Il 2020 è stato l’anno più terribile per tutte le generazioni che non hanno vissuto le guerre mondiali. A causa della pandemia dovuta al famigerato virus Covid-19, abbiamo tutti dovuto cambiare modo di lavorare, di rapportarsi con le persone, di uscire di casa, di andare al ristorante e anche di fare le vacanze. Con il lockdown totale prima, la chiusura dei confini regionali e nazionali dopo, per tre mesi abbondanti è stata cancellata ogni possibilità di spostarsi per turismo. Da inizio giugno le regole sono diventate meno restrittive e hanno permesso di muoversi, non solo per ricongiungimenti o motivi lavorativi, ma anche per turismo.
A giugno la situazione legata all’emergenza sanitaria, non solo in Italia, ma anche in tutta Europa sembrava in netto miglioramento con un calo costante del numero dei contagiati Covid e un aumento esponenziale dei guariti che faceva ben sperare per una risoluzione della pandemia entro l’estate. Sappiamo tutti che poi non è andata in questo modo e i contagi hanno ripreso a salire dalla fine di luglio.
Se per molti mesi eravamo convinti di dover rinunciare assolutamente alle vacanze estive, salvo qualche giornata al mare nelle a noi vicine Liguria e Toscana, oppure in Romagna, stessa nostra regione anche se più lontana ad esempio delle province di La Spezia e Massa Carrara, il miglioramento della situazione emergenziale ci ha lasciato qualche speranza di poter anche andare più lontano.
A fine giugno ci siamo quindi decisi a prendere in considerazione anche mete in altre parti di Italia oppure all’estero. Le ferie obbligate e la laurea di mia figlia non consentivano di poter variare il periodo della vacanza tra il 16 e il 25 luglio, quindi questo vincolo temporale ha ridotto notevolmente anche la possibilità di scelta.
La nostra priorità in estate è sempre stato il mare e quindi le prime scelte sono cadute su Sicilia, Puglia o Sardegna, ma i prezzi per una settimana di vacanza erano altissimi, fuori dalla nostra portata, quindi abbiamo preso una decisione difficile, molto criticata, ma in assoluta coscienza e serenità, abbiamo deciso di tornare a Gran Canaria, un’isola che conosciamo molto bene avendola giù visitata due volte con i racconti dei nostri viaggi qua e qua. Decidiamo di soggiornare ancora una volta nella zona tra Playa del Ingles e Maspalomas, vicino alle nostre amatissime dune.
Gran Canaria è stata solo sfiorata dal coronavirus con un numero molto basso di contagi e di decessi anche in primavera, nel periodo dell’esplosione dei casi in Spagna. Ovviamente durante il lockdown l’isola, a fortissimo impatto turistico, si è praticamente svuotata e fino al 1 luglio, secondo le disposizioni nazionali spagnole, non poteva ospitare turisti ma solo persone che arrivavano per motivi urgenti o lavorativi.
Ryanair ha riaperto la maggior parte dei voli europei proprio il 1 luglio e senza pensarci troppo, dopo aver preso la decisione di partire, abbiamo prenotato a fine giugno, a prezzi molto bassi, il volo che partiva da Bergamo il 17 e tornava il 24 luglio da Las Palmas, esattamente le date che facevano al caso nostro, visto i vincoli familiari e lavorativi che avevamo.
Molte catene di hotel internazionali hanno però posticipato anche oltre inizio luglio l’apertura degli hotel e non è stato facile trovare una sistemazione. Le nostre prime tre scelte hanno dato esito negativo al nostro tentativo di prenotazione. La prima opzione è il Servatur Waikiki, che ci ha ospitato per il nostro secondo viaggio a Gran Canaria e dove ci eravamo trovati benissimo, apre solo il 20 luglio, quindi avremmo dovuto cambiare sistemazione a metà vacanza, impensabile. Il Seaside Sandy Beach, dove eravamo stati la prima volta, a parte il prezzo fuori budget, apre solo a inizio agosto. Troviamo ad un ottimo prezzo il Bull Eugenia e Victoria, proprio accanto al Waikiki. Ci confermano via mail l’apertura per il 1 luglio. Tutto bene quindi apparentemente, resta solo la macchina da prendere a noleggio. E invece no. Nemmeno una settimana dopo la prenotazione (e poco più di una settimana prima del viaggio) arriva la mail dell’hotel che ci annulla la prenotazione, perché avrebbero aperto solo il 1 agosto. Ci propongono un ulteriore sconto per andare ad agosto o settembre, ma ovviamente le nostre date non sono modificabili.
Tra il demoralizzazione e la preoccupazione ricominciamo la ricerca della sistemazione. Molti hotel (soprattutto delle catene inglesi) sono in effetti chiusi fino alla fine di luglio o inizio agosto. Guardiamo allora catene spagnole e troviamo, ad un prezzo un po’ più alto ma sempre ragionevole il Barcelo Occidental Margaritas, ancora un po’ più lontano dal mare ma con servizi che apparentemente sono di categoria decisamente superiore ai due precedentemente scelti. Apertura prevista il 15 luglio. Perfetto, ci stiamo, e saremmo anche praticamente i primi clienti, ottima cosa anche nell’ottica della sanificazione e pulizia delle camere. Scambio qualche mail con la direzione che mi conferma l’apertura, ottengo ancora un piccolo ulteriore sconto e chiudo la prenotazione, tra la felicità della famiglia.
Mi metto a studiare per bene tutte le opzioni possibili dell’Occidental Margaritas che propone diverse tipologie di all inclusive, quando arriva la doccia fredda, solo tre giorni dopo la prenotazione con conferma via mail della direzione, ecco la nuova mail che annuncia la cancellazione della nostra prenotazione perché l’hotel avrebbe aperto il 1 agosto.
Ormai siamo veramente sconfortati, manca pochissimo alla partenza e non sappiamo nemmeno dove pernottare. Si parte con la nuova ricerca, quasi con poche speranza, decidiamo di cambiare tipologia e puntare sugli appartamenti, anche se, di solito, per almeno una settimana all’anno, cerchiamo soluzioni all inclusive o almeno di hotel con pensione completa, perché la voglia di mettersi a cucinare e pulire casa viene meno in quella settimana che vogliamo dedicare totalmente al relax. Appartamenti, per fortuna, ce ne sono tanti, in verità molti sono esauriti, ma se ne trovano disponibili e puntiamo dritti su uno, nel complesso Don Palomon, proprio lungo il paseo che porta da Playa del Ingles alle dune di Maspalomas, percorso per noi obbligato tutte le sere di entrambe le vacanze precedenti. Dopo aver anche telefonato al proprietario o gestore che sia, che mi ha confermato l’apertura anche in quel momento, prenoto l’appartamento con la formula cancellabile fino al giorno dell’arrivo.
Ormai convinti di cambiare tipologia di vacanza quest’anno e andare in appartamento, continuo comunque la ricerca di hotel aperti in zona Maspalomas o Playa del Ingles. Trovo tutti quelli della catena Riu, ma troppo cari per noi, alcuni altri che non hanno camere triple disponibili. Tra quelli non noti e più piccoli ce ne sono alcuni disponibili che non avevo mai sentito nominare. Provo a leggere in rete i vari commenti e trovo una risposta di una italiana che già avevo incrociato virtualmente gli scorsi anni essendo entrambi attratti da Gran Canaria, che diceva di essere in quel momento proprio al Playa Bonita di Playa del Ingles e di trovarsi molto bene.
La contatto e mi risponde molto gentilmente dicendo di aver prenotato praticamente last minute nel vero senso della parola, ovvero con partenza due giorni dopo e aver trovato appunto il Playa Bonita aperto dal 1 luglio. Contatto la reception e mi fa un prezzo ottimo per l’all inclusive, inferiore anche agli altri preventivi degli hotel contattati precedentemente. L’hotel è ovviamente aperto e quindi per l’ennesima volta decidiamo di cambiare programma. Cancello l’appartamento e prenoto al Playa Bonita in all inclusive.
Finalmente è fatta. A sei giorni dalla partenza ho chiuso con le prenotazioni, mai successo prima in tanti anni di viaggi di arrivare così a ridosso della data di partenza, ma quest’anno evidentemente è un anno del tutto particolare. In realtà non è ancora tutto prenotato, perché mi manca sempre la macchina a noleggio, ma questa volta vado sul sicuro e fermo, ad il solito prezzo irrisorio rispetto ai noleggi italiani, una auto di seconda categoria (Polo, Opel Corsa, Seat Ibiza …) al prezzo della prima, con Cicar, noleggiatore canaro che offre tutte le garanzie senza franchigie e con il quale ci siamo sempre trovati benissimo in tutti i viaggi alle Canarie.
Finalmente ci siamo, il 17 luglio al mattino presto siamo in aeroporto, a Bergamo, per iniziare una vacanza che fino a un mese prima non avremmo mai immaginato di poter fare. Ovviamente è una vacanza diverse da tutte le altre, ci sono le nuove regole introdotte per fronteggiare l’emergenza sanitaria e per annullare il rischio di contagi durante il volo e nel periodo di convivenza con altri turisti.
Il primo impatto con questo nuovo modo di vivere la vacanza è abbastanza forte, per quanto ne eravamo preparati. Alle 5 del mattino all’arrivo all’aeroporto di Bergamo c’è una lunga coda nell’unica entrata disponibile, ogni persona deve mostrare subito la carta di imbarco, perché possono entrare in aeroporto solo i viaggiatori in partenza e non ad esempio accompagnatori e persone che aspettano chi arriva dai voli e poi c’è il controllo della temperatura prima di entrare.
Ovviamente è obbligatoria la mascherina sia in aeroporto che sull’aereo per tutta la durata del volo e questo aspetto ci aveva fatto dubitare un po’ sulla scelta di Gran Canaria essendo una tratta da quattro ore più il paio di ore di attesa in aeroporto, voleva dire stare 6-7 ore sempre senza togliersi mai la mascherina. Mia moglie è abituata a farlo per lavoro, per me e mia figlia è stato un pochino più fastidioso, ma nulla di insopportabile.
Superato il primo test di controllo temperatura ci siamo diretti verso il banco del check in per imbarcare la nostra valigia e abbiamo usato piuttosto rapidamente il self service, già presente ai banchi Ryanair all’aeroporto di Bergamo. Il poco tempo perso per imbarcare la valigia grande ci è servito per andare subito verso i gate dove abbiamo trovato un’altra coda lunghissima, ai controlli di sicurezza, credo la più lunga mai trovata nei tanti viaggi in partenza da Orio al Serio. In realtà la sensazione di lunghezza della coda è sicuramente accentuata dal fatto che a terra sono posizionati adesivi a distanza di un metro uno dall’altro per segnalare dove bisogna fermarsi senza avvicinarsi al passeggero precedente, per evitare contatti ravvicinati e devo dire che quasi tutti rispettano la segnalazione, quindi anche se il serpentone umano della persone in attesa di fare i controlli di sicurezza è lunghissimo, lo spostamento è abbastanza rapido.
Prima di fare l’ultimo passo verso i controlli di sicurezza un’addetta dell’aeroporto ci controlla ancora la temperatura con lo scanner laser e poi arriviamo finalmente alla procedura per i consueti controlli che sono gli stessi delle altre occasioni. Arriviamo al nostro gate e stanno già iniziando a imbarcare, compriamo al volo un paio di bottigliette di acqua, sempre utili in aereo, e non abbiamo nemmeno il tempo di sederci che entriamo, sempre ordinatamente, al gate dove, dopo aver mostrato i documenti e scannerizzato autonomamente i documenti di viaggio, entriamo nel finger che ci immette nell’aereo Ryanair che era già fermo in pista dalla notte precedente.
Il trolley a mano si porta regolarmente a bordo, essendo cambiata la normativa proprio due giorni prima, quindi durante il volo le regole sono le stesse di prima fatta eccezione appunto per la mascherina che deve essere sempre indossata per tutta la durata del volo. L’aereo è pieno circa all’80% della capienza, la ventina di posti vuoti non so se saranno rimasti invenduti oppure saranno stati di persone che hanno rinunciato al viaggio, comunque pensavo di trovarlo ancora più vuoto. I posti sono tutti occupati normalmente, noi siamo nei tre posti in un lato della cabina, quindi non abbiamo vicini sconosciuti, ma solo davanti e dietro oppure oltre il corridoio.
Il volo è tranquillo, ci siamo portati un film da vedere sul tablet, le quattro ore di volo passano abbastanza velocemente e anche il tenere indossata la mascherina per così tanto tempo non è troppo fastidioso. Atterriamo a Gran Canaria con una decina di minuti di anticipo e finalmente possiamo dare il via a questa strana vacanza in tempi di pandemia.
Appena sbarcati dall’aereo dobbiamo far scannerizzare il QR Code con la nostra dichiarazione compilata online il giorno precedente, obbligatoria per tutte le persone che entrano in Spagna e passiamo sotto il termoscanner per la misurazione della temperatura, operazioni fatte molto velocemente senza perdere tempo. Mentre moglie e figlia aspettano la valigia imbarcata, io mi dirigo alla zona degli autonoleggi, per prelevare la nostra auto richiesta qualche giorno fa.
L’autonoleggio Cicar, come in altre occasioni, ci riserva una piacevole sorpresa. Già avevamo avuto l’auto di categoria 2 al prezzo della categoria 1, ma ora ci fanno un ulteriore upgrade, consegnandoci le chiavi di una auto di categoria 3, la nostra compagna di vacanza sarà una nuovissima Opel Grandland X 4X4.
Scendiamo al parcheggio al piano inferiore che ormai conosciamo bene e, nella zona Cicar, ci invitano a prendere la Grandland bianca, pulitissima e evidentemente appena sanificata tanto che l’odore di disinfettante appena saliti è quasi fastidioso, ma ovviamente ben venga la pulizia profonda.
Avevamo mille dubbi se partire o meno, se andare all’estero o meno, dubbi che sono rimasti fino a quel momento, ma che sono (quasi) svaniti all’accensione della macchina che automaticamente ha acceso anche la radio, sintonizzata sulle frequenza di Los40, la nostra fedele radio canara preferita, compagna di tanti giri a Gran Canaria, ma anche a Lanzarote, Tenerife e Fuerteventura. Appena fuori dal parcheggio sotterraneo dell’aeroporto la voce suadente del conduttore di Los40 ha dato il segnale orario per noi più bello del mondo “diez en punto en Canarias” e un sorriso ci ha tolto tutti i pensieri. Che la vacanza abbia inizio!
La strada la sappiamo a memoria, mettiamo il navigatore di Google Maps sullo smartphone ma solo per l’ultimo tratto per arrivare all’hotel. All’uscita dall’aeroporto si prende subito l’autostrada GC-1 in direzione sud e si entra in quella che per noi è una sorta di tangenziale che collega Las Palmas con Mogan, con tante uscite, più o meno una ogni chilometro, completamente gratuita e comodissima. Il nostro punto di riferimento nelle precedenti due vacanza era l’uscita numero 45 per arrivare agli altri hotel più verso le dune, questa volta usciamo allo svincolo numero 43 e dopo un paio di chilometri dall’uscita, andando verso il mare arriviamo davanti al Playa Bonita che non sono nemmeno le 10.30 ora locale.
L’orario del check in è alle 14, siamo in ampio anticipo, ma per fortuna la camera è pronta e possiamo quindi avere chiavi magnetiche e tutto quello che serve per iniziare la nostra vacanza, prima ovviamente di aver compilato tutte le dichiarazioni di non essere in quarantena e di non avere sintomi Covid e dopo che ci hanno misurato la temperatura (per quinta volta dalla mattina).
Il Playa Bonita ha una posizione è ottima, decisamente migliore rispetto agli altri due hotel che avevamo utilizzato gli scorsi anni. 5 minuti dalla scalinata che porta in spiaggia. Facile da raggiungere anche perchè vicino all’uscita dell’autostrada. Camera molto grande anche per 3 persone. Wi-fi buono in camera e nel ristorante, meno nella zona degli spettacoli e in piscina.
La qualità dei servizi è però inferiore sia al Sandy Beach che al Waikiki e, nel caso specifico di questo anno particolare, i problemi sono arrivati soprattutto per il sovraffollamento che, con le regole anti-Covid, creano lunghissime code al ristorante e al bar. Cibo discreto sia come quantità che come qualità. All inclusive con bevande locali, quelle di marca a pagamento. Camere pulite a giorni alterni, sempre per le regole Covid, che impongono una minore presenza di personale a contatto con gli ospiti. Una volta non è stata fatta per 2 giorni e al terzo abbiamo chiesto in reception, poi è prontamente arrivata l’addetta. Altro problema per chi ha auto a noleggio è il parcheggio, piccolissimo, quindi praticamente mai disponibile. Attorno tutte righe blu a pagamento e comunque a volte si doveva girare per decine di minuti prima di trovare un posto libero anche tra quelli a pagamento. Staff comunque molto disponibile ad aiutare e anche a parlare lentamente in spagnolo o inglese per farsi capire meglio. In generale buon rapporto qualità-prezzo considerando che altri hotel in zona costano molto di più. In generale pensavo di trovare molte meno persone, invece, con il fatto che tanti hotel erano ancora chiusi, quelli aperti, tra cui il Playa Bonita, sono quasi completamente completi.
Lasciamo i bagagli in camera, ci cambiamo, facciamo un breve giro nella zona della piscina e poi ci incamminiamo verso il mare. Il tragitto è molto breve come detto, in meno di cinque minuti si arriva al lungo paseo che, con una camminata di mezz’oretta, porta alle dune di Maspalomas. La lunga spiaggia di Playa del Ingles è sottostante, ci si arriva scendendo una scalinata abbastanza ripida con una cinquantina di scalini, facile da fare al mattino, freschi e riposati, molto più impegnativa quando c’è molto caldo e si è stanchi. La lunga spiaggia di Playa del Ingles è semivuota, non ci sono i tanti lettini rossi che il playero di turno affittava giornalmente a prezzi stracciati rispetto all’Italia, solo un breve tratto di lettini gialli, poco sotto la linea del nostro hotel. Facciamo un giro in spiaggia, fa caldo, non c’è vento, ma comunque si cammina bene e poi è tanta la voglia di vacanza che non sentiamo troppo la temperatura che sale. Arrivati al centro della zona turistica saliamo la breve scalinata che porta alla piazzetta centrale di Playa del Ingles e poi alla camminata con tutti i negozietti, bar e ristoranti, almeno la metà dei quali li troviamo tristemente chiusi, il che ci ricorda inesorabilmente che il problema sanitario ha allontanato turisti e imprenditori dall’isola. Durante la settimana qualcuno aprirà di volta in volta, ma anche alla fine molti resteranno chiusi, chissà se per la settimana, la stagione o finchè la pandemia non sarà debellata definitivamente. Il vantaggio è che c’è poca gente in giro e non si rischiano assembramenti. La mascherina è obbligatoria se non si riesce a mantenere una distanza di almeno un metro e mezzo dalle altre persone. Noi la indossiamo nella zona dei negozi (se si entra è obbligatoria in tutti i casi), in spiaggia solo quando si incrociano altre persone in modo ravvicinato, il che capita molto raramente.
Finito il giro andiamo al ristorante dell’hotel dove ci spiegano le nuove regole per prevenire assembramenti. Mascherina obbligatoria tranne quando si è seduti al tavolo, tre turni sia a colazione che a pranzo che a cena, buffet servito dal cameriere e monoporzioni per pane, verdura, frutta e dolci da prendere autonomamente come le bevande. Purtroppo, tranne a colazione che siamo sempre tra i primi ad arrivare poco dopo le 7.30, a pranzo e cena si creano lunghe code sia per entrare che per essere serviti al banco dei primi e dei secondi. Anche in questo caso, la coda è accentuata dal corretto comportamento degli ospiti che tengono quasi sempre un’adeguata distanza da chi li precede in fila.
Al pomeriggio ecco il primo contatto con l’Oceano Atlantico. Freddo, certo, come sempre, ma non così tanto freddo da farci desistere di fare il primo bagno. Il mare è incredibilmente calmo, sempre quasi di non essere a Playa del Ingles, dove di solito ci sono onde piuttosto alte, l’acqua è pulita e invitante e allora uno, dos, tres e ci si butta. Poi la solita lunga passeggiata sulla spiaggia che ci porta fino alle dune, che saranno come sempre la nostra amata meta per tutte le passeggiate serali.
Dune di Maspalomas, che sembrano ancora più belle del solito, più lavorate dal vento, mano calpestate da turisti poco rispettosi, sembrano aver mutato le proprie forme, disegnando nuovi percorsi e nuovi sentieri tra i picchi e le gole naturali. Tutte le sere è stato un vero piacere affondare i piedi nella calda sabbia e scalare le vette di sabbia per poi scendere correndo nella gola della duna. Ogni sera abbiamo fatto un percorso diverso, a volte abbiamo attraversato le dune in verticale per arrivare dal paseo al mare, altre volte le abbiamo percorse in orizzontale dalla piazzetta di Playa del Ingles fino al Riu che sovrasta le dune, altre volte semplicemente abbiamo scalato le vette più alte, per poi coricarsi a guardare il tramonto nel silenzio di una profonda gola sabbiosa creata dalla natura. Sensazioni che non si trovano in nessuna altra parte del mondo e che a noi sono rimaste nel cuore.
La prima sensazione di Gran Canaria, rapportata alle visite precedenti è che i locali o comunque gli spagnoli si sono finalmente (dal loro punto di vista) riappropriati dell’isola. Rispetto agli anni precedenti si sente quasi solamente parlare in spagnolo, quasi nulla (soprattutto nei primi giorni) inglese, pochissimo italiano e francese, resistono solo alcuni tedeschi, ma tutti gli stranieri sono decisamente meno degli anni scorsi.
Tutte le mattine, come nelle vacanze precedenti, decidiamo di usare la macchina per muoverci nell’isola. Le zone e le spiagge più belle le conosciamo bene, quindi andiamo a colpo sicuro. Il primo giorno (e ci andremo altre due volte) ci muoviamo verso Anfi del Mar.
Si arriva a Arguineguin in una ventina di minuti di auto e poi dopo qualche tornante si è nel piccolo villaggio prettamente turistico di Anfi del Mar. Parcheggiamo appena fuori della zona occupata dal grande complesso turistico di appartamenti eleganti che sono però ancora tutti chiusi e poi scendiamo con una bella e panoramica scalinata che porta direttamente alla spiaggia che appare splendida, bianca, molto più chiara di quella di Playa del Ingles o Maspalomas, con un sacco di grandi palme che danno l’impressione di essere in un angolo dei Caraibi piuttosto che in un’isola dell’Oceano Atlantico. Qua, a differenza di Playa del Ingles e Maspalomas, c’è sia la possibilità di noleggiare ombrellone e lettini (sempre molto economici, 4 euro a pezzo al giorno), sia la possibilità di mettersi autonomamente dove si vuole anche potendo usare un proprio ombrellone. Noi restiamo sempre nella spiaggia libera. Il secondo giorno compriamo un piccolo ombrellone che ci consentirà di ripararci dal sole, molto caldo e forte in questi giorni, stranamente poco mitigati dal vento, anzi il vento è la calima, soffi caldi che fanno ancor di più aumentare la temperatura percepita. Negli ultimi giorni il clima migliorerà con l’abbassamento di qualche grado di temperatura e si starà perfettamente in tutte le ore del giorno.
La spiaggia di Anfi è piuttosto piccola, molto carina, sicuramente bella da vedere con un mare limpido e invitante anche se molto freddo almeno al mattino presto, ma a noi manca soprattutto la possibilità di fare lunghe passeggiate nel bagnasciuga che adoriamo. Facciamo un giro nel piccolo paese, un altro grande hotel, aperto in questo caso, e qualche negozietto, alcuni aperti e altri chiusi e poco più e poi finalmente ci tuffiamo nell’Oceano. C’è abbastanza gente, soprattutto dopo le 10 del mattino, ma comunque non c’è il rischio di assembramenti e si riesce a stare sempre tranquillamente isolati dal resto dei bagnanti.
Le visite seguenti di Anfi saranno più o meno con lo stesso schema, è forse la spiaggia più bella dell’isola anche se c’è sempre un po’ la sensazione di un luogo un pochino costruito ad arte e meno naturale di altri, ma indubbiamente molto suggestivo.
Altre tre volte, tra mattini e pomeriggi, siamo stati in quella che è la nostra spiaggia preferita, Playa de Amadores, sempre nel sud dell’isola, pochi chilometri dopo Anfi. Ci si arriva molto facilmente, l’uscita dell’autostrada GC-1 è quella di Puerto Rico e poi c’è il bivio che porta proprio davanti alla splendida caletta di Amadores. Il parcheggio è gratuito (arrivando presto alla mattina) proprio davanti alla spiaggia. Il luogo è veramente suggestivo e emozionante soprattutto al mattino presto con la spiaggia gialla quasi completamente deserta e ancora più suggestiva è la camminata nel Paseo che porta a piedi a Puerto Rico.
È poco più di un chilometro in un sentiero asfaltato molto comodo da fare anche se con tanti saliscendi, in posizione leggermente rialzata quindi a picco sul mare con la vista dell’Oceano che si estende all’infinito. Le due calette di spiaggia e mare calmissimo di Amadores e Puerto Rico sono divise da tratti di mare impetuoso con le onde che si scagliano sulle rocce, popolate da granchi giganti rossi e neri. Facciamo con calma, godendoci il panorama tutta la passeggiata, alla fine ci fermiamo qualche minuto davanti alla spiaggia di Puerto Rico che si sta popolando di gente che arriva dalla tante case affittate in zona e poi riprendiamo il percorso contrario per tornare ad Amadores, che nel frattempo si è riempita di gente come era lecito aspettarsi. Ci riposiamo un po’ sotto il nostro ombrellone e poi facciamo un bel bagno refrigerante nel mare limpidissimo di Amadores. Anche qua abbastanza pieno, soprattutto nel pomeriggio, ma meno degli scorsi anni e comunque non ci sono problemi a ritagliarsi una spazio isolato dal resto dei turisti.
Altra tappa obbligata e conosciuta della nostra vacanza a Gran Canaria è la cittadina di Mogan. È un borgo fatto da casette tutte bianche, che si innalza su una collinetta a picco sul mare dove un porticciolo con tante piccole barche confina con un’altra bella spiaggia che ha la forma tondeggiante di una caletta riparata dal vento che garantisce sempre mare calmo. Gli altri anni siamo sempre andati a piedi fino in cima al paese per arrivare a un mirador che consente una splendida visuale su tutta la baia, ma quest’anno per alcuni lavori proprio attorno al mirador non è possibile arrivarci, quindi a metà percorso siamo obbligati a tornare indietro. Non è mancato il bagno in mare, un po’ più caldo di altri posti visto che la caletta è circondata dal monte che ripara da vento e onde.
Un pomeriggio abbiamo deciso di dedicarlo alla capitale dell’isola, Las Palmas. La città è all’estremo opposto dell’isola, ma ci si arriva facilmente in poco meno di un’ora di macchina, sempre però facendo l’autostrada GC-1 fino alla sua conclusione, che lambisce sempre la costa orientale di Gran Canaria.
L’autostrada finisce e si entra direttamente nella città di Las Palmas. É una città molto molto grande, paragonabile alle nostre città metropolitane. Diretta conseguenza di essere nel mezzo di una città è il traffico e il problema a trovare parcheggio, la mettiamo in uno sotterraneo a pagamento, non lontano dal centro. Sicuramente è il posto più popoloso dell’isola e il più popolato da persone che a Gran Canaria vivono a lavorano.
L’obiettivo della nostra giornata è girare un pochino nella città, visitare la casa di Cristoforo Colombo, “la Casa Colon” e poi andare nella spiaggia di Las Canteras, la spiaggia situata proprio accanto alla città. La casa Colon è la casa museo che ha ospitato Cristoforo Colombo in una delle sue traversate verso le Americhe. In realtà è un museo che racconta la storia delle Canarie e il loro sviluppo. Il museo è piccolo e si visita facilmente in poco tempo.
Dopo aver camminato un po’ nel quartiere di Vegueta, la parte antica di Las Palmas con tante viuzze con casette colorate, abbiamo ripreso la macchina per spostarci nell’altro lato della città per raggiungere la grande spiaggia di Playa de Las Canteras, una distesa di sabbia gialla, molto più chiara che al sud, proprio attaccata alla città. Qua abbiamo trovato tanta gente, più che al sud, l’impressione è che siano tutti locali, che finito il lavoro sono andati nella spiaggia cittadina. Anche qua lingua parlata quasi solo e esclusivamente lo spagnolo.
Un altro pomeriggio siamo andati nella zona del faro di Maspalomas. In linea di aria sono pochi chilometri, ma bisogna passare all’interno, perché il lungomare è tutto dune, quindi ci si mette una ventina di minuti ad arrivare. Anche qua, c’è il problema del parcheggio, che poi troviamo fortunatamente anche in una zona libera, senza parchimetri. Siamo rimasti alcune ore in spiaggia e poi abbiamo fatto una lunga camminata a lato delle dune vicine al faro che però ci sembrano meno belle di quelle dal lato di Playa del Ingles.
I restanti pomeriggi li abbiamo passati al mare, nella lunga spiaggia tra Playa del Ingles e Maspalomas, cercando sempre un posto tranquillo e isolato in cui piazzarci e poi facendo lunghe camminate nel bagnasciuga. Nel weekend la spiaggia si riempiva di locali liberi evidentemente dal lavoro, ma in generale non ci sono mai stati problemi per trovare posti tranquilli e isolati essendo la spiaggia amplissima. Gli ultimi giorni i turisti sembravano aumentare anche per la presenza di un certo numero di inglesi che prima non si sentivano, però eravamo ancora poco sopra il 50% delle presenze degli anni precedenti, in linea del resto con l’apertura di strutture ricettive che non superava la metà delle disponibilità.
È stata una vacanza molto strana, molto particolare, quasi insperata fino a pochissimi giorni prima, ma molto tranquilla, senza problemi di assembramenti o rischi sanitari. Siamo riusciti a goderci Gran Canaria in un modo che forse non ci sarà più, almeno ce lo auguriamo tutti, visto che vorrebbe significare che questa e altre pandemie saranno definitivamente sconfitte.
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