(by Luca, Sabrina e Leonardo)
Mercoledì 12 Giugno:
Memori della bella esperienza di dodici mesi fa in quel di Samos e innamorati, si può ormai dire, della Grecia, partiamo anche quest’anno per una località dell’Egeo e più precisamente per Karpathos, un’accidentata porzione di territorio, esteso 302 chilometri quadrati ed ubicato, nella regione del Dodecaneso, a metà strada fra le più note isole di Creta e Rodi.
Prendiamo il via da casa, in una calda mattinata di giugno, alle 11:20 e una manciata di minuti più tardi entriamo in autostrada A14 a Faenza, girando la prua dell’auto verso nord. In questo modo, giunti a Bologna a mezzogiorno in punto, prendiamo a seguire la A13 in direzione di Padova, dove arriviamo dopo circa un’ora di marcia tranquilla. Da questa città andiamo poi verso est lungo la A4, guadagnando prima la periferia di Venezia quindi il suo aeroporto, dal quale spiccheremo il volo.
Ci rechiamo subito, nei paraggi, ai Parcheggi Low Coast, dove lasciamo in deposito l’auto per l’intera durata della vacanza e successivamente, con la navetta gratuita, raggiungiamo l’Aeroporto Marco Polo.
Prima di entrare consumiamo uno spuntino, quindi, varcata la porta principale, ci dedichiamo alla ricerca del banco per il check-in, ma è troppo presto, infatti sui tabelloni luminosi non risultano ancora indicazioni. L’attesa però è breve e poco più tardi ci ritroviamo in fila per imbarcare i bagagli.
Successivamente oltrepassiamo i controlli di sicurezza e ci mettiamo a pazientare del volo V71300 di fronte alla porta numero 14. In questo modo ci ritroviamo seduti dentro al Boeing 717 della compagnia Volotea, che, in leggero ritardo, alle 17:01, si stacca da terra virando subito verso sud, mentre sotto di noi scorrono le inconfondibili vedute della Laguna Veneta.
Il viaggio si svolge tutto senza particolari sobbalzi e, dopo aver spostato anche le lancette dell’orologio avanti di un’ora sul fuso greco, atterriamo nell’aeroporto di Karpathos che sono le 20:13 locali.
In men che non si dica recuperiamo le valigie (il vantaggio dei piccoli aeroporti) e appena usciti incontriamo il rappresentante di Sofia’s Car, che ci consegna un fiammante Suzuki Jimny rosso (targato IET 9463) con il quale contiamo di esplorare tutta Karpathos, ma solo da domani perché questa sera ci serve solo per percorrere i tredici chilometri che ci dividono da Pigadia, il capoluogo dell’isola, dove alloggeremo all’Atlantis Hotel.
Col buio ormai completo e grazie al navigatore troviamo la struttura, così portiamo i bagagli in camera e subito usciamo a cena nel porticciolo di Pigadia, dove c’è solo l’imbarazzo della scelta fra le numerose taverne. Ci fermiamo allora da Sofia’s Place e lì assaporiamo i primi piacevole bocconi di cucina greca, prima di tornare in camera a riposarci dopo il lungo viaggio.
Giovedì 13 Giugno:
Consumata una buona prima colazione e dopo una provvidenziale spesa al più vicino supermercato prendiamo finalmente il via per le strade di Karpathos. Già da oggi, però, dovremo adeguare il nostro itinerario perché è sì previsto bel tempo, ma anche un forte vento da nord-ovest, il classico Meltemi od un parente molto prossimo, per cui andremo alla ricerca di luoghi il più possibile riparati sulla costa orientale dell’isola.
Appena fuori Pigadia ci fermiamo a bordo strada per vedere, a distanza, gli scarni resti di Agia Fotini, una basilica paleocristiana risalente al V-VI secolo, eretta con materiali di recupero di un tempio greco di età precedente… in pratica gli unici reperti storici di un certo interesse dell’intera Karpathos, poi vista la carenza di distributori di carburante sull’isola (solo tre) facciamo il pieno al nostro Jimny prima di andare verso la spiaggia numero uno della vacanza.
Saliamo sulle alture a nord di Pigadia e giunti nei pressi dell’abitato di Aperi svoltiamo sulla destra seguendo le indicazioni per Achata Beach.
La strada, stretta ma tutta asfaltata, scende con arditi tornanti in questa baia che, incastonata fra alte pareti rocciose, vista dall’alto è bellissima… un po’ meno da in riva al mare, perché non risulta completamente riparata e le raffiche di vento generano un pizzico di moto ondoso.
Affittiamo comunque un ombrellone e due lettini e, almeno per la mattinata, decidiamo di fermarci lì. Così in compagnia di Leonardo assaporo un primo lungo bagno nelle limpide ma fin troppo frizzanti acque di inizio estate, spingendomi ad esplorare anche una piccola grotta sulla sinistra della spiaggia.
Pranziamo e poco dopo lasciamo Achata Beach per andare alla ricerca di un luogo più riparato. Torniamo verso Pigadia e, concedendoci un diversivo, saliamo sull’altura a sud dell’abitato, dove si trova la bianca chiesetta di Agia Kyriaki, che è oggetto di una leggenda legata alla Seconda Guerra Mondiale e alle forze italiane che occuparono l’isola. Pare infatti che per la sua posizione strategica l’edificio, destinato ad essere trasformato in un forte e quindi dipinto di verde in una sola notte tornò ad essere bianco, e così in un secondo tentativo, tanto che, ritenuto l’evento come un miracolo, si decise di mantenere la destinazione originaria.
Dopo scendiamo a Pigadia e da lì andiamo lungo la strada che va a sud dell’isola, ma solo per qualche chilometro, poi svoltiamo a sinistra seguendo un tracciato che va in direzione della costa e ben presto si fa sterrato.
Ci affacciamo così sul mare in corrispondenza di una splendida baia rocciosa, nella quale le acque dell’Egeo sono calme e presentano mille sfumature di azzurro, ma il luogo non è adatto alla balneazione, allora scattate le dovute foto ci spostiamo, a breve distanza, nella solitaria Polipou Potami Beach, che, ben protetta dal vento, è un’autentica piscina.
Ci sistemiamo all’ombra di un costone roccioso e ci godiamo la bellezza e la tranquillità dell’insenatura in compagnia di altri due turisti, che poco dopo tolgono il disturbo e ci lasciano unici beneficiari di questo piccolo paradiso. Allora consumiamo un tuffo fra i cristallini flutti e poi oziamo deliziosamente fino a sera.
In un batter di ciglio vola così via il primo positivo giorno di questa vacanza a Karpathos, che concludiamo a cena, nel centro di Pigadia, alla Taverna Elaia… ma, ne siamo certi, sarà solo l’inizio!
Venerdì 14 Giugno:
Ancora condizionati dal vento, che pare soffierà forte anche oggi, partiamo verso l’estremo nord dell’isola ed il paese di Olympos, ubicato a 250 metri di altezza fra impervie montagne. Questo per scelta dei suoi abitanti che qui si stabilirono fra il VII ed il IX secolo per sfuggire alle continue incursioni dei pirati, che a quei tempi scorrazzavano in tutto il Mediterraneo.
La strada che andiamo ad affrontare sale subito ad altezze vertiginose e segue il severo profilo costiero orientale di Karpathos, offrendo spettacolari vedute, poi, dopo l’abitato di Spoa imbocchiamo il tratto più ardito, asfaltato solo nel 2011, che si sviluppa, fra alte vette, in pratica sul crinale dell’isola e conduce, dopo una infinita serie di curve, in vista di Olympos.
Già da lontano si intuisce il perché questo villaggio sia considerato il più caratteristico di Karpathos e fra i più belli dell’intero Egeo: le sue casette, tutte colorate e affiancate le une alle altre, si inerpicano sulla montagna in maniera quasi piramidale ed il primo colpo d’occhio si può associare facilmente ad un angolo di Presepe.
Parcheggiamo l’auto in prossimità del centro e a piedi ci avventuriamo per le sue viuzze: alcuni scorci sono davvero suggestivi e qua e là ci si imbatte ancora in qualche anziana signora in abiti tradizionali, anche se, spesso, solo per esigenze di richiamo turistico, ma non obbligatoriamente, infatti, percorrendo vie secondarie, si può fare talvolta qualche genuino incontro.
In questo modo arriviamo fino alla piazzetta nella quale si erge Kimisis tis Theotokon, la principale chiesa del paese, posta alla sommità della collina, da dove si beneficia di un bel panorama sulla costa occidentale di Karpathos, poi camminiamo fino alla spettacolare sfilata di mulini che sovrasta l’abitato, purtroppo in massima parte diroccata, infine, passo dopo passo, facciamo ritorno alla nostra auto, completando uno splendido itinerario nel cuore del folclore isolano.
Subito dopo lasciamo la pittoresca Olympos, che merita appieno la sua notorietà, e da lì scendiamo verso la costa est dell’isola lungo una strada tutta tornanti che porta alla località di Diafani, dal cui porticciolo nei prossimi giorni salperemo per una gita in barca.
Così, dopo aver preso alcuni utili riferimenti, imbocchiamo un’impervia strada sterrata, ma tranquillamente percorribile con il nostro Jimny, che si inerpica fra le colline e lungo la costa a sud dell’abitato.
Questo polveroso tracciato conduce in circa tre chilometri alla solitaria Papas Minas Beach, tutta di grossi ciottoli scuri e piatti (perfetti da far saltellare sull’acqua), che vista dall’alto è molto bella, anche se il mare oggi risulta un po’ troppo mosso, causa il solito vento.
Qui incontriamo un gruppo di escursionisti italiani, oltre a qualche altro raro turista, e decidiamo comunque di fermarci, perché il luogo merita una sosta, anche se solo per il tempo necessario a consumare il nostro pranzo al sacco, poi ripartiamo.
Torniamo a Diafani, quindi a Olympos e seguendo la strada della mattinata, che corre sul crinale dell’isola, dopo una manciata di chilometri svoltiamo sulla sinistra per un altro sterrato, che da una notevole altezza degrada verso la orientale di Karpathos.
La pista è in buone condizioni e forse percorribile anche da una normale auto a due ruote motrici, ma a volte è inquietante per i precipizi laterali, poi, dopo un buon tratto, arriva ad una biforcazione: sulla sinistra scende a Nati Beach, che ci fermiamo a fotografare, e a destra prosegue per Agios Minas Beach, fra grandiosi colpi d’occhio sulle selvagge scogliere circostanti.
Seguendo quest’ultima direzione poco dopo arriviamo alla chiesetta che dà il nome alla spiaggia e dall’alto la domina, poi fin sulla riva di Agios Minas Beach, dove siamo gli unici esseri umani presenti.
Qui il mare, protetto dalle ire di Eolo, è piatto e trasparente, ciononostante decidiamo di tornare sui nostri passi e andare a Nati Beach, perché ci ispira di più. Agios Minas, infatti, è un grande spiaggione di sassi tondeggianti forse un po’ troppo anonimo.
Ripercorriamo una porzione di impervio tracciato e planiamo così su Nati Beach: anche questo è un grande spiaggione di sassi bagnato da un bel mare, che però sulla sinistra prosegue alla base di un’alta parete rocciosa e verso quel punto ci incamminiamo.
Quasi sul fondo si trova un’ansa che fa proprio al caso nostro, nella quale le acque risultano placide e cristalline, un piccolo eden che ci godiamo in compagnia di soli altri due bagnati, anche piuttosto distanti, in un silenzio quasi irreale, violato solo dallo sciabordio delle onde.
In questo modo ci trasciniamo dolcemente a fine pomeriggio, quando dobbiamo obbligatoriamente risalire lungo il vertiginoso tracciato, che ci riporta alla strada asfaltata. Da lì poi, dopo un’infinità di curve, rientriamo a Pigadia per concludere, in una serata decisamente ventosa, la più che positiva giornata, cenando alla Taverna Le Mirage, una delle tante disseminate nel centro del capoluogo.
Sabato 15 Giugno:
Ancora vento forte… e speriamo sia l’ultimo giorno, perché le frecce al mio arco, per evitarlo, si stanno esaurendo.
Andiamo ancora verso il nord dell’isola, in direzione di Olympos e dopo la solita, inesorabile, serie di curve, giunti nei pressi dell’abitato di Spoa, scendiamo verso il mare lungo una (strano ma vero) tortuosissima strada, che termina nel porticciolo di Agios Nikolaos. Qui c’è una bella spiaggia, che si estende proprio di fronte al pugno di case che forma il minuscolo villaggio, anche ben protetta dal vento, ma il nostro obbiettivo è un altro.
Scattiamo qualche foto e poi ci avviamo per uno sterrato che si stacca qualche centinaio di metri prima del paese, sulla destra.
All’inizio è piuttosto impegnativo, poi si fa molto più semplice e, una volta passato sopra a Manari e Sfakia Beach, che sono raggiungibili solo via mare e dalla strada non risultano neppure visibili, dopo circa un chilometro arriva alla chiesetta di Agios Ioannis, in parte costruita dentro ad una grotta, che però troviamo chiusa. Da lì dopo un altro chilometro giungiamo dove termina il tracciato e parcheggiamo l’auto.
Nel tratto di costa sotto di noi dovrebbe trovarsi la remota Agios Ioannis Beach, che non si intravvede affatto fra la vegetazione, ma noi non demordiamo. Ci incamminiamo così lungo uno scosceso sentiero, che segue l’alveo in secca di un torrente, e in una manciata di minuti conquistiamo la spiaggia, che si presenta subito come il nostro quotidiano angolo di paradiso. Fra le rocce spicca infatti una chiara distesa di sassi bagnata da uno strepitoso mare, un quadretto idilliaco che dovremo “sacrificarci” a condividere… con noi stessi!
Ci accampiamo e corriamo subito in acqua a deliziarci di tanta meraviglia, un’acqua però sempre un po’ troppa fresca, tanto che Sabrina non riesce proprio ad andare oltre il livello del giro vita, e così per tutta la mattinata, anche se, ad un certo punto dobbiamo “sopportare” la presenza di un altro paio di persone e di un piccolo natante con alcuni bagnanti, ai quali concediamo addirittura l’onore di sbarcare su di quella che ormai ritenevamo essere la nostra spiaggia.
Abbondantemente dopo pranzo e altri bagni lasciamo, un po’ a malincuore Agios Ioannis Beach. Facciamo ritorno ad Agios Nikolaos e poi a Spoa, quindi, seguendo il percorso inverso della mattinata, ad un certo punto svoltiamo sulla sinistra per la strada asfaltata che scende a Kyra Panagia Beach, una delle più famose di Karpathos, soprattutto per la tipica e omonima chiesetta che la sovrasta, vera e propria icona locale, presente nella maggior parte degli spot pubblicitari dell’isola.
Il più tipico degli edifici religiosi ellenici risale al XIX secolo e spicca con la sua rossa cupola sullo sfondo delle limitrofe scogliere, ma non riusciamo proprio a coglierne la più famosa veduta, per ottenere la quale bisognerebbe accedere ad una proprietà privata. Osserviamo comunque la baia sottostante, attrezzata con ombrelloni e lettini e bagnata da un bel mare, oggi un po’ troppo mosso, ma tutto sommato vivibile.
Da qui non scendiamo però ancora alla spiaggia, ma torniamo un po’ sui nostri passi fino ad imboccare la carrareccia che porta alla vicina Kato Lakkos Beach, sicuramente più selvaggia, ma anche più esposta al vento, infatti, quando giungiamo a vedere l’insenatura dall’alto notiamo il mare davvero troppo mosso, allora andiamo definitivamente a Kyra Panagia.
Affittiamo un ombrellone e lì ci apprestiamo a trascorrere le ultime ore del pomeriggio. Facciamo un divertente bagno fra le onde e poi oziamo fin quando l’ombra non invade completamente la battigia… un’ombra che arriva anche troppo presto a dir la verità.
Infatti poco dopo le 18:00 ci ritroviamo già sulla via del ritorno a Pigadia e giunti all’Atlantis Hotel molto prima del previsto ne approfittiamo per concedere a Leonardo un tuffo in piscina, che fin dal nostro arrivo chiedeva con insistenza di fare, poi mettiamo la parola fine alla giornata cenando alla Taverna Orea, con il vento che, udite, udite, sembra essersi notevolmente placato!
Domenica 16 Giugno:
Con il dio dei venti sceso finalmente a più miti consigli prendiamo il via per questo nuovo atto del tour di Karpathos.
Andiamo ancora a nord e dopo una ventina di chilometri seguiamo la strada, tutta a tornanti, che scende, sulla destra, ad Apella Beach, unica della zona che ci mancava e da molti considerata la più bella dell’isola… in effetti, vista dall’alto, promette decisamente bene.
Essendo fra i primi turisti ad arrivare sul posto, parcheggiamo il nostro Jimny a breve distanza, poi a piedi raggiungiamo la spiaggia, che oggi è accarezzata solo da una piacevole brezza e le sue acque sono uno splendore: in apparenza, vero e proprio cristallo liquido!
Prendiamo un ombrellone in prima fila e ci godiamo lo spettacolo di questa insenatura, tutta composta di ciottoli chiari e contornata da altissime montagne, in gran parte rocciose e spettacolari, che a tratti ricordano vagamente le Dolomiti.
A metà mattinata, dopo un immancabile bagno, mi avventuro a piedi sulla destra della baia e superato un modesto promontorio, dalla cui sommità si assapora una straordinaria veduta di Apella Beach, raggiungo una seconda spiaggia, più selvaggia e non attrezzata: una piccola oasi di beatitudine nella quale si trovano solo altre cinque persone.
Scattate le dovute foto faccio poi ritorno all’ombrellone, quindi corro a rinfrescarmi fra quegli splendidi flutti e poco più tardi ancora, fino all’ora di pranzo e anche oltre.
Nel primo pomeriggio emerge però la nostra innata voglia di conoscere nuovi luoghi e così lasciamo la meravigliosa Apella Beach. Risaliamo sulle montagne e ripresa la strada in direzione di Spoa ad un certo punto svoltiamo a sinistra scendendo per la prima volta in direzione della costa occidentale, notoriamente la più ventosa.
Passiamo a dare un’occhiata al paese di Mesochori, in teoria caratteristico ma che in realtà non ci ha entusiasmato, poi proseguiamo in direzione di Kato Lefkos, località nella quale si trovano alcune interessanti spiagge.
In particolare, nel centro del paese, ce ne sono tre: la prima che incontriamo (Gialou Chorafi), rivolta a sud, a colpo d’occhio è molto bella ma, tutta attrezzata, è traboccante di gente (e siamo solo a giugno), la seconda (Panagia Limani), girata ad ovest, la intravvediamo solo in lontananza, ma non ci ispira, e la terza (Fragolimniona), esposta a nord, è molto ampia e un po’ troppo battuta dalle onde… così scegliamo la quarta opzione e proseguiamo lungo lo sterrato che fiancheggia il litorale a nord dell’abitato, fino nei pressi dell’isolotto roccioso di Sokastro, dove si trovano le rovine di un’antica cittadella bizantina.
Lì la strada termina e parcheggiata l’auto in una piccola rientranza scendiamo ad una delle tante spiaggette situate nella frastagliatissima costa sottostante, alcune occupate da naturisti, vista la tranquillità del luogo, ma altre libere e fra queste anche quella che fa al caso nostro.
Rimaniamo così a deliziarci di quest’altro splendido angolo di Egeo per tutto il resto del pomeriggio, fin quasi alle 19:00, poi rientriamo a Pigadia scavalcando la severa dorsale dell’isola, dove si trovano anche i caratteristici villaggi di Othos e Aperi, infine concludiamo l’ennesimo bell’episodio di questa vacanza alla Taverna To Goniakon, buona e particolarmente economica.
Lunedì 17 Giugno:
Ci svegliamo prima del solito, perché oggi è il giorno della prevista escursione in barca, prenotata fin da casa, che prenderà il via alle 10:00 dal porticciolo di Diafani, nel nord dell’isola.
Ci sono da percorrere 48 chilometri e centinaia di curve, che richiedono almeno un’ora e mezza di viaggio, per cui poco dopo le 8:00 siamo già in strada ad aggredire l’asfalto.
Il tempo è bello ma i cieli non sono più tersi come quando tirava il vento, così lungo il tragitto fra le montagne ci troviamo anche a passare fra alcune nubi che si addensano nelle zone più alte dell’isola, fra le quali spicca, sempre bellissimo, il villaggio di Olympos. A Diafani invece splende il sole ed il mare è calmo: quanto di meglio si possa desiderare in prospettiva degli eventi.
Arriviamo sul molo intorno alle 9:30 e subito andiamo, proprio di fronte, negli uffici di Nikos Boat a saldare il conto della gita, che ci porterà alla scoperta dell’isola di Saria: venti chilometri quadrati di accidentato territorio, in prevalenza roccioso e completamente disabitato da quasi sessant’anni.
Alle 10:00 in punto salpiamo in compagnia di un’altra quindicina di turisti, in massima parte italiani, e bordeggiamo la severa costa nord-orientale di Karpathos, estremamente selvaggia perché inaccessibile via terra, e qui vediamo la bella grotta di Troulakas, rifugio dei pescatori in caso di maltempo, nella quale Nikos ci fa fare un primo indimenticabile tuffo, poi proseguiamo verso nord con la navigazione e superato lo strettissimo braccio di mare (di soli cento metri) che la divide da Karpathos giungiamo sulle coste di Saria (un tempo erano un’unica cosa, ma le separò un violento terremoto).
Subito ci fermiamo a fare il bagno in una bella spiaggetta contornata da altissime pareti rocciose e lambita da un’acqua strepitosa… peccato solo per la troppa, stramaledetta, plastica presente, che le correnti portano a riva.
Ripreso il largo costeggiamo il lato est dell’isola e arriviamo alla profonda insenatura di Palatia, splendida fin dall’ingresso nelle sue acque cristalline, dove si ergono pure alcuni spettacolari faraglioni. Lì scendiamo a terra e ci accampiamo in quella che è stata anche un covo dei pirati saraceni per oltre un secolo.
Neanche il tempo di ambientarci e, mentre Sabrina rimane a rilassarsi sulla spiaggia, con Leonardo seguo il sentiero che, in poco più di mezzora, prima attraversa delle scoscese gole, poi giunge al villaggio fantasma di Argos, infine conquista le locali asperità presso la bianca chiesetta di Agios Zacharias, che è anche uno strepitoso punto panoramico sulla costa sottostante.
Tornati alla base ci concediamo un lungo bagno nella baia, caratterizzata anche da alcune grotte, che però non riusciamo ad esplorare al meglio, visto che Nikos ha accompagnato i gitanti mentre noi camminavamo verso la sommità dell’isola.
Subito dopo il capitano ci prepara il pranzo, che consumiamo all’ombra di alcuni alberi ed in compagnia di qualche asino che, in pratica, è l’unico vero e proprio rappresentante locale, poi ci porta a vedere la vicina chiesa di Agia Sofia, costruita sulle fondamenta di una basilica paleocristiana del V-VI secolo, quando l’isola era, evidentemente, abitata.
Intorno alle 16:00 lasciamo la baia di Palatia e, mentre Nikos affida per un breve tratto il timone nelle mani di Leonardo, navighiamo verso l’estremo nord di Saria, fino alla splendida Alimounda Beach. Anche lì ci fermiamo e scendiamo a terra per quasi un’ora, consumando gli ultimi indimenticabili bagni di questa gita in uno degli angoli più remoti e affascinanti di tutto l’Egeo.
Intorno alle 17:00 salpiamo definitivamente e, dopo una puntatina poco più a nord ad ammirare altre formidabili conformazioni rocciose emergere dal mare, puntiamo la prua sulla via del ritorno.
Navigando così placidamente sotto costa, poco dopo le 18:00, giungiamo nel porto di Diafani, concludendo una superlativa escursione in barca.
Ora non resta che percorrere ancora una volta l’interminabile serie di curve e saliscendi fino a Pigadia, dove più tardi torniamo a cena da Sofia’s Place, rimembrando la prima serata trascorsa sull’isola. Infine ci ritiriamo nei nostri appartamenti, protesi verso un’altra puntata dell’esplorazione di Karpathos.
Martedì 18 Giugno:
Con la vacanza che volge ormai irrimediabilmente al termine questa mattina partiamo per visitare il sud dell’isola, notoriamente il più ventoso… ma oggi confidiamo nella clemenza di Eolo.
Dopo qualche chilometro da Pigadia svoltiamo verso l’interno dell’isola e saliamo a vedere il caratteristico villaggio di Menetes, arroccato sul versante nord del monte Profitis Ilias. Lì è bello soprattutto il colpo d’occhio delle variopinte case tipiche dell’architettura del Dodecaneso, ammassate le une alle altre, che si gode dalla chiesa di Kimisis tis Theotokou, la più importante del paese.
Subito dopo riprendiamo strada e, seguendo una breve deviazione qualche chilometro dopo Menetes, andiamo a vedere anche la curiosa chiesetta di Agios Mamas, di colore bianco e dall’aspetto a cupola, che ricorda un antico forno, risalente, pare, all’XI secolo.
Da lì scendiamo quindi al mare in prossimità dell’aeroporto e, passati prima a dare un’occhiata a Makris Beach (regno dei windsurfers), subito dopo imbocchiamo lo sterrato che si sviluppa alle spalle della pista d’atterraggio e giunge a Diakoftis Beach, probabilmente la più famosa spiaggia di Karpathos… e a giusta ragione!
Infatti è una candida distesa di soffice e rara sabbia, lambita da acque che formano una vera e propria piscina naturale, le cui tonalità si possono definire tipicamente caraibiche. Manca solo una bella sfilata di palme.
Il luogo è solitamente affollato (soprattutto in luglio e agosto), ma quando arriviamo è ancora relativamente presto, così possiamo accaparrarci un ombrellone in prima fila (quindici euro, un po’ caro) e goderci letteralmente il posto.
Diakoftis Beach, fra l’altro, è situata in uno stretto istmo, per cui alle sue spalle si trova una seconda spiaggia, che mi reco a vedere in compagnia di Leonardo, ma seppur carina non regge il confronto con la più nota sorella, allora torniamo sui nostri passi e andiamo a tuffarci in quelle straordinarie acque… chiare e fresche, anche un po’ troppo, come sempre del resto.
In questo modo la mattinata scivola via e, dopo aver pranzato con i nostri panini sotto all’ombrellone, intorno alle 14:00 ce ne andiamo, anche perché si è alzato un fastidioso vento.
Ci avventuriamo allora lungo la carrareccia che segue la costa meridionale di Karpathos, così passiamo a vedere le belle spiagge di Psoraris e Michaliou Kipos, lambite da uno splendido mare, ma anche queste un po’ battute dal vento, poi la più ampia Agrilopotamos Beach, che invece risulta decisamente ventosa.
Più avanti osserviamo dall’alto l’insenatura di Araki, che più di tanto non ci ispira, quindi giungiamo in vista di Agios Theodoros Beach, che viceversa è una bella baia, oltretutto ben riparata.
Scendiamo così a piedi alla spiaggia, contornata da rocce multicolore e formata da tanti sassolini scuri e tondeggianti, che forse non rendono giustizia alla limpidezza dell’acqua e lì ci fermiamo, anche se gli ombrelloni presenti risultano tutti occupati.
Leonardo fa amicizia con un altro bimbo italiano e con lui gioca tutto il pomeriggio, in questo modo, fra un tuffo e l’altro, facciamo piacevolmente sera. Peccato solo che la spiaggia poco dopo le 18:00 finisca già nell’ombra delle sovrastanti scogliere, ciò nonostante ci fermiamo ancora per quasi un’ora, perché Leonardo non ne vuole proprio sapere di lasciare il suo nuovo amichetto.
Alla fine rientriamo con calma a Pigadia, dove consumiamo l’ultima cena sull’isola alla Taverna Maxim, poi corriamo in camera a sistemare le valigie in vista della partenza verso casa di domani.
Mercoledì 19 Giugno:
Oggi lasceremo quindi Karpathos, ma lo faremo solo in serata, per cui avremo a disposizione quasi l’intera giornata.
Facciamo colazione, saldiamo il conto dell’hotel e portiamo le valigie alla réception, dove ce le conserveranno fino al nostro ritorno, nel tardo pomeriggio, quindi prendiamo il via.
In quest’ultimo capitolo del viaggio dedicheremo l’attenzione alla parte sud-est dell’isola, l’unica che ormai mancava al nostro appello.
Pochi chilometri dopo Pigadia giriamo così in direzione del mare seguendo le indicazioni per Ammopi, una delle zone più turistiche dell’isola. In questo modo andiamo a vedere le sue spiagge: Little Ammopi, Mega Ammopi e Votsalakia, sicuramente belle, ma iper-attrezzate e quindi troppo affollate… non proprio quello che andiamo cercando per l’epilogo della vacanza.
Proseguiamo perciò qualche altro chilometro verso sud, poi imbocchiamo un’altra strada secondaria che scende in direzione della costa, fino a Chritou Pigadi Beach.
Anche questa spiaggia è attrezzata, ma molto più limitatamente e vi regna una pace quasi irreale, oltre al solito bellissimo mare.
Lì ci fermiamo a goderci tre ore abbondanti di pura vita balneare, poi, intorno alle 13:00, pranziamo dignitosamente nella sovrastante taverna, con piacevole vista mare… che vitaccia! … proprio quella che da domani rimpiangeremo.
A pancia piena lasciamo poi Christou Pigadi e ci spostiamo a brevissima distanza, poco più a nord, nell’incantevole Damatrias Beach, che però è un po’ battuta dal vento. Allora proseguiamo lungo lo sterrato che fiancheggia la costa fino a giungere, dove questo termina, nei pressi della sperduta Tati Beach, che si vede in lontananza, incastonata in un tratto di mare dai riflessi tropicali.
Per raggiungere quella piccola meraviglia serve però una discreta scarpinata, che oggi non possiamo proprio permetterci visto il poco tempo a disposizione.
Scattiamo così una bella serie di foto panoramiche prima di tornare verso Damatrias Beach… ma non arriviamo a quest’ultima perché lungo il percorso adocchiamo una minuscola spiaggetta, che conquistiamo scendendo a piedi dalle irte scogliere. In tal modo possiamo goderci l’ennesimo, purtroppo ultimo, angolo di paradiso che può offrire questa eccezionale isola: pochi metri quadrati di sabbia che danno su di una favolosa piscina naturale, nella quale ci crogioliamo a lungo, o almeno il più possibile.
Infatti intorno alle 17:00 dobbiamo, purtroppo, abbandonare la nostra personalissima spiaggia e lo splendido mare di Karpathos per far ritorno all’Atlantis Hotel, dove facciamo una veloce doccia e chiudiamo definitivamente le valigie.
Partiamo quindi verso l’aeroporto per giungervi pochi minuti prima delle 19:00. Subito imbarchiamo i bagagli, poi usciamo all’aria aperta, così da addentare i nostri panini per cena e contemporaneamente attendere l’addetto di Sofia’s Car, al quale poco dopo riconsegniamo il nostro mitico Jimny, compagno di avventure con cui abbiamo percorso, a Karpathos, ben 519 chilometri di strada anche impervia.
Dopo oltrepassiamo i controlli di sicurezza e ci mettiamo in attesa nel nostro aereo, l’unico previsto in partenza questa sera. Così, sicuri di non sbagliare, anche se un po’ in ritardo sui tempi, saliamo sul Boeing 717 della compagnia Volotea che alle 21:20, ormai nella completa oscurità, prende quota, identificato come volo V71301.
Fila via tutto liscio lungo la rotta e, dopo aver spostato anche le lancette dell’orologio indietro di un’ora, atterriamo alle 22:43 nell’aeroporto Marco Polo di Venezia.
Fra sbarco, ritiro bagagli e navetta per l’area di sosta impieghiamo poi oltre un’ora a riconquistare la nostra auto, così andiamo ad iniziare il viaggio verso casa quando mancano dieci minuti a mezzanotte… mezzanotte che scocca mentre stiamo percorrendo una semideserta e quindi piuttosto insolita tangenziale di Mestre.
Giovedì 20 Giugno:
… Dopo altri dieci minuti, a Padova, imbocchiamo la A13 in direzione di Bologna e all’1:00 in punto siamo nel capoluogo felsineo (da dove, se Dio vuole, spiccheremo il volo per la prossima vacanza), quindi all’1:38 concludiamo felicemente il viaggio davanti al cancello di casa… un po’ stanchini al solo pensiero di dover andare al lavoro fra poche ore.
Nei nostri occhi però ci sono ancora le vedute mozzafiato ed il favoloso mare di Karpathos, forse il migliore visto fino ad oggi da quelle parti, tanto da poter definire l’isola una vera e propria perla, incanto dell’Egeo.
□ Dal 12 al 20 Giugno 2019
□ Percorsi a Karpathos km. 519
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