Spesso in gennaio voliamo verso nord per un weekend; quest’anno invece abbiamo improvvisato un salto nel nostro capoluogo di Regione. Ci sono stata tante volte da bambina e da adolescente ma, complice anche il sempre maggiore affollamento, negli ultimi anni ci siamo andati solo in un paio di occasioni (di cui la seconda di sfuggita, per la partenza della crociera del 2016).
Chiedo consigli aggiornati e insoliti agli amici del Giramondo, prendo la guida “Corto Sconto – La guida di Corto Maltese alla Venezia nascosta” (piacevole lettura anche per chi, come me, non è un appassionato dei fumetti) e butto giù un itinerario che ci permetterà sia di rivedere luoghi già visitati in passato, che di scoprirne anche altri decisamente meno battuti.
Sabato 11 gennaio
Partiamo un sabato mattina da Peschiera del Garda con Italo (meno di 37€ a/r in due) e, in un’ora e mezza, arriviamo alla stazione di Santa Lucia con uno splendido sole. Potremmo raggiungere il nostro alloggio anche a piedi ma decidiamo di prendere il traghetto (7,5€ il biglietto singolo della durata di 75’), e di ammirare così tutto il Canal Grande e la magnificenza dei palazzi che vi si affacciano, fino a San Marco.
Ho scelto la linea 2 perchè fa qualche fermata in meno. Scendiamo a San Marco – Giardinetti, e così possiamo passeggiare un po’ nei Giardini Reali, riaperti dopo i lavori di restauro e manutenzione nel dicembre 2019.
Da qui ci spostiamo a dare un primo sguardo a piazzetta San Marco: la piazza, i palazzi che la circondano, la Basilica, il Canale e le isole di fronte… per me restano uno degli spettacoli più belli del mondo, mi lasciano ogni volta a bocca aperta. In una giornata come questa, poi…
Torniamo sui nostri passi, oltrepassiamo la fermata dei traghetti e prendiamo calle Frezzaria (via dello shopping di lusso giusto dietro Piazza San Marco): la nostra locanda si trova in una traversa… più centrale di così si fa fatica!
Al momento di prenotare per la notte ci siamo trovati davanti a molte offerte veramente economiche, sia in hotel 3 o 4 stelle che in appartamenti, ma alla fine ci siamo decisi per l’ultima camera disponibile presso Dimora Marciana (118€ doppia con colazione prenotando direttamente, ma durante la settimana si possono trovare tariffe più basse), una piccola struttura con solo 6 camere in stile veneziano in una calle stretta e deserta. Ci siamo trovati veramente bene, il personale (giovanissimo) molto cortese fin dalla prima telefonata, la camera linda, la colazione buona (e tutto talmente silenzioso che non abbiamo mai sentito gli altri ospiti). Il check-in è nel pomeriggio, per cui passiamo solo per lasciare il trolley, e torniamo subito in piazza San Marco.
Sono ormai le 11.30 e in giro c’è ancora poca gente. Scattiamo qualche foto e ci dirigiamo alla Basilica di San Marco… non c’è quasi nessuno, in coda ai controlli di sicurezza giusto 3-4 persone, in un attimo siamo dentro (l’ingresso è gratuito, si può poi decidere di pagare i singoli biglietti per ammirare alcuni dei tesori che contiene). Anche qui, è inutile dirlo, si rimane a bocca aperta, con la testa all’insù per ammirare gli incredibili mosaici dorati (alcuni dei quali risalenti all’XI sec.). Sembra di fare un viaggio nello spazio e nel tempo, e di tornare ai tempi dell’Impero Bizantino. Attenzione sempre a dove si mettono i piedi però! La cosa mi aveva impressionato già da bambina, ma questo è uno dei punti di Venezia in cui i pavimenti sono più irregolari in assoluto. Paghiamo i 2€ per vedere la preziosissima Pala d’Oro.
Usciamo su Piazzetta dei Leoni e, invece di andare verso il Palazzo Ducale, ci dirigiamo a San Zaccaria, passando su Rio di Palazzo, con una perfetta vista sul Ponte dei Sospiri… ma meno affollata che dal Ponte della Paglia.
Dopo qualche foto alla chiesa, ci spostiamo sulla Riva degli Schiavoni: c’è un bel po’ di gente che passeggia al sole, ma va diminuendo man mano che ci dirigiamo verso il Sestiere di Castello. Passiamo davanti al Museo Storico Navale (prima o poi torneremo per visitarlo) e arriviamo a via Garibaldi: la casa dalla strana forma (alcuni dicono sembri la prua di una nave) all’inizio della strada fu la dimora di Giovanni e Sebastiano Caboto (gli esploratori che scoprirono il Canada).
Su questa strada si affacciano un sacco di locali e ristorantini, e ci fermiamo per mangiare qualcosa. In questa zona si vede ancora la vita vera, poco toccata dal turismo: la gente che va a far la spesa (l’ortolano in barca è una vera curiosità per noi), i panni sono stesi ad asciugare al sole tra le calli, ma anche sui rii… tutto è tranquillo e silenzioso, in questo sabato d’inverno. Un altro mondo, insomma.
Attraversiamo il ponte di legno (di Quintavalle) e arriviamo all’isola di San Pietro di Castello. Qui si trova quella che era la cattedrale di Venezia fino al 1807 (solo allora la Basilica di San Marco passò ad essere cattedrale, prima della caduta della Repubblica era la cappella privata del Doge, infatti ci sono le porte nel cortile di Palazzo Ducale).
Entriamo (ingresso 3€; è possibile fare un biglietto cumulativo che comprende molte altre chiese, ma non ci interessa); la chiesa, danneggiata in parte durante la guerra, è piuttosto spoglia (soprattutto dopo aver appena visto San Marco). Degna di nota è la “cattedra di San Pietro”: per me che trovo sempre divertenti i “falsi storici”, il fatto che venisse spacciata come sedia di San Pietro una stele con incise sure del Corano ha un che di… ironico!
Comunque la chiesa è in una posizione molto bella, da cui si comincia anche ad ammirare la cinta muraria dell’Arsenale Veneziano (che purtroppo non è possibile visitare, in quanto in parte militare e in parte della Biennale d’Arte). Decidiamo di costeggiare le mura seguendo Fondamenta della Tana (fermandoci prima ad osservare una delle tante vere da pozzo che si trovano sparse per i campi della città), e arriviamo così all’ingresso monumentale, decorato da diversi leoni antichi, il più famoso dei quali è il grande Leone del Pireo (così chiamato perché trasportato qui dal porto di Atene nel 1692). Vicinissimo è anche il Padiglione delle Navi, parte del Museo Navale… ma oggi non c’è tempo (e con un sole così, è anche un peccato infilarsi in musei…).
Per calli strette e angolini nascosti, arriviamo infine all’ultima meta di questo primo itinerario: la chiesa ortodossa di San Giorgio dei Greci (di cui avevamo intravisto il campanile storto da riva degli Schiavoni). Il complesso architettonico, che comprende anche un museo di icone, appartiene allo stato greco. Troviamo la chiesa aperta ed entriamo; è un altro salto dall’altra parte del Mediterraneo, una piccola chiesa ortodossa con una meravigliosa iconostasi che nulla ha da invidiare alle altre che abbiamo visto nei nostri viaggi in terra ellenica.
Le scarpe comode e la poca gente ci hanno permesso di fare questo giro in meno tempo del previsto, quindi sbuchiamo di nuovo in piazza San Marco (quante volte ci torneremo in questo weekend?!) e andiamo a fare il check-in. In un attimo ci danno le chiavi (ci sono anche quelle dell’ingresso, la reception chiude alle 21.30), portiamo i bagagli in camera (perfetta, come in foto) e… prenotiamo online la salita sulla terrazza del (Fontego) o Fondaco dei Tedeschi.
Un veneziano conosciuto in vacanza ci aveva raccontato di questa possibilità (prima ancora che fosse aperta al pubblico), ma se non fosse stato per gli amici del Giramondo l’avrei dimenticata. Non avevo prenotato da casa perchè non avevo idea in che orario ci saremmo trovati in zona (è a pochi passi dal ponte di Rialto). Abbiamo fatto bene a prenotare prima di entrare al centro commerciale: una volta arrivati all’ultimo piano, dove si trovano dei tablet per la prenotazione del posto (assolutamente gratuita), c’è la coda. Noi possiamo andare direttamente all’ingresso, mostrare agli addetti lo smartphone con il biglietto, e salire. La terrazza non è molto ampia (per questo c’è il limite di una settantina di persone ogni quarto d’ora circa) ma la vista è spettacolare, a 360° su tutta Venezia… probabilmente al tramonto ancora meglio, ma con la luce di oggi va benissimo così (abbiamo trovato posto per le 15.30).
Usciti dal (caldissimo) centro commerciale, andiamo a visitare la piccola chiesa di Santa Maria dei Miracoli (ingresso 3€), tutta in marmo policromo sia all’interno che all’esterno. Di fine ‘400, ha la particolarità di essere ancora come ideata dall’architetto Pietro Lombardo, senza stratificazioni o aggiunte successive. Particolarmente suggestiva per me anche la posizione, con una delle pareti laterali che affonda in un canale.
Tappa successiva è la bellissima piazza antistante la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (in cui non entriamo perché… abbiamo raggiunto la dose giornaliera di architettura sacra ; ) ). Qui oltre la chiesa si trovano importanti monumenti: la statua equestre del Colleoni (di Verrocchio) e la scuola Grande di San Marco (ora ospedale). In questo campo sono ambientate diverse scene della recentissima serie tv The Young Pope di Sorrentino.
La facciata di epoca rinascimentale della Scuola Grande di San Marco, che ospita anche un museo oltre all’Ulss 3, è un vero spettacolo e fa da perfetto sfondo alla piazza. Entriamo nell’atrio e restiamo stupiti dalla sua estrema bellezza nonostante la semplicità. Il pavimento in alcuni punti è ondulato quasi come in Basilica. Mi riprometto di tornare anche qui, per dedicare il tempo che merita al complesso museale.
Ormai è quasi ora del tramonto; torniamo in Piazza San Marco, passando dalla Libreria Acqua Alta (in cui non riusciamo ad entrare tanto è l’affollamento! Cosa positiva visti i danni che ha avuto a novembre) e per Campo Santa Maria Formosa.
Che dire di San Marco all’ora del tramonto? Gli aggettivi giusti mi sfuggono… i palazzi cambiano colore, i dettagli dei mosaici delle lunette sulla facciata della Basilica risaltano ancor di più, la vista sulle altre isole, man mano che la luce cala ed avanza il crepuscolo… uno dei tramonti più suggestivi cui abbia assistito.
È ora di un’ultima sosta prima di passare in camera per riposarci un po’ è uno dei motivi per cui volevamo tornare a Venezia. So che in molti non capiranno o non apprezzeranno, ma tra i nostri obiettivi del weekend c’era l’andare a bere una cioccolata allo storico Caffè Florian, aperto in questa sede nel lontano 1720 e quindi uno dei più antichi al mondo, agli albori della diffusione del caffè e della cioccolata in Europa. I prezzi sono chiaramente esposti all’esterno, e l’intero menu è disponibile anche su internet, quindi le polemiche che si leggono ultimamente per me lasciano il tempo che trovano. A quest’ora le prime sale, le più antiche, sono affollate, l’elegante cameriere ci accompagna in una di quelle più recenti (di fine Ottocento), la Sala degli Uomini Illustri. I clienti sono i più vari, dalle ragazze velate, agli inglesi che ordinano l’afternoon tea (a quanto pare, degno di un servizio fotografico), alle coppiette italiane di ogni età. Nonostante l’eleganza e il lusso, l’atmosfera è rilassata (forse fin troppo) e i camerieri estremamente cortesi. Ci beviamo una Cioccolata Casanova (con la menta, forse un po’ piccola come dose, per i miei gusti!), visto che uno degli altri temi di questa visita è proprio il famoso seduttore (ma anche scrittore, poeta, alchimista, diplomatico…) veneziano.
Dopo esserci rilassati un po’ è ora di andare a cena. Un’amica veneziana ci aveva suggerito un po’ di locali tipici, ma l’unico in cui siamo riusciti a prenotare è il ristorante che si trova al piano superiore della rosticceria Gislon, una vera istituzione (soprattutto per le mozzarelle in carrozza). A pochi passi da Rialto (infatti ci eravamo già passati nel pomeriggio), il piano terra è affollato anche alle 20.00, invece al piano di sopra si sta tranquilli, circondati solo da gente del posto. Il menu non è particolarmente lungo (ma non è negativo), e mangiamo bene con porzioni fin troppo abbondanti (da non riuscire a finirle), a un prezzo più che ragionevole.
Nel rientrare in camera allunghiamo un po’ la passeggiata, per goderci anche col buio le luci sul Canal Grande e la tranquillità delle calli.
Domenica 12 gennaio
La colazione è pronta solo per noi poco dopo le otto. Gli altri ospiti stanno ancora dormendo, ma abbiamo prenotato una visita guidata particolare, al Palazzo Ducale, che inizia alle 9.30 e ci vogliamo muovere con calma. Liberiamo la camera e lasciamo il trolley in deposito per venire a riprenderlo all’ora di tornare in stazione.
Il cielo è sempre limpido, ma la temperatura è piuttosto fresca. Al Palazzo Ducale non c’è letteralmente nessuno, né in coda né all’interno della biglietteria. Noi avremmo avuto la corsia preferenziale, avendo acquistato online i biglietti per gli Itinerari Segreti, ma non ce n’è proprio bisogno oggi.
Il biglietto (28€ a testa) include una visita guidata nei locali di solito non aperti al pubblico, in particolare le prigioni dei Pozzi e quelle dei Piombi, le sale in cui lavorava il personale addetto all’amministrazione della Serenissima, la Cancelleria Segreta e la sala della Tortura, il soffitto del Salone del Gran Consiglio (un’opera di ingegneria incredibile). Durante la visita ci viene narrata anche la prigionia, e la rocambolesca fuga, di Casanova (di cui ci viene detto però che non esiste traccia documentale… mentre quello che lui ha raccontato delle persone e dei luoghi è assolutamente preciso e dettagliato, come se in effetti ci fosse stato). Con lo stesso biglietto è poi possibile visitare anche tutto il resto del Palazzo. La visita guidata la facciamo solo in 6 persone, e in realtà è un bene: se il gruppo fosse stato al completo (max 25) passare in certi anfratti o entrare nella cella – dal soffitto e dalla porta bassissimi – di Casanova sarebbe stato decisamente più complicato. Dopo circa un’ora e un quarto di visita molto interessante, in cui ci siamo letteralmente congelati nonostante l’abbigliamento invernale (queste zone sono completamente prive di riscaldamento – freddissime in inverno ma spesso troppo calde in estate, tanto che non tutto viene mostrato ai visitatori nel periodo estivo), possiamo passare alle sale di rappresentanza, le zone che già conoscevo del Palazzo Ducale, così ricche di capolavori.
Usciamo che è già quasi ora di pranzo, mangiamo un panino al volo e ci restano ancora alcune ore prima del treno. Andiamo a vedere la ormai famosa Scala Contarini – Del Bovolo. Inizialmente avevamo pensato di pagare il biglietto (7€) e di salire fino in cima, ma sinceramente quando l’abbiamo vista, dopo tutte le scale fatte poco prima… abbiamo preferito fotografarla dal basso! Veramente un gioiellino architettonico, nascosto in una piazzetta di piccole dimensioni.
Ci spostiamo poi fino a Palazzo Fortuny per ammirarne la facciata (interessante la storia di questo luogo), poi passiamo da Campo Santo Stefano (non potevo non rivedere la statua di Niccolò Tommaseo detta simpaticamente “el cagalibri”) e infine attraversiamo il Ponte dell’Accademia (da cui si gode di una vista favolosa) per spostarci a Dorsoduro.
Dopo un caffè con vista Canal Grande cominciamo a dirigerci verso Punta della Dogana, quando ci troviamo a passare davanti all’ingresso della Peggy Guggenheim Collection (ingresso 15€)… ecco, non era in programma visto che non siamo particolarmente amanti dell’arte astratta o futurista, ma attratti dal bel contesto abbiamo deciso di entrare (e questo non ci lascerà il tempo di andare al Ghetto ebraico come era mia intenzione). Ci sono diversi visitatori, più di quanto mi aspettassi. La collezione è in un palazzo mai ultimato affacciato sul Canal Grande, con un bel cortile e un approdo privato. Le opere sono molto varie (da Pomodoro a Magritte, da Giacometti a Fontana, Picasso, Braque e molte altre che però non ci sono piaciute), ma forse è anche la visita che, con il senno di poi, non rifarei.
Andiamo poi velocemente alla Basilica di Santa Maria della Salute (ingresso libero) e a Punta della Dogana giusto per ammirare il paesaggio.
In realtà speravamo di trovare attivo (come scritto sia sulla guida che su internet) il servizio di Gondola – Traghetto tra qui e San Marco, in modo di risparmiare un po’ di strada. Il servizio (a 2€ per i turisti) permette di attraversare il Canal Grande in quei punti in cui non ci sono ponti, ma in questi due giorni a quanto pare era temporaneamente sospeso (un semplice foglio scritto a mano avvertiva di questo anche al vicino collegamento di Santa Maria del Giglio, senza indicare un periodo di chiusura).
Ormai è ora di tornare sui nostri passi, andare a recuperare il bagaglio e dirigerci in stazione, a piedi, seguendo il percorso da Rialto già fatto in varie altre occasioni.
Il treno è in perfetto orario, e stavolta anche affollato.
Un arrivederci a Venezia, con un altro splendido tramonto sulla laguna.
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