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Lanzarote 2023: sentieri, vulcani, mare cristallino, strade tortuose e tanta eleganza

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Per le vacanze estive del 2023 decidiamo di tornare nelle nostre amate Canarie, scegliendo questa volta Lanzarote che non visitiamo dal 2017, con l’idea di visitarla più a fondo, anche nei posti meno turistici e meno noti e sempre con l’intento di camminare parecchio, soprattutto al mattino.

Il prezzo dei voli purtroppo è aumentato e quindi il momento giusto in cui trovare l’offerta non arriva mai e ci dobbiamo accontentare di un prezzo piuttosto alto del solito volo Ryanair, che questa volta prendiamo da Bergamo, il che ci consente (con i tre volti settimanali che propone) di poter fare dodici giorni di vacanza.

La partenza, martedì 25 luglio, è nel primo pomeriggio, così possiamo arrivare con calma a Bergamo, lasciare la nostra macchina al solito parcheggio FCF, e arriviamo con ampio anticipo nello scalo di Orio al Serio, sempre più grande e ben organizzato, eccezion fatta per le strade di accesso, sempre super intasate.

Durante il volo c’è un po’ di turbolenza e ci mettiamo qualcosa in più delle solite quattro ore per arrivare a destinazione, ma poi le operazioni di sbarco sono piuttosto rapide e in poche decine di minuti abbiamo siamo fuori dallo scalo con le chiavi della nostra macchina a noleggio.

Come al solito per la macchina ci affidiamo al solito gruppo canaro di noleggio composto dalle consociate Cicar, Cabrera Medina e Payless che non ci ha mai dato problemi e spesso ci ha fornito auto con caratteristiche ben superiori a quella richiesta e pagata. La prima prenotazione l’avevamo fatta con Cicar, poi un mesetto prima della partenza ho trovato un’offerta migliore con Payless e ho prenotato con quest’ultima un’auto di categoria B, poi ci è stata assegnata una bella Opel Grandland X, non nuovissima ma comunque ben tenuta considerando che sicuramente chi noleggia a Lanzarote poi finisce a percorrere strade sterrate

Per la scelta dell’hotel abbiamo deciso di tornare al Seaside Los Jameos Playa, dove già ci eravamo trovati molto bene nel 2017 e, dopo uno scambio di mail ci hanno fatto una proposta davvero molto vantaggiosa rispetto al prezzo che proponevano sul loro sito e su altri portali di vendita e quindi non abbiamo avuto dubbi e abbiamo confermato la scelta con la sistemazione all inclusive che ci ha tolto altri pensieri per i pranzi e le cene.

A posteriori anche per la seconda volta al Los Jameos Playa siamo rimasti super soddisfatti. Difficile davvero chiedere di meglio ad un all inclusive che offre veramente tutto. Ottima la posizione proprio sul mare ma comunque anche una soluzione molto buona per chi (come abbiamo fatto noi) volesse girare l’isola in autonomia con macchina a noleggio. Camera bella e pulita, punto di forza sicuramente il ristorante che propone grigliate di carne e pesce a richiesta ogni giorno sia a pranzo che a cena e poi tantissime altre scelte a buffet. Anche a colazione c’è veramente di tutto. Per chi esce in escursione o deve partire presto c’è anche la colazione a buffet dalle 6 del mattino (che abbiamo utilizzato un paio di volte) o la possibilità di avere un pocket lunch per pranzo che abbiamo chiesto due volte. Estrema gentilezza e disponibilità di tutto lo staff che è sempre stato disponibile ad aiutare nelle varie richieste. Prezzo non proprio economico ma con l’offerta che ci ha proposto la direzione non abbiamo speso di più di altre strutture nella stessa zona che sarebbero state sicuramente meno soddisfacenti.

Arriviamo in hotel all’ora di cena, ci cambiamo, andiamo a mangiare e poi, essendo un po’ stanchi per il viaggio facciamo solo un giro a piedi nel lungomare di Puerto del Carmen. La temperatura non è male, c’è un po’ di vento come spesso capita a Lanzarote ma non ci disturba più di tanto.

Mercoledì 26 luglio possiamo finalmente partire alla scoperta dell’isola. Ci svegliamo presto, come facciamo sempre in vacanza e alle 8.30 siamo pronti per mettere in moto la nostra Opel, impostiamo l’autoradio su Los40 e possiamo iniziare l’avventura in questa isola.

L’isola di Lanzarote è molto diversa da Gran Canaria, (che abbiamo visitato più volte). Qua non ci sono i grandi hotel alti decine di piani che dominano il paesaggio di Playa del Ingles e Maspalomas, ma tutto attorno si trovano casette bianche al massimo di due piani e anche gli hotel raramente superano i tre piani. Il traffico nelle strade è molto limitato e nella maggior parte dei panorami si vede tanto nero, quello delle pietre vulcaniche, ricordo delle tante eruzioni che hanno devastato l’isola fino al secolo scorso.

Lanzarote è una meta sicuramente molto attrattiva per chi vuole fare percorsi di trekking, ce ne sono di infiniti e adatti ad ogni livello, dalle semplici camminate a vero e proprie escursioni a piedi nei tanti sentieri che l’isola propone.

In questo primo giorno di vacanza, decidiamo di fare una di queste camminate, in un percorso meno noto al grande turismo di massa ma che ci ispira molto, quello che ci porta nella Caldera de los Cuervos, fino ad entrare nel cratere del vulcano. Non è facilissimo arrivare al punto di partenza, la stessa Google Maps ci porta una prima volta nel posto che non è quello giusto, ma alla fine arriviamo in un parcheggio sterrato dove poi ci sono le indicazioni per l’inizio del sentiero.

Los CuervosDopo un primo tratto dal parcheggio fino alla montagna vulcanica, ci sono due percorsi di trekking possibili da fare, uno più breve, a destra, che porta direttamente all’interno del vulcano e uno (che consiglio) più lungo andando a sinistra che costeggia tutta la montagna. In una camminata di un’oretta di arriva all’interno del cratere in un’atmosfera spettacolare.

Il percorso è ben segnato, non è difficile, a tratti sembra veramente di entrare in un luogo fantastico, lunare, attorno si vedono solo grandi pietre vulcaniche, ci sono ogni tanto dei piccoli crateri e delle insenature che sembrano create apposta, ma invece sono naturali. Alla fine del percorso si scende nel grande cratere del vulcano El Cuervo e qua aumenta considerevolmente il vento, non so se sia sempre così o se è stato un fatto casuale che il vento sia aumentato in quel momento. È davvero strano e particolare entrare nel vulcano anche se la conformazione delle rocce è la stessa del percorso fatto precedentemente e il bello della giornata è stata proprio la camminata assolutamente originale.

Nel tornare verso il nostro hotel, essendo di strada, decidiamo di fermarci in un’altra zona caratteristica dell’isola, arriviamo a La Geria. È uno dei paesaggi agricoli più caratteristici e unici di Lanzarote e dell’intero arcipelago. Si trovano distese immense di coltivazioni di viti con la caratteristica unica che i vigneti non salgono in altezza, ma restano raso terra e sono attorniati da rocce vulcaniche disposte a semicerchio che servono ad attenuare il vento forte che potrebbe distruggere le viti. Anche i terreni dove sono piantati i vigneti sono molto particolari, sono tutti ricoperti di cenere vulcanica e quindi danno l’impressione di una distesa immensa tutta nera.

Questo metodo di coltivazione unico nel suo genere si traduce in una fiorente industria vinicola, rinomata per i suoi eccellenti vini, che possono essere degustati e acquistati in numerose cantine locali, le tante “boteghe” che si trovano in questa zona. Noi siamo praticamente astemi e abbiamo saltato le degustazioni, però il paesaggio, unico nel suo genere, è comunque da vedere.

Sempre nella strada di ritorno verso il Los Jameos Playa, passiamo davanti la grande scultura bianca che sovrasta la piccola montagnola nella zona della Casa Museo del Campesino, un grande complesso dedicato alla cultura contadina e decidiamo di fermarci a scattare qualche fotografia. L’opera che ha attratto la nostra attenzione passando in macchina è delle tante creazioni di César Manrique, un artista poliedrico che ha profondamente inciso sullo sviluppo culturale e architettonico dell’isola, di cui racconterò più diffusamente quando visiteremo la sua casa diventata museo. Finita la visita del Campesino è ormai ora di pranzo e rientriamo in hotel.

Puerto del CarmenNel pomeriggio ci riposiamo un po’ e poi facciamo una lunga camminata nel lungomare di Puerto del Carmen, fermandoci un po’ a riva. Il vento e la temperatura dell’acqua, piuttosto fredda, ci fanno desistere da fare il primo bagno in mare e ci accontentiamo di farlo in piscina in hotel alla fine del nostro giro.

Giovedì 27 luglio decidiamo di fare un altro percorso a piedi, tra quelli meno noti, ma che ci sembrano meritino la fatica di una camminata di qualche ora. Vogliamo andare a piedi da Puerto del Carmen a Puerto Calero. Il percorso completo è di circa 13 Km tra andata e ritorno, in un sentiero ben tracciato fatto di saliscendi a picco sul mare attraverso gole e barranchi. Insomma, non è proprio semplice, ma prendendoci tutta la mattina e partendo presto siamo riusciti “nell’impresa” anche se alla fine, anche per il caldo che avvicinandoci a mezzogiorno iniziava a farsi sentire, siamo tornati in hotel piuttosto provati.

Puerto CaleroLa partenza del percorso è dal porto di Puerto del Carmen, si percorre un breve tratto affiancando tante casette bellissime con decorazioni e allestimenti spettacolari nel giardino e poi parte il sentiero vero e proprio in una strada sterrata che prima sale con un dislivello piuttosto ripido e poi costeggia dall’alto l’oceano per parecchi chilometri, attraversando, tra l’altro il Barranco del Quiquere, una gola profonda nella montagna molto caratteristica. L’arrivo è a Puerto Calero, un piccolo pesino di pescatori con un porticciolo e le solite casette bianche che fanno da sfondo in ogni scenario di Lanzarote.

Al pomeriggio siamo molto stanchi per la lunga camminata della mattina e quindi decidiamo di restare in piscina a rilassarci e goderci un po’ dei veri servizi del nostro all inclusive al Los Jameos Playa.

Venerdì 28 luglio abbiamo in programma due visite in luoghi che non avevamo visto nella prima vacanza a Lanzarote. Il primo è ancora un luogo insolito, un po’ fuori dai classici percorsi per turisti. Si trova ad una decina di minuti da Puerto del Carmen andando verso l’interno, sono le rocce caratteristiche di Las Grietas. Siamo alle pendici della grande Montaña Blanca, una delle più alte dell’isola.

Si parcheggia in uno spiazzo sul lato destro della strada principale che porta da Tias a San Bartolomè che all’inizio non troviamo perché come al solito partiamo in escursione molto presto la mattina e quando passiamo davanti allo spiazzo non ci sono macchine parcheggiate e quindi non abbiamo inteso che quello era il posto dove fermarsi. Dopo un paio di chilometri in cui Google Maps ci invitava continuamente a tornare indietro, decidiamo di fermarci nel parcheggio vuoto e, dopo aver attraversato la strada e fatto un centinaio di metri in un percorso sterrato in salita, quasi improvvisamente ci troviamo di fronte ad un meraviglioso spettacolo creato dalla natura, una frattura stretta e sinuosa della crosta vulcanica, probabilmente erosa dal vento nel corso degli anni, una sorta di canyon che si insinua in mezzo alle rocce che cambiano colore continuamente, creando un effetto davvero unico.

Las GrietasIl sentiero che immette nel canyon è molto stretto, in alcuni tratti si fa davvero fatica a passare, per fortuna ci sono pochissime persone, solo un altro paio di turisti si sono aggiunti a noi, nel frattempo, e quindi abbiamo tutto il tempo che vogliamo per fermarci a fare fotografie. Fatto tutto il primo canyon, almeno fin dove si riesce ad arrivare, torniamo indietro e proseguiamo in salita per ancora qualche decina di metri e troviamo altri canyon ancora più facilmente accessibili del primo. Intanto sta arrivando altra gente e dall’alto notiamo che nel parcheggio che era vuoto quando siamo arrivati noi, ora ci sono una decina di macchine, ma quasi tutti si fermano nel primo canyon in basso, ora molto affollato, mentre dove siamo noi in alto è ancora quasi vuoto e possiamo goderci questo spettacolo davvero molto particolare.

La visita a Las Grietas è comunque piuttosto veloce in meno di un’ora possiamo ripartire. Senza allontanarci di molto, in una decina di minuti di macchina arriviamo alla Fondazione Cèsar Manrique, detta anche Casa del Vulcano, perché è una vera e propria abitazione costruita proprio all’interno di una bolla piena di lava vulcanica.

La casa è stata costruita dall’artista Cèsar Manrique al suo ritorno da New York, dove aveva trascorso alcuni anni della sua vita, quando decise di tornare a vivere e di stabilirsi definitivamente a Lanzarote. Questa casa poi è stata la dimora di Cèsar Manrique per altri venti anni dal 1968 al 1988 e vivendo qua ha realizzato alcune tra sue opere più importanti come artista poliedrico quale era, pittore, scultore, architetto.

La struttura, realizzata su più livelli occupa 3000 metri quadrati è un continuo fondarsi di elementi naturali e originali creazioni architettoniche. Il piano superiore è caratterizzato da ampi spazi, vetrate luminose e elementi architettonici moderni, ma comunque ispirate alla cultura dell’isola.

Al piano inferiore, la dimora sfrutta cinque bolle vulcaniche naturali, in comunicazione tra loro attraverso dei tunnel scavati nella lava. Esse danno vita ad un luogo abitabile sorprendente. Inoltre, è possibile visitare la piscina, la piccola pista da ballo, il forno, il barbecue. Il tutto accompagnato è da una folta vegetazione e dalla presenza costante del basalto, alternato al bianco lucente delle pareti laterali. Nell’ultimo spazio, verso l’uscita, c’è il vecchio studio del pittore, oggi convertito in sala di esposizione per i suoi dipinti. Nei giardini che circondano la casa, si combinano i contrasti affascinanti, il nero della lava, la cenere vulcanica, alternata con alberi da frutta e altre piante.

Fundacion Cesar ManriqueVisitare questa casa, costruita su un mare di lava, è un’esperienza straordinaria, il costo del biglietto di ingresso (10 euro), apparentemente caro per la visita di una casa abitata da un artista, si rileva invece un prezzo assolutamente giustificato dalla presenza di opere introvabili in altre parti del mondo.

Lasciamo soddisfatti la Fondazione Cèsar Manrique e torniamo a pranzo in hotel. Al pomeriggio non manca mai la passeggiata, ogni tanto disturbata dal vento forte che fa alzare la sabbia, lungo la spiaggia di Puerto del Carmen e poi rientriamo a bordo piscina per metterci a organizzare la giornata di sabato che si prospetta come una delle più impegnative e interessanti della nostra vacanza a Lanzarote: abbiamo in programma di fare un’escursione giornaliera all’isola di La Graciosa. Chiediamo subito il pocket lunch in hotel per il giorno successivo che ci faranno trovare pronto in reception alle 7.30 del mattino.

Sabato 29 luglio decidiamo quindi di passare l’intera giornata a La Graciosa. Arrivarci è semplice. Da Orzola partono i traghetti di due compagnie (Lineas Romero e Biosfera Express), uno ogni mezz’ora. In altri trenta minuti (di mare generalmente mosso, consiglio di restare all’interno del traghetto a chi soffre di mal di mare) si arriva a Caleta del Sebo, uno dei due villaggi abitati dai pochi residenti.

Non ci sono strade asfaltate, non si possono noleggiare o traghettare macchine. Ci sono tre possibilità per visitare l’isola: andare a piedi (ma anche per i più allenati in quel caso si riesce a vedere solo la parte a sud), noleggiare una bicicletta (anche in quel caso non è facile pedalare nei tanti tratti sabbiosi), oppure andare con uno dei 15 residenti autorizzati che effettuano il servizio di safari autorizzato. Noi abbiamo scelto questa opzione andando con Daniel, un italiano che vive nell’isola e che fa questo lavoro con il suo servizio Safari Daniel La Graciosa.

Da Puerto del Carmen bisogna arrivare a Orzola, all’estremo nord dell’isola, quindi partiamo qualche minuto prima delle 8.00 per non rischiare di perdere il traghetto, ma in realtà ci mettiamo circa quaranta minuti per arrivare a Orzola. Qua le due compagnie di traghetto hanno un loro parcheggio compreso nel prezzo e lasciamo l’auto e facciamo i biglietti con Biosfera Express che ha il traghetto alle 9.00. Siamo in anticipo, attendiamo una decina di minuti prima e quando arriva la motonave ci sediamo nei posti interni per rischiare meno il mal di mare. Siamo super organizzati e abbiamo acqua, cibo, ombrellone, asciugamani, creme solari, insomma tutto quello che potrebbe servire in un’isoletta quasi deserta. Il viaggio in mare dure 25 minuti, i primi 10 sono di mare molto mosso, poi si entra nella baia che porta all’isola e il mare si calma decisamente.

Al molo di Caleta de Sebo incontriamo la nostra guida Daniel, un ragazzo italiano, che veniva a La Graciosa in vacanza a fare immersioni e poi si è sposato con una ragazza del posto ed è rimasto a vivere e lavorare qua, anche dopo che la moglie ha preferito andare a vivere nella Spagna continentale. Avevamo già concordato i trasferimenti, al mattino verso Playa de las Conchas e al pomeriggio a Playa de la Francesa, le due spiagge più belle e rinomate dell’isola con alcune soste intermedie.

Saliamo sul fuoristrada di Daniel (a dire il vero parecchio scassato, ma capiremo che guidare nello sterrato e nella sabbia metta a dura prova anche i mezzi che meglio si adattano a quelle condizioni) ricevendo la buona notizia (per noi) che le altre quattro persone che dovevano essere nel nostro gruppo hanno dovuto rinunciare per una isolazione per giorno precedente e che quindi siamo soli a fare questo tour che diventa praticamente privato.

Caleta de Sebo è l’unico paese con un minimo di vita dell’isola con una trentina di casette bianche a due piani, qualche negozietto con i beni di prima necessita e un paio di ristoranti acchiappa turisti con prezzi altissimi, oltre ad un paio di noleggi di biciclette e agli stand dei 15 autorizzati a fare da taxi e guida con i fuoristrada che sono posizionati nella zona del porticciolo ad attendere i turisti che arrivano da Lanzarote. C’è anche una piccola spiaggia ma non è nulla di che essendo proprio accanto al piccolo porto.

La GraciosaSaliamo in fuoristrada e ci dirigiamo nella strada sterrata che porta verso nord e in una decina di minuti di percorso accidentato (ma sarà molto peggio dopo) arriviamo alla prima sosta prevista: il villaggio di Pedro Barba. Qua ci sono solo dodici case, bellissime, con giardini curati e una spiaggia quasi privata con mare cristallino e calmo. Il valore di queste case è tra i più elevati in tutto il mondo. I proprietari sono ricchi imprenditori spagnoli, alcuni le usano come casa vacanza, altri le affittano a giorni a prezzi elevatissimi. Di certo la tranquillità è assicurata, silenzio assoluto, solo i taxi fuoristrada possono avvicinarsi senza però entrare nella zona privata delle case. C’è anche una piccola insenatura che è ricoperta di sabbia e rocce vulcaniche nere dove vediamo qualche persona (evidentemente affittuaria di una delle belle villette) prendere il sole e poi entrare in acqua a fare il bagno.

Ci fermiamo una decina di minuti e poi ripartiamo per la seconda sosta, Playa Lambra, una bella spiaggia completamente selvaggia dove non è possibile fare il bagno per la presenza di numerose rocce e scogli già a riva e per la forte corrente che trascina verso il mare aperto. Per questi motivi la bella spiaggia di sabbia bianca è completamente vuota e siamo le uniche due persone a passeggiare sul bagnasciuga. Tra l’altro questa è una sosta che quasi nessuno dei tour in fuoristrada propone, Daniel e uno dei pochi che si ferma.

La GraciosaRestiamo ancora qualche minuto a scattare delle foto e poi, poco più avanti ci fermiamo nuovamente a Los Arcos de Los Caletones che sono degli archi in pietra di basalto naturale situati sulla costa settentrionale dell’isola di La Graciosa, a pochi chilometri a ovest di Playa Lambra. La formazione degli archi di basalto è dovuta alle forti onde, tipiche della regione costiera del nord dell’isola. Qua c’è parecchia gente perché ci sono almeno 4-5 fuoristrada che si sono fermati e quindi bisogna fare un po’ di coda prima di poter scattare le foto di rito panoramiche in questo luogo particolarmente suggestivo.

Pochi minuti in questa zona che sembra creata dall’uomo e non dalla natura e ripartiamo per arrivare in un’altra decina di minuti di strada sterrata nera, come le rocce vulcaniche sono ovunque in questa parte dell’isola, in quella che forse è la spiaggia più bella dell’isola e una delle più belle delle Canaria, Playa de las Conchas.

È una spiaggia di sabbia bianca nella parte nord dell’isola, che si affaccia in un mare di un colore tra il blu intenso e il verde smeraldo, che offre uno spettacolo affascinante anche grazie alla schiuma bianca delle onde del mare, sempre mosso in questa zona. Nello sfondo è una moltitudine di colori, oltre al bianco e all’azzurro di sabbia e mare c’è il rosso fuoco delle montagne vulcaniche sullo sfondo e al nero pece delle pietre laviche che sono ovunque nelle strade.

La Graciosa

Prima di fermarci per le due ore di sosta concordate con il nostro autista, decidiamo di fare una camminata che si prospetta molto interessante, ma soprattutto, molto molto faticosa. Proprio di fronte a Playa de las Conchas c’è una montagna vulcanica, Montaña Bermeja, la montagna scarlatta, che deve il proprio nome al colore della lava che ha eruttato copiosa nei secoli scorsi. Lasciamo l’ombrellone e la borsa con asciugamano e panini a valle e decidiamo di scalare il vulcano e arrivare fino alla cima.

La distanza da percorrere non è tantissima, credo poco più di un chilometro a tratta, ma il dislivello è davvero elevato e, considerando anche il caldo, salire fino in cima al vulcano è un’impresa che ci costa molta fatica, ma alla fine ce la facciamo e siamo ripagati da una vista mozzafiato sull’arcipelago Chinijo di cui La Graciosa fa parte, insieme alle piccole isole della Montaña Clara e dell’Alegranza oltre agli isolotti del Roque del Este e del Roque del Oeste.

Scendere non è più facile che salire perché c’è il rischio di scivolare nel terreno franoso, facciamo molta attenzione e alla fine concludiamo l’impresa della scalata del vulcano in una sensazione mista di soddisfazione e di biasimo chiedendoci un po’ “chi ce l’ha fatto fare” quando potevamo goderci la splendida spiaggia per un’ora in più.

La GraciosaQuasi sfiniti e affamati iniziamo a camminare nella sabbia di Playa de las Conchas e ci fermiamo subito, ancora lontani da riva per piantare l’ombrellone e fermarci all’ombra a mangiare quello che ci siamo portati dietro. Dopo esserci rifocillati e riposati possiamo finalmente godere della bellezza di questa spiaggia. C’è gente ma comunque lo spazio è tanto e si può tranquillamente fare tutte le fotografie che si vuole in assoluta tranquillità. Qualcuno fa anche il bagno ma è fortemente sconsigliato farlo per il mare sempre mosso e per le correnti che portano subito verso il largo. Noi non rischiamo e evitiamo di fare il bagno ma restiamo a passeggiare avanti e indietro sul bagnasciuga per tutta l’ora che ci resta fino al prossimo appuntamento con il nostro driver.

Nel primo pomeriggio ripartiamo con il fuoristrada di Daniel e questa volta attraversiamo tutta l’isola e siamo diretti a sud, nell’altra spiaggia rinomata dell’isola, Playa La Fracesa. Per arrivarci la strada resta dissestata e sono frequenti gli sbalzi che la macchina subisce nel percorso, ma lo scenario cambia completamente. Dal nero delle rocce vulcaniche, nella parte meridionale dell’isola è tutta sabbia, sembra di essere nel deserto, anche il fuoristrada fa parecchia fatica in alcuni tratti. Nel nostro percorso ripassiamo davanti a Caleta de Sebo, dove siamo arrivati con il traghetto. Da qua sono solo un paio di chilometri per arrivare a Playa La Francesa, nel primo programma pensavamo di arrivarci a piedi o in bicicletta dal porto, ma siamo ben soddisfatti di aver scelto il transfer in 4X4 perché vediamo le biciclette fare tantissima fatica a muoversi nella sabbia e anche chi va a piedi ha non poche difficoltà.

La GraciosaQuesta è per noi l’ultima tappa della giornata, abbiamo ancora un paio di ore prima di tornare in porto. La Francesa ha una spiaggia dorata e soprattutto mare molto calmo, in una zona ci sono anche una sorta di piscine naturali, l’ideale anche per i bambini e per chi non sa nuotare bene. Ci rilassiamo un po’ a prendere il sole, facciamo una passeggiata e poi finalmente ci tuffiamo nelle acque cristalline di La Graciosa.

Siamo ormai abbastanza stanchi per la lunga giornata ma non ci facciamo mancare l’ultima camminata che da La Francesa, passando accanto alla Montaña Amarilla, la montagna gialla, per il suo colore particolare, si arriva ad un’altra spiaggetta molto bella e caratteristica, Playa de la Cocina.

Anche a La Cocina il mare è calmo e molto basso. Questa è anche la zona dell’isola dove si può fare snorkeling perché ci sono tanti pesciolini che nuotano vicino a riva. Noi non abbiamo più tempo per fare un altro bagno e quindi, dopo una breve sosta, torniamo verso La Francesa, dove recuperiamo il nostro ombrellone e la nostra borsa e torniamo, per l’ultima volta, all’appuntamento con il driver che ci riporterà al porto di Caleta de Sebo per riprendere il traghetto Biosfera Express per tornare a Orzola.

La GraciosaIl viaggio in traghetto è simile all’andata, tratto vicino a La Graciosa con mare calmo, che poi improvvisamente diventa molto mosso prima di rientrare a Lanzarote. Comunque, in una mezz’oretta di navigazione siamo a Orzola e recuperiamo la nostra macchina nel parcheggio convenzionato per tornare verso Puerto del Carmen.

Riprendiamo la strada che ci riporta a sud, ma dopo pochi chilometri la nostra attenzione viene colpita da una serie di macchine parcheggiate sul bordo della strada e poi in un piccolo parcheggio poco più in basso. Rallentiamo e poi ci fermiamo per capire cosa ci fosse di interessante in quel luogo. Siamo a Playa de Caleton Blanco ed è una piscina naturale con acqua bassissima che si protrae per parecchie centinaia di metri, un vero paradiso per i bambini, mentre tanti adulti sono coricati nelle rocce vulcaniche circostanti intenti a prendere il sole. Ci fermiamo solo qualche minuto e poi riprendiamo la strada per tornare al Los Jameos Playa, stanchissimi dopo quasi dodici ore dalla partenza del mattino.

Siamo arrivati a domenica 30 luglio e, ancora stanchi per la giornata precedente, decidiamo di programmare qualcosa di più leggero rispetto alle lunghe camminate dei giorni precedenti con due appuntamenti, il primo è la visita al mercato di Teguise, il secondo è ai Jardin de Cactus.

Teguise è la vecchia capitale di Lanzarote, una cittadina al centro dell’isola, e qua si svolge ogni domenica un mercato molto caratteristico perché propone artigianato locale. Il mercato è molto grande, ci sono oltre 400 bancarelle e si snoda praticamente in tutte le vie della città. Entrare nel paese è praticamente impossibile, la domenica Teguise è tutta isola pedonale, però alle porte del paese ci sono diversi spiazzi in cui parcheggiare, tutti presidiati da parcheggiatori occasionali, credo comunque autorizzati perché rilasciano una ricevuta, che chiedono 2 euro per poter parcheggiare senza limiti di orario. Il prezzo è identico in tutti i parcheggi, quindi visto che siamo tra i primi ad arrivare verso le 8.30 del mattino riusciamo ad arrivare al parcheggio più vicino all’ingresso principale del mercato.

Al mercato si trova veramente di tutto, classiche cianfrusaglie che si trovano in ogni parte del mondo, ma anche e soprattutto prodotti artigianali locali, bigiotteria prodotta con pietre laviche, tanti prodotti a base di aloe vera, borse, cinture e portafogli creati in loco, poi ci sono anche banchi alimentari con formaggi, liquori, sughi e altro. Caratteristica fondamentale sono i prezzi davvero contenuti di quasi tutto quello che si trova. In qualche banco si riesce anche a trattare sul prezzo, ottenendo ulteriori piccoli sconti.

Noi facciamo un giro generale cercando di vedere il più possibile di quello che si trova e poi decidiamo cosa acquistare e torniamo solo nei banchi che abbiamo reputato più interessanti. Con poche decine di euro compriamo praticamente tutto quello che vogliamo portare in Italia al ritorno, souvenir, per noi e da regalare, qualche prodotto alimentare (soprattutto mojo rojo e verde), creme varie a base di aloe vera, cinture e borsette.

Arrivando alle 8.30 abbiamo visitato il mercato con calma e tranquillità, ma dopo le 10.00 le vie del paese si stanno riempendo in modo velocissimo di turisti, molti arrivano anche con pullman e gite organizzate, si fa molta fatica ora a muoversi e vedere bene quello che propongono i vari banchi. Per fortuna noi abbiamo praticamente finito la nostra visita e lasciamo Teguise soddisfatti per gli acquisti.

La mattinata non è finita e, con pochi chilometri in più, arriviamo al museo Jardin de Cactus. Si trova a Guatiza, sempre nel Comune di Teguise, ed è una delle tante realizzazioni di Cèsar Manrique, si sempre lui, e si vede già all’ingresso, con un gigantesco cactus di metallo e poi con le stradine lastricate bianche e nere, il suo stile architettonico che già abbiamo ammirato alla Fondazione. Il Jardin de Cactus è stata l’ultima opera realizzata da Cèsar Manrique prima della sua morte.

Jardin de CactusIl museo raccoglie oltre 1400 diverse di cactus provenienti da tutto il mondo. Alcune specie sono davvero incredibili per forma e colori, altre sono grandissime. Il museo, quasi tutto all’aperto è posto in un’area molto grande a forma di anfiteatro, ci si muove bene anche se ci sono tanti turisti. All’estremità finale della zona con i cactus si trova un mulino a vento visitabile all’interno, ma la parte più interessante sono ovviamente le varie tipologie di cactus presenti. Il biglietto di ingresso costa 6.50 euro, direi che sono assolutamente ben spesi.

Restiamo un’oretta abbondante tra i cactus e poi rientriamo a pranzo al Los Jameos Playa. Al pomeriggio, avendo fatto meno fatica del solito nella mattinata, decidiamo di prolungare un po’ la nostra solita passeggiata per arrivare a piedi proprio accanto alla pista di atterraggio dell’aeroporto di Lanzarote. Ci si arriva facilmente dal nostro hotel perché c’è la pista pedonale e ciclabile che parte dal centro di Puerto del Carmen e arriva all’aeroporto costeggiando il mare. Nell’ultimo tratto si arriva proprio sopra il punto esatto in cui gli aerei imboccano la pista di atterraggio appena oltre la spiaggia. Poi si può anche camminare costeggiando la pista nel lato orientale. Ci fermiamo un’oretta, facciamo tante fotografie agli aerei in arrivo, qualcuna viene bene, altre meno, e poi ritorniamo in hotel per rilassarci in piscina prima di andare a cena.

La sera facciamo un giro nel centro di Puerto del Carmen. Il nostro hotel non è lontanissimo ma comunque sono un paio di chilometri sia ad andare che a tornare e, dopo la stanchezza accumulata durante il giorno, la fatica si fa sentire a farla tutta a piedi, così nella vacanza precedente avevamo trovato la soluzione di andare per il primo tratto in auto, fino al senso unico che entra nel centro turistico, poi fare la passeggiata a piedi. Adesso, con la nuova pista ciclabile, i parcheggi che usavamo non esistono più e allora la ricerca di un parcheggio diventa più complicata per l’elevano numero di turisti. Cerchiamo sempre nelle vie laterali, in qualche caso siamo stati fortunati e abbiamo trovato subito, in altri giorni abbiamo girato parecchio prima di trovare posto.

Puerto del CarmenLa vacanza estiva per noi è sempre una vacanza di mare, questa volta, fino ad oggi, a parte l’escursione a La Graciosa, non abbiamo ancora fatto molto mare e quindi, oggi, lunedì 31 luglio, decidiamo che è assolutamente l’ora di iniziare ad andare in una tra le spiagge più belle che abbiamo mai visto, Playa Papagayo.

Per arrivare a Playa Papagayo bisogna prendere la strada in direzione di Playa Blanca, nel sud di Lanzarote, poi si arriva in un punto (ben indicato) dove bisogna entrare in una strada sterrata, in alcuni tratti anche piena di buche, quindi da percorrere molto lentamente. Dopo qualche centinaio di metri c’è anche un restringimento con una sorta di posto di blocco, dove bisogna pagare 3 euro (solo con carta di credito) per poter proseguire. Il pagamento comprende il parcheggio che si trova alla fine della strada sterrata prima della spiaggia ed è anche un finanziamento per contribuire alla cura e pulizia delle spiagge e di tutto il parco naturale circostante. Si paga volentieri sapendo che serve a mantenere spiagge bellissime.

Una ventina di minuti (andando molto piano) di strada sterrata e si arriva al grande parcheggio, a quest’ora del mattino ancora semivuoto, quando andremo via alle 13.00 sarà pienissimo, e arriviamo in una delle spiagge più belle di tutte le Canarie. Playa Papagayo è una piccola spiaggia a forma di mezzaluna circondata da scogliere e pareti rocciose che si estendono fino all’Oceano. Una spiaggia di sabbia dorata e soffice, bagnata da acque calme e cristalline con riflessi verdi e azzurri.

Il panorama è qualcosa di unico e il punto di forza sono sicuramente i contrasti di colore tra spiaggia, mare e rocce. Saliamo sulla scogliera che si trova alla sinistra, e ammiriamo le splendide spiagge del Parco Naturale. Poi riscendiamo e, preferiamo non fermarci nella prima, ma procedere verso destra andando nelle altre spiagge della baia. Superata anche la seconda spiaggia, ci fermiamo in un tratto dove non c’è nessuno, sembra veramente di essere in una spiaggia privata, sensazione bellissima.

Playa PapagayoOltre alla bellezza del panorama, il punto di forza di Playa Papagayo è sicuramente il mare, sempre calmo e il fatto che la zona sia protetta dai venti, che spesso danno parecchio fastidio a Lanzarote. Si sta davvero bene anche se sta arrivando gente, non ci sposteremmo più dalla nostra “spiaggetta”, ma dobbiamo fare attenzione ad un fenomeno molto rilevante alle Canarie, la variabilità delle maree che, anche in poche ore, modificano la riva e nel tratto dove siamo noi, per tornare alla stradina che porta al parcheggio bisogna superare una porzione di spiaggia a ridosso delle rocce che, al mattino presto lasciava almeno tre, quattro metri si sabbia prima del mare, verso le 12 il mare copre quasi completamente il passaggio fino alle rocce. Quindi non abbiamo alternative a spostarci verso la prima delle spiagge prima che l’alta marea blocchi il passaggio e poi ci fermiamo ancora un’oretta a prendere ancora un po’ di sole e a fare un altro bagno in mare. Confermiamo la sensazione della vacanza precedente di trovarci in una delle spiagge più belle delle Canarie.

La giornata poi scorre tranquilla tra piscina e una passeggiata in paese, mentre nel primo giorno del nuovo mese, martedì 1° agosto prevediamo un’altra tappa fondamentale in tutte le vacanze a Lanzarote, la vista del Parco Nazionale di Timanfaya.

Il vulcano Timanfaya è sicuramente la principale attrazione dell’isola. Il vulcano è il centro di una vasta area protetta, dove non è possibile accedere con i propri mezzi, ma si può fare un’escursione guidata in pullman, gestita dall’organizzazione del parco, dove si entra nella zona del vulcano. A valle, dove si può arrivare con la propria auto, oltre al ristorante e al negozio di souvenir, ci sono diverse dimostrazioni geotermiche a cui si assiste, che sono comprese con il biglietto di ingresso al parco.

TimanfayaSapevamo che ci sarebbe stata molta gente quindi partiamo presto al mattino, ma nonostante ben prima delle 9 (orario di apertura) siamo al varco di ingresso del parco, dove si acquista il biglietto di ingresso, troviamo una fila lunghissima di auto che si dirigono verso la zona del parcheggio. Il ticket è di 12.00 euro (pagabili questa volta solo in contanti) a testa, direi assolutamente giusto vista l’unicità della zona. Subito dopo aver fatto il biglietto, ci immettiamo nel lungo serpentone di auto che piano piano si dirigono verso la zona del parcheggio e della partenza dei bus che entrano nella zona del vulcano. Dopo quasi un’ora di coda finalmente parcheggiamo e cerchiamo l’autobus con guida in italiano. In realtà il bus che prendiamo noi ha le audioguide in diverse lingue, in altre ci sono guide che descrivono in spagnolo o inglese o tedesco quello che si vede passando in tempo reale.

Il giro in pullman dura mezz’oretta, si entra nella gola del vulcano, in un paesaggio che sembra lunare, poi si percorrono strade strette e tortuose, in una ambientazione assolutamente unica, totalmente privo di vegetazione, e con le rocce che variano dal rosso fuoco al nero. Talvolta si ferma e permette ai turisti di apprezzare e fotografare certi paesaggi o formazioni laviche. Esperienza decisamente affascinante.

TimanfayaFinito il giro in pullman abbiamo tutto il tempo che vogliamo per assistere con calma alle varie dimostrazioni geotermiche, possiamo assistere allo spettacolo del geyser: viene messa dell’acqua fredda in una conduttura nel terreno e la reazione con il calore proveniente dal sottosuolo genera un forte e scenografico getto di vapore. Poi in una saletta interna, accanto al ristorante, c’è un gigantesco barbecue naturale, dove vengono cucinati pollo, patate, pesce, salsicce e altra carne con il solo calore proveniente dal sottosuolo.

Dopo qualche foto accanto al simbolo ufficiale del parco ritorniamo al parcheggio e rifacciamo il percorso inverso per tornare verso l’hotel, fermandoci qualche minuto a fotografare l’inizio della strada che porta al vulcano con l’asfalto nero che risalta in mezzo alle grandi rocce vulcaniche.

Solito pomeriggio di relax tra camminata in spiaggia e tutto in piscina e serata tra i negozietti di Puerto del Carmen e anche questa giornata è passata.

TimanfayaOrmai abbiamo fatto quasi tutto quello che volevamo fare in questa bella vacanza; quindi, possiamo anche permetterci nei giorni rimanenti di ripetere quello che ci è piaciuto di più e senza dubbio, il posto del cuore di Lanzarote per noi resterà sempre la spiaggia di Playa Papagayo.

Quindi mercoledì 2 agosto decidiamo di tornare verso Playa Papagayo. Solito percorso che ormai sappiamo a memoria senza dover utilizzare il navigatore, solita strada sterrata nel parco naturale, ma questa volta decidiamo di fermarci prima di arrivare a Papagayo, nella prima spiaggia del parco, Playa Mujeres.

È una spiaggia sabbiosa, quella con meno rocce e meno insenature, forse meno selvaggia e caratteristiche tra quelle del parco, ma con il vantaggio che salendo sulla collinetta a ovest della spiaggia si può ammirare uno splendido panorama dall’alto di tutte le altre spiagge della zona.

Come al solito siamo tra i primi ad arrivare e possiamo goderci la splendida spiaggia quasi in solitudine per almeno un’oretta. Quando inizia ad arrivare gente decidiamo di fare la camminata sulla collinetta per poi arrivare a piedi a Playa Papagayo. Qua facciamo un bel bagno e poi ritorniamo verso la nostra base di Playa Mujeres. La zona è sempre riparata dal vento, il che è un grande vantaggio per tutti i visitatori di Lanzarote, ma camminare in tarda mattinata con tratti in salita diventa molto impegnativo per il caldo che inizia a farsi sentire. A Mujeres ci meritiamo un altro bagno e poi abbiamo solo il tempo di asciugarci, recuperare le nostre borse e ritornare verso l’hotel.

Playa PapagayoNell’organizzazione della vacanza avevamo previsto anche una escursione giornaliera a Fuerteventura. Ci si arriva abbastanza facilmente con il traghetto che parte da Playa Blanca e arriva a Correlejo con una mezz’ora di navigazione. Ci sono tre compagnie (Fred Olsen, Armas e Lineas Romero) di fanno la spola tra le due isole con navi di diverse dimensioni, alcune consentono anche di imbarcare la macchina e altre sono solo per passeggeri.

Avevamo quindi due possibilità, o di andare con la nostra macchina al seguito, imbarcandola in uno dei traghetti che lo consente nella mattina e di tornare al tardo pomeriggio con sempre la nostra auto al seguito, oppure potevamo utilizzare solo un traghetto passeggeri e poi noleggiare l’auto per un giorno a Corralejo. La soluzione più economica e anche più versatile (avendo più traghetti a disposizione) è proprio questa ultima e quindi siamo intenzionati a noleggiare l’auto a Fuerteventura per l’escursione in giornata.

Purtroppo, però non siamo riusciti a fare questa gita perché abbiamo aspettato troppo a prenotare, volendo verificare le condizioni del mare e del vento giorno per giorno, quando finalmente ci siamo decisi per andare al venerdì, al momento di prenotare traghetti e auto a noleggio abbiamo trovato tutto esaurito. Fino a martedì era tutto disponibile sia la soluzione con il noleggio a Fuerteventura che con l’imbarco della macchina in tutti gli orari possibili; invece, quando al mercoledì pomeriggio abbiamo provato a confermare, sia Cicar che Cabrera Medina (gli unici noleggiatori che consideriamo affidabili al porto di Corralejo) non avevano più disponibilità.

Abbiamo provato allora il piano B di traghettare la nostra auto, ma anche in quel caso i traghetti con orari comodi risultavano improvvisamente tutti esauriti o, meglio, con solo la possibilità di andare senza auto al seguito. La disponibilità riprendeva solo da sabato ma per noi, purtroppo era troppo tardi. Non avevamo considerato che siamo ai primi di agosto, con le Canarie piene di turisti e quindi non siamo riusciti a organizzare questa escursione. Sarà per la prossima volta.

Giovedì 3 agosto torniamo a sud per visitare la cittadina turistica di Playa Blanca. È il secondo luogo più turistico dell’isola assieme a Puerto del Carmen; quindi, appena si entra in paese si incontrano grandi hotel, sempre però minimamente impattanti con l’ambiente, come da caratteristica dell’isola, quindi tante casette al massimo a tre piani anche in hotel molto grandi e poi tante villette bianche con giardini curati. Forse è più elegante di Puerto del Carmen, anche qua c’è una bella passeggiata pedonale da fare in tutto il lungomare.

Playa BlancaTroviamo un comodo parcheggio gratuito non lontano dalla prima spiaggia del paese, quella più a ovest, Playa Flamingo, una bella spiaggia sabbiosa con un mare dai colori quasi caribici. La maggior parte della spiaggia è libera ma c’è anche una zona in cui noleggiare ombrellone e lettini. Il mare è calmissimo perché la zona è riparate con una lunga scogliera al largo che blocca e devia le onde. Sembra veramente una grande piscina naturale, per quello è molto apprezzata e visitata dalle famiglie. Ci fermiamo qua e piantiamo il nostro ombrellone e posiamo le nostre borse da mare, ma poi, come sempre, iniziamo la nostra lunga passeggiata mattutina con l’intenzione di arrivare fino all’estremità orientale del paese.

Iniziamo la bella passeggiata e attraversiamo anche il porto e vedendo l’imbarco delle navi per Fuerteventura ci viene un po’ di rabbia per non essere riusciti a fare l’escursione. Continuiamo verso est e intanto il paese inizia a ravvivarsi, i negozietti e i bar stanno aprendo e andando avanti incrociamo sempre più gente. Arriviamo nella spiaggia principale del paese, Playa Blanca, che prende lo stesso nome della cittadina. Siamo esattamente al centro del paese e qua ci sono tutti i servizi turistici e ricettivi che possono essere richiesti. Bar e ristoranti di ogni genere e prezzo fanno da contorno a questa piccola spiaggia dalle acque cristalline. Qua è tutto ben organizzato, anche i disabili o chi si sposta in passeggino ha tutti gli scivoli che permettono di arrivare fino a riva. Qualche bar inizia a mettete la musica, immagino che sarà così fino a tarda sera. È la zona della movida, ma immagino che possa essere una zona anche per famiglie visti i tanti servizi che offre questa parte del paese.

Playa BlancaNon ci fermiamo in spiaggia ma ci sediamo in una panchina per riposarci un po’ prima di riprendere il nostro cammino accanto ad un bar che espone un grande pappagallo verde in una voliera proprio sul bordo della strada. Si fermano in tanti a fotografarlo e lui sembra essere cosciente di essere la star del locale, si mette in posa, sgranocchia noccioline e una mela in modo molto vistoso come se lo facesse a favore di chi lo sta fotografando.

Riprendiamo la nostra passeggiata e completiamo il percorso pedonale arrivando fino a Playa Dorada, forse la spiaggia più rinomata del paese. È una spiaggia con una zona libera e un’altra attrezzata in cui si possono noleggiare lettini e ombrelloni, abbastanza simile a Playa Flamingo, piuttosto grande, sabbiosa con riflessi dorati (da cui il nome), con mare calmo perché in una insenatura. È la spiaggia preferita dai giovani perché ci sono anche tante attività acquatiche e sportive. La musica ad alto volume che esce dai bar accanto alla spiaggia ci fa compagnia nella mezz’oretta che decidiamo di passare in questa spiaggia, prima di rifare il paio di chilometri in senso inverso per tornare verso la nostra base di Playa Flamingo.

La spiaggia è ora piena di gente con tanti bambini e famiglie, si perde un po’ della sensazione di tranquillità tipica delle Canarie, ma facciamo volentieri un bel bagno e poi ci fermiamo ancora un’oretta a prendere il sole prima di ritornare in hotel.

Sono gli ultimi giorni di vacanza e quindi vogliamo sfruttare tutto il tempo a disposizione, rinunciando a qualche ora di riposo ma cercando di visitare più luoghi possibili. Nel pomeriggio quindi invece che rimanere in hotel o al massimo fare una passeggiata nel vicino lungomare decidiamo di riprendere la nostra Opel e di dirigerci verso il lago Verde.

Il lago che ha questo caratteristico colore verde è situato sulla costa sud-occidentale di Lanzarote, nel comune di Yaiza, vicino a Los Hervideros, in un luogo conosciuto anche come Charco de los Clicos. Per arrivarci si possono anche seguire le indicazioni per El Golfo, che è il paesino accanto al lago. C’è un parcheggio davanti ad un ristorante e poi con una breve camminata a piedi si arriva sopra questo lago che è assolutamente unico per il colore. Non si può arrivarci vicino, ma solo vederlo dall’alto. Visita molto breve ma assolutamente da non perdere.

Lago VerdeIl lago verde si è formato nel cratere di un antico vulcano, e deve il suo colore ad un tipo di alghe che cresce al suo interno. Dopo le eruzioni del 1730, il cratere del vulcano si allagò, formando così la laguna verde. Ancora oggi il lago è collegato attraverso il sottosuolo con l’oceano, che mantiene vive le sue acque. Il colore verde della laguna è in grande contrasto con il blu intenso dell’oceano e l’intero paesaggio, con rocce vulcaniche sullo sfondo, offre una vista unica. El Golfo è stato dichiarato riserva naturale e quindi ora è vietato nuotare nel lago, ragion per cui è stato circondato da una recinzione di legno. Dal parcheggio c’è un sentiero sterrato che porta, in una camminata di pochi minuti, al belvedere, da dove si può ammirare il lago e scattare le foto migliori.

Subito sotto il lago c’è una spiaggia di sabbia nera vulcanica, in cui ci si può fermare ma solitamente qua il mare è sempre molto mosso e soprattutto è una zona esposta ad un forte vento; quindi, è difficile fermarsi anche solo per prendere il sole. Anche in questa giornata il clima non fa eccezione, quindi non restiamo a lungo e dopo una mezz’oretta di sosta in questo luogo assolutamente particolare riprendiamo la strada per tornare verso l’hotel.

El GolfoVenerdì 4 agosto è l’ultimo giorno pieno della nostra vacanza a Lanzarote. Saltata l’escursione a Fuerteventura siamo incerti su dove andare, se cercare qualche altro percorso meno battuto dal turismo, se vedere altre spiagge non visitate come ad esempio Playa de Famara, il paradiso dei surfisti per il forte vento che batte in questa parte occidentale dell’isola, se tornare in uno dei luoghi già visti, come ad esempio la spiaggia Playa de Caleton Blanco che avevamo visto velocemente al ritorno da La Graciosa, oppure andare in uno dei posti che avevamo già visto nella vacanza precedente e avevamo deciso di non tornare a visitare in questa occasione, come Jameos de Agua, la Cueva de Los Verdes o il Mirador del Rio, oppure infine rivedere quello che ci è piaciuto di più come il Timanfaya o Playa Papagayo. Alla fine, abbiamo deciso di tornare a Papagayo, una delle spiagge più belle che abbiamo mai visto e che meritava una ulteriore giornata.

Partiamo al mattino presto e la vista della grande spiaggia quasi vuota è un qualcosa di meraviglioso. Scattiamo ancora tante foto da tutte le angolazioni possibili per conservare il ricordo di questa spiaggia e di questa isola. La marea oggi è favorevole, a differenza della prima visita fatta qualche giorno prima e quindi possiamo tranquillamente restare tutto il tempo che vogliamo anche nella zona più isolata rispetto alla spiaggia principale, godendoci questo mare cristallino.

Playa PapagayoNel nostro solito giro pomeridiano verso la spiaggia nella zona orientale di Puerto del Carmen e poi in quello serale nella zona più centrale del paese, finiamo per comprare qualche souvenir che vogliamo portare a casa e ci resta solamente l’ultima giornata di vacanza, sabato 5 agosto, che, avendo solo la mattinata piena a disposizione, dedichiamo alla preparazione dei bagagli e poi al relax in piscina. Dopo pranzo è ora di tornare verso l’aeroporto, lasciare l’auto a noleggio e riprendere il volo Ryanair che, nelle solite quattro ore di volo ci riporta a Bergamo per la conclusione di questa splendida vacanza.

Ormai siamo abitudinari alle isole Canarie. Quella che preferiamo, per tanti motivi è Gran Canaria, l’isola, secondo me, più a misura d’uomo per viverci, con servizi e strade di ottimo livello, però se dovessi scegliere l’isola più bella da visitare direi che è proprio Lanzarote, per la presenza di numerose aree naturali di interesse, per le tante opere singolari e uniche di Cèsar Manrique adattate all’ambiente, per il grande rispetto della natura con la costruzione di case e hotel che non impattano mai sul territorio, per la cultura anche agricola assolutamente ecosostenibile, per le splendide spiagge a sud ovest, per l’isoletta selvaggia e unica che è La Graciosa e per i tanti ambienti marini e costieri unici. Lanzarote è stata meritatamente, dichiarata dall’UNESCO Riserva della Biosfera dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura.

Hasta luego Lanzarote, al prossimo viaggio!!!

Playa Papagayo

 

 

 

 

 

 

 

Playa Papagayo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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