Namibia – aprile 2024
- A) informazioni generali ns viaggio (pagina 1)
1 – itinerario
2 – costi
3 – info pernottamenti dove siamo stati noi
- B) informazioni generali (pagina 4)
1 – info viabilità
2 – info Namibia
3 – info varie
- C) nostro viaggio giorno per giorno (pagina 8)
- A) INFORMAZIONI GENERALI NS VIAGGIO:
IMPORTANTE: come sempre avviso che l’itinerario ha 28 pagine, almeno sapete, di che morte morire se iniziate a leggere. In corsivo ho fatto copia incolla di tutte informazioni raccolte prima della partenza e poi durante la vacanza. In carattere normale è narrata la nostra avventura. Scrivo i vari orari per sapere quanto tempo richiede ogni cosa.
1 – ITINERARIO
Quando: Pier 24 giorni dal 12.04.2024 al 05.05.2024 – io 18 giorni dal 18.04.2024 al 05.05.2024.
Perché questo viaggio: avendo già visitato la Namibia altre quattro volte (in tutti i viaggi abbiamo sempre aggiunto qualcosa di nuovo), ci rimaneva solo la parte dell’estremo nord ovest, completamente fuori dalle rotte turistiche. Avremmo dovuto andare lassù nel 2020. Per il Covid avevamo annullato quindi, da allora, è sempre stata nella lista dei desideri. Abbiamo aggiunto tre notti all’Etosha perché per me gli animali sono la priorità in Africa e poi una notte a Swakopmund, perché è una cittadina che ci piace tantissimo, ed una a Walvis Bay. Mio marito ha sempre avuto il sogno di poter lavorare vista oceano qualche tempo, quindi gli ho fatto un regalo. Ho modificato il suo volo di andata anticipandolo di una settimana, gli ho prenotato una macchina, per raggiungere Walvis Bay, ed un B & B vista mare. In quei giorni ha lavorato in remoto. Il giorno del mio arrivo ha restituito la macchina all’aeroporto e siamo andati a ritirare il Land Cuiser con tenda sul tetto ed abbiamo iniziato la nostra avventura. Durante il viaggio abbiamo dovuto fare delle modifiche all’itinerario per problemi con il frigo e per il fatto che non siamo riusciti a percorre un passo, in quanto la strada era stata completamente distrutta dalle piogge. Abbiamo quindi aggiunto una notte al Terrace Bay Lodge (zona nord della Skeleton Coast) ed una a Swakopmund.
Itinerario:
Pier è stato una settimana a Walvis Bay, quando l’ho raggiunto abbiamo fatto 1 notte a Windhoek, 3 notti all’Etosha, 1 ad Opuwo, e poi, nell’estremo nord ovest, 1 per strada, 1 a Marienfluss, 1 a Purros, 1 ad Elephant Song (ovest di Sesfontein), 1 nel Crowther’s (concessione di Palmwag), 1 al Terrace Bay (l’ultimo posto in cui si può arrivare nella zona nord della Skeleton Coast), 2 a Swakopmund, 1 a Walvis Bay ed infine 1 a Windhoek.
2 – COSTI
Voli: € 739 a testa.
Li abbiamo prenotati il primo giorno utile di un anno prima direttamente sul sito della Qatar (andata: Milano/Doha e Doha/Johannesburg e Johannesburg/Windhoek – ritorno stesse tratte). Abbiamo avuto un tempismo perfetto perché il giorno dopo erano già aumentati di € 400 l’uno per poi arrivare poco prima della partenza a € 2.500 …. Il volo inizialmente doveva essere, come è sempre stato negli ultimi anni, diretto Doha/Windhoek. Hanno poi annullato questa tratta quindi ci hanno riprogrammato tutto con scalo a Johannesburg. Questo comporta tante ore in più. Averlo saputo avremmo optato per Lufthansa che ha il volo diretto Francoforte/Windhoek. Costava uguale ma abbiamo scelto Qatar perché si viaggia benissimo mentre Luthansa vola con una low cost, Discover Airlines.
Prenotazioni: abbiamo fatto tutto da soli
Pernottamenti: € 1.271
1) solo Pier: € 290
- Sunrock Gueshouse (Johannesburg) – B & B – R 1095 – € 55
- Atlandic-Sqware Guesthouse (Swakopmund) – B & B – N 1480 – € 74
- Aha! Cheers Guesthouse (Walvis Bay) – B & B – N 3.200 – € 160
2) insieme: € 982
- Tenbergen Pension (Windhoek) – B & B – N 1216 – € 59
- Halali Camp (Etosha) – campeggio – N 840 – € 42
- Okaukuejo Camp (Etosha) – campeggio – N 860 – € 43
- Olifantrus Camp (Etosha) – campeggio – N 920 – € 46
- Opuwo Cowntry Lodge (Opuwo) – B & B – N 3600 – € 180
- House of the Hill (Marple Mine) – campeggio – N 800 – € 40
- Syncro Camp (Marienfluss) – campeggio – N 400 – € 20
- Purros Canyon Camp (Purros) – campeggio – N 300 – € 15
- Elephant Song (Sesfontein) – campeggio – N 580 – € 29
- Crother’s (Palmwag) – campeggio – zero – zero
- Terrace Bay (Skeleton Cost) – B & B + cena – N 3260 – € 163
- Driftwood Guesthouse (Swakopmund) – B & B – N 1830 – € 92
- The Beach Lodge (Swakopmund) – B & B – N 2100 – € 105
- Haus Schaaf (Swakopmund) – B & B – N 1080 – € 90
- Tenbergen Pension (Windhoek) – B & B – N 1134 – € 57
Auto: € 2.397
1) affitto prima settimana: € 90 (sarebbe dovuta costare € 240 ma abbiamo usato € 150 di buono.
Affittata dalla Avis. Presa e lasciata in aeroporto.
2) affitto Bushlore: R 44.463 € 2.223
- affitto: R 38.543 € 1.927
- carbon tax: R 600 € 30
- pulizia: R 970 € 48
- satellitare: R 1.800 € 90
- assicurazione media: R 2.550 € 128
Avevamo pagato un acconto al momento della prenotazione un anno prima, ed il saldo al momento del ritiro. L’auto era un Land Cruiser color sabbia (targato N 222-194 W) con il cambio manuale, con una tenda sul tetto, serbatoio gasolio di 130. In dotazione c’erano: frigo, piatti, posate ecc., sedie, tavolo, tutto il necessario per cucinare (due pentole erano da usare direttamente sul fuoco, altre due sulla bombola e il bollitore per il the), 2 bombole, griglia, attrezzatura per l’insabbiamento (corda traino, pala e strisce da mettere sotto le ruote), compressore, doppia ruota di scorta, torcia potente da attaccare al motore, teli doccia, sacchi a pelo, cuscini e telo da mettere sul materasso (tutto pulito ed in sacchetti di plastica sigillati), telefono satellitare, 2 taniche per il gasolio, doccia da campo, cose per il primo soccorso, 1 serbatoio per l’acqua pulita di 50 litri (c’era rubinetto sul retro della jeep, era molto comodo per lavarsi le mani), compressore per rigonfiare le gomme, manometro, accetta, ecc. ecc.
La Bushlore anche quest’anno si è rivelata ottima come sempre, anche sull’assistenza per il problema del frigo. Sono intervenuti subito, la mattina seguente alla nostra prima segnalazione all’Etosha e idem dopo la seconda a Purros. Ci hanno trovare il meccanico a Sesfontein. Il problema è che i Land Cruiser sono macchine destinate a non essere più acquistate per gli affitti. Ormai le persone vogliono più tecnologia. Loro sono dei trattori perché vanno ovunque, ma sono meno comodi, confronto all’Hillux. Le poche che ci sono ancora, sono vecchiotte quindi possono avere qualche problema. Al rientro ci hanno rimborsato subito € 100 per il disguido e ci hanno fatto un buono di € 250 sul prossimo affitto.
Costo ingressi: € 154
- Etosha: N 150 x 2 = N 300 + 50 auto = N 350 € 18 x 3 gg = N 1050 € 54
- Palmwag: N 150 x 2 = N 300 + 150 auto = N 450 € 23 x 2 gg = N 900 € 46
- Skeleton Coast: N 150 x 2 = N 300 + 50 auto = N 350 € 18
- Cape Cross: N 150 x 2 = N 300 + 50 auto = N 350 € 18
- Spitzkoppe: N 180 x 2 = N 360 € 18
Altre spese: € 1.584
- ristoranti: € 491
- market: € 248
- benzina: € 653 (Pier € 60 per km.880 – insieme € 593 per km.3.515)
- taxi: € 48
- varie: € 144
3 – INFO PERNOTTAMENTI DOVE SIAMO STATI NOI
Siti internet dove abbiamo fatto le varie prenotazioni di lodge e campeggi:
- Sunrock Guesthouse (Johannesburg) – Booking
- Atlandic-Sqware Guesthouse (Swakopmund) – Booking
- Aha! Cheers Guesthouse (Walvis Bay) – Booking
- Tenbergen Pension Hotel (Windhoek) – Booking
- Halali Camp (Etosha) – sul sito ufficiale Namibia Wildlife Resort https://www.nwr.com.na/
- Okaukuejo Camp (Etosha) – sul sito ufficiale Namibia Wildlife Resort https://www.nwr.com.na/
- Olifantrus Camp (Etosha) – sul sito ufficiale Namibia Wildlife Resort https://www.nwr.com.na/
- Opuwo Country Lodge (Opuwo) – Booking
- Marble Mine (nord-ovest) – non abbiamo prenotato
- Syncro Camp (Marienfluss) – non abbiamo prenotato
- Purros Canyon Camp (Purros) – sul sito https://www.purroscanyoncamp.com/
- Elephant Song (Sesfontein) – non abbiamo prenotato
- Crowther’s (Palmwag) – non abbiamo prenotato ma si deve fare sul sito https://gondwana-collection.com/
- Terrace Bay Lodge – sul sito ufficiale Namibia Wildlife Resort https://www.nwr.com.na/
- Driftwood Lodge (Swakopmund) – Booking
- The Beach Lodge (Swakopmund) – Booking
- Haus Schaaf (Walvis Bay) – Booking
- Tenbergen Pension Hotel (Windhoek) – Booking
Per sapere quali camp ci sono, non solo nella parte che abbiamo visitato noi, ma in tutta l’Africa Australe, si può consultare il sito https://tracks4africa.co.za/. Si clicca sulla cartina (Africa Map) e poi si clicca, sulla barra verticale di destra, l’icona Camping. Così facendo si possono vedere tutti i campeggi che ci sono ed i contatti per prenotarli.
Info e giudizi:
- Sunrock Guesthouse (Johannesburg) – Voto: 7
Pier si è trovato bene. Comodo e vicino all’aeroporto
- Atlandic-Sqware Guesthouse (Swakopmund)- Voto: 8
Pier si è trovato bene.
- Aha! Cheers Guesthouse (Walvis Bay) – Voto: 7
Carino e pulito. Colazione scarsa.
- Tenbergen Pension Hotel (Windhoek) – Voto: 8
Carino e comodo per il parcheggio interno. Camera molto grande. Colazione presso il bar di fianco alla struttura.
- Halali Camp (Etosha) – Voto: 7
Campeggio tenuto abbastanza bene. La struttura dei bagni è datata. Bella pozza.
- Okaukuejo Camp (Etosha) – Voto: 5
Campeggio tenuto abbastanza bene. La struttura dei bagni è datata. Voto basso per via della troppa gente e del non rispetto del silenzio sia alla pozza (molto bella) che nel campeggio.
- Olifantrus Camp (Etosha) – Voto: 8
Campeggio tenuto bene. La struttura dei bagni è datata. Poche persone quindi tranquillità. Bella pozza.
- Opuwo Country Lodge (Opuwo) – Voto: 7
Confermo l’opinione che avevamo dopo il nostro viaggio del 2012. Struttura carina e pulita. Cibo buono ma personale scortese. Le camere sono state ristrutturate.
- Marble Mine (nord-ovest) – Voto: 8
Campeggio ben tenuto. Era tutto rastrellato per togliere le foglie. È un community camp gestito dagli himba. Ci hanno proposto di dormire nella House on the Hill, una casa sulla collina sopra il campeggio. Per pochi soldi in più abbiamo accettato. La cucina non ha frigo e fornelli, bisogna usare i propri. Ci hanno dato la legna per il braai. Siamo stati contenti di questa scelta perché, visto il caldo che faceva, la casa era fresca. Abbiamo poi dormito nella nostra tenda perché non sapevamo da quanto le lenzuola fossero nei letti. Sicuramente erano pulite, ma non ci siamo fidati.
- Syncro Camp (Marienfluss) – Voto: 8
Campeggio ben tenuto sulle rive del fiume Kunene. Era tutto rastrellato per togliere le foglie. La struttura dei bagni è quasi nuova. È un community camp gestito dalla popolazione locale. Ci hanno accompagnati in un punto dove si può fare il bagno. Ci sono delle rapide quindi i coccodrilli non ci sono. Ci hanno dato la legna per il braai.
- Purros Canyon Camp (Purros) – Voto: 8
Campeggio ben tenuto. Era tutto rastrellato per togliere le foglie. È un community camp gestito dalla popolazione locale. Il bagno e la doccia erano tra i cespugli, riparati da alcune canne.
- Elephant Song (Sesfontein) – Voto: 10
Bello, bello, bello. Si trova su una collinetta con vista sul letto asciutto del fiume Hoanib. Sotto di noi c’erano gli elefanti del deserto. Ci sono solo 4 posti. Ciascuno ha una struttura privata, in muratura e tenda, con il bagno e la doccia da una parte, e uno spazio dove poter mettere tavolo e sedie, dall’altra.
- Crowther’s (Palmwag) – Voto: 8
Campeggio senza nessun servizio. C’era solo un punto dove fare il fuoco. Per lavarci abbiamo usato la nostra doccia da campo.
- Terrace Bay Lodge – Voto: 8
Hotel della NWR. Essendo costantemente battuto dal vento che porta la salsedine e dalla nebbia creata dalla corrente del Benguela che crea umidità, la struttura è difficile da tenere bene. Necessita sicuramente di ristrutturazione. La posizione è molto bella. Cena e colazione buoni.
- Driftwood Guesthouse (Swakopmund) – Voto: 9
Guesthouse graziosissima. Colazione ottima.
- The Beach Lodge (Swakopmund) – Voto: 8
Classico hotel. Pulito. Sulla spiaggia. Colazione ottima.
- Haus Schaaf (Walvis Bay) – Voto: 8
Si tratta di un home stay. La proprietaria, gentilissima, abita in questa bella villa vista mare. Avendo una camera in più, l’affitta. Colazione ottima.
- Tenbergen Pension Hotel (Windhoek) – Voto: 8
Carino e comodo per il parcheggio interno. Camera molto grande. Colazione presso il bar di fianco alla struttura.
- B) INFORMAZIONI GENERALI:
1 – INFO VIABILITA’
Km. da noi percorsi: Pier da solo km.880 di asfalto – insieme km.3.606 (asfalto km.1.214 e sterrato km.2.392)
Patente e guida: la guida è opposta all’Italia. Si viaggia a sinistra ed il posto del guidatore è a destra. Su Viaggiare Sicuri c’è scritto che la patente internazionale è obbligatoria. In realtà la Bushlore ha voluto quella italiana. Ci sono info contrastanti quindi secondo me conviene averla. Va bene sia quella della convenzione di Ginevra (dura 1 anno) che di Vienna (dura 3 anni). Costa circa € 86, le tempistiche per averla sono di 3 settimane.
Strade:
In Namibia sono così classificate:
– A1 il nuovo tratto a due corsie per senso di marcia, da Windhoek a poco prima di Okahandja (stanno proseguendo i lavori verso nord) è ovviamente asfaltato
– B ed un numero solo a seguire sono asfaltate (tarred road)
– C oppure M con due numeri a seguire sono sterrate (gravel road) ma sono ben battute e molto frequentate
– D con due o 3 numeri a seguire sono sterrate meno frequentate quindi c’è il rischio che siano tenute un pochino meno bene.
– piste di sabbia (sand road) sono percorribili solo se capaci di guidare in queste condizioni e solo per 4×4 (vedi alcune deviazioni sulla Skeleton Coast e il tratto finale facoltativo per raggiungere Sossusvlei). Conviene avere un piccolo manometro per sgonfiarle in caso di necessità. Se non si ha il compressore per rigonfiarle, si può andare al primo distributore che si trova.
Ci sono posti di blocco in entrata ed uscita da Windhoek e lungo le strade asfaltate che portano a nord e a sud dalla capitale spesso ci sono poliziotti con l’autovelox. Qui c’è il limite dei 120 km/h. Le piste sterrate hanno il limite dei 100 km/h ma è troppo, consigliano i 60/80. Bisogna informarsi sulla percorribilità di alcune strade dopo le piogge. Molte vengono rovinate e ci vuole tempo prima che vengano risistemate tutte.
È scritto dappertutto: andate piano. Le strade sono diritte e si è portati ad accelerare ma è veramente pericoloso. Su sterrato la macchina si comporta in modo completamente diverso dall’asfalto. Ci sono molti dossi che non si vedono e animali liberi che possono attraversare creando incidenti. Dicono, è crudele ma è vero, se vi capita davanti un animale conviene investirlo piuttosto che cercare di evitarlo. Si sbanderebbe e ci si capovolgerebbe. È bene non viaggiare dopo il tramonto, le strade sono completamente buie. Ci sono stati tanti incidenti mortali.
Quelle che abbiamo fatto noi, nella zona di nord-ovest, alcune erano impegnative perché rocciose. È molto difficile il Jubert’s Pass. Se qualcuno lo vuole percorrere, consiglio vivamente di farlo da sud a nord, come abbiamo fatto noi. C’è comunque una strada che consente di raggiungere il nord senza farlo. Per il resto alcune erano sterrate ma ben battute o sabbiose ma altre con buchi.
Pressione Gomme e 4×4: le tenevamo sempre diverse visto che il cassone era pieno quindi pesantissimo. Su asfalto a 3 davanti e 3,5 dietro, su sterrato 2 davanti e 2,5 dietro, su sabbia le abbassavamo ancora un po’ fino ad un minimo di 1,2 davanti e 1,5 dietro. Conviene tenerle sempre un pochino più gonfie e poi, se ci si dovesse insabbiare, le si sgonfia e poi le si rigonfia con il compressore. Se sono troppo molli, si crea troppa pancia e quello è il punto pericoloso per le forature visto che è molto più delicato rispetto alla parte che solitamente tocca la strada.
Barriere veterinarie e divieti per il cibo: a Palmwag c’è la barriera veterinaria. In primis ha la funzione di evitare che gli animali non controllati dai veterinari della parte nord, vengano a contatto con quelli controllati degli allevamenti del sud. Quando si va da nord a sud fanno fermare e disinfettare le suole delle scarpe e le gomme delle macchine. Le recinzioni non sono in tutto il territorio altrimenti bloccherebbero le migrazioni degli animali selvatici, ma solo a ridosso delle strade dove si muovono animali domestici (mucche, asini e capre). Ovviamente non è una cosa che risolve il problema completamente, ma questo è l’unico modo per cercare di arginarlo. Per lo stesso motivo vietano da nord a sud di spostare carne cruda, latticini e uova (ma il divieto assoluto è principalmente per la carne). Se i poliziotti trovano cibo non giusto, lo sequestrano. Quando si fa la spesa bisogna considerare questa cosa in primis per la salvaguardia dei capi di bestiame ma anche perché si rischia di rimanere senza cibo sul quale si contava in posti in cui non si trova nulla da comperare.
Benzinai: conviene fare rifornimento ogni volta che se ne trova uno. Nell’estremo nord non è sempre garantito riuscire a trovarlo. Il gasolio costa Nad 22,83 (€ 1,14) al litro.
2 – INFO NAMIBIA
Quando andare: il periodo migliore per visitare la Namibia va da maggio ad ottobre. I mesi di giugno-luglio ed agosto sono i più freddi. Dicembre e gennaio sono i mesi più caldi. Le piogge incominciano sporadicamente a novembre e durano fino a marzo. Non sono mai piogge continue per giorni, sono acquazzoni.
Temperature: quest’anno, al contrario degli altri anni in cui siamo venuti in Africa ad aprile, abbiamo trovato un caldo pazzesco. Abbiamo toccato 40°. Per fortuna c’è sempre stato vento. A volte però sembrava di essere in un forno ventilato. Di notte abbiamo sempre dormito bene perché le temperature scendevano drasticamente.
Flora: le Welwitschia mirabilis (piante millenarie, crescono solo 1 cm. all’anno e non vengono mangiate da nessun animale), albero faretra, camelthorn o acacia erioloba (sul quale gli uccelli tessitori fanno dei nidi enormi che sembrano balle di fieno poste sui rami), moringa ovalifolia (sembra un baobab bonsai), ecc. ecc.
Fauna: un tempo chi andava in Africa voleva come trofei di caccia i “Big five” (i primi 5 dell’elenco di seguito) ma ora questi trofei sono per lo più fotografici quindi sono diventati i “Big nine”. RINOCERONTE bianco o nero (più raro). La differenza non sta nel colore del mantello (entrambe sono grigetti) ma nel labbro. Quello bianco ha la forma della bocca più squadrata adatta a brucare negli spazi aperti della savana. Quello nero ha la bocca più tondeggiante con il labbro superiore prensile adatto a mangiare rametti e foglie di acacia nel bush. Questo fa sì che si differenzino anche nella gestione dei cuccioli. Quello bianco segue i piccoli perché negli spazi aperti può brucare e tenere d’occhio la prole, quello nero, deve precedere i cuccioli perché deve far loro strada in mezzo alla vegetazione fitta (questo però non è attendibile al 100% per riconoscerli). Quello bianco si muove in piccoli gruppi, quello nero è più solitario. Quello bianco o più grosso di quello nero. Quello nero è molto irritabile e c’è il serio rischio che attacchi le macchine, quindi, bisogna mantenere molta distanza quando lo si incontra. ELEFANTE, LEONE, BUFALO (tra tutti è il più pericoloso perché, se viene isolato dal gruppo e si sente braccato, attacca. Ha bisogno di grandi spazi per spostarsi), LEOPARDO (caccia di notte, durante il giorno si riposa all’ombra), GHEPARDO (lo si distingue dal leopardo per una linea nera che gli parte dagli occhi ed arriva, contornando il naso, fino sotto alla bocca. GIRAFFA, IPPOPOTAMO (vive di giorno in acqua o sulle spiagge e di notte pascola, pericolosissimo se si è a piedi e lui è fuori dall’acqua), ZEBRA. Oltre a questi si possono vedere licaoni, tassi del miele, iene, tanti tipi di antilopi, gli gnu, i babbuini, i facoceri, gli sciacalli, coccodrilli, struzzi (femmine grigie e maschi neri), tanti tipi di uccelli (l’Okavango è il paradiso del bird watching) e chi più ne ha più ne metta …
Popolazioni: la densità è pari a meno di 2 persone per kmq, è una delle più basse al mondo. Ci sono i seguenti gruppi etnici: i Baster nella zona di Rehoboth, i Subia e i Fwe nel Caprivi, i Kavango ad ovest del Caprivi, gli abitanti di “colore” (razze miste africane/europee) e gli Owambo nelle regioni centro meridionali, i Damara e gli Himba nelle regioni del nord/ovest, gli Herero nelle zone centrali, i Nama ed i San (boscimani)a sud, i Tswana al confine con il Botswana ed infine i bianchi.
3 – INFO VARIE
Non farsi mai mancare:
– la legna è fondamentale avere il fuoco acceso la sera fino a quando si sta fuori dalla jeep.
– bisogna sempre avere dei bomboloni da 5 lt. di acqua di riserva sia per bere e cucinare ma anche per lavarsi, nel caso in cui nei campeggi non ci siano le docce.
– attrezzatura acquistata o portata da casa, non fornita dal rental car: diavolina, accendini, detersivo piatti e spugnette, corde supplementari (per legare la legna sul tetto della jeep e alcune taniche dell’acqua), torce frontali e a mano, nastro isolante e americano, sacchetti immondizia. Per lavarsi è bene usare prodotti ecologici visto che tutto va nel terreno.
Valuta: € 1 = Nad 20 – vengono anche accettati i Rand Sudafricani (hanno lo stesso valore)
Mance: solitamente sono pari al 10% di quanto speso. Si possono aggiungere al totale della spesa se si paga con carta di credito oppure si possono pagare in contanti a parte. Non le chiedono, ma sono molto gradite.
Costi ingressi Parchi Nazionali:
N 150 a notte a testa + 50 l’auto
Regole da seguire nei parchi:
- rispettare gli orari di apertura e chiusura
- andare piano perché gli animali possono saltare fuori dai cespugli all’improvviso
- non disturbarli
- non dare loro da mangiare
- è vietato scendere dalla macchina. Se proprio non se ne può fare a meno, farlo in un punto in cui c’è tantissima visibilità.
Suggerimenti su come comportarsi con gli animali:
C’è il famoso detto che dice: If you respect them, they will respect you. Verissimo, segui le regole e loro non ti faranno nulla.
- Elefanti: se un elefante vi viene incontro sulla pista e chiede chiaramente la strada, fate inversione o cambiate strada. Se sono agitati ed infastiditi, spalancano le orecchie, sbattono la testa, barriscono, alzano la coda e si muovono velocemente a destra e sinistra. In questo caso vuol dire che state sbagliando qualcosa quindi retrocedete. Sono pericolosi i maschi in must (vuol dire calore, li si riconosce perché sono agitatissimi, hanno il lobo temporale che perde liquido, il pene lo tengono fuori e perde urina) e le femmine che hanno i piccoli.
- Rinoceronti: quelli bianchi sono più tranquilli. Quelli neri sono molto nervosi quindi girateci al largo, potrebbero caricare la macchina.
- Bufali: mantenete la distanza di sicurezza quando sono tanti perché potrebbero circondarvi la macchina e, non avendo vie di fuga, non è piacevole. Sono relativamente mansueti, ma se spaventati, possono diventare pericolosissimi quindi assolutamente meglio evitare (in questo giro noi non li vedremo).
- Predatori: questa è facile, state in macchina e se vi passano vicino, tenete su i finestrini.
- Ippopotami: se il camp è vicino all’acqua, loro girano dal tramonto all’alba. Sono più pericolosi dei predatori perché vi attaccano senza pensarci, soprattutto se vi trovate fra loro e la via di fuga verso l’acqua (in questo giro noi non li vedremo).
- Scorpioni e serpenti: quando scendete dalla macchina, usate sempre scarpe chiuse. I serpenti di giorno (potrebbero nascondersi sotto la sabbia o in mezzo a qualche cespuglio) e gli scorpioni dal tramonto in poi, potrebbero porre fine alla vostra vacanza all’istante.
Malaria: la malaria c’è solo nell’estremo nord e nel Caprivi, dove ci sono i fiumi. Il rischio di contrarre la malattia è alto durante, e poco dopo, il periodo delle piogge. Durante la stagione secca e con il freddo dell’inverno australe (la zanzara anopheles vive solo con temperature costanti oltre i 20°) il rischio è ridotto al minimo. Valutare i pro i contro sul fare l’antimalarica. Noi l’abbiamo sempre fatta solo omeopatica pur andando in zone ad alto rischio nel periodo peggiore. Preferiamo fare quella comportamentale: dopo il tramonto rimanere all’aperto il minimo in dispensabile indossando solo con abiti chiari che coprano la maggior parte del corpo e spruzzando, sulle parti scoperte, dei repellenti e soprattutto dormire sotto le zanzariere. Sono scelte personali. Quest’anno, per una notte sola nella zona a rischio, non abbiamo fatto nulla.
Documenti e visti: non ci vuole il visto per massimo 90 giorni di permanenza. Il passaporto deve avere come al solito validità residua di 6 mesi dalla data del rientro e 2 pagine bianche. Un sito sul quale poter guardare i vari aggiornamenti è il sito della Farnesina Viaggiare sicuri (http://www.viaggiaresicuri.it/).
Cibo: i market sono più che mai forniti. Alcune cose, come la pasta, le brioches, il cuscus e la polenta, le abbiamo portate dall’Italia ma il grosso, l’abbiamo acquistato in loco. Abbiamo trovato tutto quello che avevamo in mente di comprare.
Market: Spar, SuperSpar, Tops! (solo alcolici), Choppies, Shoprite.
Pasti:
– colazioni: con brioches (portate da casa perché quelle che si trovano sono terribili), biscotti, banane, frutta sciroppata, succhi e poi the e caffè, che mettevamo nei termos.
– pranzi: solitamente cuciniamo qualcosa di veloce. In questo viaggio faceva talmente caldo che mangiavamo frutta o formaggi ed affettati con i crackers. Solo una volta abbiamo fatto il risotto.
– cene: cuscus con carne trita e verdure – polenta concia – risotti e zuppe della Knorr (a casa non le usiamo mai ma in queste situazioni aiutano, portati da casa perché quelli che si trovano in loco non sono buoni) – carne e verdure alla griglia – pasta – legumi – uova strapazzate ecc.
Fornelletto: a noi piace cucinare sul fuoco con le pentole in ghisa ma in questo viaggio, siccome abbiamo rotto il supporto in ferro sul quale si appoggiano le pentole, abbiamo dovuto usare il fornelletto. Do un suggerimento. Togliete sempre la parte rotonda superiore (si svita facilmente) e riponetela in un posto sicuro perché se si tocca, si storta e diventa inutilizzabile. Siccome la polvere entra nel punto dove si avvita, prima di usarlo, fatelo sfiatare due secondi, altrimenti non si accende perché ostruito.
Cibo da non portare nei parchi: arance e limoni perché gli elefanti ne vanno ghiotti. Pur non volendo fare danni, potrebbero creare problemi alle jeep cercando di prenderli. Fiutano l’odore a distanza.
Acqua: Abbiamo sempre lavato i denti con l’acqua delle bottiglie e non abbiamo mai mangiato verdura cruda nei ristoranti (lavata da noi invece si).
Cellulare: super consigliato l’affitto del satellitare (lo si affitta presso i rental car) in diversi punti non c’è segnale.
Fuso: uguale all’Italia.
Fotografia: state attentissimi alla polvere che arriva ovunque. Proteggete l’attrezzatura e tutte le sere vi conviene pulirla. Ho fatto 3.900 foto … Come lenti ho usato 10-20, 24-105, 70-300. Il teleobiettivo è fondamentale per gli animali.
Sicurezza: a Windhoek sono da evitare le township ed è bene non girare dopo il tramonto a piedi. Prendere un taxi per andare fuori a cena. Non lasciate nulla sui sedili che possa interessare e fate in modo di trovare un hotel che abbia il parcheggio interno. Girare a piedi durante il giorno senza attrezzatura fotografica. Non voglio spaventare ma qualsiasi città è pericolosa specialmente se la gente è povera e rubando cerca di garantirsi un paio di pasti gratis. Se parcheggiate durante il giorno, vi si avvicineranno dei “parcheggiatori”. Se gli garantite una ricompensa al vostro rientro, vi controlleranno la macchina. Se si usano poche accortezze andrà tutto bene. Anche a Swacopmund dicono di stare un pochino attenti. Solo per sicurezza anche qui scegliere un hotel con parcheggio recintato. Per il resto la Namibia è più che mai sicura anzi, è veramente sicura. Spesso non si incontra nessuno per tantissimi km. e se ti fermi tutt’al più ti chiedono se hai bisogno. L’unica nostra paura era di poter aver problemi con la macchina anche se quelli del rental car assicurano auto nuova entro 24 ore.
Lingua: inglese, afrikaans e le varie lingue locali.
Corrente: acquistare un adattatore sudafricano/namibiano nel primo supermercato che trovate, all’aeroporto lo vendono. La corrente è a 220.
Temperatura: durante il giorno ha fatto caldo (anche 40°). Di notte le temperature sono scese parecchio (20°).
Sole: alba intorno alle 7.00 tramonto alle 18.30
Giornata tipo: all’alba in auto, se non prima, cena intorno alle 19 e in branda verso le 20/21.
Organizzazione: un genere di vacanza come questa si deve organizzare nei minimi dettagli per il fatto che si rimane diversi giorni in posti completamente sperduti. Si devono fare bene i conti per i rifornimenti di gasolio, cibo, acqua e legna.
Opinione generale: In 5 parole, come scrivo sempre: l’Africa non delude mai. Anzi ….
- C) ITINERARIO GIORNO PER GIORNO:
1) 12 aprile 2024 venerdì: Malpensa – Doha
Finalmente il sogno di Pier si realizza. A lui piacerebbe tantissimo vivere e lavorare a Swakopmund. Non poterlo fare, si toglie questo sfizio per una settimana, prima che arrivi io. Lavorerà in remoto da là. Lo porto a Malpensa con due nostri amici. Il volo Qatar parte delle 23.00 e dura 6 ore.
2) 13 aprile 2024 sabato: Doha – Johannesburg
Riparte alle 8.30 e si arriva a Johannesburg alle 16.00. Avendo modificato il volo, quello che Qatar ci ha proposto, che costava ovviamente meno, era con uno scalo lungo a Johannesburg. Quindi passa la notte lì.
Pernottamento: Sunrock Guesthouse – lodge – B & B
prenotato su booking – costo R 1.095 € 55
3) 14 aprile 2024 domenica: Johannesburg – Windhoek – Swakopmund – km.405 asfalto
Si imbarca alle 9.00 sul volo, dura un paio d’ore, per Windhoek. All’arrivo ritira la macchina, una Polo, dall’Avis e parte per Swakopmund. La Guesthouse mi ha detto che è carina e pulita.
Pernottamento: Atlantic-Square Guesthouse (B & B) – lodge – con colazione
prenotato su booking – costo N 1480 € 74
4) 15 aprile 2024 lunedì: Swakopmund – Walvis Bay – km.35 asfalto
Oggi si sposta a Walvis Bay, dove rimarrà per 4 notti. La Guesthouse mi ha detto che è carina e pulita. Le colazioni molto scarse. In questi giorni proverà tutti i ristoranti di Walvis Bay e poi torneremo insieme in un paio dove si è trovato bene.
Pernottamento: Aha! Cheers Guesthouse 拾间-海 – B & B
costo N 800 € 40
5) 16 aprile 2024 martedì: Walvis Bay
Lavoro e svago a Walvis Bay.
6) 17 aprile 2024 mercoledì: Walvis Bay
Lavoro e svago a Walvis Bay.
7) 18 aprile 2024 giovedì: Walvis Bay
Ultimo giorno per Pier a Walvis Bay, e giorno di partenza per me!!!!! Finalmente. Nostra figlia Martina mi porta a Malpensa. Avendo fatto una nuova carta di credito, ho diritto a tutte le lounge negli aeroporti, quindi ne approfitto e vado lì a pranzare. Il volo della Qatar delle 17.20. Sono seduta vicino ad un ragazzo ed una ragazza italiani che abitano uno in Australia e l’altra in Giappone. Passeremo tutto il viaggio a chiacchierare. Piacevolissimi. Atterriamo dopo 6 ore alle 23.30. A Doha c’è un’ora in più. Non entro nella lounge perché ho poco tempo e c’è un po’ di coda per accedere.
8) 19 aprile 2024 venerdì: Walvis Bay – Windhoek aeroporto – km.440 asfalto
Il mio volo, che durerà 8 ore, riparte alle 2.40 per Johannesburg. All’arrivo faccio un giro nei vari negozietti che solitamente visito. Praticamente nulla è cambiato dal nostro primo passaggio nel 2012. Noto un grande cartellone con la pubblicità di un nuovo liquore. Si tratta del Gin della Amarula. Solitamente a noi piace il classico liquore, quindi quando vedo questa novità, mi ripropongo di comprarlo prima di partire. Vado nella Lounge della Bidvest. Buffet super abbondante. Si può fare la doccia. Rimango qualche ora in relax prima di ripartire alle 15.00. Dopo due ore, atterro a Windhoek. Passo velocemente i controlli, recupero il bagaglio ed esco. Pier è lì che mi attende. Questa mattina presto è partito da Walvis Bay e ha lasciato la macchina in aeroporto. Finalmente siamo insieme nella nostra adorata Namibia! Prendiamo un taxi (Nad 600 € 30) e percorriamo in poco più di mezz’ora i km.45 che ci separano da Windhoek. L’hotel che abbiamo scelto, il Tenbergen, si trova all’interno di un complesso molto carino, dove ci sono uffici. Ha il parcheggio. Siccome alla Joe’s Bearhouse, dove di solito andiamo, andremo l’ultima sera prima di partire, con dei nostri amici, questa sera vogliamo provare un ristorante molto recensito. Si chiama Stellenbosh Vine Bar & Bistro (come la cittadina sudafricana famosa per i vini). Abbiamo fatto chiamare un taxi dall’hotel e siamo arrivati in 10 minuti. La taxista ci lascia il numero di telefono così quando abbiamo finito la possiamo richiamare. Paghiamo Nad 200 (€ 10) andata e ritorno. Il locale è molto carino. Ha un cortile interno. Ceneremo all’aperto. Prendiamo due filetti con verdure, due dolci ed una bottiglia di vino, ovviamente sudafricano. Tutto molto buono. Spendiamo Nad 1.050 € 52. Torniamo poi in hotel. Dopo 40 ore da quando mi sono alzata ieri mattina, finalmente tocco di nuovo il letto.
Pernottamento: Tenbergen Pension Hotel – lodge – B & B
costo N 1.216 € 60
9) 20 aprile 2024 sabato: Windhoek – Halali (Etosha) km.579 – km.435 (asfalto) + 144 (sterrato)
Anticipiamo di qualche minuto la sveglia … la voglia di iniziare il nostro viaggio, è tanta. Andiamo a fare colazione nel grazioso bar di fianco all’hotel. Possiamo spendere fino a Nad 300 (€ 15) con il buono che ci hanno dato. La differenza in più di Nad 50 (€ 2,50) la dobbiamo pagare. Alle 8.00 puntuali arriva un ragazzo della Bushlore che ci porta a recuperare la macchina. Come l’anno scorso il nostro Land Cruiser è pronto davanti all’ingresso. Ha la tenda aperta e tutte le cose di servizio sono fuori dalla macchina, pronte per le spiegazioni del caso. Andiamo negli uffici. Firmiamo vari documenti, paghiamo il saldo dell’affitto (l’acconto lo avevamo pagato al momento della prenotazione un anno fa) e ci fanno una strisciata della carta di credito di Nad 15.000 (€ 750), come garanzia. Gli chiediamo di velocizzare con le spiegazioni, visto che abbiamo già affittato diverse volte le loro macchine. Mentre Pier ed un ragazzo, sistemano le varie cose, io ne approfitto per fare il letto nella tenda, prima che la chiudano. Almeno questa sera all’Etosha, è una cosa in meno da fare. Alle 9.30 partiamo. Fa già un caldo pazzesco. Usciamo velocemente dalla città. Notiamo subito una cosa nuova. Quella che prima era la strada principale, la B1, che collega la capitale con il nord, ad una corsia per senso di marcia, ora è a due corsie e si chiama A1. Arriva fino a qualche km prima di Okahandja. Da qui in poi imbocchiamo la vecchia B1. I lavori comunque stanno procedendo. Non so fino a dove arriveranno. Alle 12.30 arriviamo ad Otjiwarongo. Ci fermiamo a pranzo in un grazioso hotel che ha un giardino interno, il Village Boutique Hotel. Prendiamo due sandwich e due birre (Nad 140 € 7). Dobbiamo fare la spesa per i prossimi giorni nel parco quindi andiamo al Shoprite. Ci sono anche il SuperSpar con il Tops! (dove vendono i liquori). Attenzione che dalle 13.00 del sabato, fino al lunedì mattina, e quando ci sono le feste, il Tops! è chiuso e nei market dove vendono alcolici, non si possono acquistare. Fanno questo per cercare di combattere l’alcolismo. Altri market che sono presenti in Namibia, dovesse servire, sono Choppies e Shoprite. Carichiamo tutto nel cassone alla bella e meglio, perché ci sono i soliti “parcheggiatori”, ai quali promettiamo sempre la mancia se ci guardano la macchina quando siamo nei negozi, sono parecchio fastidiosi. Le cose da frigo le ritiriamo invece subito bene. Con il caldo che fa, 35°, andrebbe subito a male. Alle 14.00 partiamo. In un’ora siamo ad Outjo. Ci fermiamo solo a fare gasolio. Costa Nad 22,83 (€ 1,14) al litro.
- Consiglio: fate il pieno prima di entrare nel parco. Capita spesso che i distributori che ci sono nei 3 campi, lo finiscano. A noi era successo nel 2017. Avevamo dovuto uscire da Namutoni e percorrere circa km.50 prima di trovarlo. Tanta gente era rimasta ferma nei campi ad attendere i camion dei rifornimenti. Noi eravamo stati fortunati ad averne ancora un po’. Se non lo avessimo trovato in quel paese, avremmo dovuto fermarci là chissà per quanto. Abbiamo visto che km.5 prima dell’Anderson Gate, hanno costruito un nuovo distributore, ma se tanto mi da tanto, quando lo finiscono all’interno, tutti andranno a fare il pieno lì, quindi si crea lo stesso problema.
Dopo un’altra ora, alle 16.00, arriviamo all’Anderson Gate, l’accesso principale dell’Etosha. Prima c’era solo una piccola costruzione con una sbarra, ora stanno ultimando una grossa struttura. La Namibia sta facendo grandi cambiamenti. Tutti i gate li troviamo modificati. Ho una certa nostalgia perché questo è stato il primo parco africano che abbiamo visitato, ed uno delle cause del nostro mal d’Africa. Ricordo benissimo quel giorno, 9 giugno 2012. I nostri figli avevano 9 anni (Martina) ed 11 (Matteo). Questa è la prima volta senza di loro. Avevamo tutti l’adrenalina a mille! Avevo trovato super insicuri tutti i gate, sia di accesso che dei campi, perché avendo solo una sbarra, gli animali potevano accedere senza problemi. Ricordo che ritenevo incoscienti quelli che dormivano in posti non recintati con la tenda sul tetto …. ritenevo …. ed ora è la cosa più bella che ci sia. Come cambiano le cose.
Informazioni sull’Etosha:
- Costi: Nad 150 (€ 7,50) a persona + Nad 50 (€ 2,50) la macchina a notte
- Se si entra dall’Anderson gate, le conservation fees bisogna pagarle alla reception di Okaukwejo (accettano carta)
- Orari di apertura: cambiano ogni due settimane in base all’alba e al tramonto. Noi abbiamo trovato indicativamente 7.15 – 18.30
- Limite velocità: 60 km. / h ma è tanto, se salta fuori un animale dai cespugli, non si riesce a fermarsi in tempo. Tanti vengono uccisi dalla velocità.
- Nome: originariamente era Oshindonga (significa “il luogo in cui non ci piante che crescono” oppure “Great White Place”, il grande luogo bianco) in lingua Oshivambo, parlata dagli ovambo, popolazione che vive nella parte nord della Namibia. I primi commercianti europei, incapaci di pronunciare il nome, lo hanno definito ‘Etosha’. Una leggenda boscimane dice che un tempo qui c’era un grande villaggio. Tutti gli abitanti sono stati uccisi e le lacrime delle donne sopravvissute hanno riempito il lago.
- Storia: i primi europei che vennero qui, nel 1851 furono il Sig.Anderson (il suo nome è stato dato al gate centrale del parco) e il Sig. Galton (il gate ovest prende il suo nome). Siccome la Namibia fu colonia tedesca dal 1884 al 1919 (fine della Prima guerra mondiale) il Sig. Von Lindequist (governatore dell’Africa tedesca del sud-ovest, chiamata così ai tempi la Namibia), decise, nel 1907 di dichiararlo riserva naturale, con una superficie di 100.000 kmq. Prese questa decisione per proteggere gli animali che venivano cacciati senza criterio. Nel 1967 divenne parco nazionale ma ridussero il territorio a 55.000 kmq. Nel 1970 ci fu un’ulteriore riduzione a 22.270 kmq, mantenuta ancora oggi. Nel 1973 finirono di recintarlo, per evitare il conflitto uomo-animale con 860 km. di rete di ferro.
- Geologia: si trova a 900/1000 mt. sul livello del mare. Il 25% del parco (5.000 kmq – 130 km. da est ad ovest e 50 km. da sud a nord) è coperto da un grande pan salato. Un tempo (12 milioni di anni fa) questa piana era un lago alimentato dal fiume Kunene poi, nel corso dei secoli, per i movimenti tettonici, ha cambiato corso (ora segna il confine tra Namibia ed Angola) ed il lago si è prosciugato. L’acqua, evaporando, ha lasciato una duricrosta salina formata da fluoriti, salgemma e argilla. È diventata così una grande depressione salina, arida e bianca, dove non vive nessun animale. La restante parte del parco (dove vivono gli animali perché c’è vegetazione) è formata da calcrete e roccia sedimentaria (deposizione di carbonato di calcio) quindi anche qui il colore bianco è predominante. Ecco spiegato il perchè del nome Etosha, il grande luogo bianco.
- Durante l’estate l’acqua delle piogge e quella che porta qualche fiume, si ferma nel pan. Non lo riempie tutto ma in una buona parte raggiunge i 10 cm. Solo in questo caso, si possono vedere fenicotteri, cicogne e pellicani.
- Lodge: Si può pernottare nei seguenti lodge (da ovest verso est): Dolomite, Okaukuejo, Halali, Namutoni ed Onkoshi. Poi c’è un campeggio, l’ Olifantsrus Campsite. Nei lodge c’è la possibilità di fare rifornimento carburante e c’è un piccolo negozio con i generi di prima necessità.
- La parte occidentale del parco era chiusa ai turisti (poteva accedere solo chi pernottava al Dolomite Camp). È stata aperta il 28 febbraio 2014.
- Gate per accedere sono (da ovest verso est): Galton Gate (vicino al Dolomite camp) aperto a tutti i turisti il 28 febbraio 2014, Andersson Gate (vicino al Okaukuejo Camp), Von Lindequist Gate (vicino al Namutoni Camp), e King Nehale Lya Mpingana Gate aperto nel 2003.
Dal Galton Gate ad Okaukwujo sono 200 km. – Da Okaukuejo ad Halali sono 70 km. – Da Halali a Namutoni sono 70 km.
- Strade: solo sterrate per un totale di 753 km.
- Vegetazione: è formata principalmente da piante di Mopane (80% della vegetazione – in lingua shona vuol dire farfalla, in effetti le foglie sono doppie e sembrano le ali di una farfalla), acacia nebrownii (sembra la nostra mimosa ma con lunghe spine, sono cespugli), acacia camelthorn o acaia erioloba (classica pianta ad ombrello – le radici possono raggiungere la profondità di 80 metri per trovare l’acqua), terminalia purpurea, piante alofite (cespugli che riescono a vivere dove c’è terreno salato) epoi ci sono degli alberi più spettacolari del parco, i Moringa africano, (Moringa ovalifolia) o un albero fantasma (all’alba e al tramonto, quando la luce è bassa proiettano sul terreno delle lunghe ombre che sembrano fantasmi). C’è una zona appositamente recintata per preservarla, circa 30 chilometri ad ovest di Okaukuejo. Questo è un habitat insolito per la moringa che solitamente cresce in altre zone. Spesso viene scambiato per un piccolo baobab.
- Animali: Vivono 114 tipi di mammiferi (leoni, ghepardi, leopardi, iene maculate, tassi del miele, sciacalli, elefanti, giraffe, gnu, zebre di Hartmann e zebre di Burchell, springbok, orix, kudu maggiore, facoceri, impala, raciferi ccampestri, eland, rinocertonti bianchi e neri), 340 di uccelli, 110 di rettili, 16 di anfibi ed una specie di
- Pozze di abbeveramento per gli animali: sono 86. Alcune sono naturali (28) alimentate dalle falde acquifere dei fiumi provenienti dal sud del parco, mentre altre 58 sono artificiali. Le pozze dei lodge sono illuminate di notte. La pozza di Halali, chiamata Moringa waterhole (ci sono diverse piante di moringa ovalifolia), ha una caratteristica particolare. Quelle che sembrano rocce, sulle quali ci si siede per ammirare gli animali, in realtà sono colonie fossili di cianobatteri (alghe) risalenti a 800 milioni di anni fa.
Ci registriamo presso gli uffici provvisori che si trovano in un container e poi percorriamo i km.18 di asfalto che ci separano da Okaukuejo. Vediamo qualche erbivoro. Andiamo alla reception a pagare le coservation fees (Nad 150, € 7,50) a testa a notte + Nad 50, € 2,50, la macchina a notte (per 3 notti) = Nad 1.050 € 54). Si può pagare con carta di credito. Chiediamo se ci fosse la possibilità di invertire il pernottamento di questa sera (Halali) con quello di domani sera (Okaukuejo) ma ci dicono che qui è pieno. Pier è un po’ provato dal caldo, abituato alle temperature di Walvis Bay (c’erano 10°). Pazienza. Acquistiamo al market della legna, la birra ed una bottiglia di vino sudafricano. Il parco non rispetta le regole di divieto vendita alcolici nel week-end. Ripartiamo subito per Halali. Non faremo soste. Vediamo solo qualche erbivoro, le pozze sono deserte. Verremo a sapere che un paio di settimane fa ha piovuto tantissimo quindi ora c’è acqua in tutto il parco. Solitamente c’è sempre una processione costante di animali che si abbeverano ma, essendo il punto in cui si mettono la maggior parte delle volte i predatori, se possono, stanno alla larga. Questo farà si che vedremo poco, rispetto alle altre tre volte in cui siamo stati qui. Peccato. Le strade sono terribili, tutte piene di buchi. Saranno così in tutta questa parte di parco, da Okaukuejo a Namutoni. Nei nostri precedenti viaggi le abbiamo sempre trovate perfette, sterrate ma ben battute. Sicuramente non le hanno ancora sistemate post piogge. Ora abbiamo le gomme gonfie da asfalto, quindi, attutiscono di meno i colpi, ma anche quando le sgonfieremo domani mattina, la situazione cambierà di poco. In un’ora e 15 percorriamo in km.70 che ci separano dal nostro pernottamento. Arriviamo alle 17.45.
Pernottamento: Halali Camp – campeggio – solo pernottamento – costo N 840 € 42
prenotato e pagato sul sito dell’NWR (https://www.nwr.com.na/)
Andiamo subito alla reception a registrarci. Non c’è un punto fisso dove parcheggiare quindi scegliamo quello che ci aggrada di più, distante da altre persone. Questo campo è mezzo vuoto. Organizzo come prima cosa la macchina. Tolgo dalle valige tutte le cose che ci servono e le metto nel cassettone che si trova sotto il pianale nel cassone posteriore. Ritiro bene tutta la spesa. Come sempre mi sono fatta dare al market due scatoloni di cartone dove mettere quello che non ci sta nel cassettone, soprattutto le bibite. Sono molto comodi. Ci laviamo nei bagni del campeggio (datati ma puliti). Il tramonto è alle 18.40. Andiamo a cenare al ristorante del camp perché non abbiamo voglia di cucinare. Ceneremo bene. Pier prende il pollo, io un filetto. Entrambi hanno verdure. Hanno la birra alla spina. Spendiamo Nad 590 (€ 30). Andiamo poi alla pozza. La si raggiunge a piedi in poco più di 5 minuti. Essendo buio alziamo gli occhi al cielo. La Croce del Sud è una calamita per noi, la cerchiamo in tutte le serate africane. Ci avviciniamo alla pozza senza fare rumore. Ci sono una ventina di persone in religioso silenzio. C’è una luce fioca che illumina l’acqua. Rimaniamo a bocca aperta! Ci sono 4 rinoceronti neri che bevono. Tre sono insieme da una parte, uno è dall’altra da solo. Questo ha il corno tagliato per cercare di disincentivare i bracconieri. Quando se ne vanno ne arrivano altri due, una mamma ed un cucciolone. Arrivano poi due iene maculate e dopo una marrone. C’è talmente tanto silenzio che riusciamo a sentire le lappate che danno quando bevono. Quando non c’è più nessun animale, torniamo alla macchina. Finalmente dopo un anno si dorme di nuovo nella tenda! A noi piacciono questo tipo di pernottamento nei camps non recintati, per il fatto che notte possiamo avere gli animali vicino e si possono sentire bene i versi degli animali. Per questo adoriamo il Botswana e lo Zimbabwe. Purtroppo, l’Etosha ha le recinzioni quindi queste tre notti non avremo nessuna visita notturna. Sentiremo solo la voce delle persone che andranno avanti ed indietro alla pozza tutta la notte … educazione zero.
10) 21 aprile 2024 domenica: Halali (Etosha) – Okaukuejo (Etosha) (km.270 (sterrato)
L’alba è alle 7.00 quindi alle 6.15 ci alziamo e sistemiamo la macchina. Andiamo una volata alla pozza ma è deserta. Usciamo appena aprono i cancelli. Non sto qui ad elencare tutti gli erbivori che vediamo, comunque non tanti. Andiamo alla pozza Goas, molto bella. Andiamo anche dalla parte opposta alla strada d’arrivo. C’è solo un fenicottero che beve. Pazzesco. L’abbiamo sempre trovata piena di animali, ed una volta c’erano anche i leoni. Facciamo colazione e poi proseguiamo. Raggiungiamo velocemente la zona di Namutoni, dove, dagli ultimi avvistamenti indicati su vari gruppi Facebook, risulta essere molto battuta dai predatori. Un paio di km. prima dello svincolo per la pozza Chudop (mi piace un sacco), vediamo un polverone pazzesco. Centinaia di springbok che si trovavano nella zona verde che costeggia la piana bianca (si chiama Pan), scappano come dei matti nella distesa di sale. Il sole è dietro di loro, quindi, crea un contrasto molto bello. Mi casca l’occhio e vedo due ghepardi seduti. Stavano tentando un’azione di caccia, ma sono stati sgamati ancor prima di iniziare a correre. Si guardano intorno cercando altro da mangiare, sono evidentemente delusi. Quando si sdraiano di nuovo, proseguiamo. Allo svincolo per Chudop vediamo due leoni sotto un cespuglio che dormono. Li disturbiamo con la macchina, fermandoci, quindi alzano la testa. Nessuna criniera quindi due femmine. Vedendo che non hanno nessuna intenzione di fare altro … procediamo. Andiamo a Chudop dove ci sono delle giraffe che bevono, a Klein Namutoni, anche qui giraffe, e poi percorriamo il Fisher’s Pan, appena sopra il Camp Namutoni. È un giro piacevole che richiede 45 minuti. Vediamo solo qualche gnu. Torniamo poi a Chudop ed un ghepardo, con il muso tutto sporco di sangue, esce dal cespuglio sotto il quale ha consumato il suo pasto. Cammina lentamente, attraversando la strada davanti alla nostra macchina, sparendo nel bush. Torniamo alle leonesse. Non abbiamo capito se c’è stato un tentativo di caccia o meno. Uno gnu, ignaro della loro presenza, passa a pochi metri da loro. Una delle due si mette nel classico atteggiamento d’attacco ma non scatta. L’altra guarda noi, anche se ovviamente siamo immobili e a debita distanza. Non abbiamo capito se non ha tentato di prenderlo perché la seconda era distratta, o semplicemente perché avevano già mangiato ed era infastidita dal fatto che si fosse avvicinato. Le loro pance mi sembrano belle tonde quindi mi sono fatta l’idea che non avevano fame. Dopo un attimo si sdraiano di nuovo a dormire. Noi proseguiamo e torniamo ai ghepardi. Fatichiamo a trovarli, ma avevamo segnato il punto preciso sulle mappe di Maps.me. Ci guardiamo intorno e li troviamo a pochi metri dalla strada, sdraiati sotto una pianta. Quando ci fermiamo si mettono seduti e ci guardano. Faccio qualche foto e poi, quando si sdraiano di nuovo, ripartiamo. Finalmente vediamo due elefanti. Alle 13.15 arriviamo ad Halali. Mangiamo qualcosa acquistato ieri, sui tavoli del campeggio. Pier si fa un pisolino in macchina, io vado alla pozza. Fa un caldo pazzesco. C’è solo un brutto marabù che beve. Due buffi scoiattolini saltellano tra le rocce. Una ragazza gli da un pezzo di carota. Non avrebbe dovuto perché non bisogna dare cibo agli animali. A parte il fatto che poi elemosinano ad ogni persona che vedono, la cosa peggiore è che non sono cose alle quali sono abituati e potrebbero poi farli stare male. Questo vale quanto per uno scoiattolo, quanto per qualsiasi animale. Pier viene a recuperarmi in macchina e alle 14.45 ripartiamo. Andiamo a Salvadora. Sempre un bel colpo d’occhio. La pianta è la più fotografata del parco. Ci sono diversi gnu che rincorrono come dei matti e fanno salti buffi. Alle 16.30 arriviamo ad Okaukuejo. Acquistiamo ancora due cose al market e poi facciamo il check-in. Questa volta abbiamo il posto fisso. Il campo è pieno. Sistemiamo macchina e tenda, andiamo a fare la doccia e poi andiamo alla pozza a vedere il tramonto. È deserta di animali ma piena di imbecilli. C’è scritto di fare silenzio, ma dovrebbe essere sottinteso anche senza i cartelli …. Diverse persone chiacchierano e ridono a voce alta, come se fossero al bar. Dei bambini schiamazzano giocando con delle macchine e poi corrono di qua e di là senza essere ripresi dai genitori. A parte il fatto che qualche animale potrebbe aver bisogno di bere e magari non si fida ad avvicinarsi per il rumore, ma c’è anche il non rispetto per chi vuole godersi il momento in santa pace. Ce ne andiamo parecchio infastiditi e come noi altre persone. Andiamo al campo e … altra cosa piacevole. Tre jeep, quindi 6 adulti e 6 bambini, italiani, di cui il più piccolo avrà avuto meno di 6 mesi, hanno allestito una bella tavolata. Anche qui schiamazzi da bar e parco giochi per i figli. Peccato che quando viene buio vediamo due sciacalli (ce ne sono sempre) che girano. Non sanno cosa hanno rischiato. Ceniamo in questa “pace assoluta” scambiandoci occhiate di complicità con una coppia di svizzeri parcheggiati di fianco a noi, anche loro scocciati. Questa sera prepariamo una sorta di tapulone (carne trita) con cipolla, pomodori e peperoni. Altra cosa che contribuisce a rovinarci la serata, il frigo va in tilt. Non sta più acceso. Ci scriviamo con la Bushlore. Domani mattina alle 8.00 un tecnico verrà qui. Mentre tribuliamo a capire bene quale sia il problema, gli svizzeri vengono a dirci che c’era un rinoceronte alla pozza ed ora ci sono gli elefanti. Vado di corsa. Era nelle mie intenzioni passare il dopo cena là a guardare gli animali, non a smontare mezza macchina … Al mio arrivo trovo una ventina di pachidermi, illuminati dalla luce fioca, attaccati alla recinzione. In linea d’aria sono a meno di 4 metri, si sente la loro puzza. La cosa sorprendente è che sono famosi per il gran baccano che fanno e per la poca attenzione che hanno quando arrivano a bere, durante il giorno. La notte sono silenziosi. Quando si muovono sembra che camminino su un terreno ammortizzato. Senza fare nessun rumore, lentamente escono dal fascio della luce e spariscono nel buio. Così faccio anche io. Quando torno Pier sta già dormendo.
Pernottamento: Okaukwejo Camp – campeggio – solo pernottamento – costo N 860 € 43
prenotato e pagato sul sito dell’NWR (https://www.nwr.com.na/)
11) 22 aprile 2024 lunedì: Okaukuejo (Etosha) – Olifantrus (Etosha) (km.240 (sterrato)
Questa è stata una “bellissima” nottata durante la quale non abbiamo praticamente chiuso occhio, e come noi tutto il campo. Il bambino italiano con meno di 6 mesi, ha pianto tutta la notte. Il padre ha pensato bene di mettere l’urlatore nel passeggino, e girare a piedi tra le macchine parcheggiate. Meglio non commentare. Avesse almeno avuto l’accortezza di spostarsi nella zona ristorante dove non c’è nessuno che dorme … Ci alziamo con calma ed attendiamo il meccanico che arriva alle 8.00. Lavora un’ora e ci dice che c’era solo polvere nella presa che collega il frigo. Per noi è la batteria che non lo carica ma accettiamo fiduciosi la sua convinzione. Paghiamo circa Nad 400 (€ 20). La Bushlore dice di tenere la ricevuta. Al rientro ci faranno l’accredito. Ci dicono di fare così perché questo signore non è convenzionato con loro. Alle 9.00 finalmente partiamo. Abbiamo perso le due ore migliori della giornata per fare avvistamenti. Gli italiani sulle 3 jeep devono ancora svegliarsi … Andiamo diretti ad Olifantsbad senza vedere nulla, anche Nebrowni, stranamente è deserta. All’arrivo ad Olifantsbad finalmente qualcosa degno di nota. Ci sono una ventina di elefanti al bagno, con molti impala e kudu che hanno dovuto cedere il posto, quindi, sono a debita distanza che guardano verso di loro. Ci parcheggiamo per goderci lo spettacolo anche se è in controluce. Dopo un attimo sentiamo muovere leggermente la macchina. Non capendo perché, guardo fuori dal finestrino verso il retro, e vedo metà testa e metà corpo di un grosso elefante maschio. Panico! Pier mi passa al volo il bicchiere del caffè e mette in moto. Ovviamente non lo avevamo visto arrivare. Non avendo più nessun intralcio, corre alla pozza sbattendo testa in ogni direzione, e barrendo. Non c’era mai successa una cosa simile. Poteva girarci la macchina, ma essendo animali intelligenti, ci ha dato solo un segnale. Dopo un attimo arrivano un’altra ventina di elefanti, in gran carriera, alzando un polverone pazzesco, dalla parte opposta della pozza. Ci sono tanti piccoli. Bell’immagine. Proseguiamo il nostro giro e andiamo ancora alla pozza Salvadora. Questa volta è deserta. Alle 12.30 andiamo al Camp di Okaukwejo. Parcheggiamo sotto una pianta all’ombra, visto che al sole è impossibile stare. Cuciniamo un risotto. Vado ancora alla pozza ma è vuota. Andiamo a fare gasolio e alle 13.30 partiamo diretti ad Olifantrus. Finalmente la strada è bella e la troveremo così fino al Galton Gate, il gate ovest del parco. Questa parte è poco battuta dai turisti, quindi si rovina di meno. Tralasciamo di andare ad Okondeka, sempre battuta dai leoni, tanto abbiamo visto che i meccanismi del parco sono completamente diversi dal solito. Impiegheremo due ore e mezza per raggiungere l’Olifantrus Camp. Ci fermiamo a tutte le pozze e troviamo diversi animali. Belle Ozonjuitji, Sonderkop e Teespoet. Non belle Arendsnes, Duiwelsvuur eTobiroen. Alle 16.00 arriviamo al camp. È piccolo e carino. La struttura dei bagni è datata ma pulita. Alla reception c’è una ragazza con un bimbo piccolo quindi le regalo parecchi vestitini. È super felice visto che ha 5 figli. Ci sistemiamo dove preferiamo. Scegliamo un posto sotto un parasole in stoffa. Qui la sabbia è arancione. Andiamo all’hide. Avevamo deciso di venire qui proprio per questo. Lo si raggiunge su un camminamento rialzato. È a due piani. La pozza è proprio attaccata quindi dal piano terra si possono vedere gli animali solo separati dal vetro, mentre al primo piano li si vede dall’alto, sempre vicinissimi. Quando eravamo stati qui nel 2017 avevo detto che se fossimo tornati all’Etosha, avrei voluto venire a dormire qui, a costo di dormire in macchina visto che non avevamo ancora preso in considerazione il campeggio con la tenda su tetto della jeep. Purtroppo, non c’è nessun animale che beve. Nell’acqua ci sono delle tartarughe che nuotano. Ci andiamo poi a lavare e veniamo di nuovo qui per il tramonto, con patatine e birra. Per cena facciamo la griglia con le verdure. Alle 20.30 dormiamo, visto la nottata precedente, siamo parecchio stanchi.
Pernottamento: Olifantrus Camp – campeggio – solo pernottamento – costo N 920 € 46
prenotato e pagato sul sito dell’NWR (https://www.nwr.com.na/)
12) 23 aprile 2024 martedì: Olifantrus (Etosha) – Opuwo
- 281 (km.93 sterrato + 188 asfalto)
Silenzio tombale tutta la notte. Facciamo colazione con calma, andiamo alla pozza e, dopo aver chiesto ad un ragazzo, quale fosse la strada migliore per raggiungere il gate, alle 8.00 partiamo. Nel 2017 avevamo percorso quella più a nord (le pozze erano tutte belle), ma avendo avuto indicazione che è migliore per i paesaggi quella che passa a sud, ci fidiamo e la imbocchiamo. Alla pozza Okawao ci sono diverse giraffe ed un elefante, alla Jakkalswater ci sono tante zebre, springbok, struzzi ed alcuni sciacalli. Lungo la strada troviamo una ventina di elefanti. Facciamo una deviazione sulla strada che porta al Dolomite Camp per andare a Renostervlei. Ci sono diversi orix, red hartebeest, zebre e una giraffa che beve. Ora è arrivato il momento di lasciare in parco. Questa volta usciamo non soddisfatti per le strade brutte e per le persone poco rispettose degli altri e degli animali. Per quanto riguarda gli avvistamenti, siamo stati fortunati per i 6 rinoceronti, i due ghepardi insieme, quello da solo e per le due leonesse, ma per il reso abbiamo visto poco, ma non è uno zoo quindi ci sta. Dopo km.747 fatti nel parco, alle 11.00, usciamo dal Galton Gate. Viaggeremo sulla C35 e poi sulla C41, asfaltate e con una sola corsia per senso di marcia. Dopo pochi km. c’è un controllo veterinario. Andando verso nord non ci chiedono se abbiamo carne o meno, visto che, anche se l’avessimo, ovviamente l’avremmo comprata in zona controllata. Vogliono invece vedere la patente. Diamo quella italiana e va bene. Non ci chiedono quella internazionale. Ci fermiamo lungo la strada a mangiare qualcosa. Circa km.10 prima di Opuwo c’è un altro controllo della polizia. Non ci fermano. Arriviamo in città alle 14.00. Opuwo è esattamente come lo ricordavamo, solo con 30° di più, rispetto a giugno 2012. Una città brutta e polverosa, con centinaia di persone per strada. Un mix di etnie, alcune persone sono vestite normalmente, altre sono himba quindi coperte di pelle di capra ed il seno scoperto ed altre herero, con i caratteristici vestiti colorati ed il cappello a forma di corna di mucca.
Info su questi popoli:
I popoli herero ed himba appartengono allo stesso gruppo etnico di lingua bantù che secoli fa si stabilì in quello che oggi è il nord della Namibia.
Ma verso il 1800 il gruppo iniziò a separarsi; una gran parte si spostò verso sud e divennero noti come Herero, quelli che invece rimasero divennero gli antenati del popolo Himba che conosciamo oggi.
Successivamente gli Himba migrarono verso l’Angola, per fuggire alle frequenti aggressioni delle popolazioni Nama.
Conseguenza di questa migrazione fu che gli Himba non ebbero contatti con i colonizzatori tedeschi, che giunsero nell’Africa del sud-ovest alla fine del 1800, mantenendo perciò immutato il loro stile di vita, a differenza di quanto accadde invece agli herero che dovettero adottare usanze e costumi dei colonizzatori.
Si dice che i vestiti delle donne Herero abbiano sette sottovesti. L'”Ohorokova”, il loro abito tradizionale, deriva dalle mode tedesche di fine Ottocento ed inizio Novecento.
Abiti lunghi, con gonne ampie e strutturate, in tipico stile Vittoriano. L’abbigliamento è completato da un cappello a forma di corno di vacca.
Gli herero, che storicamente sono allevatori di bestiame, misurano la loro ricchezza nel bestiame e rendono omaggio a quella parte della loro identità attraverso questo capo della moda tradizionale.
Le donne himba, dall’aspetto austero e fiero, sono immediatamente riconoscibili per la loro pelle color ocra intenso e le elaborate acconciature.
Vestite solo di minigonne di pelle di capra, si proteggono la pelle con l’otjize, un’emulsione di burro ed ocra rossa mescolati con la profumata mirra. I capelli con i dreadlock di otjize, la crocchia di morbida pelle di capra (erembe), i gioielli realizzati con conchiglie, rame, metallo e canne intrecciate rendono il loro aspetto assolutamente unico.
Dobbiamo fare parecchie cose quindi ci armiamo di coraggio per scendere con più di 40° e cercando di evitare di essere agganciati da persone insistenti. L’unica soluzione è, al primo che arriva, affidargli la macchina promettendogli una mancia al nostro ritorno. Andiamo subito allo Spar a fare la spesa, ma non riusciamo a farla con calma perché continuiamo ad andare a controllare la macchina. Finirà che compreremo solo lo stretto indispensabile. Oltretutto non siamo molto sicuri sul funzionamento del frigo quindi preferiamo prendere meno cose fresche. Carichiamo al volo tutto sui sedili posteriori e ci spostiamo in fretta perché siamo accerchiati da persone che ci chiedono qualcosa. Sapevamo che era così. Qui la gente ha fame, quindi, cercano di fare i furbi con i turisti. Andiamo poi al Tops! per comprare qualche birra ed un paio di bottiglie di vino. Entro solo io, Pier sta in macchina. Andiamo poi al distributore a comprare una tanica aggiuntiva per il gasolio. La macchina sta consumando molto più del previsto quindi abbiamo paura di non riuscire a fare tutto il giro che avevamo in mente solo con le due affittate alla Bushlore. La paghiamo Nad 400 € 20. Stupidamente non chiediamo la ricevuta, altrimenti, ci rimborsavano i soli, alla restituzione della macchina. Facciamo poi gasolio e riempiamo tutte le taniche. Anche al benzinaio non ci lasciano tranquilli. Sfiniti andiamo all’Opuwo Country Lodge, il nostro pernottamento. La strada sterrata sale sulla collina. L’hotel si trova sulla sommità, con vista tramonto. Arriviamo alle 15.30. Qui avevamo prenotato il campeggio ma vedendo quanto siamo cotti dal caldo e dovendo sistemare bene la macchina per i prossimi giorni, durante i quali dovremo essere autonomi in tutto, chiediamo una camera. Paghiamo la differenza. Con il senno di poi è stata una stupidata. La camera è bella ma il parcheggio è distante, è su terra ed è tutto sotto il sole quindi dovremo sistemare tutto in condizioni non ottimali. Domani mattina, andando via, vedremo il campeggio. Era sul versante opposto della collina, quindi all’ombra ed ogni piazzola aveva una struttura in muratura con bagni e cucina. Avremmo tribulato di meno. Va beh. Sistemiamo quindi tutto e poi andiamo in piscina. Pier fa il bagno. La struttura, carina, è esattamente come 12 anni fa. Il personale, sempre poco simpatico. Andiamo a farci la doccia e poi torniamo per il tramonto e per cenare. Per il tempo in cui abbiamo sfruttato la camera, abbiamo buttato via i soldi, e poi di notte c’era una zanzara in camera che ci ha fatto dormire da cani. La cena sarà molto buona anche se Pier prende un bicchiere di vino bianco, ed è caldo. Per fortuna non abbiamo preso la bottiglia, com’era nelle nostre intenzioni iniziali. Spendiamo Nad 600 € 30. Facciamo qualche video chiamata con i ragazzi a casa e con i nostri amici, e poi andiamo a dormire.
Pernottamento: Opuwo Cowntry Lodge – Lodge – B & B
– costo N 3.600 € 180
13) 24 aprile 2024 mercoledì: Opuwo – Marble Mine (km.204 sterrato)
Ci alziamo di buon’ora, finiamo di sistemare la macchina, andiamo a fare colazione e alle 7.30 partiamo diretti nel nulla più assoluto. Per 6 giorni non troveremo quasi anima viva, se non fosse per qualche himba, capre e mucche. La destinazione è la bellissima piana di Marienfluss che si trova tra le Epupa Falls e l’oceano. Si potrebbe raggiungere più comodamente dalle cascate, ma bisognerebbe fare il terribile Van Zyl’s Pass (bisogna essere in due mezzi perché il rischio di cappottarsi con la macchina è altissimo). L’abbiamo ovviamente scartato all’istante, dopo il primo video visto su Youtube. Ripassiamo per la sonnecchiante Opuwo. C’è una sorta di nebbiolina che sta sparendo con l’arrivo del sole. Ci sono poche persone in giro. Uscendo dalla cittadina, vediamo alcuni piccoli agglomerati di capanne dove le persone stanno iniziando le attività giornaliere. Alcuni pastori si stanno già spostando con il bestiame, verso pascoli di erba fresca. Dove pernotteremo, a Marple Mine, poco dopo Orupembe, si può arrivare percorrendo due strade. La prima è la D3703 che passa per Etanga (ma dai video visti su Youtube è tenuta male) mentre la seconda, che percorreremo noi, è la D3707 che passa per Kaoko Otavi, Otjiu e Sanitatas. Pier in questi mesi passati ha visto decine di video, quindi, conosce a memoria ogni singolo metro delle piste che andremo a percorrere. L’incognita è come sono quest’anno, post piogge, anche perché ora che arrivano a sistemarle quassù, passano mesi …. Lungo tutte le strade ci sono dei campeggi (segnati su Tracks4Africa) quindi abbiamo dei punti di riferimento su dove poter dormire, anche se si potrebbe stare ovunque, non ci sono divieti. I campeggi che abbiamo trovato, siamo andati a vederli. Non hanno nessun servizio quindi tra dormire lì o altrove, non c’è differenza. Volutamente non abbiamo fatto prenotazioni, non sapendo dove saremmo riusciti ad arrivare. Dopo km.26 sulla D3704, percorsi in 40 minuti, e dopo la sosta foto al cartello con il pericolo elefanti, imbocchiamo la D3707 alle 8.10. Abbiamo un filo di ansia per la paura che possa succedere qualcosa alla macchina ma allo stesso tempo, gioia per poter vedere questi posti che ci sogniamo da quando avremmo dovuto fare questo viaggio nel 2020. Vedremo alcuni villaggi himba in lontananza dalla strada. Il paesino di Kaoko Otavi è microscopico e deserto. Subito dopo inizia la strada brutta. Viaggiamo su quello che è il letto di un fiume asciutto. Nel Kaokoland e Damaraland, durante il periodo delle piogge è super pericoloso campeggiare nei letti dei fiumi perché sono effimeri, l’acqua arriva all’improvviso. Abbiamo visto, nel corso di questi anni, tante immagini di macchine sommerse dall’acqua. I paesaggi, dopo un tratto insignificante in mezzo a piante di mopane, iniziano a diventare belli. Passiamo in una piana immensa, bianca con erba gialla, circondata da montagne, dove ci sono mucche al pascolo e villaggi himba. Da lontano ne vediamo due persone a dorso di asinello. Man mano che ci avviciniamo, si fermano e ci sorridono. Sono una mamma, su un asino, ed un papà con due bimbi, sull’altro. Quello che tiene davanti è piccolino. Ci fermiamo. Diamo dei vestitini per i bimbi (loro non li usano ma li possono tagliare ed usare per coprire le parti intime) e a lui un cappellino con la tesa. È super felice. Lei è proprio bella. Faccio loro qualche foto e poi proseguiamo. Alle 10.50, dopo km.60 dallo svincolo con la D3704, percorsi in 2 ore e mezza, arriviamo al piccolo paesino di Otjiu, dove “scorre” il fiume Hoarusib (lo ritroveremo, con l’acqua, a Purros). Ci sono diversi struzzi. Dopo una trentina di km. di paesaggi che hanno colori bianco, giallo, rosa e rosso, sappiamo esserci due campeggi, uno sulla destra, Otjikongo, (non andremo a vederlo) ed uno sulla sinistra. Erano i nostri punti di riferimento dove dormire nel caso avessimo impiegato molto più tempo ad arrivare fino a qui. Deviamo per più di 1 km. per raggiungere quello di sinistra, su una strada brutta, passando in un tratto nel letto del fiume, dove c’è ancora acqua. Lo raggiungiamo in un’ora da Otjiu, alle 12.00. Il paesaggio è bello, sulle rive del fiume ci sono le palme. Il campeggio è un Community Campiste, non ha nome, gestito dalla popolazione locale. Non ci sono servizi, bisogna essere autonomi in tutto. La cosa carina è che nessuno pensava potessero arrivare potenziali clienti, ma nonostante questo abbiamo trovato tutto perfettamente rastrellato. Sulla sabbia non c’è neppure una foglia. Vista la temperatura, ci posizioniamo all’ombra di una pianta. Nel fiume passano alcune capre e dopo un attimo arrivano due bimbi himba ed una ragazzina. Rimangono a distanza a guardarci mangiare. A noi si stringe il cuore quindi li chiamiamo e diamo loro qualcosa. Avendo i bicchieri di plastica usa e getta, gli facciamo assaggiare il succo all’arancia. Fanno facce strane ma poi sorridono e ne chiedono ancora. Alle 12.30 percorriamo a ritroso la stessa strada. Quando arriviamo alla principale, diversi bambini corrono di fianco alla macchina, urlando e salutandoci con la mano. Questi vivono proprio nel nulla assoluto. Giriamo a destra (la strada a sinistra, tutta nel letto del fiume Horausib, arriva a Purros). Viaggeremo sempre sulla D3707. Passiamo in una zona rocciosa che supera delle montagne brulle. Passiamo il paese di Okandjombo che si trova in una zona piena di capre e piante di euforbia. I paesaggi a volte sono di roccia rossa a volte sabbiosi con erba gialla. Vediamo diversi springbok, degli oryx ed il teschio di un kudu, quindi, vuol dire che alcuni esemplari vivono qui. Passiamo per Sanistatis. Arriviamo alle 15.00, quindi dopo 2 ore e mezza (km.45) dal camp dove abbiamo pranzato, ad uno svincolo, nei pressi di Orupembe. Entrambe le strade portano alla nostra destinazione finale, Marienfluss. Noi percorreremo quella di destra per arrivare, percorrendo il molto impegnativo Jubert’s Pass, e torneremo qui percorrendo quella di sinistra. Imbocchiamo quindi la strada a destra. Dopo circa 1 km. sulla sinistra, vediamo il primo Lone Stone Man. Si tratta del n°27. Parcheggiamo e lo raggiungiamo. È alto circa un metro. È un’emozione vederne uno! Più che altro per tutto l’alone di mistero che li avvolge
Informazioni sui Lone Stone Man of Namibia, gli uomini di pietra solitari, il grande mistero del Kaokoland:
Gli uomini di pietra sono sculture fatte da un misterioso artista, utilizzando pietre del posto, unite con ferro saldato.
Sono alti circa un metro. Dovrebbero essere 39. Ciascuno ha una targhetta con il numero ed un messaggio.
Non si sa chi sia l’artista e non si sa se continuerà a costruirli. Visto che lui/lei non ha voluto né prendersi il merito, né divulgare il posto il cui li ha posizionati, i turisti hanno deciso di rispettare questo suo volere. Solo di qualcuno, si ha indicazione di dove sia, perché, chi li ha trovati, sbagliando, ha dato qualche indicazione di massima, non le coordinate precise. Si crea così una sorta di caccia al tesoro. Si sa solo che si trovano nel Kaokoland, il selvaggio West della Namibia. Sono stati avvistati fino al fiume Hoanib a sud, al Van Zyl’s Pass ad est, ad Otjinungua a nord e persino nello Skeleton Coast National Park a ovest. Non sono assolutamente facili da trovare.
Passiamo per un tratto desertico di roccia scura per poi arrivare nella bella Otjiha Plans. Qui c’è sabbia rossa ricoperta di erba gialla. Ci sono struzzi, springbok ed asini che pascolano. Ci sono alcune trombe d’aria che sollevano la sabbia. C’è parecchio vento. Passiamo per il villaggio Onjuva dove vediamo qualche persona con le capre, e poi vogliamo andare a curiosare all’Etambura Camp (http://www.kcs-namibia.com.na/etaambura-camp.html). Dovesse interessare qui hanno camere ma non c’è nessun servizio ristorante. Bisogna cucinare con le cose in dotazione della macchina. Costa Nad 1450 (€ 72) a testa. Si trova in una posizione molto bella su una collina. Avevamo valutato, tra le varie possibilità, anche di venire a dormire qui, ma non sapendo i tempi di percorrenza delle strade, non avevamo voluto prenotare. Meglio così perché non riusciamo a raggiungere la sommità della collina. La strada è tutta di sassi e ripidissima. Passiamo per il villaggio di Otmenje, dove vediamo l’insegna di una clinica medica e poi deviamo per il Marple Mine Community Camp, dove dormiremo. Dallo svincolo per Orupembe fino a qui sono circa km.25 e li abbiamo percorsi in un’ora. Questo è un bel campeggio, su sabbia perfettamente rastrellata, gestito dalla comunità himba che abita qui. Ci sono i bagni con docce e wc. Appena arriviamo ci raggiunge un ragazzo. Ci dice che il campeggio costa Nad 160 (€ 8) a testa, mentre se vogliamo possiamo anche dormire nella House on the Hill, che si trova sulla collina, appena sopra il camp, pagando Nad 400 (€ 20) a testa. Siccome da lassù c’è un bel panorama e si vede bene il tramonto, decidiamo di andare nella casa. Saliamo in macchina. Questa casa era di proprietà di un signore, se non ho capito male, si chiama Trevanot. Lui veniva spesso qui dalla capitale. Quando non poteva, l’affittava. Ora non la gestisce più quindi l’ha lasciata alla comunità locale. Il ragazzo ci dice che questo signore è colui che ha costruito i Lone Stone Man. All’interno c’è una grossa mappa del Kaokoland con alcuni punti, non tutti, dove sono localizzati. Io me li segno ma sono molto approssimativi. Non so se è la verità, il fatto che sia lui che li ha costruiti. Fatto sta che il numero uno, era posizionato proprio all’ingresso, appoggiato ad una pianta di moringa ovalifolia. Ora però non c’è più. Stupidamente non ho chiesto al ragazzo che fine ha fatto. Ci mostra la casa. È tutta fatta con le pietre del posto. C’è l’acqua ma non ci sono fornelli o frigo. Fuori c’è il braai per fare la griglia, lui fornisce la legna. All’interno c’è un grosso locale molto fresco, solo con una sorta di piano come cucina ed il lavandino, poi c’è una camera con due letti, una camera vuota ed il bagno con la doccia. I letti sono puliti ma non so da quanto sono lì preparati, sapendo che qui non ci passa praticamente nessuno. E poi noto che tra i muri ed il tetto, c’è uno spazio per arieggiare l’interno. A me non ispira molto dormire qui, perché mi dà l’idea che possano entrare scorpioni o altri animali, da lassù. Pier è super entusiasta perché in questo posto ha dormito un signore francese del quale ha visto tutti i video di Youtube (li ha intitolati I had a dream), e che è stato il suo ispiratore per questo viaggio. Accettiamo di stare qui. Scarichiamo le nostre sedie ed il tavolo. Organizziamo la macchina, ci laviamo ed accendiamo il fuoco. Nel mentre, bevendo un’ottima bottiglia di vino, vediamo il tramonto. La cena sarà a base di crema di carciofi, carne alla griglia comprata ieri ad Opuwo e purè. Sistemiamo poi tutto ed entriamo in casa. Prima cosa che noto, avendo acceso la luce, è che un pipistrello è entrato passando dallo spazio tra muro e tetto. Decidiamo quindi all’istante, con mia grande gioia, di dormire in tenda. Siccome ad una decina di metri da noi, c’è un pozzo, tutta la notte ci sarà una processione di asinelli che vengono a bere. Saranno super silenziosi, si sentirà solo il delicato passo sulle rocce. Alle 21.30 dormiamo.
Pernottamento: House on The Hill – Marble Mine – casa / campeggio – solo pernottamento
– costo N 800 € 40
14) 25 aprile 2024 giovedì: Marple Mine – Marienfluss (km.106 sterrato)
Al mattino arriva il ragazzo per prendere i soldi. Compiliamo il registro delle presenze. Guardo chi è stato qui prima di noi. Risultano dei sudafricani a gennaio, in campeggio, mentre nella casa, dei namibiani a novembre … quindi se tutto va bene quei letti erano pronti da 5 mesi. Meno male che non abbiamo dormito lì. Ci sistemiamo e partiamo. Subito dopo, sbagliando strada, arriviamo in un villaggio himba. Ci sono 3 capanne. Le persone escono. Chiediamo scusa con la mano e facciamo retromarcia. Due ragazzini, sui 12 anni, corrono verso di noi facendoci segno di fermarci. Allora scendiamo. Diamo loro delle magliette e due cappellini. Arrivano poi la mamma con una figlia sui 10 anni. Ha i capelli divisi in due trecce tenuti in avanti, verso gli occhi, questo vuol dire che non le è venuto il ciclo. Quando si svilupperà i capelli incomincerà a portarli come le donne adulte, tutti coperti di ocra, tranne le punte. La mamma le fa segno di andare nella tenda, e le dice qualcosa. Lei corre e torna con un bimbo appena nato. Si siede e si mette ad allattarlo. Ci teneva a farmelo vedere. Arrivano poi quelli che credo fossero il nonno e la nonna. Sicuramente il papa è in giro con le capre, visto che il kraal (recinto fatto di rami) è vuoto. Chiedo se posso fare loro delle foto. Poi faccio vedere i loro visi sullo schermo, e loro ridono. La donna guarda nell’obiettivo, mentre i due anziani, abbassano lo sguardo. Li salutiamo e ripartiamo. Durante questi giorni, vedremo tanti villaggi abitati e tanti senza nessuno, ma in perfetto stato. Gli himba sono pastori nomadi quindi si spostano con il bestiame in base a dove c’è erba fresca. Possono avere più villaggi nel raggio di diversi km. Nessuno quindi è disabitato, prima o poi tornano. Gli himba che si vedono nella zona di Opuwo oppure alle Epupa Falls sono stanziali. Vedendo che il turismo porta cibo (per visitarli bisogna portare dei doni, molto graditi sono zucchero ed olio) conviene loro rimanere lì.
Cosa carina sugli himba:
Negli Himba della Namibia la data di nascita di un bambino è fissata non dal momento del suo arrivo al mondo, né dal suo concepimento, ma dal momento in cui il bambino viene pensato dallo spirito di sua madre.
Quando una donna decide di rimanere incinta, si siede sotto un albero e ascolta la natura fino a quando non sente la canzone del bambino che darà alla luce.
Dopo averla sentita, torna dall’uomo che ha scelto per diventare il padre del bambino per insegnargliela.
Quando fanno l’amore, per concepire fisicamente il bambino, cantano quella canzone per poterlo invitare a raggiungere il grembo della madre.
Quando la madre rimane finalmente incinta, insegna il canto di questo bambino alle ostetriche e alle donne adulte del villaggio.
Durante il parto, tutte le donne presenti cantano per accogliere il pargolo.
Man mano che il bambino cresce tutto il villaggio impara la sua canzone. Cosicché appena il piccolo cade, o si fa male, ha sempre qualcuno nelle vicinanze per fargli sentire il calore di casa, cantando per lui.
Stessa cosa quando attraversa i riti di iniziazione con successo e quando si sposa.
Quando, una volta diventato vecchio, è sul letto di morte tutti si riuniscono intorno a lui e gli cantano la sua canzone per l’ultima volta.
Ripartiamo alle 8.00, anche oggi non troveremo anima viva sulla strada, himba ed animali a parte. Partiamo diretti al famigerato Jubert’s Pass. Il passo è poco distante dal camp. Bisogna assolutamente percorrerlo da sud verso nord in modo tale che il tratto in salita sia breve. Poi tutta la parte più difficile sarà in discesa. Fatto al contrario non so come possa farcela una macchina a salire. In molti tratti devo scendere ed indicare a Pier dove passare per evitare i sassi più grossi. Una volta superato, ci possiamo rilassare e goderci il paesaggio. Troviamo un paio di punti con la brace di falò fatti da qualcuno che ha dormito lì. Ci sono tante piante di Adenium Boehmianum Schinz con dei bei fiori rosa.
Informazioni di questa pianta:
L’Adenium boehmianum, il veleno dei Boscimani, è una succulenta velenosa endemica delle regioni prevalentemente aride della Namibia settentrionale e dell’Angola meridionale. Il popolo boscimane fa bollire la linfa della radice e il lattice per preparare il veleno per le frecce, che è sufficiente per cacciare i grandi mammiferi, poiché contiene forti effetti cardiotossici.
Le rocce sono tutte rosse o di colore ancora più scuro ma alcune sono rosa. Bei paesaggi. Ci dovrebbe essere uno Stone Man, stando alla mappa dell’House on the Hill, ma non lo troviamo. Non avendo un’immagine, non abbiamo proprio idea di cosa cercare. Dopo 1 ora e 45, alle 9.45, (km.22) arriviamo a Rooidrom (significa bidone rosso) Da qui, sulla strada che va a sinistra verso il mare, ce ne sono altri 4, il Bloudrom (blu), l’Oranjedrom (arancione) e Groendrom (verde). Tutti si trovano in alcuni incroci con altre strade. Oltre ad essere utilizzati per indicare il posto, al loro interno, veniva messa una tanica di gasolio, in caso di necessità. Ora però nessuno più si prende la briga di riempirli. Arrivati al bidone rosso, vediamo due banchetti con braccialetti e cose intagliate in legno. Arrivano di corsa due graziosissime ragazzine himba. Se tutto va bene, erano mesi che non vedevano un turista, ma loro rimangono sempre a controllare. Diamo loro da bere e dei vestiti. Acquistiamo un vasetto di legno intagliato. Ripartiamo alle 10.00. Questa zona ha molti villaggi himba, alcuni abitati, altri deserti, ma tenuti bene. Andiamo a curiosare in uno. All’interno delle capanne ci sono vasi e ciotole. Capiamo il perché ce ne sono così tanti, quando vediamo un grande bidone di plastica. C’è una sorgente e con la pompa, prendono l’acqua per le persone e per gli animali. Ci sono tante capre che bevono. Questa è un’agevolazione che ha dato la Namibia alle popolazioni locali, per incentivarle a non andarsene. Anni fa, durante i periodi di siccità, gli animali morivano e di conseguenza le persone, per sopravvivere dovevano spostarsi nei paesi. Vediamo lo svincolo che porta al famigerato Van Zyll’s Pass (percorribile solo da est ad ovest) che arriva dalle Epupa Falls. Lassù risulta che ci sia uno Stone Man. Poco dopo vediamo la strada dalla quale scenderemo domani. Noi ora passeremo a destra, mentre in rientro, sceglieremo quella di sinistra, oltre le montagne. Se quella di destra avrà l’erba tutta gialla, quella di sinistra la troveremo verde. Verso le 10.45 arriviamo finalmente alla tanto sognata piana di Marienfluss. L’arancione/rosso della sabbia con l’erba gialla, fanno da padrone. Wow che bello! Facciamo tante foto, qui ci sarebbe voluto il drone. Volevamo comprarlo ma non sapevamo come gestirlo all’Etosha. Avevo letto che, a parte il permesso da richiedere allo stato, nei parchi, essendoci il divieto, non li fanno portare. Non so se lo tengono al gate e poi lo riprendi all’uscita. Se però si esce da una parte diversa, non si può fare. Vediamo oryx, struzzi e springbok. Ci fermiamo sotto una grande acacia per pranzo alle 12.00. Fa molto caldo, sembra di essere in un forno, per fortuna c’è vento. Masochisti, accendiamo il fornelletto e facciamo un risotto per pranzo. Ci sono diversi scarabei bianchi che camminano. Siamo veramente in mezzo al nulla, ma che bello! Ripartiamo alle 13.00. Vediamo dei villaggi himba con capre e mucche. Per arrivare al camp saliamo su di una collina di sabbia, ovviamente rossa. C’è solo una piccola pianta sotto la quale si ripara dal sole un asinello. Alle 14.15 arriviamo a destinazione. Ci sono alcune case in muratura. Il nostro camp si trova sulle rive del fiume Kunene, oltre c’è l’Angola ma non ci sono frontiere.
Pernottamento: Syncro Camp – campeggio – solo pernottamento
– costo N 400 € 20
Ci accoglie una signora che parla molto bene l’inglese, con una bimba di meno di due anni. Le diamo dei vestitini che lei indossa subito. La sua mamma la vede due volte l’anno di persona, altrimenti in video chiamata. C’è solo un punto nel paese, dove c’è il segnale, a volte …. Lei lavora a Purros, noi la troveremo, quando passeremo da lì nei prossimi giorni, e le faremo vedere le foto della bimba. Il campo è tenuto bene, i bagni e le docce sono abbastanza nuovi. Chiediamo se c’è la possibilità di fare il bagno nel fiume. In quel punto dice di no, ci sono i coccodrilli. Chiama quello che potrebbe essere il figlio e gli dice di portarci alla Jacuzzi …. Partiamo in macchina e proseguiamo lungo il fiume, direzione ovest. Qui ci sono un altro camp ed un piccolo hotel. Credo abbiano solo 4 camere. Ora è chiuso. Siccome la strada è brutta, parcheggiamo e andiamo a piedi. Capiamo subito perché qui si può fare il bagno. Ci sono delle rapide. Nelle rocce l’acqua ha scavato delle sorte di piscinette. Qui i coccodrilli assolutamente non vengono. Il ragazzo e Pier fanno il bagno. Io non ci penso proprio … troppo fredda per i miei gusti. Torniamo poi al camp alle 16.00. Paghiamo in contanti il pernottamento Nad 400 (€ 20) e lo stesso per il disturbo del ragazzo per andare a fare il bagno, poi Nad 60 (€ 3) la legna che ci portano. Cazzeggiamo un po’. Fa caldissimo nonostante siamo parcheggiati all’ombra e c’è il vento. Andiamo a vedere il tramonto su alcune rocce alte, ad est del campeggio. Di solito ci sono i coccodrilli sulla sabbia, nel lato angolano, ma non ne vediamo. Al ritorno un cagnolone ci segue e si siete a qualche metro dalla nostra macchina. Non si muoverà per due ore. Rovesciamo una tanica di gasolio nel serbatoio e poi ci facciamo la doccia. Ceniamo con una zuppa, salsiccia e peperoni alla griglia. Vista la costanza di Kunene Dog (lo soprannominiamo così) gli diamo da mangiare due pezzi di salsiccia ed un pacchetto di creckers. Lui divora tutto scodinzolando, poi si risiede a debita distanza. Quando ci ritiriamo in tenda, si metterà vicino alla scaletta e farà la guardia tutta la notte. Questa notte sarà l’unica in cui patiremo il caldo.
15) 26 aprile 2024 venerdì: Syncro Camp – Purros (km.259 sterrato)
Ci svegliamo con la sveglia e sentiamo Kunene Dog che si gratta e sbatte le orecchie. Guardiamo giù e lo vediamo che sta facendo stretching. Facciamo colazione e poi partiamo. Quando saliamo in macchina lui ha provato a salire con noi, poverino. Ci segue, trotterellando vicino alla macchina, fino a quando usciamo dal campeggio e poi corre via nella direzione opposta. Ci ha fatto proprio tenerezza. Su una collinetta vicino al paese, sulla destra, vediamo il nostro 2° Stone Man, il numero 25. Questo è seduto su una roccia, ha un bastone in mano e la testa abbassata. Li trovo davvero affascinati e questa caccia al tesoro per riuscire a trovarli, ci piace un sacco. I colori questa mattina rendono di più di ieri, con il sole basso è tutto color oro in contrasto con la sabbia rossa. Percorriamo a ritroso la strada fatta ieri, per km.22 e poi imbocchiamo quella a destra, che ci riporterà dopo km.31 alla principale. Dopo qualche km. dove c’è una strada perpendicolare che uniche le due, dovrebbe esserci uno Stone Man. Giriamo quindi a sinistra, ne facciamo un tratto ma non lo troviamo. Torniamo indietro. Qui c’è una sorta di letto asciutto di un fiume, ma si vede che l’acqua scorreva fino a poco tempo fa, perché in alcuni tratti la sabbia è umida. In questo tratto vediamo villaggi himba deserti. Ci avviciniamo ad uno. È ben tenuto, se non fosse per diverse ossa di capra sparse in giro. Alle 9.30, dopo circa km.10 dallo svincolo, la nostra intenzione è di imboccare una strada sulla destra che, superando la montagna, ci porta nella Hartmann Valley, arrivando fino all’Old Garnet Mine. Da lì poi, siccome la maggior parte delle strade sono vietate (quella che va a nord è privata e porta a due lodge extra lusso sul fiume Kunene, il Serra Cafema ed il Schoemans Camp, in quella zona ci sono grandi dune di sabbia) andremmo in direzione sud arrivando al Bloudrom, il bidone blu. Il signore francese dei video su Youtube che Pier ha seguito (I Had a Dream) era andato fin lassù e aveva dormito sulle dune. Nessuno gli aveva detto nulla. Noi vorremmo fare questa strada ed una volta arrivati all’Old Garnet Mine, valutare cosa fare. L’idea è di provare a fare un pezzo fino a raggiungere le dune, ma non siamo così sicuri di voler non rispettare un divieto. Alla fine, non ci troveremo a dover fare questa scelta perché dopo km.4 (in totale dovrebbero essere 18) di una strada, che a confronto il Jubert’s Pass è stato una passeggiata, dobbiamo rinunciare. C’è un punto difficilissimo da superare, dove l’acqua ha ammassato delle rocce. Si potrebbe passare, ma sarebbe troppo rischioso per la macchina. Va bene essere un po’ matti ad essere arrivati fin qui, ma andare proprio a sfidare la sorte, anche no. Con grande dispiacere torniamo indietro. Imbocchiamo la strada “principale” alle 10.10. Abbiamo perso 40 minuti. Ci fermiamo subito dopo in un villaggio himba, proprio di fianco alla strada. Ci sono 3 bimbi e due donne, una più giovane ed una più anziana. Il krall è vuoto quindi gli uomini sono in giro con il bestiame. Ci fermiamo e loro accorrono subito. Diamo loro vestiti e qualche cosa da mangiare, ai bambini il solito succo di frutta. Apprezzano un sacco. Il più piccolino quando mi avvicino si mette a piangere, probabilmente non ha mai visto uomini bianchi e poi io sono bianca con gli occhi chiari … mi già capitato diverse volte e ci rimango sempre male, poveri piccoli. Guardiamo dove abitano. Hanno due capanne tenute bene. Hanno steso su un alberello delle coperte, probabilmente quelle che usano per dormire, per creare ombra. Sul fuoco c’è una pentola che bolle. Pier, dopo aver chiesto il consenso, la apre. C’è una sorta di brodo, presuppongo con dei pezzi di carne. Non sono molto ordinati, hanno cose sparpagliate in giro. Li salutiamo e proseguiamo. Arriviamo alle 11.20 (circa km.20 percorsi in 1 ora e 10) alla strada dalla quale siamo arrivati ieri e da lì raggiungiamo il Rooidrom, il bidone rosso. Appena parcheggiamo vediamo arrivare di corsa le due bimbe di ieri. Ci salutano sorridenti. Diamo loro ancora da bere. Proseguiamo sulla strada che va a destra, verso ovest, verso i bidoni blu, arancione e verde. A sinistra c’è la strada dalla quale siamo arrivati ieri, che porta al Jubert’s Pass. Dopo una decina di km. percorsi in 1 ora, arriviamo al Bloudrom (il bidone blu). C’è un cartello che dice che, oltre questo punto verso gli altri bidoni, non c’è neppure il segnale del satellitare. A questo punto non sappiamo cosa fare visto che questa notte avremmo dovuto dormire nella Hartman Valley oppure al bidone grigio nel caso in cui fossimo arrivati qui tardi. Vedendo che è presto, decidiamo di tentare di raggiungere Purros, un giorno in anticipo. Quindi tralasciamo di arrivare al bidone grigio (mi spiace perché là dovrebbe esserci uno Stone Man e poi un altro sulla strada direzione sud) e svoltiamo a sinistra. Fa molto caldo e qui non c’è neppure una pianta dove poterci riparare quindi proseguiamo. Questo tratto è completamente desertico. Ci sono solo pietre senza erba e piante. Arriviamo in una piana dove vediamo 5 giraffe, una coppia di struzzi con 9 piccoli (prima volta che li vediamo con prole), poi oryx ed altri struzzi. Alle 13.30 raggiungiamo l’incrocio con la strada che arriva dal Groendrom (il bidone grigio) percorrendo km.34 in 1 ora e 10 su una strada scorrevole. Sullo svincolo Pier si ferma a guardare le mappe, io guardo oltre di lui e vedo sulla collinetta alle sue spalle, uno Stone Man. Di questo non sapevamo l’esistenza. È in piedi, ha il piede destro appoggiato sul ginocchio sinistro, la mano destra appoggiata ad un bastone mentre quella sinistra appoggiata sul fianco sinistro. Saliamo sulle rocce. È il n°4. Parcheggiamo poco dopo sotto un’acacia per pranzare. Ci sediamo sulle nostre sedie all’ombra. Il vento è caldissimo. Alle 14.15 ripartiamo. Arriviamo in un punto in cui ci doveva essere un pozzo con tutto quello che serviva per recuperare l’acqua ed un bombolone dove contenerla. Sicuramente tempo fa c’è stato un anno di grande siccità perché ci sono una ventina di mucche morte. Non sono state consumate da nessuno perché i corpi sono intatti, sono solo tutti seccati dal sole e dal caldo. Degli himba saranno arrivati fino a qui, con il loro bestiame, convinti di trovare da abbeverarsi ed hanno trovato l’amara sorpresa. Proseguiamo e lungo la strada vedremo almeno una cinquantina di corpi, tutti caduti in direzione pozzo. Una tristezza infinita. I corpi bianchi sono in netto contrasto con la sabbia e le rocce rosse. Percorriamo una trentina di km da dove abbiamo pranzato in 1 ora e 10. Alle 15.25 arriviamo ad Orupembe. Andiamo fino là, deviando di km.4 dalla strada che dobbiamo fare noi, per vedere il microscopico edificio rosso, adibito a market, con la scritta ICE. Un miraggio nel nulla. Effettivamente vendono bevande fredde e poche altre cose. Intorno ci sono diversi villaggi himba. Compriamo due Fanta e ripartiamo dopo una ventina di minuti. La strada da qui a Purros e poi Sesfontin sarà ben battuta. Si tratta della D3707 che avevamo percorso nel primo tratto da Opuwo due giorni fa. Percorriamo a ritroso i km.4 percorsi prima e proseguiamo verso sud. A km.12,2 da Orupembe, sulla sinistra, in alto, su una roccia, vediamo lo Stone Man n°17. È seduto con le braccia intorno alle ginocchia. Il paesaggio è monotono, tutto di pietre rosse. Dopo km.55 troviamo un altro Stone Man sulla destra. È il n°22. È seduto a bordo strada su una roccia piatta. Ha i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa appoggiata sulle mani. A km.39 da Purros ne troviamo un altro a sinistra, in alto su alcune rocce. È il n°10. Salgo fino a lui. È seduto con i piedi vicini alle anche e le braccia circondano le ginocchia. Appena prima di Purros i colori cambiano, lasciamo il rosso per trovare il giallo e la sabbia. Ci sono alcune giraffe. Raggiungiamo la cittadina alle 18.00. Abbiamo percorso circa km.100 in 2 ore e 35 minuti. Qui ci sono diverse capanne di fango, qualcuna in mattoni. Ci sono già tutti i fuochi accesi. Le donne che vediamo sono tutte Herero. Anche oggi fino a qui non abbiamo incontrato anima viva, a parte le due donne himba con i 3 bimbi questa mattina, e la ragazza del market di Orupembe. Purros ora ci sembra una grande città. Raggiungiamo il camp. Sulla strada di sabbia, ci precedono delle giraffe. All’ingresso c’è un ragazzo giovane. Chi lo gestisce è un signore di una certa età che si chiama Robin. Noi avevamo prenotato a lui il pernottamento di domani sera. Saremo gli unici ospiti. Ci sono grandi acacie che garantiscono l’ombra. Abbiamo un punto per fare il fuoco, il wc e la doccia sono nascosti tra i cespugli e sono protetti da occhi indiscreti, da una sorta di paravento in bacchette di canne. Non so se questi servizi sono per tutto il camp o se ciascuna piazzola ha il suo privato. Chiediamo al ragazzo se c’è la possibilità che ci recuperi una tanica di gasolio. Lui andrà in paese ma tornerà con risposta negativa dopo un paio d’ore. Noi nel mentre rovesciamo nel serbatoio le ultime due. Facciamo la doccia e prepariamo per cena la polenta concia. Il frigo va di nuovo in palla. Sapevamo che non era un problema di prese piene di polvere. Immaginavamo fosse questione di tempo. Sentiamo la Bushlore e ci dà il nome di un signore di Sesfontein, che nel giro di 5 minuti, ancor prima che gli scrivessimo noi, ci manda già un vocale su whatsapp per dirci dove abita. Quindi domani anziché andare ad Elephant Songs passando per una strada molto bella, dovremo arrivare fino in città. Va anche bene almeno faremo gasolio. Serata nel silenzio più assoluto, l’unico rumore è lo scoppiettare della legna sul fuoco. Non essendoci inquinamento luminoso, nel cielo le stelle brillano tantissimo.
Pernottamento: Purros Canyon Camp – campeggio – solo pernottamento
https://www.purroscanyoncamp.com/ – costo N 300 € 15
16) 27 aprile 2024 sabato: Purros – Elephant Song (km.161 sterrato)
Ci alziamo con calma, paghiamo il conto in contanti ed andiamo in paese. Vogliamo lasciare qui tutti i vestiti per i bambini che ci rimangono. Vediamo una chiesa, fatta di lamiere, e tante capanne con i fuochi accesi. Le persone sono sedute all’esterno a cucinare e conversare. Ci avviciniamo a due persone anziane molto distinte. Sono marito e moglie. Hanno intorno tanti bimbi. Mi avvicino donando loro anche del cibo e non sanno più come ringraziarci. Tantissimi bimbi corrono verso di noi salutandoci con la mano, quando passiamo. Fanno una tristezza infinita, sono vestiti di stracci ma sono tutti sorridenti. Andiamo fino all’Okahirongo Elephant Lodge perché abbiamo una cosa da consegnare. La signora del Syncro Camp di Marienfluss, ci aveva chiesto se potessimo portare una cinghia della macchina ad un signore che lavora là. Salgo a piedi. Bellissima struttura. Ci sono dei signori vestiti con abiti eleganti che fanno colazione. Un paio di ragazzi mi vengono incontro. Mi chiedono subito se ho bisogno di aiuto, pochi turisti passano di qui con la loro macchina. Mi accompagnano quindi dal Sig.Pollen, il responsabile del campo. Non sa più come ringraziarmi quando gli consegno il pezzo tanto atteso. Poi gli chiedo se posso parlare con una loro dipendente della quale ora non ricordo il nome. Vanno subito a chiamarla. Probabilmente lavora in cucina perché ha una retina sui capelli. È una ragazza giovane. Le dico che ho un regalo per lei. Le mostro le foto ed il video della bimba del Syncro Camp. Le scendono le lacrime dagli occhi, visto che la bimba è sua figlia e sono mesi che non la vede. Proseguiamo poi diretti al Purros Canyon, da qui in poi, fino alla zona del Brandberg, siamo nella zona degli elefanti del deserto. Si sono specializzati nello scavare buchi con le zampe anteriori, nei letti dei fiumi asciutti, per trovare l’acqua. Vivono lungo questi perché c’è sempre vegetazione. Speriamo di riuscire a trovarli, ma nulla. La nostra idea era di percorrere tutto il canyon, quindi verso ovest. Saremmo arrivati fino ad un punto identificato sulla mappa di Traks4Africa come Leylands Drift e poi da lì saremmo andati verso sud-est fino ad Amspoort Gorge, dove si incontra il fiume Hoanib. Poi avremmo fatto qualche km. verso est, verso Sesfontein, fino all Mudorib Presidents Waterhole (in questo punto passeremo domani) e poi da lì imboccare il Crowter’s, come poi abbiamo fatto. Il problema è che non si può fare perché il fiume nel Purros Canyon, l’Hoarusib, scorre ancora. Vogliamo comunque farne un tratto, fino a dove riusciamo. Il canyon è molto bello, avevamo visto diversi video su Youtube e meritava. Ci sono dei babbuini. Guadiamo qualche volta, seguendo un’ipotetica strada. Ci divertiamo anche a fare qualche video. Quando poi si stringe troppo, non sapendo la profondità dell’acqua, torniamo indietro. Peccato, sarebbe stato bello farlo tutto. Comunque, acqua o meno, il problema al frigo ci avrebbe impedito di fare questo giro. Alle 10.50 ripartiamo. Il primo tratto ha un fondo stradale brutto e passa in alcuni punti nel letto del fiume Gomatum. A km.7 da Purros, sulla sinistra, su alcune rocce, troviamo lo Stone Man n°39. Al contrario degli altri visti, questo è fatto di rocce bianche. Ha un ginocchio piegato per terra e le mani congiunte davanti al viso, come se stesse pregando. Proseguiamo. Incrociamo un mezzo che liscia la strada quindi da qui in poi diventa bella. Incrociamo una macchina di turisti, la prima da quando abbiamo lasciato Opuwo. Passiamo in una zona bellissima. Si chiama Giribes Plains. Qui è tutto rosso. Questa piana è famosa per i cerchi nell’erba. Non si sa come sia possibile ma è pieno di punti circolari, di varie dimensioni, dove all’interno non cresce l’erba. Quindi si vede tutto giallo ed in alcuni punti i cerchi perfetti di sola sabbia. Avessimo avuto il drone sarebbe stato bellissimo vederla dall’alto. Di questo siamo super pentiti. Avremmo dovuto comprarlo prima di partire e non al ritorno …. ora fantastichiamo di rifare questo giro per fare le riprese dall’alto e nei canyon. Un gran peccato. Saliamo sul tetto della macchina ma non rende molto. Se non avessimo avuto problemi con il frigo, e non potendo percorrere il Purros Canyon, qui avremmo avuto due possibilità di strade per arrivare al Crowther’s. La prima avremmo dovuto imboccarla circa a metà del Giribes Plains. L’altra inizia alla fine della piana e passa sul letto del fiume Ganamub. Non sapendo in primis che strade avremmo trovato, i tempi che avremmo impiegato a percorrerle, ci eravamo preparati su tutte le possibili varianti. Andando in posti così sperduti, era necessario avere una conoscenza perfetta anche delle più piccole stradine. Noi aimè dobbiamo andare a Sesfontein. Una trentina di km. prima della cittadina, sulla sinistra, vediamo l’ultimo Stone Man. Più a sud del fiume Hoanib non ce ne sono più. Di questo non sappiamo il numero perché è irraggiungibile. È sospeso nel vuoto, attaccato con le mani ad un cavo. Alle 12.40, dopo quasi due ore di viaggio da Purros (circa km.100), arriviamo a Sesfontein. Anche qui le persone sono parecchio insistenti, un ragazzo continua a tampinarci per farci firmare dei fogli e fare una donazione. Gli diciamo che abbiamo un problema quindi di lasciarci tranquilli. Una volta sistemato, avremmo ascoltato tutto quello che voleva. Invece non la capisce e continua imperterrito. Andiamo a fare gasolio e poi a casa del meccanico. Sono in due e sono molto preparati. Capiscono subito quello che il Pier sapeva già dall’Etosha, la batteria del frigo non carica più. L’unica soluzione sarebbe tornare ad Opuwo e farla cambiare. Loro non ce l’hanno. In alternativa vanno loro a prenderla e ce la portano a Palmwag dopo domani sera. Pier gli suggerisce, pur non essendo un meccanico, di fare una sorta di ponte tra il motore della macchina e la batteria in modo tale che, almeno viaggiando, raffredda. Poi quando ci si ferma, per evitare di compromettere la batteria del motore che è ben più importante del frigo … lo si spegne. Loro lo guardano stupiti, non ci sarebbero mai arrivati, ci dicono. Sentono la Bushlore se va bene fare questa cosa ed una volta ottenuto l’ok, procedono. I giorni seguenti ci mandano alcuni messaggi per sapere se funziona bene. Non pagheremo nulla perché sono meccanici ufficiali quindi manderanno loro direttamente la fattura alla Bushlore. Andiamo poi al market a prendere cose fresche da bere, visto che non hanno null’altro. Contavamo su formaggio e altre cose, ma nulla. Avremmo dovuto comprare più cose ad Opuwo ma poi le avremmo dovute buttare via. Mangiamo al volo della frutta sciroppata e dei biscotti sotto ad una pianta. Ci sono 42°. Facciamo un giro poi lungo la via principale. Ci sono altri market ma non hanno nulla di fresco. Come ho scritto, abbiamo tante cose da mangiare, ma tutte richiedono la cottura e con questo caldo non abbiamo proprio voglia di mangiare pasta o risotti. Questa cosa ci farà cambiare percorso nei prossimi giorni. Ripartiamo alle 14.20 diretti ad ovest. Il letto del fiume Hoanib come l’Hoarusib del Purros Canyon, è un altro paradiso degli elefanti, e qui ci sono anche i famosi leoni del deserto. Sono super controllati e radiocollarati, perché ce ne sono pochissimi e vengono uccisi dagli abitanti del posto per il conflitto uomo-animale. Oltre lungo questo fiume se ne trovano anche lungo l’Ugab, zona Brandberg, e poi alla foce dei vari fiumi lungo la Skeleton Cost. Sull’oceano si cibano degli erbivori che si nutrono di vegetazione che cresce nei delta, e mangiano anche le otarie sulla spiaggia. Se qualcuno è interessato: https://www.desertlion.info/. Viaggiamo sulla sabbia del letto asciutto del fiume. In un’ora raggiungiamo il gate della Palmwag Concession. Paghiamo Nad 150 (€ 7,50) a testa più Nad 150 la macchina. Ci sono dune di sabbia. Troviamo 6 giraffe che elegantemente ci precedono. La parte centrale del letto del fiume ha tanta vegetazione. Dobbiamo per forza passare in mezzo al verde per raggiungere il nostro pernottamento, sulla collina nella riva opposta. Pier deve inchiodare e retrocedere velocemente perché ci sono degli elefanti davanti a noi. E vai! Avevamo 3 desideri di avvistamenti in questi posti. Il primo, gli elefanti del deserto, era abbastanza facile ma abbiamo trovato solo questi. Il secondo i leoni del deserto, difficilissimi da scovare, ed il terzo i rinoceronti neri. Quest’ultimo è quasi impossibile da realizzare. È una rarità trovarli pur andando nei posti giusti con le guide (più che altro zona Palmwag), figuriamoci da soli. Quindi quando vediamo gli elefanti, siamo felicissimi. Cerchiamo una strada alternativa, ma nulla, si deve passare da lì. Allora riproviamo. Nel mentre 5 adulti ed un sub adulto, si sono spostati. È rimasta solo una femmina con un piccolo completamente sdraiato sulla sabbia umida. Cerchiamo una posizione giusta per avere una via di fuga e rimaniamo un attimo a guardarli. Gli elefanti del deserto sono meno abituati alle macchine rispetto a quelli che vivono nei parchi, quindi bisogna prestare maggiore attenzione. Siccome la strada è terribile e nel caso ne arrivassero degli altri, potremmo avere problemi, andiamo via e saliamo al camp. Da lassù li vediamo in tutta sicurezza. Mangiano tranquilli e rimarranno lì per più di un’ora. Il paesaggio è davvero bello. Il camp è proprio in una gran posizione. Il gestore vive lì. Ci sono 4 costruzioni in muratura e tenda, ciascuna privata. Noi avremo la numero 3. Da una parte ci sono wc e doccia, mentre di fianco c’è uno spazio dove poter mettere il tavolo e le sedie e c’è un lavandino. La parte verso est è aperta quindi si vede il panorama mentre è chiusa solo la parte verso ovest per proteggere dal sole. Scarichiamo le nostre cose e poi andiamo a fare ancora un giro lungo il fiume. È proprio un bel posto. Vediamo solo babbuini. Incrociamo una jeep con turisti che fanno il game drive. Ci chiedono se abbiamo visto qualcosa. Gli diciamo che sotto al camp ci sono gli elefanti. Non ne hanno visto nessuno quindi ci ringraziano e, prima di raggiungerli di gran carriera, ci dicono che hanno visto un leone con la preda, alla Mudorib Presidents waterhole, distante una trentina di km., dove andremo domani. Io non sto già più nella pelle. Guardiamo la mappa, ma è troppo distante per andare ora. Torniamo al camp. Gli elefanti sono ancora lì. Solita trafila apertura tenda, doccia e preparazione cena. Questa sera faremo la pasta con gli ultimi pomodori freschi e l’insalata di peperoni. Il sole tramonta alle nostre spalle e sulla montagna di fronte a noi, vediamo una trentina di babbuini che salgono lentamente. Ogni tanto si siedono in direzione del sole, come se volessero godersi il tramonto. Spariscono poi in un anfratto delle rocce. Quando anche gli ultimi ritardatari si sono ritirati, se ne va anche l’ultimo, un grosso maschio, che probabilmente verificava che fossero rientrati tutti. Alle 8.30 dormiamo, cullati dal vento.
Pernottamento: Elephant Song – campeggio – solo pernottamento
costo N 580 € 29
17) 28 aprile 2024 domenica: Elephant Song – Crowther’s (Palmwag) (km.170 sterrato)
Mettiamo la sveglia alle 7.00. Sistemiamo la tenda, facciamo colazione, nel mentre vediamo una bellissima alba proprio di fronte a noi. Alle 7.30 partiamo, dopo aver salutato il gentilissimo gestore del campo. Anche lui sapeva del leone alla pozza, ha parlato con la guida di ieri, e ci dice più o meno il punto dove cercarlo. Non sapendo quale sia la preda, non sappiamo se possiamo trovarlo ancora lì. Se ha ucciso qualcosa di piccolo, di certo non lo troveremo, se ha ucciso un oryx, allora sicuramente è ancora in zona per proseguire il pasto. Partiamo con l’adrenalina a mille. Oggi non incroceremo nessuno. Il paesaggio è bello. Si viaggia nel letto del fiume con le rocce, scavate nei secoli dall’acqua, in laterale. C’è tanta vegetazione, ed in alcuni punti la sabbia è bagnata quindi sotto scorre l’acqua, solo nel primo tratto. Passiamo per Die Poort. Qui la strada entra in un punto stretto tra le rocce. Risulta ci sia una pozza ma non la vediamo. In questo punto arriva una delle due strade che avremmo potuto percorrere ieri se non fossimo dovuti andare a Sesfontein per il frigo, che arriva dalla parte finale del Giribes Plains, nel letto del fiume Ganamub. Ci sono grandi acacie proprio nel letto del fiume, con tanti rami bloccati alla base del tronco. Le poche volte che il fiume scorre, ora sono tanti anni che non lo fa più, essendo il canyon stretto, l’acqua ha molta potenza e trasporta tutto quello che trova. Le piante sono da ostacolo quindi molte cose si impigliano contro di esse. Vediamo diversi oryx, springbok, giraffe, babbuini, struzzi e steenbok. Nessun elefante, aimè. Dopo circa km.12 dall’Elephant Song Camp, deviamo alla waterhole. Se non avessimo avuto le mappe di Maps.me, non l’avremmo trovata perché è in mezzo alla vegetazione. Non c’è acqua. Probabilmente, con il fatto che se ne trova ancora in giro, la pompa del pozzo non è funzionante. In questo punto arriva la seconda strada che avremmo potuto percorrere ieri, che arriva dal centro del Giribes Plains, lungo il fiume Obias. Dopo un’altra ventina di km, alle 9.30, arriviamo alla grande piana dove c’è l’altra pozza, la Mudorib Presidents, dove ieri hanno visto il leone. Qui arriva una strada diretta da Purros. Il paesaggio è notevole, in alcuni punti ci sono le dune. Ci sono tante acacie ed altre piante. La pozza è su una collinetta. Saliamo lassù. Proprio bello. Anche qui siamo in mezzo al nulla più completo. Per un’ora e mezza battiamo la zona, andando pianissimo. Cerchiamo ovunque ma, oltre al leone, non troviamo neppure il resto del banchetto. Magari ha spostato la preda nei cespugli per mangiare tranquillo. Molto dispiaciuti, dopo aver gonfiato di nuovo le gomme a 2 davanti e 2,2 dietro, visto che da qui in poi troveremo roccia e non più sabbia profonda, alle 11.00 partiamo. Il fiume prosegue verso ovest, si potrebbe andare ancora avanti fino a dove c’è il divieto di accesso alla Skeleton Cost, in quel punto, Anspoort Gorge, arriva la strada che passa dal Purros Canyon, quello che avremmo voluto fare noi ieri, se non ci fosse stata l’acqua. Indico bene tutti questi posti e le possibili strade, in modo tale che se qualcuno è interessato a percorrerle, ha tutte le info. Comunque, sul sito di Traks4Africa, sono ben segnalate. Noi ci indirizziamo verso sud, imboccando il Crowther’s, nella concessione di Palmwag. In origine il punto per pagare era questo, ma ben poche persone lo percorrono, solitamente i turisti, i pochi che vengono qui, visitano solo la zona del fiume da Elephant Song fino alla piana della Mudorib Presidents Waterhole. Nel Crowther’s ci sono 9 campeggi senza nessun servizio, da prenotare sul sito della Gondwana che gestisce il Palmwag Lodge e tutta la concessione. Il primo, a pochi km dalla pozza è il Mudorib Bottom Junction Campsite. Poi c’è il Mudorib Mouth Campsite. Dopo si trovano il Mudorib River Camp, il Blackridge, il Theun’s, il Crowther’s, il Xai Ais, l’Aub Combretum ed infine il Hein’s prima di uscire dalla concessione. Sulla mappa i primi due non sono indicati come campeggi ufficiali. Noi, non sapendo quanto tempo impiegheremo a percorrerlo, non abbiamo prenotato nulla. Comunque, abbiamo visto alcuni resti di fuochi in posti diversi dai campeggi quindi deduco che non ci sono obblighi di pernottamento in posti fissi. I paesaggi sono belli. Viaggiando da nord a sud, abbiamo sempre il sole alle spalle quindi situazione ottimale. Tutto il percorso sarà in posti sempre aperti, un sali-scendi da collinette alternati da distese infinite. La particolarità di questa zona è il fatto che ci sono ovunque rocce rosso-nere di piccole/medie dimensioni (massimo circa poco più di una spanna) disseminate ovunque sul terreno di colore leggermente meno scuro. La sensazione è che milioni di anni fa, ci sia stata un’esplosione vulcanica molto forte, che ha lanciato per diversi km, i detriti presenti sotto la crosta terrestre. Come vegetazione si passa in posti in cui non c’è neppure un filo d’erba, ad altri (nel tratto finale verso Palmwag) in cui ci sono cespugli color argento che fanno da contrasto con il colore delle rocce. Questa zona, all’alba e al tramonto, rende ancora di più. Alle 12.30 arriviamo al campeggio Blackridge. Si trova su una collinetta in prossimità di quello che sembra un cono vulcanico. Bel posto. Da questo punto incominciamo a vedere le famose piante presenti solo in quest’area centro occidentale della Namibia, le Welwitschia Mirabilis.
Informazioni sulla – Welwitschia Mirabilis:
La Welwitschia mirabilis è una conifera nana che cresce dall’Angola meridionale fino al fiume Kuiseb. Chiamata tweeblaarkanniedood, che significa “le due foglie non possono morire”, appartiene alla famiglia delle gimnosperme ma si comporta come un’angiosperma. Si presenta come una grossa radice a fittone che si espande in orizzontale e ha due foglie laterali, lunghe fino a cinque metri. Le foglie sono pelose e si appoggiano al terreno in una matassa di fili verdi che nascondono il corto tronco. La particolarità della foglia è che continua la sua crescita dalla base, mentre la sua estremità progressivamente appassisce e si stacca. Le dimensioni delle foglie sono notevoli, possono arrivare fino a mezzo metro di larghezza e 4-5 metri di lunghezza. Per la presenza del tronco e di parti legnose, questa pianta viene accumunata agli alberi, in particolare alle conifere per la produzione di una infiorescenza somigliante alla pigna. La vita della Welwitschia mirabilis nelle difficili condizioni atmosferiche dei territori aridi, è garantita dalla particolarità delle foglie che, essendo pelose, riescono ad assorbire la rugiada e procurarsi così l’acqua necessaria alla sopravvivenza. Le piante maschili producono coni color salmone che contengono il polline. È una delle meraviglie della natura: è una delle piante più antiche della terra. Alcune di queste piante hanno più di duemila anni. Vi è un esemplare di Welwitschia del quale è stata calcolata un’età superiore ai 1500 anni. Questo è il motivo per cui queste piante vengono chiamate “fossili viventi”.
Ci fermiamo per pranzo lungo la strada. Mangiamo proprio due cose al volo in macchina perché non c’è neppure una pianta sotto la quale ripararsi ed il vento caldissimo toglie il fiato. Vogliamo dormire nel Crowther’s in completa solitudine e non nel campeggio del Palwag Lodge quindi puntiamo ai due ultimi camps. Il penultimo, Aub, ha una grande pianta sotto la quale ripararsi, ma preferiamo andare oltre. Da qui vediamo diversi struzzi, springbok ed oryx. Deviamo per l’Hein’s camp. Arriviamo alle 17.15. Per tirare le somme, abbiamo impiegato, effettivi di viaggio, due ore da Elephant Song allo svincolo alla Mudorib Presidents Waterhole, e poi 6 ore e 15 (km.126) per arrivare fino a qui. In mezz’ora saremmo arrivati al gate. Quindi quelli che avevano scritto on-line che questo giro si fa in 3 notti, non è vero. Si può fare in giornata. Noi siamo andati con calma, anche perché le strade non consentono velocità elevate e poi non avrebbe avuto nessun significato fare il rally, visto che siamo qui per goderci i posti. In 9 ore il giro si fa. Poi ovviamente se uno vuole farlo con calma può impiegare anche 1 settimana ma per me, come abbiamo fatto noi, è stato perfetto. I paesaggi sono belli ma non giustificano più tempo. Arriviamo quindi al camp. Ci sono i resti di qualche braai e null’altro. Apriamo la tenda, attacchiamo la doccia da campo ad una pianta così possiamo lavarci. Era dal Central Kalahari in Botswana, due anni fa, che non la usavamo più. A noi piacciono i posti come questi, lontani da tutto e da tutti dove si deve essere autonomi al 100%. Apriamo l’ultima bottiglia di vino sudafricano. Per fortuna, viaggiando, il frigo va alla grande. Per cena abbiamo fatto solo della pasta. Avendo trovato il segnale del telefono, facciamo una video chiamata ai ragazzi a casa e ai nostri amici. Ci ritiriamo in tenda e decidiamo di fare un’ennesima variante al viaggio. L’idea, viaggiando sempre su strade alternative, avendo ancora due notti a disposizione (le seguenti sono prenotate) era:
andare nella Desolation Valley, lungo il fiume Huab, fare una puntata al Doros Crater e poi scendere al Brandberg, al Ugab Rhino Camp (senza percorrere il Divorce Pass perché molto impegnativo). Ci sarebbe piaciuto provare a percorrere un tratto lungo il fiume Ugab, dove ci sono molti elefanti del deserto e possibili rinoceronti. Dico solo un tratto perché in questo periodo, con l’acqua è molto pericoloso. Poi da lì avremmo potuto ricongiungerci alla strada lungo la Skeleton Coast direttamente oppure passare per il Messum Crater e da lì scendere direttamente a Cape Cross e poi Swakopmund.
Abbiamo poi optato, vista la situazione scorte cibo, di andare in un posto dove non siamo mai stati, la parte nord della Skeleton Coast, raggiungibile solo con il permesso o per chi pernotta al Terrace Lodge della NWR. Oltre quel lodge, si può accedere con super permessi, difficili da ottenere perché si cerca di mantenere più incontaminato possibile un ecosistema delicatissimo. C’è solo un lodge, lo Shipwreck, ma se non erro si arriva solo con i piper. Quindi, avendo segnale, prenotiamo là. Questa sarà l’ultima notte nel bush.
Pernottamento: Crowther’s nella concessione di Palmwag – campeggio libero
Costo zero
18) 29 aprile 2024 lunedì: Crowther’s (Palmwag) – Terrace Bay (Skeleton Coast) (km.222 sterrato)
Chiudiamo per l’ultima volta la tenda, facciamo colazione e alle 7.45 partiamo. Passiamo per il Kawakab Canyon e poi puntiamo all’Uniab river, dove potremmo vedere gli elefanti. Lungo il percorso fatto ieri abbiamo trovato diverse cacche ma erano tutte secche quindi chissà quando sono passati. Andiamo in tutti i punti panoramici. Bello Twee Palms. Si vede bene il canyon scavato dal fiume e al centro ovviamente ci sono due palme … c’è ancora acqua in qualche punto. In una pozza c’è una tartaruga che nuota. Andiamo fino al Secret Springs viewpoint. Vediamo solo delle zebre e degli struzzi. Ci indirizziamo poi al gate. Dovesse interessare, oltre a questo più vicino a Palmwag, ce n’è anche un altro km.15 più a nord. Il ranger ci controlla i documenti. Come immaginavamo, dobbiamo pagare un altro giorno quindi gli diamo Nad 150 a testa + altri 150 per la macchina (€ 23). L’altro ieri avevamo pagato per 24 ore. Troviamo una macchina di turisti che sta entrando per la giornata. Alle 10.15 usciamo imboccando la C43 che arriva da Opuwo e Sesfontein. Andiamo in direzione sud. Dopo km.3 vediamo il Palmwag Lodge, dove siamo stati con i ragazzi nel 2012 e dove avremmo voluto stare nel 2017 ma era tutto pieno (eravamo poi andati al Grootberg, lodge che si trova in una posizione fantastica su un canyon). Poco dopo troviamo il distributore così facciamo il pieno. Alla barriera veterinaria vediamo le ultime donne himba che possiamo trovare. Questo è il punto più a sud dove vivono. Ci controllano i documenti ed il frigo per vedere se abbiamo carne. Non ci fanno disinfettare le ruote e le suole delle scarpe, come solitamente avviene. Alle 10.45 ripartiamo. Lungo la strada vediamo le ultime cacche di elefante, ma nessun animale. Dopo km.5 imbocchiamo la C43 e andiamo a destra. I paesaggi sono belli. Dopo km.40, alle 11.30 (facciamo solo una breve sosta in un market a Bersig, ma non hanno nulla) arriviamo allo svincolo con la C39 che va diretta all’oceano. Questa strada mi era piaciuta già nei nostri precedenti passaggi, e lo posso riconfermare. È tutto rosso e ci sono tante Welwitschia mirabilis. Rende di più percorsa in senso opposto quando si lascia il giallo della Skeleton Coast e si entra nel rosso del Damaraland. Guido per un tratto io. Dopo km.49, alle 12.20, arriviamo allo Springbokwasser Gate, il gate nord della Skeleton Coast. Ricordo nel 2012 quanta ansia avevamo quando siamo arrivati in questo punto. La famigerata costa degli scheletri incuteva molto timore più che altro per il fatto che era giugno, la Namibia non era ancora una meta gettonata e sapevamo che poche persone la percorrevano. In effetti quel giorno eravamo entrati solo noi. L’albero faretra che c’è vicino agli uffici, un tempo era bellissimo. Ora è quasi morto. Scendiamo ed entriamo. La signora ci dice che il nuovo gate è km.3 oltre. Proseguiamo. Arriviamo e rimaniamo stupiti. Alla faccia della nuova struttura! Si vede che le cose per la Namibia stanno andando alla grande. Oltre agli uffici ci sono diverse case dove abitano gli addetti al parco. Foto di rito con la macchina davanti al cartello ed entriamo nella struttura. Controllano la prenotazione per Terrace Bay, il nostro lasciapassare per la parte nord del parco, paghiamo Nad 150 (€ 7,5) a testa più Nad 50 (€ 2,50) la macchina e ci registriamo sul libro degli ingressi.
Informazioni sulla Skeleton Coast:
- Ingresso Nad 150 a testa + 50 l’auto
- Orari: ingresso 7:30 alle 15:00 – uscita dalle 7:30 alle 19:00.
- Non si può entrare ed uscire dallo stesso gate a meno che non si pernotta nel parco. Se si entra solo in giornata bisogna uscire dal gate opposto. Questo perché, all’ingresso, registrano chi entra, a fine giornata faxano all’altro gate questo elenco dal quale vengono cancellati i mezzi usciti. Così facendo hanno la certezza che nessuno sia rimasto nel parco. È una sicurezza perchè se capita qualcosa ti vengono a cercare (dicono così …). Se si uscisse dallo stesso gate, faticherebbero di più con i controlli. Se si pernotta a Terrace Bay o Torra Bay si può entrare ed uscire dallo stesso gate. Il tempo di percorrenza da un gate all’altro (km.148) è di circa due ore quindi non si può entrare nel parco oltre le ore 15.00.
- Per andare oltre Terrace Bay ci vogliono i permessi rilasciati dall’ente del Turismo o si deve pernottare
- Estensione: km.50 di costa dal fiume Kunene a nord al fiume Ugab a sud.
- Superficie totale: kmq 16.820
- È diventato parco: nel 1971 e ha raggiunto le attuali dimensioni nel 1973.
- Perché è chiamata Skeleton: a causa dei relitti di tutte le navi che si sono arenate sulla spiaggia, per colpa della nebbia del Benguela, che nasconde la costa per le prime ore della giornata, dei marinai che non sono sopravvissute ai naufragi e per gli scheletri delle balene, otarie ed altri mammiferi che si trovano lungo le sue coste. I Boscimani chiamavano questi territori “La terra che Dio ha creato con rabbia
- Relitti delle navi: I relitti più belli si trovano nella parte non aperta al pubblico.
- La nebbia del Begnuela: caratterizza la costa namibiana nelle prime ore della giornata. Arriva per diversi km. nell’entroterra. Grazie alla nebbia che crea umidità, è possibile la vita nel deserto. Si crea dallo scontro dell’aria fredda portata dalla corrente del Benguela che arriva dall’Antartide con l’aria calda del deserto.
- Gate: Ugabmund Gate (sud) e Springbokwasser Gate (nord)
- Animali: Vivono anche sciacalli, kudu, iene, genette, caracal, orix, springbok, zebre, le tartarughe verdi lunghe fino ad 1 metro (nel fiume Kunene) e 306 specie di uccelli. I leoni sono rari da vedere e per lo più si concentrano lungo il corso dei fiumi effimeri (Ugab, Huab, Koigab, Uniab, Hoanib, Hoarusib, Kumib e Kunene) come gli elefanti, le giraffe e i rinoceronti. In mare vivono delfini, orche, megattere e le foche.
- È assolutamente vietato guidare fuoristrada
Ripartiamo alle 12.35. La strada è leggermente in discesa verso l’oceano. In un tratto il vento ha spostato la sabbia sulla carreggiata. Impieghiamo mezz’ora per percorrere km.39 fino all’intersezione con la C34. Da qui, chi non ha il permesso, può solo andare a sinistra. Nel 2017 avevamo fatto i furbi ed avevamo percorso un paio di km verso destra e ricordavamo fossero tutti di sabbia profonda. Ora la strada è perfettamente battuta, sterrata ma molto pressata, sembra asfalto. Le dune di sabbia gialla sono distanti dal mare, non come nella zona del Namib. Le si vedono bene solo nel primo tratto, poi si spostano più nell’entroterra. Bisogna percorrere km.57 per arrivare a destinazione ed impiegheremo 2 ore e 45 facendo tante soste, compreso il pranzo. La temperatura scende drasticamente. Arriviamo a Torra Bay. Anche qui si può pernottare ma solo nei mesi estivi (il nostro inverno) e solo in campeggio. Questo è il paradiso dei pescatori. Ora è deserto. La strada in questo punto inizia a costeggiare il mare. Arriviamo al delta dell’Uniab, il fiume che abbiamo visto questa mattina a Palmwag, nella Concessione. Nei delta di questi fiumi, dove c’è verde e quindi erbivori (vediamo oryx e struzzi) non è impossibile vedere i leoni, i famosi leoni del deserto. Noi stiamo con gli occhi aperti ma nulla. Troviamo un posto vicino al mare e ci fermiamo. C’è parecchia puzza. Poco distante vediamo due piccoli di otaria morti. Pensiamo sia quello, in realtà sono alghe e altre cose marine che hanno quell’odore. Quando domani andremo a Cape Cross, mi renderò conto che non sono questi mammiferi che puzzano in questo posto. Ci spostiamo in un altro punto, dove non si sente puzza, e parcheggiamo. Tiriamo fuori tavolo e sedie e facciamo un risotto. Dobbiamo mettere un golfino perché fa fresco. Un piccolo piper ci passa vicinissimi. Praticamente ci hanno fatto un volo radente … come dicevano in Top Gun … Vediamo le persone a bordo che ci salutano. Ci sono vari voli che partono da Swakopmund. Una rotta va verso nord, una fino a Sossusvlei con rientro dalla costa ed un altro che arriva solo sotto Sandwich Harbour, fino al relitto dell’Edward Bowlen. Siccome sarebbe un mio sogno vedere quella barca incagliata nel deserto, parecchi km di distanza dal mare, propongo a Pier di cercare di prenotare. Un altro modo per raggiungerla è con tour organizzati, tutti con la propria jeep, partendo da Ludereitz fino a Swakompund. Ci vuole circa una settimana. Se un domani torneremo in Namibia … per la sesta volta … sarà per fare quello. Oltre all’Edward Bowlen si vede anche il relitto della Shakawe. Proseguiamo verso nord. Ci sono tante strade che portano alla spiaggia ma la maggior parte sono interdette per evitare che i turisti o i pescatori, devastino tutto l’ambiente con le macchine. Imbocchiamo tutte quelle che sono percorribili. Gli affacci sul mare sono belli. L’oceano è arrabbiatissimo. Tutta la costa è battuta dalle iene marroni e dagli sciacalli quindi ovunque ci sono impronte. Ci sono tante conchiglie e tanti corpi di piccole otarie, anzi, non tanti, purtroppo tantissimi. Vediamo anche le ossa di una balena spiaggiata. Viaggiando vediamo un gruppo numeroso di gabbiani che volano in circolo. Faccio inchiodare Pier all’istante. Quello è il segnale della presenza in acqua di cetacei. Andiamo sulla battigia e rimaniamo una mezz’ora a guardare le balene che saltano. Spettacolo. Non sono distanti dalla riva quindi le vediamo bene. Purtroppo, non riuscirò a fare una foto decente con tutto il corpo fuori dall’acqua, non sapendo il punto preciso di partenza del salto. Facciamo anche dei giri sulle dune. Da lassù il paesaggio è bello. Arriviamo a destinazione alle 15.50. Il lodge è in una bella posizione, tutte le camere sono vista tramonto. Andiamo nella struttura principale per registrarci. Diamo Nad 500 di caparra per la chiave e poi andiamo allo chalet. Si vede che fanno il possibile per tenerlo bene, ma necessita di manutenzione. La salsedine e le intemperie rendono il lavoro difficile. Pier si fa un pisolino, io invece perlustro la zona. Oltre la collina, verso il deserto, c’è una laguna quindi vado fino là. Per terra ci sono un’infinità di impronte. Le iene girano solo di notte quindi sono tranquilla. Nell’acqua della laguna ci sono una cinquantina di fenicotteri. Vado poi in spiaggia. Ci sono 10 delfini che saltano tra le onde. Rimango un’ora a guardarli. Nel mentre Pier mi raggiunge. Doccia e poi torniamo a vedere il tramonto. Andiamo a cena presto. Il ristorante è sopra una duna. I muri interni sono completamente scritti. Chi viene qui lascia un pensiero. Ci portano dei calamari fritti come antipasto, una zuppa e poi la coda di mucca. Per finire il dessert. Tutto molto buono. Costa Nad 300 (€ 15) a testa. Per tornare in camera abbiamo le torce. Mi sarebbe piaciuto vedere una iena marrone, ne abbiamo viste poche nei nostri viaggi, ma nulla. Alle 21.00 dormiamo.
Pernottamento: Terrace Bay – lodge – DBB (anche la cena inclusa)
– costo N 3.260 € 163
19) 30 aprile 2024 martedì: Terrace Bay (Skeleton Coast) – Swakopmund
km.372 (km.71 asfalto – km.301 sterrato)
Quando ci siamo svegliati, eravamo convinti di trovare la classica nebbia che caratterizza la costa namibiana nelle prime ore della giornata e che arriva per diversi km. nell’entroterra. Grazie alla nebbia che crea umidità, è possibile la vita nel deserto. Si crea dallo scontro dell’aria fredda portata dalla corrente del Benguela che arriva dall’Antartide con l’aria calda del deserto. L’abbiamo sempre trovata, anche Pier quando è stato a Walvis Bay la settimana scorsa. Guardiamo dalla finestra e vediamo il sole. Siamo stupitissimi. In questi giorni non ci sarà mai, ma è un evento raro. Andiamo a fare colazione. Nel mentre decidiamo dove andare a dormire questa sera. A me sarebbe piaciuto andare allo Spitzkoppe. Pier invece propone di andare direttamente a Swakopmund e di tentare di prenotare un volo con il piper per vedere l’Edward Bowlen. Opteremo per questa soluzione, e di andare allo Spitzkoppe l’ultimo giorno, quando partiremo diretti a Windhoek, tanto è di strada. Prenotiamo quindi sulla Booking un hotel a Swakopmund. Alle 8.30 partiamo. Se all’andata siamo sempre rimasti sulla strada principale, scendendo seguiamo le tracce delle macchine dei pescatori, viaggiando quasi sempre vicino all’oceano. Facciamo ancora delle tappe per guardare il paesaggio ed il mare, ma non vediamo nessun cetaceo. Alle 10.20 arriviamo allo svincolo con la C39, dalla quale siamo arrivati ieri. Per la prima volta percorriamo questa strada con il sole alle spalle. Le altre due eravamo in senso opposto. Di per sé non c’è molto da vedere, ma, avendo la luce favorevole, i colori rendono di più. Questo nulla comunque non è male. Almeno una volta è da attraversare. I tanto decantati relitti, ormai sono quasi tutti scomparsi, inghiottiti dal mare o sommersi dalla sabbia. In questo tratto se ne possono vedere due, più quello della Zeila, che è recente, appena a nord di Henties Bay. Non sprecate tempo a cercare quelli indicati ancora su qualche mappa. Quelli più visibili sono nella parte nord della costa, quindi non si può raggiungerli. Vediamo lo svincolo di Toscanini (vecchia miniera di diamanti, non si può accedere.) e dopo km.60 (1 ora) dallo svincolo con la C39, arriviamo all’Old Oil Rig (impianto petrolifero abbandonato). La struttura è tutta arrugginita. Ci sono tante impronte di iene e sciacalli.
Informazioni sull’Old Oil Rig:
Fin dal 1908 quando il primo diamante fu trovato vicino a Lüderitz, la costa dell’Africa sud-occidentale è stata considerata ricca di diamanti. Sebbene ciò sia vero per la parte meridionale, ovvero da Lüderitz ad Oranjemund (oggi Sperrgebiet N.P. ovvero “zona interdetta”), lungo quella che è la vera e propria Skeleton Coast, cioè dalla foce del fiume Ugab fino alla foce del fiume Kunene che segna il confine con l’Angola, i diamanti furono trovati solo sporadicamente ed in quantità limitate. Le ricerche durarono fino alla fine degli anni ’50. Oggi un solo sito di estrazione è ancora attivo all’estremo nord, vicino alla foce del fiume Kunene. Molte persone però continuarono ad essere attratte dalla remota possibilità di fare fortuna con questi preziosi minerali, cosicché all’inizio degli anni ’60 Ben du Preez e Jack Scott cercarono i diamanti tra Terrace Bay, Toscanini ed Henties Bay. I resti dei pozzi minerari sono ancora visibili a sud della cittadina. Si racconta che solo cinque diamanti furono trovati e la miniera fu chiusa nel 1971. Ma Ben du Preez e Jack Scott non si diedero per vinti, credevano fermamente che anche il petrolio si trovasse sotto le sabbie della Skeleton Coast. Era la loro ultima grande speranza di fortuna. Dopo aver raggiunto una profondità di 1.700 metri, dichiararono di non aver trovato petrolio, ma di aver colpito un ricco giacimento di antracite, troppo profondo per essere praticabile per l’estrazione. Nel 1972 la piattaforma petrolifera fu abbandonata e quello che rimane è un cumulo arrugginito (un diverso tipo di relitto…) che lentamente e silenziosamente si sta riducendo in polvere. Luogo di nidificazione per i cormorani, sorvegliato da iene brune e sciacalli dalla gualdrappa.
Dopo km.4 deviamo per la Huab Lagoon, la foce del fiume Huab. Un tempo c’era un cartello che indicava questa deviazione, ora si deve fare riferimento ai km.4 di distanza dall’Old Oil Rig. C’è una laguna che. Al momento, non arriva al mare. C’è vegetazione e ci sono tanti uccelli. Non vediamo erbivori. C’è un cartello di pericolo leoni. Qui c’è la possibilità di vederli, se si è fortunati. Ci sono tante impronte di iena. Proseguiamo per altri km.20 ed arriviamo al relitto della South West Seal. Su Google Map è indicato Wreck Benguela Eagle View Point. C’è solo un cartello con scritto Wreck War come indicazione. Nel 2012 era quasi completamente visibile, nel 2017 ancora abbastanza. Ora è quasi completamente coperto dalla sabbia. Tra pochi anni non si vedrà più nulla. A pochi metri ci sono le ossa di una balena. Percorriamo gli ultimi km.17 ed arriviamo all’Ugabmund Gate, il gate di uscita dallo Skeleton Coast Park. Arriviamo alle 12.30. Avevo visto le immagini del nuovo gate ed ero molto curiosa di vedere se avevano mantenuto il vecchio cancello sui quali erano attaccati due grandi teschi. Essendo il simbolo del parco, che ha contribuito ad incutere timore e a rendere ancor più affascinante il posto, mi sarebbe tremendamente dispiaciuto se lo avessero tolto. Quando lo vedo mi rincuoro un po’ ma non è bello come un tempo. Allora era sempre chiuso e veniva aperto solo quando passavano le macchine. Era un po’ una sorta di: “lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Ora non rende per niente perché è sempre aperto e bloccato sui due lati. A mio avviso la maggior parte delle persone, manco lo nota. Peccato. Vado negli uffici per registrare l’uscita. Percorriamo altri km.15 e deviamo per il relitto della Wiston. Su Google Map è indicato Winston Shipwreck Fishing Area. Nel 2012 non lo avevamo trovato perché dalle mie info si trovava al Mile 108. Ora deviamo su una pista di sabbia lunga km.3 ed arriviamo al mare. Doveva essere un peschereccio grande perché si vede in due punti. Ci sono ancora parecchi resti. Lo troviamo tutto fuori dall’acqua. Pier mangia un panino gentilmente offerto dal Terrace Lodge, io preferisco non toccare cibo visto che ricordo come fosse ieri … la puzza che c’è a Cape Cross. Torniamo alla strada principale e percorriamo km.63 prima di deviare verso Cape Cross per km.7. Arriviamo alle 14.00.
Informazioni sulla Cape Cross Seal Reserve:
Nad 150 a testa + 50 la macchina
Orari: 8.00/17.00 dal 16.11 al 30.06 – 10.00/17.00 dal 01.07 al 15.11
Il navigatore portoghese Diego Cao sbarcò qui nel gennaio del 1486, durante la sua seconda spedizione sotto l’equatore, e piantò una croce. La croce originale è stata rimossa nel 1893 e poi sostituita da una replica di pietra. L’iscrizione sulla croce dice: “Nell’anno 6685 dopo la creazione del mondo e il 1485, dopo la nascita di Cristo, il brillante, lungimirante re Giovanni II del Portogallo ha ordinato Diogo Cao, cavaliere della sua corte, alla scoperta di questa terra e di erigere questa croce qui “. Qui vive una delle colonie di otarie del capo più grande al mondo, circa 250.000 esemplari. Questa zona è stata dichiarata parco nel 1968 e ha una dimensione di kmq.60. È conosciuto come uno dei posti più puzzolenti al mondo.
Vado negli uffici a pagare (Nad 150 € 7,50 a testa + Nad 50 € 2,50 l’auto). Dico alla signora che nonostante siano passati 12 anni dalla mia precedente visita, ricordo la puzza come fosse ieri. Lei ridendo dice: “questo posto è famoso per la puzza ma voi turisti continuate a venire sempre più numerosi … siete matti! Io non vado mai oltre il gate”. Bene ma non benissimo … confidiamo solo nel vento che non arrivi dal mare. Ci spostiamo un paio di km. e scendo al volo dopo aver indossato la mascherina del Covid FFP2 ed essermi messa in bocca due Vigorsol, nella speranza che serva a qualcosa. Pier all’istante parte e si parcheggia a debita distanza. Alcune otarie stanno dormendo nel parcheggio. Appena mi avvicino capisco all’istante che, come immaginavo, la mascherina non serve a nulla. Mi indirizzo al cancelletto del camminamento in legno, rialzato di un metro dalla sabbia. C’è un piccolo morto proprio davanti, quindi scavalco. È tutto chiuso con perline sui due lati, in modo tale che si possono vedere le otarie in sicurezza e senza disturbarle. Incomincio a fare foto, più velocemente possibile. Ad un tratto mi accorgo di non essere sola. Un’otaria è seduta di fianco a me. Deve aver trovato una perlina rotta ed è riuscita ad entrare. D’istinto le dico “ciao”. Lei mi guarda e fa un verso come risposta. Mi avrà capita????
Poi esce da dove è entrata. Io vado avanti ancora un tratto, fino a dove si vede bene la colonia. Mamma mia quante sono. Pazzesco. Fanno un baccano incredibile. Tantissime sono in acqua a caccia. Sicuramente lo spettacolo è da non perdere. Non finisco il giro sul camminamento ma torno dalla stessa parte. Pier arriva a recuperarmi. Salgo senza scarpe perché sicuramente le suole puzzano, avendo camminato sulla sabbia dove si sdraiano. Mi sento i capelli e la pelle impregnati di odore. Diciamo che essendo in pantaloncini e top, ho limitato i danni. Ricordo nel 2012, una volta arrivati a Swakopmund, avevo dovuto mettere i vestiti di tutti e 4 in sacchetti di plastica. Non so se sono io fissata con gli odori, ma è davvero impegnativo. Ci fermiamo a fare due foto, prima di tornare alla strada principale, ai cristalli di sale rosa, in vendita in banchetti di legno. Se uno è interessato all’acquisto, lascia i soldi nei barattoli di vetro. C’è un cartello stradale di pericolo iene. Avendo pasti facili con le otarie, loro, come gli sciacalli, vivono bene in questa zona. Siamo alla strada principale alle 14.30. Dopo km.50, alle 15.10, arriviamo ad Henies Bay. Ci sarebbe dovuto essere un relitto a Km.30 dalla cittadina (The Chamarel affondata l’8 agosto 2012, si vede dalla spiaggia) ma noi non ci facciamo caso se effettivamente è visibile o meno. Andiamo in paese a fare il pieno e a farci gonfiare le gomme. Sicuramente i tempi che abbiamo impiegato oggi, sono stati più lunghi per il fatto che la macchina, con le gomme tanto sgonfie, va più piano. Da qui viaggiamo su asfalto. Dopo km.24 deviamo per il relitto della Zeila (arenato il 25 agosto 2008). Anche questo è decisamente peggiorato dai nostri precedenti passaggi. Essendo nell’acqua il tutto è accelerato. Dopo altri km.54, alle 16.30, arriviamo a Swakopmund. Andiamo subito in hotel. Il posto è davvero bello. Ha tanti dettagli fatti, come dice il nome, con legni trovati sulla spiaggia, restituiti dal mare. È curato nel dettaglio. La nostra camera è molto grande perché ha un letto matrimoniale più due singoli. In bagno c’è la vasca. Ci sono anche degli assaggi di liquore alla ciliegia e dei dolcetti. Giusto il tempo di farci una doccia ed usciamo per andare a vedere il tramonto al pontile dove c’è il ristorante The Tug, dove verremo domani sera. Come ristorante avremmo voluto andare al Kücki’s Pub dove eravamo stati nel 2017, ma è chiuso. Optiamo per Altstadt, pub con cucina tedesca e birra alla spina. Pier era stato qui due settimane fa. Lui prende uno stinco con patatine fritte, io un filetto con verdure. Ci portano anche dei calamari fritti come aperitivo. Ovviamente prendiamo anche due birre. Tutto buono. Spendiamo Nad 800 € 40. Alle 21.00 dormiamo.
Pernottamento: Driftwood Guesthouse – lodge – B & B
costo N 1.830 € 92
20) 01 maggio 2024 mercoledì: Swakopmund – Swakopmund
km.130 (km.80 asfalto – km.50 sterrato)
Questa mattina ce la prendiamo con comodo perché vogliamo tentare di prenotare il volo fino all’Edward Bowlen (aprono alle 10.00). La colazione è ottima. Carichiamo in macchina le nostre cose e andiamo a parcheggiare al pontile, così facciamo due passi. Ci sono due operatori che fanno i sorvoli della costa. Il primo, Desert Air (https://www.desertair.com.na/sossusvlei) è chiuso perché oggi è festa nazionale, come in Italia. Il secondo, Sossusfly (https://www.sossusfly.com/), ci dice che non ha posto né oggi né domani. D’altronde sono piccoli aerei con pochi posti. Si segna il nostro numero, nel caso in cui qualcuno annulli. Siccome per oggi ci sono possibilità pari a zero, visto che il volo parte tra 3 ore, decidiamo di andare oggi a Pelican Point con la macchina. Le altre volte eravamo andati in barca, questa volta vogliamo lanciarci guidando su sabbia. Andiamo nel negozio di Krizia, amica di nostra figlia che vive con i genitori in Namibia da 7 anni. Ogni volta che veniamo qui, ci troviamo per cena. Hanno iniziato aprendo un negozio di formaggi italiani a Windhoek (loro sono ancora là che lo gestiscono) mentre la figlia, ha aperto una succursale a Swakompmund. Si chiama Italian Style Food in 953 Daniel Tjongarere Ave. Dovesse interessare l’indirizzo nel negozio di Windhoek è 10.000, 18 Lilencron Steet. I formaggi sono di loro produzione e in un paese dove si trovano solo Cheddar e Guda …. direi che il successo del negozio è assicurato. Importano anche salumi dall’Italia. È sempre un piacere trovare Krizia. Ci facciamo preparare dei panini con il prosciutto di Parma almeno siamo a posto per il pranzo. La strada per arrivare a Walvis Bay è scenografica, con le dune di sabbia da una parte e l’oceano arrabbiato dall’altra. Ci sono tanti pescatori. Le loro auto sono pazzesche. Sono attrezzate con strutture in ferro attaccate ai parafanghi anteriori, dove posizionare diverse canne. Alcune invece hanno le sedie fissate nei cassoni degli Hilux. Passiamo per la cittadina di Longstrand dove ci sono delle belle case. In una mezz’oretta siamo in città. Al confronto di Swakopmund, è proprio brutta. La parte bella è il lungomare che va dalla zona del porto turistico fino verso le saline, per intenderci dove c’è il ristorante The Raft. Ci sono case molto belle, le aiole sono ben tenute. Pier ha passato qui la sua settimana lavorativa. Tutte le sere camminava sul lungomare. La laguna è strapiena di fenicotteri. Ci fermiamo un attimo così faccio un po’ di foto. Sono vicinissimi alla riva. Partiamo diretti alla nostra meta. Dopo km.6 arriviamo alle saline. Scendo a fare qualche foto. Percorriamo i seguenti km.10 costeggiando le lagune. Alcune luccicano di sale bianco e rosa, mentre altre hanno l’acqua di colore rosa. Arriviamo in un punto sull’oceano dove finisce la strada. A sinistra si va a Sandwich Harbour, posto bellissimo visto due volte. Sono km.50 di sabbia. Le dune arrivano direttamente nell’oceano. Si può andare anche da soli, chiedendo i permessi, ma è molto pericoloso. Per raggiungere il porto naturale di devono conoscere perfettamente le maree. Se non si è ben informati, si rischia di non riuscire a passare sulla battigia quindi o di rimanere laggiù, e questo sarebbe il minore dei mali, o tentare di passare e ritrovarsi con l’acqua che sale e che blocca la macchina. Quando si prenota l’escursione, e se si vuole assolutamente arrivare laggiù, bisogna prenotare guardando on-line quando c’è la bassa marea. Se è alta, l’escursione si fa ugualmente, ed è sempre bella, ma si rimane solo sulle dune. Per me era stato bellissimo viaggiare con il muro di sabbia da una parte e l’oceano arrabbiato dall’altra. Tornando a noi, ora. Sgonfiamo le gomme a 1.2, visto che viaggeremo su sabbia profonda. Sono km.17 per arrivare alla punta estrema della penisola. Ci sono varie tracce. Decidiamo di salire dal lato destro e scendere da quello sinistro, sulla spiaggia. In mezz’ora, senza problemi, arriviamo al faro. Poco prima vediamo una colonia di otarie, vicino al relitto di una nave. Nel 2012 eravamo venuti qui con il catamarano, ma non eravamo scesi in spiaggia. Il relitto è messo decisamente male. In 12 anni si è rovinato tantissimo. Scendo e mi avvicino alle otarie. Qui, non essendo stanziali, si sente pochissima puzza e la spiaggia è pulita. Loro sono tutte sulla battigia o in mare a pescare. Il faro è molto bello. È un hotel. Ci era venuta l’idea di venire fino a qui in macchina, non volendo fare di nuovo l’escursione in barca, ragionando sul fatto che sicuramente i gestori dell’hotel vanno avanti ed indietro con le jeep, quindi se ci passano loro, possiamo farlo anche noi. Ci siamo informati, non ci vogliono i permessi. Questa è stata un’ottima scelta perché questo posto ci piacerà decisamente di più che vederlo dalla barca. Pensavo che ci fosse solo una colonia di otarie, come nel 2012. In realtà in tutta la costa della penisola, partendo dal lato destro del faro ed arrivando al sinistro, ne contiamo 8. Vediamo anche degli sciacalli e dei gabbiani che mangiano i piccoli morti. Purtroppo, ce ne sono tantissimi deceduti. Penso che muoiano schiacciati dal gruppo. Le otarie non sono famose per la delicatezza. Le colonie verso l’oceano sono più tribulate di quelle posizionate dalla parte della laguna. Ci sono onde altissime che spesso arrivano all’improvviso e colpiscono quelle che stanno dormendo sulla battigia. Tante sono in mare a nuotare e le si vedono bene nel ricciolo delle onde. Le foto si sprecano. Mangiamo i nostri panini con il prosciutto di Parma, bevendo un’ennesima Windhoek Lager e guardando questo spettacolo. Vedendo che viaggiamo benissimo su sabbia, decidiamo di tornare indietro dalla spiaggia. Vediamo diversi tipi di uccelli. Arriviamo a Walvis Bay alle 14.30. Parcheggiamo davanti al ristorante The Raft e andiamo a piedi, lungo il mare, al porto turistico, dove, al mattino, partono le barche per Pelican Point. Ci sono alcuni bar quindi ci sediamo a bere una birra. C’è una piccola spiaggia dove dei bambini fanno il bagno. L’acqua è fredda, ma con le temperature folli che ci sono, se si ha il coraggio, qui si può fare il bagno. Torniamo alla macchina. Arrivano dei pescatori, scaricano dei contenitori di plastica che contengono grossi pesci. Ci sono dei tavoli in pietra con i rubinetti, dove poterli pulire. Una decina di pellicani, sono lì in attesa degli scarti. Andiamo in centro, da un benzinaio, per farci rigonfiare le gomme, e poi torniamo a Swuakompund. Saremmo tornati volentieri all’hotel di questa notte, ma perderemmo i soldi della prenotazione fatta mesi fa, al The Beach Lodge. Questo, come dice il nome, è sulla spiaggia. Abbiamo una camera vista mare. La struttura è a forma di barca. Il ristorante all’interno della struttura è molto rinomato. Sistemo la macchina mettendo in una borsa le cose da mangiare avanzate in modo tale da darle a qualche ragazzo fuori dal ristorante The Tug, dove andremo a cena. C’è sempre qualcuno che apprezza. Dopo da doccia, andiamo a vedere il tramonto sulla spiaggia e poi andiamo a cena. Ho prenotato mesi fa. Lo si fa comodamente sul loro sito (https://www.the-tug.com/). Questa sera prendiamo 12 ostriche, io calamari alla griglia mentre Pier un altro pesce grigliato ed una bottiglia di vino (Nad 1.300 € 65). Tutto buono anche se le ostriche non sanno di molto. Ho idea che le abbiano lavate troppo. La Namibia è un grande produttore di questi molluschi, quindi assolutamente sono da assaggiare. Solitamente occupiamo il tempo durante i voli di rientro per pensare alle prossime vacanze, questa volta lo faremo questa sera a cena. Visto che dovremo fare le prenotazioni dei campi tra due mesi ed i voli tra quattro, dobbiamo essere preparati. Se tutto andrà liscio, il prossimo viaggio in Africa sarà agosto 2025 solo Zimbabwe con due nostri cari amici più i loro ragazzi. Alle 22.00 … tardissimo … andiamo a dormire.
Pernottamento: The Beach Lodge – B & B
costo N 2.100 € 105
21) 02 maggio 2024 giovedì: Swakopmund – Walvis Bay – km.50 asfalto
Oggi sarà una giornata di cazzeggio. La mattinata è passata nell’attesa della telefonata della disponibilità del volo. Facciamo colazione, ottima, e poi andiamo a parcheggiare da The Tug. Facciamo due passi in centro. Passiamo di nuovo al Sossusfly ma ci dicono che non hanno disdette. Pazienza. Avremmo potuto pensarci prima, ma c’era il solito discorso delle tempistiche per percorrere le piste a nord, quindi, non ce l’eravamo sentita di prenotare altro oltre ai pernottamenti. Passiamo davanti ad una scuola dove i bimbi stanno giocando a calcio sulla sabbia con delle palle di carta pressata. Siccome lì vicino c’è un market, andiamo a compare due palle vere. Al rientro però l’intervallo è finito. Le buttiamo oltre la rete. Quando ripassiamo di lì dopo un’ora, sono sparite. Abbiamo fatto la felicità di quei bimbi. Questa sera dormiremo a Walvis Bay quindi andiamo là a pranzo. La cosa logica sarebbe stata andare oggi a Pelican Point, ma se poi ci chiamavano per il volo? Questa è proprio stata una vacanza all’insegna del cambiamento dei programmi. Di solito abbiamo tutto pianificato nel minimo dettaglio, quindi ci sembra strana questa cosa. È comunque andata bene così. Decidiamo di spostarci a Walvis Bay e di andare a pranzare da The Ruft. Vista la super colazione del The Beach Lodge, non abbiamo tanta fame quindi prendiamo solo 2 antipasti di Marisco ed una porzione di patatine (Nad 330 € 16). Nulla di che. Andiamo ancora un attimo dai fenicotteri. Siamo da soli. Arriva poi un pullman e scarica una ventina di asiatici. Incuranti dell’educazione e del rispetto verso gli animali, fanno un pollaio che non finisce più. Si avvicinano tantissimo ai pennuti e questi si spostano impauriti. Poi, povere anime, rischiando un altro infarto, tornano nello stesso punto per proseguire il pasto. Già questo mi da un fastidio pazzesco, quando poi una si mette a battere mani e piedi come una cretina, creando di nuovo il panico tra i fenicotteri, mi esce proprio di getto: idiota! In inglese è simile quindi ha capito alla perfezione. Mi guarda, non chiede scusa, ma almeno la pianta lì di comportarsi in maniera irrispettosa. Vedendo che comunque non si riesce a stare in santa pace, ce ne andiamo. Alle 15.00 andiamo al nostro B & B. Si trova sul lungomare, con vista fenicotteri. È una villa privata. La signora affitta una camera. Si paga in contanti. Posto molto carino e pulitissimo, la signora Sonia, super gentile. Ci dice di togliere le taniche della benzina che abbiamo sul tetto. Anche se vuote, potrebbero rubarle. Walvis Bay non è troppo sicura. Lasciamo le nostre cose poi andiamo in centro per fare due acquisti. Due ragazzini ci tampinano in maniera molto pesante ed insistente per farsi dare soldi perché dicono che hanno fame. Quando entriamo nel market, loro vengono bloccati. Acquistiamo le cose che ci servono e poi prendiamo per loro qualcosa da mangiare. All’uscita glielo consegniamo ma non sono per niente contenti. Loro volevano solo soldi. Ci seguono fino ad un altro market. Un poliziotto li ferma e li fa andare via. Ci dice che non si deve mai dare nulla perché poi diventano sempre più insistenti, ma, cuore di mamma, come si fa? Entriamo al Tops! e troviamo il gin dell’Amarula! Torniamo al B & B a portare la macchina e poi andiamo a fare due passi. Torniamo ai fenicotteri per il tramonto. Per fortuna gli asiatici se ne sono andati. Spettacolo. Un grosso gruppo, in lontananza, si alza in volo e passa proprio davanti al sole. Vediamo il sole calare poi andiamo a fare la doccia. Usciamo subito dopo per andare a cena, tavolo prenotato ieri, nel graziosissimo ristorante Godenfang. Pier era stato qui due settimane fa e aveva mangiato benissimo. Non possiamo che riconfermarlo. Prendiamo altre 12 ostriche (queste si che sono davvero ottime), un piatto di gamberi ed un dolce in condivisione, poi una bottiglia di vino bianco sudafricano e due gin (Nad1150 € 57). Alle 22.00 andiamo a dormire.
Pernottamento: Haus Schaaf – B & B
costo N 1.080 € 90
22) 03 maggio 2024 venerdì: Walvis Bay – Windhoek – km.462 (km.390 asfalto – km. 72 sterrato)
Ieri sera abbiamo concordato con la signora Sonia, l’orario della colazione. Puntualissima e tutto ottimo. Alle 8.30 partiamo molto a malincuore. Andiamo un attimo dai fenicotteri, andiamo a fare gasolio, ripassiamo a Swakopmund per prendere ancora due panini da Krizia ed alle 9.15 lasciamo la città. Imbocchiamo la B2 (asfaltata). Percorriamo km.120 in un’ora e mezza, poi deviamo a sinistra sulla D1918 (sterrata). Qui il navigatore ci fa fare una strada più corta (D1930 poi si devia su una strada quasi in disuso) ma decisamente brutta e abbiamo impiegato un fracco di tempo. La strada corretta è proseguire sulla D1918 per km.18 poi andare a destra sulla D3716 per altri km.12, poi a sinistra sulla D1920 per km.1. Faremo questa strada in rientro e dal gate dello Spitzkoppe fino alla B1, ci vogliono 30 minuti. Prima dell’arrivo al parco ci sono diverse bancarelle gestite da bambini. Siccome qui non hanno proprio nulla, al ritorno lasceremo le ultime cose da mangiare e dei bomboloni dell’acqua che ci sono rimasti. Paghiamo l’ingresso Nad 150 € 7,50 a testa e la macchina Nad 50 € 2,50.
Informazioni sullo Spitzkoppe:
Lo Spitzkoppe (chiamato anche Spitzkop, Groot Spitzkop o Matterhorn of Namibia, “il Cervino della Namibia”) è una formazione montuosa costituita da diversi picchi granitici (inselberg). La roccia, completamente spoglia di vegetazione, ha più di 700 milioni di anni; la vetta più alta (Grass Spitzkoppe) tocca i 1728 mt, e si staglia quasi a picco per 700 mt dall’altopiano circostante (non è comunque la montagna più alta della Namibia, ha questo primato il Brandberg con i suoi 2.573 mt.). Vicino allo Spitzkoppe si trova un’altra vetta meno elevata, detta Piccolo Spitzkoppe (Klein Spitzkoppe) (1584 mt), e una catena montuosa che prende il nome di Monti Pontok (mt.1628). Sia il grande che il piccolo Spitzkoppe hanno un diametro di circa 60 km. Brandberg, Erongo e Spitzkoppe erano tutti vulcani.
La scalata dello Spitzkoppe è alla portata delle tecniche moderne di alpinismo, ma in tempi passati questa vetta rappresentava un obiettivo relativamente ambizioso, soprattutto a causa della sua posizione isolata, del difficile clima del deserto, e della totale mancanza di acqua. Secondo una leggenda probabilmente infondata, un soldato tedesco sarebbe giunto in cima allo Spitzkoppe nel 1904 (quando la Namibia era ancora l’Africa Tedesca del Sud-Ovest) e avrebbe acceso un fuoco sulla vetta; il soldato non tornò mai indietro e il suo corpo non fu mai ritrovato.
La prima scalata documentata fu portata a termine nel 1946 da una squadra di Città del Capo guida da S. Le Roux. Una seconda spedizione – O’Neil, Shipley e Schaff – trovò un nuovo percorso d’accesso che passava dagli estremi settentrionali del picco; non riuscirono però ad arrivare alla cima. Una parete di granito di 3 m particolarmente liscia porta ancora i segni di un’antica scalata, gradini di metallo piantati nella roccia.
Hans, Else Wong e Jannie de Villiers Graaf giunsero in vetta ancora nel 1946. Per oltre un ventennio, lo Spitzkoppe fu descritto come una vetta che richiedeva due o tre giorni di faticosa scalata. Questa reputazione fu demolita nel 1971 da un gruppo guidato da J. W. Marchant, del club alpinistico e sciistico dell’Università di Città del Capo, che giunse in vetta in quattro ore senza far uso di funi e senza far ricorso ai gradini metallici.
Si può fare un giro in auto fermandosi ai punti panoramici oppure andare a piedi. Da soli si possono vedere l’arco di roccia e le piscine. Se si prende una guida si possono vedere i dipinti dei boscimani ed il serpente dorato.
Facciamo un giro veloce perché abbiamo ancora tanta strada da fare. Il posto è bello come lo ricordavo. Mi fa sorridere quanto avevo scritto nel diario di viaggio del 2017:
“Noto subito tanti punti campeggio negli angoli vicini alle rocce. Non hanno nessun servizio. Ci si deve portare tenda, cibo e acqua per lavarsi. Molto all’avventura. Ecco, credo che un tipo di vacanza così non riuscirei a farlo. Pur di fare una vacanza in Africa mi adatterei a qualsiasi cosa ma questo è troppo ….”
E neanche dopo 1 anno da quello scritto, abbiamo completamente cambiato modo di pensare, anzi, per noi non esiste nulla di meglio!!!!
Andiamo subito all’arco. Lungo la strada facciamo bene attenzione a dove mettiamo i piedi visto che Martina, nel 2017 aveva quasi pestato un’horned adder (vipera cornuta). Curiosiamo a debita distanza sotto ogni cespuglio. Non ne troviamo neppure una, chissà quante ce ne sono, ma sono difficili da vedere. Saliamo fino sotto l’arco. Torniamo alla macchina e mangiamo i panini di Krizia. Ci sarebbe piaciuto scalare ancora la grande roccia nella zona chiamata Piscine, guardando la strada dalla quale siamo arrivi, è quella inconfondibile sulla destra. È completamente liscia ma si riesce a salire dal retro. Sulla sommità c’è un palo in ferro, giusto per identificarla. Da lassù c’è un gran bel panorama. Facciamo due righe di conti ma ci rendiamo conto che non facciamo in tempo. Andiamo a fare solo un giro in macchina. Passiamo tra il grande Spitzkoppe a destra e il Sugarloaf a sinistra. Quest’ultimo è una parete altissima completamente liscia. Sul retro ci sono tanti punti campeggio. Chissà come dev’essere bello qui al tramonto. Un gran peccato che non siamo venuti a dormire qui anziché andare la prima notte a Swakopmund. Avremo questo rimpianto. Pazienza. Usciamo alle 13.00. Sosta foto ai bimbi e a lasciare le ultime cose e ripartiamo subito. In mezz’ora siamo all’asfalto, sulla B2. Non facciamo nessuna sosta. Passiamo per vari paesini pieni di bimbi con le divise tutte uguali, che escono da scuola. Arriviamo ad Okahandja ed imbocchiamo la A1 direzione sud … aimè. Quanto ci sarebbe piaciuto andare in direzione nord!!!! Arriviamo a Windhoek, andiamo in macchina a vedere la bella chiesa che si trova in centro e alle 16.30 arriviamo all’hotel, lo stesso della prima sera. Svuotiamo la macchina e poi, siccome abbiamo fame, cerchiamo un bar nelle vicinanze ed andiamo a piedi. In 10 minuti arriviamo al The Wine Bar, che è anche ristorante. Il posto è carino. Ordiniamo due calici di vino bianco e poi come stuzzichini del biltong e delle olive. Dopo 20 minuti, ci portano le olive … e dopo altri 15, dietro sollecito, il biltong. Mah. Spendiamo Nad 255 € 13. Siccome ora siamo in ritardo, chiamiamo un taxi per tornare in hotel. Usiamo l’applicazione (come fosse Uber) che si chiama LEFA (Nad 50 € 2,50). Doccia veloce e poi richiamiamo il taxi (Nad 60 € 3 a tratta) per andare a cena alla Joe’s Beerhouse, dove i genitori di Krizia ci aspettano. Che bello rivederli! È pazzesco, quando abitavano nel nostro paese, ci si vedeva solo alle riunioni scolastiche. Li abbiamo visti più volte in Namibia che non a casa! L’altra volta ci avevano regalato una scamorza buonissima, fatta da loro, che avevamo portato a casa, questa volta un cabaret con 10 assaggi diversi di tutti i loro formaggi, con uva e fettine di mela. Sono sempre super gentili. Per cena prendiamo il piatto più famoso del ristorante, il Bushman Sosatie, uno spiedino di carne. Se si vuole si può fare richiesta che ci sia anche un pezzo di coccodrillo. Mangiamo sempre bene (Nad 800 € 40) anche se devo dire che abbiamo preferito il posto della prima sera, visto che c’era anche la novità. Dopo una serata piacevole, riprendiamo il taxi e torniamo in hotel.
Pernottamento: Tenbergen Pension Hotel – lodge – B & B
costo N 1.134 € 57
23) 04 maggio 2024 sabato: Windhoek (km.9 asfalto) – Doha
Quando la sveglia suona, questa volta non abbiamo l’entusiasmo di alzarci del primo giorno. Andiamo a fare colazione, chiudo i borsoni e partiamo. Andiamo a fare il pieno di gasolio ed alle 9.30 siamo alla Bushlore. Facciamo presente il problema avuto con il frigo. Segnano tutto e poi ci hanno rimborsato subito € 100 per il disguido e ci hanno fatto un buono di € 250 sul prossimo affitto. Un ragazzo ci porta in aeroporto. Arriviamo alle 11.00 solita trafila e poi andiamo nella Lounge a pranzo. Il volo per Johannesburg parte puntuale alle 13.40 e dura 1 ora e 35. Andiamo poi nella Lounge della Bidvest, dove sono stata all’andata, per cena (Pier si fa anche una doccia … già che c’è questa possibilità). Il volo seguente per Doha parte alle 20.00 e dura 8 ore.
24) 05 maggio 2024 domenica: Doha – Malpensa
Atterriamo alle 4.00, locali 5.00. Cosa facciamo? Andiamo a fare colazione e doccia alla Lounge Al Maha. Facendo così non abbiamo mai mangiato in aereo. Prendiamo poi l’ultimo volo, e dopo 6 ore, alle 15.00, siamo a Malpensa. Festa grande perché Martina è venuta a prenderci con il nostro labrador Buddy. Non riesce a tenere un centimetro del corpo fermo da quanto scodinzola per la gioia di vederci.
Alla prossima.
Anna & Pier
Se volete vedere il video con le mie foto e la musica, lo trovate: https://www.youtube.com/watch?v=_p1Y2BIc4iI
Se avete bisogno di info: african.dreams2019@gmail.com
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