Delle quattro isole principali delle Canarie ci mancava solo Lanzarote e allora abbiamo colmato la “lacuna” nel luglio 2017, quando abbiamo deciso di visitare anche l’isola più nord-orientale dell’arcipelago. Come al solito per risparmiare ci muoviamo in largo anticipo e a marzo abbiamo già organizzato quasi tutto il viaggio comprando autonomamente il volo e prenotando l’hotel.
Il volo è il Ryanair che percorre quasi quotidianamente la tratta Bergamo-Lanzarote. Quattro ore abbondanti di volo sono piuttosto pesanti nei sedili stretti del vettore irlandese, ma il prezzo pagato fa passare in secondo piano i disagi. Nella tarda mattinata di domenica 16 luglio, puntualissimi, siamo in partenza per l’aeroporto di Arrecife, nel centro di Lanzarote. Arriviamo poco prima delle 16.30, ore locale (sono un’ora indietro rispetto a noi).
Il ritiro bagagli è velocissimo e altrettanto veloce è il ritiro dell’auto a noleggio che avevo prenotato dall’Italia tempo prima. All’inizio avevo bloccato una utilitaria su Cicar, la stessa compagnia canara che avevo usato a Gran Canaria, poi mi sono accorto che la loro consociata Payless aveva prezzi molto inferiori e allora ho deciso di orientarmi su questo noleggiatore low cost, molto diffuso a Lanzarote, come del resto le consociate Cicar e Cabrera Medina. Ero consapevole che, probabilmente, Payless mi avrebbe proposto un’auto maggiormente usata rispetto a Cicar o Cabrera Medina, ma il risparmio è stato notevole. Avevo prenotato una Volskwagen Polo 5 porte al fantastico prezzo di 120 euro per 10 giorni di noleggio, con tutte le assicurazioni comprese senza alcuna franchigia. Al desk di Payless, all’aeroporto, come spesso accade, mi hanno proposto, ovviamente allo stesso prezzo, una macchina differente, anzi mi hanno fatto scegliere tra una Panda 4X4, una Punto e una Bravo, tutte 5 porte. Ho preso la Fiat Bravo, scegliendo la macchina più grande. Pochi minuti di burocrazia e, facendo poche decine di metri, per arrivare al parcheggio di tutti gli autonoleggi, prima delle 17.00 eravamo già pronti per raggiungere l’hotel scelto, che dista meno di 10 chilometri dall’aeroporto.
E’ decisamente meno caldo rispetto all’Italia, c’è un po’ di vento, ma non troppo, insomma il clima è perfetto, anche se purtroppo, come leggerete, i primi due saranno gli unici giorni di clima piacevole e di vento debole.
Abbiamo deciso di soggiornare a Puerto del Carmen, soprattutto per la posizione strategica, in mezzo all’isola, per ridurre i tempi di spostamento nelle varie escursioni che sicuramente faremo. Puerto del Carmen è una cittadina turistica, sviluppata tutta in orizzontale sul lungomare, sull’Avenida de Las Playas, 7-8 chilometri di negozi, ristoranti, appartamenti e hotel che vanno dalla pista dell’aeroporto fino al porto. I grandi hotel internazionali sono tutti verso l’aeroporto, nella zona di Matagorda e Los Pocillos, invece nella zona più centrale sono soprattutto appartamenti e piccoli hotel.
Abbiamo scelto il Seaside Los Jameos Playa, proprio davanti alla lunga spiaggia di Los Pocillos, in una zona con altri hotel, leggermente decentrata rispetto al centro di Puerto del Carmen, ma comunque con negozi e varie attività nel lungomare. La catena Seaside, inglese, la conosciamo molto bene, avendo già lo scorso anno soggiornato a Gran Canaria, in un loro hotel, il Sandy Beach e, siccome ci eravamo trovati benissimo, abbiamo cercato di andare anche quest’anno in un hotel della stessa catena. Il Los Jameos Playa è leggermente più caro degli altri hotel della zona, ma, per fortuna, è l’unico, tra quelli che ho guardato, che ci ha permesso di aggiungere un letto alla camera doppia anche per nostra figlia di 13 anni, mentre, negli altri avremmo dovuto prendere una camera tripla, quindi, a conti fatti, il Los Jameos Playa ci veniva a costare meno degli altri in zona. Non ci abbiamo pensato troppo e già a marzo avevamo fatto la prenotazione tramite il portale Booking.com, pur con tariffa rimborsabile fino al giorno precedente.
La scelta è stata assolutamente positiva. L’hotel è davvero fantastico, difficile chiedere di più. Camera bella, spaziosa, anche con il letto aggiunto per nostra figlia. Due armadi molto capienti. Bagno grande. Pulizia impeccabile sia in camera che nelle parti comuni. Giardini bellissimi e curatissimi. Due piscine per adulti e una per bambini. Una piscina leggermente riscaldata. Accesso al mare in poche decine di metri grazie all’uscita posta dopo la piscina. Top della struttura è sicuramente il buffet, completo di ogni genere di cibo sia a colazione che a pranzo che a cena, con carne e pesce grigliato in tempo reale tutti i giorni. Tutto lo staff sempre cordiale, sorridente e gentile. Lavanderia e palestra a disposizione gratuita, tennis a pagamento. Se proprio devo trovare un difetto, il wi-fi poco funzionante nella zona della piscina e della hall dove si tengono gli spettacoli serali, ma ad esempio nella nostra camera prendeva benissimo. Il prezzo è leggermente superiore ad altre strutture nella stessa zona, ma la qualità è assolutamente altissima. È frequentato quasi interamente da inglesi e tedeschi, mentre spagnoli, francesi e italiani sono pochissimi. Anche le scritte e gli annunci sono in spagnolo, inglese e tedesco, ma non è difficile comprendere e poi, per qualsiasi necessità, lo staff è sempre stato molto disponibile ad aiutarci per ogni esigenza.
Giusto il tempo di sistemare un minimo di valigia e, poco dopo le 17.00, siamo già pronti per andare a vedere il mare e fare un giro nei dintorni. Per arrivare al mare si attraversa tutta la zona delle piscine e con una uscita attivabile con la chiave elettronica della camera si è direttamente sul lungo mare di Los Pocillos, davanti ad una spiaggia lunghissima di sabbia fine. Non c’è tanta gente, o meglio, è molto distribuita nella grande spiaggia, alcuni sono nella zona attrezzata con lettini e ombrelloni a noleggio a 4 euro al pezzo al giorno e la maggior parte della gente è distesa autonomamente in vari punti della spiaggia. Il mare è calmo, ma l’acqua è freddina, come del resto ci aspettavamo, essendo Oceano, decidiamo di rimandare al giorno successivo il primo bagno in mare e invece ci tuffiamo nella piscina dell’hotel. Ce ne sono due, per adulti, molto grandi, una più fredda e l’altra leggermente riscaldata. Da bravi freddolosi scegliamo (e sceglieremo sempre) quella riscaldata.
La sera iniziamo a gustare il fantastico buffet che l’hotel propone sempre. Ogni sera c’è un tema a cui è dedicato una zona del buffet, ma sempre, sia a pranzo che a cena, si trova pesce e carne grigliata sul momento, oltre una grande varietà di pietanze, fredde e calde. Il problema è stato semmai quello di controllarsi e non mangiare troppo. Dopo cena abbiamo fatto il primo giro verso il centro di Puerto del Carmen sul lungomare. Percorrendo un paio di chilometri si arriva all’inizio della zona più turistica con un susseguirsi di locali, ristoranti e negozi di ogni genere. Il posto è affollato ma si passeggia bene sena alcun problema.
Come al solito, in vacanza, ci alziamo presto, e dopo una abbondante colazione, il mattino seguente, decidiamo di incamminarci per fare tutta la spiaggia di Los Pocillos, sia in direzione di Puerto del Carmen (andando a destra uscendo dall’hotel), che in direzione di Matagorda e dell’aeroporto (andando a sinistra). Il tempo è bello e si cammina bene sul bagnasciuga, c’è il sole ma non fa troppo caldo. Passeggiamo per un paio di ore e poi sfidiamo le fredde acque dell’Oceano per fare il primo bagno in mare. Prima di pranzo decidiamo di fare anche un veloce bagno in piscina.
La scelta di Lanzarote è stata fatta per scoprire l’isola e tutte le sue attrazioni, ma anche e soprattutto per riposarci e goderci il relax di una vacanza tanto attesa e desiderata dopo un anno di periodi frenetici e stressanti, quindi per i primi due giorni decidiamo di sfruttare l’all inclusive dell’hotel (scelto proprio in funzione di goderci il relax che una struttura come questa può offrire) e quindi passiamo le prime due giornate tra hotel e mare, facendo solamente lunghe passeggiate, arrivando anche proprio ai lati della pista di partenza e atterraggio dell’aeroporto, che, camminando nell’isola pedonale sul lungo mare, è davvero vicina al nostro hotel. Nei primi due giorni il tempo è stato piacevole, anche se il vento ha iniziato ad aumentare progressivamente ed è stata, purtroppo, l’avvisaglia che quel clima piacevole non l’avremmo più trovato per tutto il resto della vacanza. Lunedì sera, oltre al vento che inizia a rendere difficoltosa la solita camminata verso Puerto del Carmen iniziano ad addensarsi anche minacciosi nuvoloni neri.
Al martedì decidiamo che è arrivato il momento di iniziare a scoprire l’isola. Il tempo è discreto, il sole si alterna a nuvole anche se il vento è piuttosto forte. Andiamo a prendere la nostra Fiat Bravo, rimasta ferma nel parcheggio davanti all’hotel per un giorno e mezzo e questo momento in poi, la useremo tutti i giorni. La prima meta è quella che dovrebbe essere la spiaggia più bella dell’isola, Playa Papagayo, nell’estremità sud dell’isola.
I chilometri per raggiungerla non sono tantissimi, meno di una trentina, ma ci vuole parecchio tempo, perché oltre a fare una strada con molti saliscendi, dossi, semafori e limiti di velocità a 50 all’ora nell’attraversamento del paesino di Femes, a un certo punto la strada asfaltata finisce e si entra in una strada sterrata, molto molto brutta con diversi sassi e buche e bisogna quindi andare pianissimo per evitare il rischio di forare. A metà della strada sterrata si entra nella Riserva Naturale di Los Ajaches del Parco del Papagayo e si devono pagare 3 euro. Da quel punto in poi, in realtà, la strada, pur sempre sterrata, è meno brutta e più agevole. Ci vogliono almeno una ventina di minuti di strada sterrata ma alla fine si arriva sulla collinetta che sovrasta le quattro calette del Papagayo. La vista è subito fantastica, il mare cristallino ha colori stupendi e il giallo intenso della sabbia risalta fino quasi ad accecare. Bisogna fare un centinaio di metri in discesa a piedi per arrivare alla prima spiaggia. È poco prima delle 10 del mattino e la spiaggia è ancora poco affollata, ma, prevedendo il grande afflusso di turisti, decidiamo di non fermarci alla prima caletta, la più facile da raggiungere, ma di proseguire verso destra andando nelle due calette successive che, a quell’ora sono straordinariamente vuote. Abbiamo una spiaggia e un mare fantastico tutto per noi. Ovviamente poco dopo sono arrivati molti turisti anche qua, ma comunque c’è posto per tutti e si sta decisamente molto bene. Anche il vento che, a Puerto del Carmen, soffiava molto forte, qua è solo una leggera brezza, grazie alla protezione delle montagne circostanti che proteggono la baia. Il mare è freddino, ma assolutamente cristallino, con alcuni pesci che si muovono tranquillamente anche vicino a riva, impossibile non fare il bagno, anzi fare i numerosi bagni tra una passeggiata e l’altra sulla spiaggia. Il tempo vola in un posto così bello e quasi quasi non ci rendiamo conto di essere lì da oltre tre ore. Ancora bagnati decidiamo di tornare verso l’hotel per arrivare in tempo prima che chiuda il buffet del pranzo. Al ritorno la strada sterrata, come spesso accade la seconda volta che si percorre una strada, sembra un po’ meno brutta dell’andata e comunque ci ripromettiamo di tornare.
Il pomeriggio passa ancora tra mare e piscina, ma con il vento che sta purtroppo diventando sempre più forte e i nuvoloni neri che diventano sempre più minacciosi. La sera decidiamo di prendere la macchina per arrivare a ridosso del centro di Puerto del Carmen (prima che la strada diventi a senso unico), per poi camminare in tutto il lungomare centrale, fino quasi al porto, cosa che poi faremo praticamente ogni sera.
Al mercoledì, col tempo un po’ incerto, decidiamo di visitare un’altra zona turistica dell’isola, costa Teguise. E’ piuttosto vicino e quindi decidiamo di arrivarci facendo tappa prima nel paesino di Tias, pochi chilometri a nord di Puerto del Carmen.
Tias è un piccolo paese dedito soprattutto all’agricoltura, infatti arrivando si resta impressionati dal campi di meloni tutti recintati con rocce laviche a fare da protezione per il vento. Ora si sta trasformando e sviluppando dal punto di vista edilizio grazie anche al turismo, infatti alcuni turisti preferiscono prendere appartamenti in affitto a Tias, molto più economici (e anche lontani dalla confusione) rispetto a Puerto del Carmen, pur distando solo 4 chilometri dal mare e soprattutto Tias ospita i tanti lavoratori degli hotel e dei locali di Puerto del Carmen, anche loro in cerca di affitti più economici.
A Tias andiamo a vedere la casa-museo di Jose Saramago, un luogo poco reclamizzato e conosciuto, ma uno dei più belli e affascinanti dell’isola. C’è una guida che parla spagnolo, ma si può seguire il percorso con una audioguida in italiano. Appena entrati c’è un tappeto di lava vulcanica, oggetto assai insolito e poi ci si perde nei libri, nelle penne, nei quadri realizzati dall’artista canaro. Un percorso molto emozionante che ti fa sentire come se potessi vivere per qualche ora assieme allo scrittore e alla sua famiglia.
Dopo la sosta nel borgo di Tias riprendiamo la LZ-2, la strada più grande e frequentata di Lanzarote, in direzione di Costa Teguise. Per arrivarci non entriamo a Arrecife, la capitale dell’isola, ma ci passiamo di lato, in quella che da noi sarebbe una tangenziale, qua è la Circunvalacion, forse l’unico tratto piuttosto trafficato dell’isola e in poco più di una decina di chilometri arriviamo al centro di Costa Teguise.
Costa Teguise è una zona prettamente turistica, meno allungata e più circoscritta, oltre che meno confusionaria e rumorosa di Puerto del Carmen. Le spiagge non sono molte, e ci sono molti più scogli, la parta sabbiosa è veramente poca, mi pare di aver visto solo una insenatura di sabbia fine. Le altre tutte di ciottoli o scogli. Il mare è anche più mosso rispetto a Puerto del Carmen. Ci sono anche alcuni surfisti che si divertono a cavalcare le onde. Il tempo non è tanto bello, ci sono parecchie nuvole e fa anche un po’ freddino, non so come facciano i turisti che stanno in costume o addirittura fanno il bagno, noi ci limitiamo a fare una passeggiata nella cittadina e nel breve lungomare attraversando le varie spiagge e dopo un’oretta abbondante ritorniamo verso l’hotel.
Al pomeriggio il tempo peggiora ancora, il sole praticamente non c’è più e il vento diventa fastidioso anche solo per camminare sul lungomare, quindi decidiamo di riprendere la macchina e andare alla scoperta di Cesar Manrique, ovvero dell’artista che ha reso Lanzarote una sorta di museo a cielo aperto con numerose costruzioni, quasi sempre ricavate adattando il paesaggio esistente. La prima meta è la Fondazione Cesar Manrique, il museo dove sono conservate alcune sue opere. Si trova tra Arrecife e Costa Teguise, molto semplice da raggiungere. E’ un perfetto connubio tra arte e natura, tra piante e lava, un esempio di come si possa modificare l’ambiente senza deturparlo. Non molto lontano proseguiamo verso il Monumento al Campesino, un’opera sempre di Manrique con un piccolo centro culturale, che racconta la storia dell’isola. La visita è gratuita ed è piuttosto veloce. Resterà da vedere la sua casa museo, che però è molto più a nord dell’isola, a Haria e la teniamo per quando decideremo di visitare quelle zone.
Il tempo continua a fare i capricci e anche giovedì ci svegliamo senza sole, ma con tanti nuvoloni neri e allora decidiamo di andare in quella che è la prima meta più importante e ricercata da tutti i visitatori di Lanzarote, l’escursione al Parco Naturale del Timanfaya.
Il Timanfaya è un vulcano attivo, che nelle varie eruzioni dei secoli scorsi ha cambiato completamente il paesaggio di tutta l’isola, che ora ha tracce vulcaniche praticamente ovunque. E’ l’attrazione più popolare dell’isola e quindi per non fare troppe code partiamo presto, circa alle 8.30 e, in mezz’oretta di strade piuttosto deserte, arriviamo al Parco. L’entrata è ovviamente a pagamento, ma noi optiamo per un biglietto cumulativo (il Bonos) che ci permette di vedere quattro attrazioni a prezzo scontato.
Dopo aver preso il biglietto mentre si è ancora in macchina (per quello accettano solo contanti), veniamo indirizzati in un grande parcheggio in cima ad una collinetta e qua è obbligatorio scendere dall’auto e salire in uno dei bus dell’organizzazione, che è l’unico modo per entrare effettivamente nel parco e passare nelle stradine attorno al vulcano.
Ci avviamo verso i pullman in attesa di turisti mentre iniziano a cadere le prime gocce di pioggia, evento assai raro a Lanzarote, come in tutte le Canarie. Saliamo, senza fare coda, negli ultimi posti del primo pullman disponibile e iniziamo il percorso tra le tortuose stradine del parco del Timanfaya. Il paesaggio è veramente molto strano, sembra di essere sulla luna, cumuli di lava impressionanti compaiono in ogni angolo di visuale. Il pullman ogni tanto si ferma e parte una descrizione in spagnolo, inglese e tedesco. Purtroppo la pioggia aumenta di intensità e bagna completamente il vetro del pullman rendendo praticamente impossibile fare le fotografie.
Il giro dura un’ora abbondante con varie soste, anche se non è possibile scendere, ma solo osservare lo scenario. Al ritorno nel grande parcheggio da dove siamo partiti è possibile assistere ad alcuni “spettacoli” che vengono ripetuti continuamente, ogni pochi minuti, sfruttando il grande calore emanato dal sottosuolo del Timanfaya. Il primo è una sorte di geyser che sprigiona fumo dalla terra, poi lo stesso calore che provoca l’autocombustione di fieno e paglia e, infine, entrando nella zona coperta, si arriva nei pressi del ristorante e qua, anche senza entrare e consumare nello stesso ristorante, in una saletta si resta stupiti a vedere che il calore proveniente dal sottosuolo è in grado di grigliare perfettamente carne e verdure che vengono continuamente lasciate sulla griglia.
Proprio mentre siamo nella zona del ristorante a vedere il cuoco che griglia petti di pollo, salsicce, bistecche e patate senza alcun fuoco, inizia a piovere molto forte, tanto da far sospendere le dimostrazioni esterne del geyser e dell’autocombustione. Proviamo ad aspettare una mezz’oretta al coperto per vedere se il tempo migliora, ma non c’è nulla da fare, anzi piove sempre più forte e allora con una corsa raggiungiamo la nostra Bravo e torniamo verso Puerto del Carmen.
Poco sotto il parco c’è un luogo pieno di cammelli, portano i turisti a fare il giro attorno al Timanfaya. Lo avevamo già visto all’andata, ma volevamo essere tra i primi per evitare code e non ci eravamo fermati. Ora proviamo a fermarci per vedere da vicino i tanti cammelli, ma piove troppo forte e non riusciamo nemmeno a scendere dalla macchina. Al pomeriggio restiamo in hotel, passando il tempo giocando a ping pong perché è ancora freddino e cade anche ogni tanto qualche goccia di pioggia.
Al venerdì abbiamo in mente di andare a nord per visitare le attrazioni della parte settentrionale dell’isola, ma per raggruppare i tre luoghi che vogliamo vedere, Cueva de los Verdes, Jameos de Agua e Mirador del Rio, che sono tutte compresi nel bonos acquistato il giorno prima, abbiamo bisogno di parecchie ore e non servirebbe nemmeno partire presto al mattino, visto che tutte aprono alle 10.00, quindi decidiamo di restare in zona al mattino e fare le escursioni al pomeriggio. Purtroppo il tempo è ancora brutto, ogni tanto cade qualche goccia di pioggia e comunque serve la felpa da quanto è freddo. Andiamo lo stesso a piedi verso l’aeroporto a vedere qualche partenza e atterraggio e poi pranziamo presto per partire verso nord prima delle 14.00.
La strada è semplice, si percorre la LZ-2 fino alla circonvallazione di Arrecife e poi si prende la LZ-1 praticamente fino all’arrivo, dove si trovano, vicine fra loro sia la Cueva de los Verdes, che Jameos de Agua. Andiamo prima alla grotta verde. Si entra a gruppetti con una guida che parla spagnolo e inglese. Non ci sono orari prestabiliti, ma non dobbiamo aspettare più di dieci minuti che è il turno del nostro gruppo per entrare.
La Cueva de Los Verdes è una grotta vulcanica, senza stalattiti e stalagmiti, si scende a una ventina di metri sotto terra e si percorre circa un chilometro senza grandi difficoltà, a parte qualche roccia piuttosto bassa, nel percorso guidato che dura poco meno di un’ora. Quello che colpisce maggiormente sono i colori, veramente particolari, dal nero al giallo, al verde. La visita si chiude con una sorpresa che lascia stupiti i visitatori.
Dopo la grotta, facciamo in auto il breve tratto che porta al Jemeos de Agua, che è il naturale proseguimento della grotta verde appena visitata. Qua si entra in continuazione e la visita è libera, senza guida. Appena entrati si scendono un paio di rampe di scale e si arriva subito al grande lago che è appunto la terminazione della grotta lavica, derivata dalle eruzioni passate. Una caratteristica particolare del laghetto è che vi vivono tantissimi granchietti bianchi, molto rari. La parte naturale finisce qua. Continuando si entra nella parte realizzata da Cesar Manrique che ha creato una piscina, una auditorium e diversi spazi che ospitano incontri, convegni e altro creando una fusione tra naturale e artificiale che ha proposto anche in diverse parti dell’isola.
Il percorso le completiamo in meno di un’ora, tornati in superficie vediamo che il tempo, per fortuna, sta migliorando e finalmente, dopo due giorni di nuvole, torna a farsi vedere il sole, anche se il vento è sempre fortissimo. Riprendiamo la macchina e tagliamo in orizzontale l’isola, per arrivare quasi alla punta nord-ovest di Lanzarote, proprio di fronte all’isola de la Graciosa, per arrivare al Mirador del Rio.
Il Mirador del Rio è il punto più panoramico di Lanzarote, per salire in una terrazza molto particolare, creata anche questa da Cesar Manrique, si paga un biglietto di 4.50 euro, ma noi entriamo con il biglietto cumulativo bonos fatto al Timanfaya. Il cielo si è finalmente liberato dalla maggior parte delle nubi e, anche se il vento è fortissimo, riusciamo a fare qualche bella fotografia.
Finite tutte le attrazioni comprese nel bonos, possiamo tornare verso l’hotel e facciamo in tempo prima di cena a fare un tuffo in piscina. La sera, in hotel, è prevista la cena di gala e il buffet, sempre ricchissimo di ogni pietanza, diventa ancora più straordinario, soprattutto per i dolci con torte decorate in modo favoloso.
Al sabato invece decidiamo di tornare a sud, a vedere l’altra cittadina turistica di Lanzarote, Playa Blanca. Partiamo con il solito vento forte, che ci costringe e mettere la felpa e con una certa sorpresa, vediamo che a Playa Blanca il vento è molto più debole. Giriamo un po’ nei tanti negozi del paese, quasi tutti turistici, ma anche con alcune produzioni artigianali (spugne, prodotti vari derivanti dall’aloe) e poi ci piazziamo nella spiaggia più grande di Playa Blanca, la Playa Dorada, una spiaggia sabbiosa di sabbia fine, più chiara rispetto a quella lo Los Pocillos. Riusciamo a togliere le felpe, metterci in costume e a fermarci a prendere un po’ di sole in spiaggia anche se, per noi, è ancora troppo freddo per fare il bagno in mare anche se molti turisti lo fanno tranquillamente.
Per tornare verso Puerto del Carmen, cambiamo strada e andiamo per un breve tratto a nord, fermandoci brevemente in tre punti panoramici, il primo è alle saline di Janubio, dove si arriva davanti ai grandi rettangoli dove viene raccolto il sale dall’acqua marina, poi ci fermiamo a Los Hervideros, un posto fantastico, a picco sul mare dove l’Oceano si infrange con tutta la sua forza sulla montagna. Infine ci fermiamo alla spiaggia nera di El Golfo, una spiaggetta molto caratteristica per il colore e per il fatto che è accanto ad un laghetto che assume una strana colorazione verdastra. Negli ultimi due luoghi visitati è quasi impossibile fermarsi più di qualche minuto per il vento fortissimo. Torniamo in hotel, passando attraverso la cittadina di Yaiza e facciamo in tempo a fare un tuffo in piscina prima del pranzo.
Sabato pomeriggio trascorre tra spiaggia e piscina, ma ancora niente bagno in mare per il freddo e il vento e alla domenica mattina partiamo presto per un appuntamento a cui non volevamo mancare, il mercato di Teguise. Teguise è una cittadina tranquilla nel centro di Lanzarote, una trentina di chilometri da Puerto del Carmen, che ogni domenica si anima e si trasforma con ogni strada del paese diventa un bazar a cielo aperto con centinaia di bancarelle, sperse per tutto il paese.
Ci sono cianfrusaglie, come in tutti i mercati del mondo, ma anche tanti oggetti assolutamente originali, introvabili altrove, piccoli artigiani che producono monili con le pietre di lava, tessuti realizzati a mano, immancabili prodotti a base di aloe e tanto altro. Compriamo qualcosa e quando diventa quasi impossibile camminare per la grande folla che ha invaso il mercato anche con pullman organizzati, possiamo tornare verso Puerto del Carmen.
Il vento è ancora forte ed è difficile restare in spiaggia a prendere il sole, quindi, dopo esserci riposati un po’ in hotel decidiamo di riprendere la macchina e tornare a nord, verso Haria, per vedere la cittadina e visitare la casa di Cesar Manrique.
Haria è un pesino prevalentemente agricolo, che ha ospitato per la maggior parte della sua vita l’artista che ha realizzato quasi tutto quello che c’è da ammirare a Lanzarote, Cesar Manrique. Si può visitare la sua casa, arredata in modo assolutamente originale, mescolando, come sempre, elementi naturali ad altri creati appositamente.
La visita è abbastanza veloce e possiamo tornare in tempo per rilassarci a bordo piscina e tuffarci nella sua acqua tiepida, visto che ancora una volta, andare a fare il bagno in mare, almeno per noi, risulta impossibile.
Restano solo due giorni pieni di vacanza, è già passata oltre una settimana. Per fortuna, finalmente, il cielo è tutto sereno, anche se il vento continua a imperversare. Le visite culturali e naturalistiche sono finite, a parte l’estremo ovest, abbiamo visitato tutta l’isola. Gli ultimi due giorni vorremmo passarli al mare.
A Puerto del Carmen il vento è sempre forte, allora decidiamo di tornare a sud, dove abbiamo trovato vento meno fastidioso. Torniamo quindi nella spiaggia più bella che abbiamo visitato, Playa Papagayo. Solita strada sterrata tortuosa e lunga, ma le attese non vanno deluse nemmeno questa volta, spiaggia fantastica, vento moderato, tanta gente, ma comunque vivibile e finalmente riusciamo a tuffarci nell’Oceano dopo sei giorni di attesa. Restiamo oltre tre ore e ci godiamo tutto il sole e il mare.
Al pomeriggio noleggiamo una di quelle biciclette a quattro ruote sul lungo mare di Puerto del Carmen e in due ore di pedalate (assai faticose contro vento) facciamo tutto il lungomare, fin oltre l’aeroporto, scoprendo una serie di spiaggette, una anche realizzata appositamente per i cani e arriviamo fino a Playa Honda, una piccola località turistica tra l’aeroporto e Arrecife. La sera la passiamo a comprare una serie di souvenir da portare in Italia e regalare a amici e parenti.
Il martedì è l’ultimo giorno di vacanza, non ci sono dubbi, vogliamo ancora fare mare, quindi torniamo ancora nel parco naturale del Papagayo, facendo però alcune variazioni rispetto al giorno precedente. Intanto per arrivarci cambiamo strada, arriviamo a Playa Blanca, allungando quindi la strada e poi prendiamo una parallela alla strada sterrata delle volte precedenti che ci porta fino al pedaggio del parco naturale. Da qua in poi non ci sono alternative e facciamo i 3-4 chilometri di sterrato che restano, ma in questo modo abbiamo evitato i primi 2-3 chilometri (i più brutti) di sterrato, pur allungando di qualche chilometro il percorso. Poi, invece di andare a Playa Papagayo, giriamo a destra al primo bivio sterrato a andiamo nell’altra caletta della riserva, Playa Mujeres.
Playa Mujeres è una caletta piuttosto grande, raggiungibile anche a piedi o in bicicletta attraverso sentieri (niente affatto semplici) da Playa Blanca. In cima alla collinetta si vedono le altre calette di Playa Papagayo anche se non è possibile raggiungerle a piedi, via mare per gli scogli che affiorano. Qua arrivano anche i tanti battelli e catamarani che organizzano gite da ogni parte dell’isola, quindi questa spiaggia, pur bella e riparata come Papagayo, è più affollata soprattutto dopo le 11 del mattino. Il vento è quasi assente e possiamo goderci mare e sole in tutta tranquillità. Ci fermiamo fin quasi alle 14 con il rischio di restare senza pranzo, ma ne vale la pena. Riusciamo comunque a tornare in tempo prima che chiuda definitivamente il buffet dell’hotel.
L’ultimo pomeriggio è dedicato un po’ tristemente alle valige da fare e i preparativi per la partenza che sarà al mattino prestissimo del giorno dopo. Ultimo giro nel centro di Puerto del Carmen la sera e alle 4.45 di mercoledì mattina la sveglia suona indicando che la vacanza è ormai finita. Il breve tratto per arrivare in aeroporto e alle 7.00 puntuali partiamo per tornare a Bergamo.
Lanzarote è l’isola delle Canarie (tra le quattro principali che abbiamo visto) con le maggiori attrazioni culturali e naturalistiche, noi speravamo di fare più mare e di godere di un tempo più favorevole, ma è stato molto bello lo stesso, siamo stati benissimo in hotel al Seaside Los Jameos Playa e abbiamo visitato luoghi meravigliosi. Ci mancherà molto di Lanzarote, tranne il vento.