Battambang.
Urge una pausa in piscina dato che le temperature viaggiano sui 34 gradi.
La sera andiamo al mercato centrale, ormai è chiuso, ma sono ancora aperti alcuni ristorantini, così ne approfittiamo per mangiare qualcosa. Andiamo a fare un giro sul lungofiume che troviamo affollatissimo. Non capiamo cosa sia, sembra un’enorme sagra di paese. Ci sono luminarie, bancarelle e giostre. Rimango incantata ad osservare la felicità dei bambini su queste giostre, talmente obsolete che nel mondo occidentale non si vedono più da almeno una cinquantina d’anni, ma che per loro rappresentano pura gioia.
In una bancarella acquistiamo dei piccoli frutti. Non riesco a capire cosa siano, li cerco in internet ma non li trovo. Ricordano lontanamente il sapore di una mela asprigna. Ci sediamo su di una panchina a mangiarli ed osservare tutta questa allegra confusione.
30/12
Torniamo al Central Market. E’ presto ma la parte dei prodotti alimentari è già molto animata, e, come gli altri mercati asiatici che abbiamo visto, è un miscuglio di voci, colori, odori (sempre intensi e poco piacevoli).
Vicino c’è la pagoda Piphetthearam che raggiungiamo in pochi passi. E’ un tempio Buddista bello, ma dall’aspetto un po’ trascurato, con un ingresso notevole. Vale la pena fare un salto a vederlo se ci si trova in zona.
Per il pomeriggio, tramite la reception, abbiamo organizzato quello che qui tutti chiamano “Half day tour”: BambooTrain, Phnom Sampeau, Bat Caves. Ci dirigiamo al Bamboo Train, costeggiando il fiume Sangker e facendo alcune soste nella campagna.
Il Bamboo Train è un sistema di trasporto che utilizzavano in contadini per trasportare le loro merci utilizzando tratti della ferrovia tra Phnom Penh e Battambang. Consiste in una piattaforma di bambù appoggiata su 4 ruote e spinta da un motore a scoppio. Al giorno d’oggi è stato trasformato in un’attrazione turistica, ma vale sicuramente la pena farci un giro.
Di seguito visitiamo il tempio di Phnom Sampeau, che raggiungiamo a piedi risalendo una collina. Non si tratta solo di una visita ad un tempio, ma un vero e proprio luogo della memoria, visto che qui ci sono le Killing Caves, luogo di esecuzione dei Khmer Rossi.
Il sito è abbastanza grande, il tempo vola. Si avvicina l’ora del tramonto e dobbiamo scendere per prendere posto nelle tante seggioline approntate di fronte alla caverna da dove uscirà un fiume di pipistrelli. Nell’attesa assaggiamo un Kralan, riso cotto nel latte di cocco con fagioli neri e arrostito dentro ad un bastone di bambù. Non avevamo mai assistito a questo fenomeno della natura. Qui ne hanno ricavato un po’ un circo, ma è stato comunque emozionante.
Chiudiamo la giornata cenando in un ristorante a due passi dall’hotel.
31/12
Lasciamo Battambang per raggiungere Siem Reap. Uscendo dalla città attraversiamo il quartiere musulmano, dove tutto appare magicamente in ordine e pulito. Nella periferia della città facciamo una visita alla Wat Slaket Pagoda, residenza del Patriarca Buddista della provincia e sede di una scuola per monaci.
Proseguendo facciamo un’altra sosta al Prahok Market. Qui si produce il Prahok, una pasta a base di pesce fermentato che serve ad insaporire i piatti tipici Cambogiani.
Se Dante Alighieri fosse passato di qui avrebbe sicuramente usato questi fetidi capannoni come ambientazione di un girone infernale , dove il pesce, scaricato dai camion ormai in fase di putrefazione, viene messo a fermentare dentro ad enormi barili, formando un’orrenda poltiglia. E siccome tutto si svolge a più di 30° l’aria è assolutamente irrespirabile. Ci mettiamo tutta la nostra buona volontà, proviamo ad entrare, ma dopo un paio di minuti dobbiamo desistere.
Ci fermiamo poi per una breve visita a Wat Ek Phnom, tempio del XI sec. Parzialmente in rovina, ma affiancato da una moderna pagoda e un’enorme statua di Buddha.
Nelle ore più calde visitiamo Phnom Banan , tempio Angkoriano che sorge in cima ad una montagna e si raggiunge con una salita di 358 (li abbiamo contati) scalini. Arrivare in cima non è stato semplice, ma siamo stati ricompensati dalla piacevole atmosfera che c’era tra le torri discretamente conservate e dal bellissimo panorama che si vedeva da lassù.
Finalmente verso le 15 arriviamo al Saem Siem Reap Hotel e ci godiamo il meritato relax in piscina.
Usciamo per cena, convinti di trovare poco in giro visto che il capodanno cambogiano sarà ad Aprile. Arriviamo in zona Pub Street ed è il finimondo. Una bolgia tale non l’avevamo mai vista, non ci capacitiamo. Impossibile perfino camminare. Riusciamo a mangiare un paio di spiedini in un chioschetto poi rinunciamo, siamo ammassati all’inverosimile, se scoppia un petardo succede il finimondo. Chiediamo a un ragazzo se anche loro festeggiano il capodanno oggi. Ridendo ci risponde di no, il loro capodanno è ad Aprile e c’è tanta ma tanta più gente. Questa è una nuova festa che si chiama “Happy New Year”…..
Momento surreale.
Proviamo a chiamare un tuk-tuk con l’app ma internet è andato in palla.
Proviamo a chiamarne uno per strada ma non si ferma nessuno, sembrano tutti impazziti.
Ci pariamo davanti a uno e lo obblighiamo a farci salire, disposti a pagare qualunque cifra pur di andarcene da lì.
Finalmente ce l’abbiamo fatta. Brindiamo al nuovo anno tranquillamente sul balcone della nostra camera. Scelta condivisa da molti altri ospiti.
1/1
Non potremmo iniziare il nuovo anno in modo migliore. Oggi si visita Angkor, andremo ai templi più vicini.
Abbiamo scelto di visitare il sito in tuk-tuk, considerato il caldo e le distanze penso sia la scelta migliore.
Iniziamo subito con la meraviglia di Angkor Wat. E’ il più grande monumento religioso al mondo, probabilmente in origine consacrato a Vishnu e in seguito riconvertito in santuario Buddhista.
Ci aggiriamo tra torri, gallerie, bassorilievi e Apsara (Danzatrici Celesti). Potremmo restare qui tutto il giorno e non sarebbe sufficiente. Così dopo aver individuato il punto in cui scattare la classica foto delle guglie riflesse nell’acqua ci dirigiamo verso Angkor Thom. Questo sito è vastissimo e c’è tanto da vedere. Tutte le vie d’accesso sono fiancheggiate da balaustre con Naga sostenuti da dei e demoni e le porte sormontate da 4 volti sorridenti. Il portale sud è quello meglio conservato e da questo entriamo.
Al centro si trova il Bayon, tempio caratterizzato da torri (delle 49 originali ne sopravvivono 37) la maggior parte delle quali presenta 4 volti orientati verso i punti cardinali. Non riesco a smettere di osservare questa infinita serie di volti enigmatici.
Anche qui vorrei avere a disposizione tanto più tempo, ma purtroppo così non è. Proseguiamo verso nord e saliamo al Baphuon, straordinario tempio a piramide dalla cima del quale si gode di una bella vista sugli altri templi e sulla foresta circostante.
Concludiamo la visita di Angkor Thom col tempio Phimeanakas e le Terrazze degli Elefanti e del Re Lebbroso, con i suoi fantastici bassorilievi.
A questo punto iniziamo decisamente ad accusare caldo e stanchezza, ma non molliamo perché ci aspetta quella meraviglia del Ta Phrom.
Le immagini di questo complesso sono note a tutti. Le rovine sono completamente avvolte dalle enormi radici degli alberi che sembra quasi vogliano stritolarle.
In teoria il programma di oggi avrebbe dovuto finire qui. Ma avevo letto che non bisognava perdersi il tramonto dal Phnom Bakheng, così, dopo una pausa rinfrescante a base di frutta in un chioschetto, racimoliamo le ultime forze e affrontiamo la salita.
Phnom Bakheng, dedicato al culto del dio induista Shiva, si trova in cima ad una collina. Si raggiunge a piedi in circa 30 minuti con un sentiero e consente di avere una visuale eccezionale di Angkor Wat in mezzo alla foresta. Il tramonto da qui viene descritto come estremamente suggestivo.
Mah… sarà la stanchezza, sarà l’improponibile quantità di persone, ma soprattutto sarà perché il tramonto da qui in realtà non è nulla di eclatante, ma penso che avremmo tranquillamente potuto evitare la fatica. E soprattutto la fila infinita per scendere. Tanto che percorriamo tutto il sentiero nel buio più totale. Meno male che i cellulari hanno la torcia.
Si, decisamente non avremmo potuto iniziare il nuovo anno meglio. Giornata meravigliosa, che però ci ha completamente stesi. Ceniamo al ristorante dell’hotel e buonanotte.
2/1
Oggi visiteremo i templi di Angkor più lontani dalla città, quindi partiamo in auto.
Ci fermiamo poco dopo al Pre Rup. E’ la più grande struttura in mattoni dell’epoca Angkoriana e si ritiene che in origine fosse un crematorio reale.
Poco più lontano facciamo sosta al villaggio Preah Dak. Ai lati della strada ci sono negozi che vendono artigianato. Tanti bambini ci corrono incontro per venderci animaletti fatti con le foglie di palma. Non resistiamo e ne acquistiamo uno da ognuno di loro. E assaggiamo una specialità tipica inventata da una signora di questo paese: lo Steam Palm Cake, una specie di muffin a base di zucchero di palma, riso e cocco avvolto in una foglia e cotto a vapore.
Una breve pausa a Banteay Samre, altro tempio di Angkor poi ci dirigiamo a Banteay Srei per una visita più approfondita. Il piccolo tempio indù risalente al X secolo è costruito in arenaria rossa e finemente decorato, un vero gioiello.
Dopo aver visitato la zona a nord di Siem Reap ci spostiamo ad est della città, in direzione dei templi di Roulos, i templi più antichi di Angkor, sostando nei tre principali: Preah Ko, Bakong e Lolei.
Ci riprendiamo un po’ a bordo piscina poi ci prepariamo per la serata. Abbiamo prenotato all’Apsara Theatre una serata con cena e danze Apsara. Dopo averle tanto ammirate nei bassorilievi dei templi, stasera finalmente vedremo dal vivo le “danzatrici celesti”.
La serata è stata davvero bella. Iniziando dallo stesso teatro, tutto in legno nella caratteristica architettura Khmer.
Si sono alternate danze classiche, danze della tradizione rurale e danze della tradizione epica. Il menu (fisso) non ci è piaciuto, ma non era lo scopo della serata quindi poco importa.
3/1
Oggi nessun programma, decidiamo di vagabondare un po’ a caso e visitare ciò che più ci ispira. Usciamo presto per evitare di camminare nelle ore più calde e ci facciamo lasciare dal tuk-tuk ai Royal Independence Gardens. Prendono il nome da una residenza reale (non visitabile) che si trova all’interno, ma la cosa più caratteristica la si vede alzando lo sguardo. Centinaia di grossi pipistrelli penzolano dai rami degli alberi. Un po’ inquietante.
Costeggiamo il fiume ed entriamo al Wat Bo, uno dei templi più antichi e venerati della città. Sempre seguendo il lungofiume arriviamo al Night Market che ovviamente a quest’ora è chiuso. Ci incuriosisce Artisans d’Angkor, laboratori in cui si insegna ai giovani cambogiani a guadagnarsi da vivere realizzando pregiati oggetti della tradizione. La visita guidata è obbligatoria, sarebbe anche interessante, ma viene fatta in modo un po’ superficiale e con molta fretta. E’ lampante che sono abituati alle grandi quantità di persone che vengono continuamente fatte scendere qui dai bus turistici e che in poco tempo devono vedere tutto e possibilmente lasciare la mancia e acquistare al negozio all’uscita. Negozio dove i prezzi sono altissimi. Le potenzialità per una cosa interessante c’erano, ma siamo rimasti piuttosto delusi.
Ci spostiamo alla pagoda Wat Preah Prom Rat, un’oasi di pace nel trafficato centro cittadino in cui aggirarsi con calma tra statue colorate, barche e Buddha dorati.
Caldo e stanchezza si fanno sentire, rientriamo in hotel e dopo esserci ben riposati torniamo in centro per un’ultima serata a Siem Reap. Una tappa di estenuanti trattative al Night Market dove si trova di tutto e poi cena scegliendo a caso tra i tanti ristoranti del centro.
4/1
Lasciamo Siem Reap diretti a Kampong Thom. La prima tappa la facciamo poco dopo sulla riva nord del lago Tonle Sap per visitare un altro villaggio galleggiante, Kompong Pluk. A differenza di quello visitato in precedenza però qui le case non sono effettivamente “galleggianti” , ma costruite su altissime palafitte in modo tale da risultare a livello dell’acqua nella stagione delle piogge quando il livello del lago si alza. Ora siamo nella stagione secca e l’effetto è veramente particolare.
Notiamo fin da subito che questo villaggio è molto più turistico, vista la grande quantità di barche in attesa, i numerosi chioschi di souvenir e i tanti cartelli che invitano a lasciare mance. E dopo un breve giro ne abbiamo la conferma. Senza una parola di spiegazione veniamo scaricati su un’enorme chiatta, con una parte adibita a ristorante. Quello che sembra il capo ci sospinge da un lato invitandoci ad andare a vedere un paio di coccodrilli in una vasca, previo pagamento ovviamente. Al nostro rifiuto ci invita a salire sulle piccole barche a remi lì a fianco per fare un giro tra le mangrovie, anche qui naturalmente dopo aver pagato un altro biglietto. Al secondo rifiuto si innervosisce e comincia ad inveire. Ne abbiamo abbastanza, risaliamo sulla nostra barca cercando di far capire con le buone o con le cattive alla conducente che non abbiamo pagato per questo, ma per fare un giro tra le case sull’acqua. Finalmente otteniamo quello che volevamo, ma la magia si è un po’ dissolta.
Ripartiamo verso Sambor Prei Kuk, facendo un altro paio di soste, prima per vedere l’antichissimo ponte di Kampong K’day, il più grande ponte angkoriano della Cambogia, poi per acquistare alcuni Kralan da una signora che li sta cuocendo sulle braci lungo la strada. Ne approfittiamo per vedere come vengono fatti e ci complimentiamo con lei perché questi sono veramente buoni.
I templi di Sambor Prei Kuk risalgono al periodo pre angkoriano, le rovine, costruite prevalentemente in mattoni, coprono un’area molto vasta, nella zona sono stati scoperti oltre 100 templi, ma sono pochi quelli ancora intatti o restaurati. Principalmente si trovano in tre complessi, nord, centrale e sud. Si cammina tanto, su sentieri di terra battuta immersi tra le piante, tanto che più di una volta abbiamo pensato di esserci persi. La visita è piacevole, tranquillissima in quanto i turisti sono veramente pochi. Dato che la zona durante la guerra è stata minata è consigliato restare sui percorsi sicuri ben segnalati.
Arriviamo nel tardo pomeriggio al Sambor Village, sulle rive del fiume Sen a Kampong Tom, dove finalmente ci possiamo rilassare nella piscina immersa in un lussureggiante giardino e assaggiare nel loro buon ristorante un piatto tradizionale cambogiano: il Lok Lak.
5/1
La meta dei prossimi due giorni è Koh Trong, un’isoletta in mezzo al Mekong di fronte alla cittadina di Kratiè, nella provincia di Kampong Cham. Dopo templi e città vogliamo sperimentare un po’ di vita rurale.
Facciamo una breve sosta per visitare una piantagione di alberi della gomma e proseguiamo per Kampi, ben consapevoli del fatto che stiamo per cadere nella classica trappola per turisti. Nel Mekong nei pressi di Kampi vivrebbe il Delfino dell’Irrawaddy, una specie di acqua dolce in forte pericolo di estinzione. Naturalmente qui si organizzano escursioni in barca per vederli. Non siamo mai stati fortunati con questo genere di escursioni quindi saliamo sulla barca molto scettici. Talmente tanto che è lo stesso conduttore della barca a dover richiamare la nostra attenzione indicandoci il punto dove sono. E con grande stupore ne vediamo parecchi non lontano da noi. Fotografarli è un’impresa quasi impossibile, meglio concentrarsi a scrutare l’acqua per non perdersi il momento in cui escono. Restiamo fuori un paio di orette, cercando di seguire i vari gruppi di delfini che si spostano. Scendiamo veramente soddisfatti di questa esperienza.
L’autista ci lascia all’imbarco del piccolo ferry che, nonostante gli orari affissi fuori dalla biglietteria, in realtà partirà solo quando sarà pieno di persone, motorini, merci.
Arrivati sull’isola ci troviamo davanti ad un’enorme distesa di sabbia (ovviamente questo solo nella stagione secca) che superiamo grazie ai tanti ragazzi con scooter che trasportano, in modo molto precario, turisti e valigie fino alla strada asfaltata. E da qui con un tuk-tuk raggiungiamo il nostro hotel.
Il Soryabori Villas Resort è costituito da una serie di piccole case in legno costruite nel tradizionale stile Khmer più il grande edificio comune che funge da reception e ristorante. Completano il tutto una bellissima piscina ed un rigoglioso giardino.
Alloggiare qui richiede una buona dose di adattamento, in quanto non c’è nessuno dei comfort che si trovano normalmente in un hotel e tutta la struttura mostra abbondantemente i segni del tempo, ma per noi il grande fascino che aveva ha vinto su tutto.
Ci godiamo la piscina, ceniamo e ci sediamo nelle poltrone fuori a bere qualcosa e ad ascoltare i rumori della natura, che a ben sentire sono tanti.
6/1
Saliamo in sella alle biciclette fornite dall’hotel e lentamente, molto lentamente, iniziamo il giro sull’unica strada dell’isola che ne percorre il periplo.
Passiamo di fianco a frutteti e terreni coltivati, osservando le persone intente nel loro lavoro. Visitiamo una piccola pagoda, ci dondoliamo pigramente sull’amaca nella terrazza di un bar sorseggiando un cocco, ci fermiamo a guardare incantati l’allegria dei bambini che escono da scuola.
Il tempo scorre lentamente, come l’acqua del fiume, questa giornata completamente diversa dalle precedenti è stata piacevolissima. Rientriamo e di nuovo finiamo la giornata a mollo e stesi al sole. Oggi è l’ultimo giorno in cui avremo una piscina a disposizione e ne approfittiamo. Da domani si cambia di nuovo il ritmo e ci si prepara per lo sprint finale.
7/1
Dopo colazione percorriamo a ritroso il percorso di due giorni fa: tuk-tuk, motoretta in bilico nella sabbia, traghettino che parte esattamente quando ne ha voglia.
Rientrando a Phnom Penh ci fermiamo ai templi di Phnom Pros e Phnom Srei (letteralmente colline dell’uomo e della donna). A Pros ,quella dell’uomo facilmente raggiungibile, sorge un grande tempio con bei dettagli architettonici.
Srei, quella della donna, richiede una faticosa salita su una scalinata ripida e in cima si può ammirare un insignificante tempietto fatiscente. Ma pensa un po’…
Tra le due colline c’è un bel giardino con tante sculture di Buddha e varie divinità indù. Tutto intorno si aggirano moltissime scimmie, fortunatamente molto tranquille.
Ultima tappa durante il viaggio il mercato di Skun. Specialità del luogo tarantole e ogni genere di insetto fritto (e non solo, anche il pipistrello va alla grande). Va bene per qualche foto, ma dieci minuti bastano e avanzano.
Arriviamo a Phnom Penh e abbiamo una sensazione completamente diversa da quella del giorno d’arrivo. Sarà forse che stiamo entrando in città da un’altra zona, ma la troviamo proprio bella. Parte già il rimpianto di averle dedicato così poco tempo. Diamo appuntamento per domani pomeriggio all’autista per andare all’aeroporto e cerchiamo subito di goderci al massimo la città. Andiamo subito al Central Market dove, contrattando tantissimo, acquistiamo molte cose carine da portarci a casa: i Krama, le tipiche sciarpe khmer a quadretti, le deliziose tovagliette segnaposto che mi avevano affascinato nel ristorante a Koh Trong e soprattutto il buonissimo pepe di Kampot. Tutto a prezzi irrisori. Ci spostiamo sul vicino lungofiume, che al tramonto diventa bellissimo, e ceniamo sulla terrazza di un bistrot con una bella vista sulla città che accende le prime luci. Ovviamente anche sull’insostenibile traffico e relativo smog. Ma qui è così, prendere o lasciare.
8/1
Ultimo giorno, cerchiamo di sfruttarlo al meglio. All’apertura siamo davanti alla biglietteria del Palazzo Reale e Silver Pagoda. Qui purtroppo restiamo un po’ delusi. Il complesso è in restauro, ci sono vari ponteggi e nessun edificio è visitabile all’interno, tranne la Silver Pagoda dove però non si può fotografare. Tutto il complesso è veramente bellissimo, ma in queste condizioni avrebbero quantomeno dovuto avvertire e scontare il biglietto.
Pazienza, in viaggio i contrattempi capitano. Doccia, valigia e check out. Ci prepariamo per il lungo viaggio di rientro.
P.S.
Più passano i giorni e più mi rendo conto di che bellissima esperienza sia stata.
Forse è proprio questo lo scopo di un viaggio, vicino o lontano che sia: qualcosa che ti resterà dentro per sempre.
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