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Trentino e Alto Adige agosto 2021. Tanti laghi, ospitalità e paesaggi mozzafiato

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Noi, da sempre, siamo amanti del mare, soprattutto in estate, ma in questo periodo molto particolare, con tante mete bloccate dalla pandemia e altre con il concreto rischio di cambio di regole o comunque con limitazioni a visite e spostamenti, abbiamo deciso di usare la settimana che di solito ci prendiamo a fine agosto per visitare una delle regioni più belle d’Italia, il Trentino Alto Adige, che avevamo iniziato a visitare a piccoli mordi e fuggi da quando nostra figlia si è trasferita a Trento per lavoro.

Questa volta, abbiamo a disposizione quasi una settimana intera, arrivando domenica 22 agosto e dovendo rientrare sabato 28 agosto. Come nella altre occasioni, decidiamo di soggiornare all’Agritur Ponte Alto, di Povo, alle porte di Trento, scelto la prima volta perché molto vicino all’appartamento dove vive mia figlia, ma sempre confermato anche nelle altre occasioni perché ci siamo sempre trovati molto bene.

L’Agritur Ponte Alto è a conduzione familiare accanto a un grande vigneto, dalle cui vigne i proprietari producono un vino molto apprezzato. Ottima accoglienza e disponibilità da parte dei gestori. Camera moderna, ben attrezzata, colazione ottima preparata in loco. Ideale come punto di appoggio per visitare il tutto il Trentino e l’Alto Adige. Ospitano senza problemi anche il nostro cane, di taglia medio grande, che non sempre viene accettato.

La domenica è solo di riposo e ci concediamo dei giri in zona con la famiglia al completo e riunita in questa settimana. Da lunedì 23 partiamo con il nostro programma di escursioni che è abbastanza fitto anche se non esasperato. L’idea è di vedere tanto ma senza arrivare stanchi morti a casa alla sera. Purtroppo, quasi ogni giorno, le ore che avevamo pensato di lasciare al riposo, le abbiamo passate in coda in macchina, perché in questa settimana tutto il Trentino è ancora pienissimo di turisti e, considerando magari anche il fatto che i residenti locali sono tornati al lavoro con l’apertura di tutte le attività dopo le chiusure di ferragosto, soprattutto verso le 18 le strade attorno a Trento sono completamente bloccate da auto in coda.

Lunedì 23 agosto facciamo la prima escursione in Alto Adige e la meta è il lago di Carezza. Ci si arriva in poco più di un’ora da Trento. Si esce a Bolzano Nord e si prosegue verso Nova Levante. Il lago è ad una decina di minuti dal paese. Proprio di fronte al lago c’è un grande parcheggio, non avevamo prenotato, ma arrivando alla mattina, relativamente presto, ci sono tantissimi posti ancora liberi. Il costo è molto basso, considerando il luogo di grande rilevanza turistica, 1 euro all’ora.

Proprio di fronte al parcheggio, attraversata la strada, si percorre un breve tunnel, che porta da un lato ad una zona con negozietti di souvenir e un paio di ristoranti per turisti e, dall’altro, proprio al lago incastonato tra i monti.

Il lago di Carezza è piccolino, si gira tutto in una quindicina di minuti ma la sua grande bellezza sta nei colori, una serie di tonalità dello smeraldo. Infatti, grazie ai colori riflessi nella luce del sole viene chiamato anche “Lago dell’Arcobaleno”. Il lago non ha emissari visibili, ma viene alimentato da sorgenti sotterranei che portano l’acqua dalle cime del monte Latemar. Il livello d’acqua quindi varia di continuo e secondo la stagione: normalmente in tarda primavera raggiunge il livello più alto con 22 metri di profondità, grazie al scioglimento della neve, in ottobre invece il livello più basso con appena 6 metri. A fine agosto quindi il lago lo troviamo con relativamente poca acqua ma restano i riflessi favolosi degli abeti e delle montagne sulla superficie del lago.

Lago di Carezza

Ci fermiamo nel balconcino creato appena sopra il lago per fare decine di fotografie approfittando anche del fatto che a quell’ora il grosso dei turisti devono ancora arrivare. Il lago è incantevole ma non possiamo non notare subito la quantità impressionante di alberi abbattuti in tutta la montagna sovrastante. Qua la tempesta Vaia, nell’ottobre del 2018 ha fatto danni notevolissimi nell’ecosistema, causando la caduta di milioni di alberi, i cui fusti recuperati si vedranno accatastati uno sull’altro in pile altissime in tutti i sentieri attorno al lago.

Iniziamo il giro attorno al lago di Carezza, ma a metà percorso iniziamo a vedere diversi sentieri che portano verso la cima del monte oppure verso altre zone. Prendiamo il sentiero in direzione del Lago di Mezzo, che raggiungiamo in pochi minuti, ma che troviamo completamente prosciugato. E’ diventato praticamente un prato, sembra quasi incredibile che in inverno l’erba che stiamo calpestando possa diventare un lago anche profondo alcuni metri, ma il motivo è lo stesso che causa la grande differenza di profondità del lago di Carezza nelle varie stagioni, ovvero la mancanza di immissari, e l’arrivo di acqua da sorgenti sotterranee.

Superato il lago di Mezzo, continuiamo in salita e camminiamo per un’oretta in un sentiero piuttosto facile verso la cima del Latemar. Il panorama è splendido con i grandi abeti che si ergono altissimi. Qualcuno ci supera passando i bicicletta e sono in tanti a camminare come noi, altri, a dire il vero, molto più attrezzati, con bastoncini, vestiti e scarpe da trekking. A noi basta passeggiare e goderci lo spettacolo delle montagne circostanti.

Rientriamo dal lato opposto del lago e, ormai affamati, andiamo a pranzare nel ristorante snack bar appena dopo il tunnel che porta verso il parcheggio. Si fa un pranzo veloce come tutti i turisti e poi decidiamo di andare verso la parte opposta rispetto al lago per attraversare un caratteristico ponte sospeso nella direzione di un vecchio mulino. Camminiamo ancora mezz’oretta nei boschi e poi rientriamo verso il parcheggio, ma prima di ripartire decidiamo ancora di fare qualche foto al lago di Carezza con le luci del pomeriggio, e quindi ombreggiatura diversa rispetto al primo mattino. I turisti sono nettamente aumentati e quindi ribadisco il consiglio di cercare di andare al mattino presto per godersi al meglio la bellezza del lago.

Prima di rientrare verso Trento, il nostro programma prevede due tappe, la prima nel paesino di Nova Levante, che è sulla strada del ritorno e ci era sembrato molto caratteristico. Ci fermiamo al primo parcheggio gratuito che troviamo e facciamo tutto il paese a piedi in poche decine di minuti di passeggiata. La casette sono davvero caratteristiche e anche il panorama che si può ammirare è molto bello.

Ripartiamo e la prossima tappa di giornata è la città di Bolzano. Ci fermiamo nel parcheggio sotterraneo a pagamento in zona centrale e in pochi minuti di camminata siamo nella centralissima Piazza Walther, con la grande statua in marmo bianco dedicata a Walther von der Vogelweide che ha dato il nome alla piazza. Attorno tanti negozi eleganti e caffè con tanti turisti che sono seduti a godersi il sole di questo pomeriggio di fine agosto.

Ci prendiamo un gelato e ci sediamo anche noi in una panchina della piazza e poi continuiamo un po’ a caso a passeggiare per le vie centrali di Bolzano. Attraversiamo via dei Portici e vediamo il Municipio e piazza delle Erbe, poi torniamo indietro e facciamo visita al Duomo prima di rientrare verso Trento trovando traffico molto intenso come praticamente succederà tutti i giorni della nostra vacanza.

Martedì 24 agosto abbiamo già il programma fissato da tempo e siamo diretti al lago di Tovel. Qua i parcheggi non sono tantissimi e quindi nei giorni precedenti ho prenotato il parcheggio più vicino al lago online per non avere brutte sorprese. Il lago lo abbiamo già visto altre volte nelle precedenti visite in Trentino, ma ha sempre un fascino molto particolare e i colori riflessi nel lago cambiano decisamente tra una stagione e l’altra. In autunno avevamo ammirato i tanti colori delle foglie che si riflettevano nell’acqua e le montagna circostanti innevate. Oggi il cielo azzurro e gli arbusti verdi sono i colori dominanti.

L’anello attorno al lago si percorre in un’oretta, ma noi ci prendiamo tutto il tempo che serve per fare foto, ammirare il panorama, sederci qualche minuto in una delle due spiaggette in riva al lago. Abbiamo anche i due cani (il nostro e quello di mia figlia) con noi che si divertono a passare tra un tuffo nel lago e una corsa nella montagna.

lago di Tovel

A circa metà dell’anello attorno al lago facciamo, per la prima volta, un sentiero verso la montagna che porta ad una cascata naturale, non fortissima, visto il periodo, ma comunque decisamente in linea con il paesaggio circostante. Continuiamo poi il giro ci fermiamo anche altre volte in riva al lago per fare fotografie e, alla fine, ci fermiamo a mangiare allo chalet proprio alla chiusura del percorso ad anello del lago. Lago di Tovel, davvero uno dei più belli della zona, incastonato tra le montagne, per colori, paesaggio e atmosfera. Non diventa più rosso dal 1964, quando, in determinato periodi dell’anno cambiava colorazione a causa di un’alga che affiorava in superficie e che ora si è estinta, ma è sempre un luogo pieno di fascino.

Tornando a Trento cambiamo la strada fatta in andata e attraversiamo in paesino di Tuenno, altro luogo incastonato tra i monti, nella Val di Non, dove non c’è angolo di collina che non sia pieno di meleti, con i frutti che iniziano ad assumere forma e colore e con la sensazione che la grande “macchina” della raccolta delle mele stia per partire. Il tempo di gustarci un gelato e poi non ci resta che cenare in famiglia, prima di riposarci in vista della nuova giornata.

Mercoledì 25 agosto abbiamo una giornata molto impegnativa, perché decidiamo di spostarci a sud, ai confini tra Trentino e Veneto per visitare, nell’ordine il lago di Ledro, la città di Riva del Garda, le cascate del Varone e il lago di Tenno. Sono tutte nella stessa zona, partendo presto al mattino, come siamo soliti fare, è fattibile, ma, purtroppo, dovremo fare ancora una volta i conti con il traffico, che ci ha costretti per parecchio tempo a stare fermi in coda.

Prendiamo quindi l’autostrada in direzione sud e usciamo a Rovereto Sud per poi andare in direzione Riva del Garda. In poco più di un’oretta arriviamo sulla riva del lago di Ledro. Lo scenario cambia completamente rispetto a Carezza o Tovel. Non siamo più in un lago di montagna, ma in un lago piuttosto grande, l’anello attorno al lago è di circa 10 Km. Ci sono tante persone che si apprestano a percorrerlo a piedi, ma molti di più in bicicletta, infatti il percorso attorno al lago è tutto perfettamente percorribile in bicicletta e in molti approfittano della bellezza del paesaggio per fare questa escursione in bici.

Il lago è un posto tipicamente turistico e attrezzato perfettamente di conseguenza. A pochi metri dalla grande spiaggia principale ci sono diversi campeggi, tutti pienissimi di turisti, molti dei quali tedeschi o olandesi, alcuni campi da tennis, noleggio di canoe, pedalò, barche e altri natanti, ci sono perfino mini club e animazione in stile villaggio turistico con musica a tutto volume. Insomma sono lontanissimi dalla quiete e dal silenzio dei laghi di montagna, ma il posto è comunque molto bello, l’acqua del lago è limpidissima e molti ne approfittano per fare il bagno. Si possono anche noleggiare ombrelloni e lettini, insomma un luogo attrezzato per una vacanza a tutti gli effetti.

Noi preferiamo non fermarci alla prima spiaggia e iniziamo a percorrere il sentiero che porta nell’anello attorno al lago. Superata la parte piena di campeggi e attività sportive si sale sulla collinetta sopra al lago e la vista dall’alto è magnifica. La temperatura è ideale e si cammina bene, bisogna solo fare attenzione alle tante biciclette che passano veloci nella stessa pista pedonale e ciclabile. Dopo un paio di chilometri di passeggiata torniamo indietro perché gli impegni della giornata sono tanti. Prima di riprendere la strada in macchina ci fermiamo però a riposarci una mezz’oretta sulla spiaggetta principale, nonostante la musica dell’animazione del campeggio arrivi molto alta, è molto rilassante stare sulla riva del lago coricati sulla sabbia. Il Lago di Ledro è quindi soluzione per chi cerca una vacanza tranquilla in riva al lago e comunque con diverse escursioni naturalistiche in zona.

E’ già passato mezzogiorno da quasi un’ora, la fame inizia a farsi sentire ma decidiamo di confermare il nostro programma e di andare a cercare qualcosa per pranzo a Riva del Garda. I chilometri di distanza da Ledro non sono tanti, ma il solito traffico congestionato ci costringe in macchina quasi un’altra ora prima di trovare posto in un parcheggio libero non lontano dal centro della cittadina posta nel lato più a nord del lago di Garda.

E’ molto tardi per pranzo ma tutti i locali sul lago sono aperti e quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta. Decidiamo di fermarci al primo che ci ispira e finalmente riusciamo a pranzare. La cittadina di Riva del Garda è molto carina, con ancora tanti turisti e tante barche che partono per scendere lungo il grande lago. Decidiamo poi di salire con un ascensore fino ad un punto panoramico dove si può ammirare tutta la città e soprattutto gran parte del lago. Anche qua facciamo una mezz’oretta di coda prima di poter salire (con il Covid al massimo possono salire nel grande ascensore solo 10 persone alla volta), ma la giornata limpida aiuta e quindi decidiamo di aspettare il nostro turno e facciamo bene perchè lo scenario è veramente incantevole. Dal punto sulla collinetta dove parte l’ascensore si arriva in poche decine di metri anche ad una antica fortezza, parzialmente ricostruita, niente di particolarmente rilevante dal punto di vista storico, ma comunque la location risulta particolarmente suggestiva.

Dopo il punto panoramico facciamo un giro nel centro della cittadina per poi riposarci con un gelato su una panchina in riva al lago. Siamo ampiamente in ritardo sulla tabella di marcia ma non vogliamo correre quindi prendiamo in tempo che ci serve e poi torniamo a prendere la macchina per dirigerci alle vicine Cascate del Varone.

Non serve prenotare, l’ingresso è continuo, prima di entrare facciamo un salto nel market accanto all’ingresso per comprare gli impermeabili usa e getta, definiti indispensabili da tutti i commenti perché all’interno è praticamente impossibile non bagnarsi durante il percorso di visita alla cascata. La visita è molto veloce, ci sono solo due punti di osservazione da vicino della cascata, il primo, poco dopo l’ingresso dal basso e il secondo dall’alto, però è veramente molto bello e suggestivo.

Arriviamo quindi in pochi minuti alla grotta inferiore, qua si osserva la cascata nel suo punto di arrivo, 40 metri sotto la partenza e il getto è veramente forte e impetuoso. I colori artificiali che vengono proiettati sulla cascata creano un effetto scenografico notevole. Il frastuono dell’acqua che cade a terra è fortissimo e molto suggestivo. Attraverso un percorso obbligato fatto di stradine e ponticelli si esce dalla piccola grotta e si riprende la strada in salita verso la grotta superiore.

Per arrivare in alto si attraversa il giardino botanico, con centinaia di piante e fiori che accompagnano il cammino dei turisti attraverso oltre cento scalini che portano alla grotta superiore. A questo punto si entra in un tunnel scavato nella roccia lungo una quindicina di metri e ci si ritrova a pochi passi dall’origine della cascata, che sgorga fortissima dalla roccia anche qua immersa in una scenografia colorata che va a completare ottimamente il paesaggio naturale già decisamente suggestivo.

Inutile dire che siamo completamente bagnati e che l’impermeabile cerato era assolutamente indispensabile anche in estate. Il percorso viene completato in meno di mezz’ora, ma la cascata del Varone è sicuramente uno dei luoghi più originali e suggestivi che si trova in Italia, siamo soddisfatti di essere venuti.

Orami è già pomeriggio inoltrato, ma abbiamo ancora una tappa di questa lunga giornata passata nel basso Trentino, il lago di Tenno. Non è molto lontano come chilometri, ma, come al solito, il traffico intenso ci costringe a quasi un’altra ora di spostamento in macchina e arriviamo a Tenno che sono già le 18 passate, ma per fortuna il tempo è bello e fa ancora caldo.

Il parcheggio a pagamento, proprio sopra il lago, almeno a quest’ora, ha diversi posti liberi, poi si scende al lago con una serie di scalini che portano sulla riva. Prima di scendere però ci godiamo il panorama bellissimo dall’alto dello splendido lago dai colori magnifici che sembrano nati dalle prove di un pittore, caratterizzato da una isoletta al centro del lago, raggiungibile a nuoto dai più temerari.

Scendiamo e c’è ancora gente sulla riva qualcuno sdraiato a rilassarsi, qualcuno sta facendo il bagno. Non è attrezzato come il lago di Ledro o come i laghi di Caldonazzo e di Levico che avevamo visitato nella precedente visita in Trentino, ma è veramente un posto rilassante, che trasmette una sensazione di calma e tranquillità.

Facciamo tutto il giro attorno al lago nel percorso di un paio di chilometri che è quasi tutto attorno alla riva, ma per alcuni tratti entra nel bosco in diversi saliscendi molto suggestivi. Ormai sono oltre dieci ore che siamo in giro e la stanchezza si fa sentire, quindi prima di rifare la scalinata che porta al parcheggio, ci corichiamo qualche decina di minuti nella spiaggetta principale del lago, ormai quasi completamente svotata di turisti. Peccato aver avuto poco tempo a disposizione, ma il lago di Tenno è stata una delle più piacevoli scoperte della vacanza. Molto meno rinomato dei più noti laghi di montagna, a noi è piaciuto veramente tanto, proprio per la sensazione di tranquillità e simbiosi con la natura che riesce a proporre.

lago di Tenno

Ormai è davvero ora di tornare a Trento, proviamo una strada diversa per tentare di evitare un po’ di traffico. Passiamo tra l’altro accanto al lago di Toblino, caratterizzato dalla presenza dell’omonimo castello che sembra proprio nascere dalle acque del lago. Non c’è tempo ovviamente di fermarsi. Arriviamo a Trento dopo circa un’ora di strada, è un orario praticamente in cui i ristoranti chiudono, ma per fortuna siamo “ospiti” di nostra figlia, che, pur essendo appena rientrata anche lei dal lavoro, ci fa trovare la cena pronta. E’ stata davvero una giornata intensa quando invece nella previsioni doveva essere quasi un riempitivo tra un appuntamento importante e l’altro.

E giovedì 26 agosto è invece una di quelle date già fissate da tempo nel calendario, perché prevede la visita più aspettata di tutta la vacanza, quella al lago di Braies. E’ forse il posto più turistico di tutto il Trentino Alto Adige, abbiamo già prenotato il parcheggio da tempo, il più vicino era già esaurito un mese prima, troviamo posto al grande P2. Ci sarebbe anche un più piccolo P3 ad un chilometro dal lago. Gli altri parcheggi sono più lontano e si arriva poi solo con bus o navette. Senza prenotazione del parcheggio o di un hotel non si entra in macchina nei 5 Km attorno al lago.

Partiamo presto al mattino, l’autostrada A22 è, come al solito trafficata, ma abbastanza scorrevole almeno fino a Bolzano, l’ultimo tratto che porta all’uscita di Bressanone è molto rallentata ma i problemi di traffico arrivano una volta usciti dall’autostrada e diretti in Val Pusteria, in direzione di Braies. Qua il traffico è davvero intenso e, a tratti, si viaggia a passo d’uomo. Dopo Brunico proviamo a cambiare strada seguendo le indicazioni di Google Maps che ci propone un’alternativa con una decina di minuti in meno di tempo per arrivare a destinazione, ma il traffico è sempre simile, brevi tratti a 30-40 all’ora e altri tratti a passo d’uomo. Da Trento in condizioni ideali ci si dovrebbe arrivare in meno di due ore, adesso siamo quasi a quattro ore di macchina, davvero un’eternità, però alla fine, ci siamo e a pochi centinaia di metri dal grande parcheggio P2 appare il grande lago di Braies incastonato nei monti in tutta la sua bellezza.

E’ naturalmente pieno di gente, ma a parte la lunga coda per prendere le barchette di legno, lo spazio intorno al lago è molto vasto, così ci si riesce a spostare bene senza troppi problemi. Iniziamo il giro in senso antiorario come suggerito per evitare assembramenti, ma non tutti lo fanno. Siamo a oltre mille quattrocento metri di altitudine ma fa ancora piuttosto caldo. Per fortuna è bel tempo, c’è il sole e solo qualche nuvola bianca fa capolino tra le vette dolomitiche circostanti con un effetto ancora più scenografico.

L’aspetto che risalta maggiormente, oltre alla posizione proprio nella conca tra le alte montagne, sono le acque di un colore tra il turchese e il verde smerando che riflettono le montagne ancora parzialmente innevate. La passeggiata attorno al lago è di 4 Km. Ma vale la pena prendersi tutto il tempo possibile per fermarsi in più punti a fare fotografie e soprattutto a godersi il panorama.

lago di Braies

Sul lato destro del lago si trova subito una piccola chiesetta, poi un tratto piuttosto largo con una spiaggetta dove molti turisti si coricano per prendere un po’ di sole, fermarsi a mangiare qualcosa o semplicemente ammirare il panorama. Anche noi ci fermiamo e improvvisamente veniamo colpiti dal classico scampanellio che annuncia l’arrivo delle mucche e pochi minuti dopo infatti vediamo arrivare placidamente diverse mucche che, noncuranti dei tanti turisti che si avvicinano, attraversano la spiaggetta e si fermano sul bordo delimitato da un recinto. Nell’ora successiva arriveranno dal monte parecchie decine di mucche sempre anticipate dai campanacci che portano al collo. Sono sicuramente abituate alla presenza di tanti turisti perché si lasciano avvicinare e sembrano quasi posare per le tante foto ricordo.

Continuiamo il giro del lago e la parte sinistra è più impegnativa rispetto al primo tratto, è molto più stretta e con alcuni tratti in saliscendi su terreno piuttosto friabile. Si dovrebbe andare tutti nello stesso senso antiorario, ma spesso si incrociano turisti che provengono in senso opposto e questo rende un po’ fastidioso l’incrocio con altre persone. Si cammina accanto alle rocce e qualche sassolino mi cade anche in testa e sulla fronte facendomi spaventare un pochino e lasciandomi un piccolo taglietto come ricordo della gita al lago.

Cambiando visuale e prospettiva cambiano anche i colori del lago con un diverso riflesso nelle acqua. Anche il sole ovviamente ora cambia le ombre che si riflettono sul lago. Da questo diverso punto si notano anche punti particolari che dal lato opposto non potevano essere visti. Finiamo il giro senza renderci conto dell’orario, sono ormai le 15 passate e abbiamo saltato completamente il pranzo, anche se, prevedendolo avevamo fatto una colazione molto abbondante. Però ormai la fame si fa sentire e quindi decidiamo di prenderci panini e salumi nel chiosco del parcheggio P3 facendo il sentiero che dal lago porta al terzo parcheggio.

Dopo esserci rifocillati torniamo al lago perché resta ancora da fare il giro in barca, passaggio obbligato per tutti i turisti al lago di Braies. C’è ancora coda ma meno del mattino. Purtroppo il tempo è peggiorato, ora si è rannuvolato e il lago riflette meno le montagne circostanti, però, dopo quasi un’ora di coda siamo ben felici di salire sulla barchetta che ti proietta in quella specie di mondo incantato e fiabesco che è il lago di Braies.

Il noleggio della barchetta a remi è piuttosto caro, 19 euro per mezz’ora o 29 euro per un’ora, ma, almeno una volta, vale la pena farlo anche per vedere il lago da un’altra prospettiva ancora, dal centro. Remare è molto semplice, anche divertente, può farlo tranquillamente e senza pericoli anche chi non ha nessuna esperienza. Certo un pochino di attenzione deve essere fatta, perché le barchette in acqua sono tante, almeno una quarantina e c’è sempre un minimo di rischio di scontrarsi con un’altra anche se il lago è grande e quindi basta cercare di stare a distanza di sicurezza.

Oltre alle nuvole ora fa anche un pochino freddo, a star fermi sulla barchetta serve la felpa che per fortuna avevamo portato. Finiamo la nostra mezz’ora remando un po’ per uno e riportiamo a riva la barca pronta per essere nuovamente assegnata ai prossimi turisti in coda. Facciamo un passaggio al piccolo negozietto di souvenir e quando ormai sono quasi le 18 rientriamo al parcheggio, per riavviarci verso Trento.

Il viaggio di ritorno è sempre pieno di traffico, meno che al mattino, ma siamo sempre fermi per molti tratti e in altri viaggiamo a passo d’uomo. Non servono le quattro ore dell’andata, ma tre abbondanti sì. Complessivamente sette ore di auto per spostarci all’interno della stessa regione sono davvero tante. La visita al lago di Braies vale la pena di un viaggio tanto lungo ed estenuante, ma, se possibile, il consiglio è quello di visitarlo in un periodo dell’anno meno battuto dal turismo, anche se poi, ovviamente, va messo in conto il rischio meteorologico di trovare freddo, pioggia o neve.

Arrivati alla nostra base, siamo talmente stanchi che non abbiamo nemmeno fame, mangiamo giusto qualcosa di veloce e poi andiamo a letto per riprendere il giorno seguente una nuova escursione in quello che sarà l’ultimo dei giorni pieni della nostra vacanza in Trentino Alto Adige.

Venerdì 27 agosto è una altra giornata con molte mete. La prima è il lago di Molveno. Ci siamo stati molte altre volte, sempre solamente in riva al lago, questa volta vogliamo anche fare qualche escursione nei dintorni. Ci sforziamo ancora una volta di svegliarci molto presto per provare a evitare un po’ di traffico, che invece, almeno nell’ultimo tratto, ancora una volta ci costringe quasi a passo d’uomo.

Il lago di Molveno è un luogo molto elegante, ben curato, con tutti i confort che ogni turista potrebbe chiedere. La spiaggetta è anche attrezzata, volendo, si possono noleggiare lettini e sdraio, ci sono pedalò, barche di ogni genere e dimensioni, veicoli elettici da noleggiare, insomma tutto quello che si può chiedere ad un posto turistico. La giornata è un po’ ventosa e le nuvole non permettono si fermarsi a prendere il sole, ma comunque, almeno al mattino, si presta bene a fare lunghe camminate e quindi ne approfittiamo per prendere il primo sentiero che si addentra nel bosco dietro al lago.

lago di Molveno

Il percorso è in leggera salita, c’è molta gente a camminare e anche molti in bicicletta, quasi tutte con pedalata assistita in realtà. La strada è uno sterrato ben tenuto, ogni tanto arriva anche qualche macchina di personale che effettua manutenzioni. Noi camminiamo ad andatura lenta senza faticare troppo, dopo un paio di chilometri, arriviamo ad un bivio e decidiamo di addentrarci nel bosco, sempre seguendo il nuovo sentiero che ci porta ai resti di una antica fortezza proprio sopra un punto del lago da cui si può ammirare una vista fantastica dall’alto di tutto il lago di Molveno.

Dopo una breve sosta rifacciamo il percorso inverso e torniamo in un’altra oretta di cammino verso la riva turistica del lago e decidiamo di fare anche oggi una escursione in barca, scegliendo questa volta un veicolo elettrico. C’è da prenotare e aspettare una mezz’oretta, lo facciamo distendendoci a riva, anche se il tempo oggi è forse il peggiore della settimana, c’è freddino e anche i pochi temerari che al mattino facevano il bagno, ora si sono coperti. Finalmente arriva il nostro turno e proviamo questa barchetta elettrica per mezz’ora girando in mezzo al grande lago. A parte il tempo non proprio ideale, l’escursione e piacevole e rilassante e permette anche in questo caso una vista diversa dei luoghi circostanti, tra l’altro senza fare nessuna fatica visto che il natante si guida semplicemente con un joystick e un volante in modo veramente molto semplice.

Come il nostro solito arriviamo tardissimo a quella che dovrebbe essere l’ora di pranzo, non abbiamo né tempo né voglia di cercare in giro e ci fermiamo nei tavolini di uno dei tanti snack bar sulla riva del lago e ordiniamo qualcosa di veloce. Finito di mangiare torniamo rapidamente alla macchina perché i nuvoloni neri minacciano anche pioggia che però, almeno nel nostro percorso di giornata non cadrà mai.

Nel pomeriggio la prima tappa è al Santuario di San Romedio, che è nella direzione del ritorno verso Trento. Non è proprio nella stessa strada, ma comunque almeno un tratto si deve fare e non allunghiamo di molto. Ci siamo già stati a luglio, facendo la splendida camminata nella roccia che parte dal museo retico di San Zeno e arriva proprio all’inizio della salitella che porta al Santuario. Sono quasi tre chilometri in un sentiero che è un vero e proprio Canyon scavato nella roccia. In alcuni tratti chi è alto di statura deve fare molta attenzione a non sbattere la testa e per quasi tutto il percorso chi soffre di vertigini non deve guardare in basso verso lo strapiombo, ma per tutti è un’esperienza straordinaria, sembra proprio di camminare in una grotta scavata nella roccia, in un cunicolo fiabesco e segreto che non si sa mai cosa prevede alla curva successiva. Il panorama è davvero mozzafiato e l’altezza notevole. Non è pericoloso (a parte il rischio di sbattere la testa in altezza), ci sono diverse protezioni e, in alcuni tratti, anche una corda per aiutarsi a camminare, ma i continui saliscendi e alcuni passaggi molto stretti consigliano prudenza nell’affrontarlo.

Per percorrere tutto il sentiero con calma e godendosi il panorama serve un’ora abbondante. Questa volta non abbiamo tutto questo tempo e allora prendiamo la strada (piuttosto stretta essendo a doppio senso) che porta fino al parcheggio gratuito proprio all’inizio della stradina in salita ripidissima che conduce al Santuario. In dieci minuti di camminata arriviamo davanti al Santuario proprio nel momento in cui è previsto il rifornimento di cibo per l’orso Bruno che è ospitato nell’eremo di San Romedio dal 2013. L’orso, sequestrato in un circo che lo maltrattava, ha trovato la sua nuova casa nell’eremo di San Romedio dove viene nutrito e coccolato dal frati e dai volontari che lo seguono e può liberamente girare nell’amplissimo bosco recintato attorno al Santuario.

Chi visita il Santuario può quindi casualmente vedere anche l’orso quando è nella zona visibile del bosco e le maggiori probabilità sono proprio a metà pomeriggio quando viene dispensato il cibo (frutta e verdura in quantità notevolissima, vista la sua stazza). Anche oggi quindi si è radunata una folla di curiosi sperando di vedere l’orso e l’attesa non è stata vana. Proprio quasi in contemporanea con il nostro arrivo, l’orso ha fatto la sua comparsa sotto la staccionata di protezione intento a divorare le angurie, le mele e gli altri frutti messi a sua disposizione.

Orso San Romedio

Ammirato il grande orso nel suo ambiente “quasi” naturale, visitiamo con piacere ancora una volta la splendida chiesetta del Santuario proprio nel cucuzzolo della montagnola a sovrastare l’intera valle. Nel primo cortile e nella lunga scalinata interna che porta alla chiesa è pieno di ex voto, molti dei quali dedicati a bambini che evidentemente sono venuti al mondo in circostanze difficili e i genitori hanno portano il loro ringraziamento al Santo. La chiesa è piccola e raccolta ma molto bella con sensazione di grande spiritualità. Salando ancora si arriva al punto panoramico più alto dove si sovrasta tutta la valle.

Il nostro pomeriggio prevede anche la visita alla città di Trento. Come al solito anche oggi siamo in ritardo sulla tabella di marcia, ma è l’ultima possibilità per vedere un po’ della città di “adozione” di nostra figlia e quindi, al ritorno, non ci fermiamo a Povo, ma arriviamo al centro di Trento.

Dopo il solito traffico che, all’ingresso di una città che ha ripreso il ritmo lavorativo di fine estate e con ancora parecchi turisti, riusciamo a trovare parcheggio nel grande spiazzo gratuito di via Sanseverino e poi in una decina di minuti a piedi siamo in pieno centro e giriamo un’oretta tra le vie centrali a piedi, vedendo il Duomo di San Vigilio, la grande piazza di Palazzo Pretorio, Piazza Fiera e tutte zone turistiche.

E’ solo un assaggio della città che torneremo a vedere sicuramente nelle visite successive ma troviamo un luogo molto vivo e ben curato, ospitale e pulito, una bella città, che fa da collegamento tra il nord Italia industrializzato e il nord dell’Europa.

Come al solito torniamo a cenare tardissimo, ma era l’ultima sera trentina. Sabato 28 agosto è il giorno del ritorno a casa. Lasciamo l’agriturismo Ponte Alto al mattino dopo colazione, ma decidiamo di tornare verso casa facendo una tappa sul lago di Garda per spezzare il viaggio. La scelta è molto ampia. Siamo già stati a Riva, sicuramente questa volta andremo in una sponda veneta. Dopo aver valutato Peschiera, Bardolino, Sirmione e altro, decidiamo per Lazise, con il consiglio dell’amica giramondina che riuscirà a raggiungerci per passare qualche ora in compagnia.

Parcheggiamo vicino al centro in un grande spiazzo a pagamento e in pochi minuti siamo davanti al grande Castello Scaligero con la porta che immette nel centro storico del paese, pienissimo di turisti, coni tanti negozietti e i tanti locali che propongono prodotti locali più o meno originali.

Iniziamo a camminare nel lungo lago e ci fermiamo in una delle tante spiaggette con i cigni che si avvicinano fino al bordo del lago incuranti dei turisti. Il tempo vola velocemente e piacevolmente passeggiando chiacchierando con i nostri amici e resta solo il tempo di ricercare un locale per mangiare i classici bigoli e poi non ci resta che chiudere definitivamente la nostra settimana di vacanza e riprendere l’autostrada per tornare a casa.

In Trentino e in Alto Adige abbiamo trovato paesaggi fantastici, gente ospitale, tanta organizzazione, messa a dura prova da un afflusso straordinario di turisti. Assolutamente tutto consigliato da vedere e rivedere, se possibile non in un periodo di altissima stagione, anche se poi ovviamente il rischio di trovare tempo meno bello è sempre da mettere in conto.

lago di Braies

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