Agosto, due settimane tra San Francisco, Los Angeles, Las Vegas e Grand Canyon
Il calendario data 1° maggio. Mancano ‘solo’ tre mesi alla partenza. E di biglietto (anzi, di biglietti) non c’è traccia.
Destinazione: Stati Uniti
Obiettivo: Tour in macchina da Los Angeles a San Francisco
Periodo: 14 – 31 agosto
Questa volta, siamo un po’ in ritardo con acquisto e pianificazione del viaggio.
Ma non perdiamo, certo, la speranza di trovare un volo a buon prezzo e organizzare un buon giro.
Spendiamo il nostro intero 1° maggio ‘al lavoro’, alla ricerca di una soluzione che ci permetta di non spendere troppo, considerando che il periodo è il più costoso e il più affollato.
È così che il lineare biglietto ‘Milano-Los Angeles’ si trasforma un più animato ‘Milano-Copenaghen-Oslo-Francoforte-San Francisco’.
No, non ci siamo confusi, elencando capitali a caso: per raggiungere la nostra meta senza pagare una fortuna, dobbiamo scendere a patti e accettare qualche scalo in più, una notte in aeroporto e un atterraggio 600 km più a nord del nostro punto d’arrivo.
Tutto questo, in fondo, ha i suoi lati divertenti. Unico neo: il tempo che potremmo investire negli States e che, invece, spendiamo tra gli scali. Ma tant’è.
È la sera del 14 agosto, ed è – finalmente – ora di partire!
Voliamo con United, una compagnia seria con cui non abbiamo avuto alcun problema.
Forse gli aerei non sono ultramoderni e l’intrattenimento a bordo non è entusiasmante, ma – tutto sommato – il viaggio è piacevole.
Arriviamo all’aeroporto di San Francisco la sera del 15 agosto.
Le operazioni di sbarco sono veloci e l’immigrazione è abbastanza agevole.
È la nostra prima esperienza negli States e, al desk dell’immigrazione, studiamo – un po’ tesi – gli addetti al controllo. Speriamo (invano) di non capitare al ‘banco’ gestito da un corpulento agente in guanti di lattice neri. Un omone molto serio che – molto seriosamente – svolge i controlli sui passaporti. Ma, un attimo dopo, eccoci lì – un po’ dimessi – al suo cospetto.
Uno sguardo ai passaporti, un’interrogazione di sicurezza, poi, qualche domanda decisamente più personale sul nostro rapporto di coppia. Le nostre affermazioni sono per lui esilaranti tanto da non riuscire a trattenere l’ilarità. La (nostra) tensione si scioglie in una (sua) sonora risata. L’omone in guanti di lattice si sbellica. La sua serata è svoltata. E il nostro viaggio negli Stati Uniti può – finalmente – cominciare davvero.
Sono circa le 20:00, quando ci dirigiamo – già sufficientemente provati dal volo più che frammentato – al banco Hertz, per il ritiro dell’auto noleggiata mesi prima (una Ford Focus – che “speriamocistianotuttelenostrevaligie!”).
Ostacolo americano numero 1
La carta di credito con cui avevamo prenotato on line la macchina non viene letta dal dispositivo. Inutile ogni tentativo dell’assistente dalle chilometriche unghie fluo e dal make up impeccabile (anche se un filo eccessivo).
Siamo costretti a procedere con una nuova prenotazione a prezzo maggiorato. L’assistente assicura che la compagnia ci rimborserà la differenza.
Siamo incerti, ma non abbiamo altra scelta.
[Hertz ci ha rimborsati e si è dimostrata una compagnia di autonoleggio seria e affidabile.]
[Se noleggiate un’auto negli Stati Uniti, prestate molta attenzione alle garanzie assicurative fornite. Se non sono sufficienti quelle comprese nel ‘pacchetto base’, fate in modo di aggiungerne altre.]
Finalmente, entriamo in possesso dell’auto: una Ford Focus rossa fiammante, con cambio automatico (negli USA è la norma), cruise control e capiente bagagliaio. La macchina sembra nuova.
Usciamo dall’aeroporto e percorriamo la nostra prima strada americana: una sconvolgente careggiata a 5 – forse 6 – corsie che ci conduce fino a Redwood, il Comune dove si trova il nostro primo hotel. Una via tranquilla e un locale con romantiche luci e musica dal vivo sembra invitarci per un primo american hamburger, ma il viaggio d’andata ci ha davvero sfiniti. E domani mattina ci aspettano circa 600 km in direzione Los Angeles.
And so, welcome in the United States…and goodnight.
Il primo vero caffè americano (che, qui, si chiama ‘regular coffee’…ed è un’attrazione locale decisamente trascurabile) ci dà il buongiorno e la carica per affrontare il lungo tragitto.
Scegliamo di evitare l’autostrada e di percorrere la Statale 1 litoranea.
Prima tappa: Half Moon Bay
La nebbia del mattino e il forte vento avvolgono l’atmosfera e il panorama di suggestione: sulla spiaggia immensa s’infrangono i cavalloni dello sconfinato Oceano Pacifico e, all’orizzonte, s’intravedono gli sbuffi delle balene. Un’emozione che non ha pari.
Sono le 9.00 del mattino, eppure la baia è già attiva: sul bagnasciuga, c’è chi fa jogging e chi gioca con il cane.
Lo spazio è talmente vasto che le persone non sono altro che sparuti puntini colorati.
Il clima è fresco, ma non resistiamo alla tentazione di sentire la sabbia umida e passeggiare a piedi nudi sulla riva, appena oltre la quale curiose foche spuntano tra le onde.
Gli sbuffi delle balene c’incantano. Ma è già ora di ripartire, e ci mettiamo in marcia verso sud, percorrendo la Statale 1, che ci porta fino a Santa Cruz.
Lungo il percorso, il panorama toglie il fiato e c’impone più di qualche sosta.
Con l’obiettivo di raggiungere Los Angeles in giornata, imbocchiamo la strada 101 e procediamo sull’autostrada 5, fino alla meta.
Seconda tappa: Los Angeles
I primi giorni negli States trascorrono a L.A., tra punti di interesse classici e immancabili: una passeggiata sulla Walk of Fame di Hollywood, un tour tra le sontuose ville di Beverly Hills e un giro in bicicletta dal molo di Santa Monica (dove termina la leggendaria Route 66) a Venice Beach.
Prima di lasciare Los Angeles, riserviamo un paio di giorni a mete più insolite:
- una mattinata al Getty Museum, un meraviglioso museo d’arte situato in collina e circondato da un rigoglioso parco ricco di piante e fiori di ogni genere, raggiungibile con un piacevole trenino
- un pomeriggio negli Warner Bros Studios (un’alternativa decisamente valida ai più celebri Universal Studios, che non sono altro che una sorta di parco divertimenti), dove camminare tra i set delle più famose serie tv americane e scattare una foto sul divano di ‘Friends’!
- una serata al Griffith Observatory, l’osservatorio astronomico più visitato al mondo, situato sulla collina di Hollywood. Un punto privilegiato, dal quale godere di una spettacolare vista sull’intera Los Angeles (l’ingresso è gratuito).
Dedichiamo l’ultimo giorno in L.A. ad una gita fuori città e, in circa due ore di macchina, siamo a Santa Barbara.
Ci aspettiamo gente e vita, ma le nostre attese vengono ben presto deluse: le strade sono (inspiegabilmente) semi deserte e l’atmosfera non è propriamente animata.
Ma la spiaggia immensa, incorniciata da altissime palme, vale il viaggio.
È il 20 agosto quando lasciamo Los Angeles, in direzione Las Vegas. Il piano segna 430 km da percorrere entro sera, ma un imprevisto intralcia il percorso.
Ostacolo americano numero 2
Una gomma della nostra auto è (di nuovo) sgonfia: i tentativi di gonfiaggio dei giorni scorsi non hanno funzionato.
Nel timore di rimanere a piedi nel deserto del Mojave (previsto in giornata), raggiungiamo il banco Hertz dell’aeroporto di Los Angeles e spieghiamo il problema.
Preso atto della situazione, la compagnia ci consegna una nuova auto: una Ford Focus nera, con bagagliaio più piccolo e priva di cruise control.
Lasciamo Los angeles e ci dirigiamo verso il deserto del Mojave, percorrendo un’autostrada incredibilmente ampia.
Terza tappa: Calico Ghost Town
Il primo stop in direzione Las Vegas è a Calico Ghost Town, un Comune risalente al XIX secolo, abbandonato dai minatori una volta esaurito il giacimento minerario in cui lavoravano e, oggi, composto da un agglomerato di strutture recuperate e mantenute in ottimo stato.
All’interno, trovano spazio la ricostruzione di case e locali di un tempo, ma anche bar e negozi.
Il caldo è secco e soffocante, e il vento afoso solleva la terra e la soffia sulla pelle.
[Per la passeggiata a Calico, portate con voi una bottiglietta d’acqua, o una bevanda energetica.]
Proseguiamo e, oltre il finestrino, il paesaggio si fa via via sempre più brullo.
Un break in un’area di sosta, per ammirare il nulla del deserto.
Quarta tappa: Las Vegas
Il tramonto ha già dato il meglio di sé e le luci multicolore di Sin City brillano già all’orizzonte, facendo risplendere un’area estesa oltre l’immaginazione.
È sera, quando arriviamo a Las Vegas. E la città ci si presenta al top, nella sua eccentrica opulenza. Tra i bagliori coloratissimi e i palazzi stravaganti, l’impatto è incredibile.
Per le prossime due notti, saremo all’MGM Hotel.
Ad accoglierci, un ring al centro del quale svetta un gigantesco leone d’oro. Ad accompagnarci nella suite con doppio letto matrimoniale, un chilometrico percorso tra le macchine e i tavoli da gioco.
[Durante la settimana, i prezzi di questi hotel lussuosissimi sono accessibili.
Evitate di soggiornare a Las Vegas nei fine settimana: i
prezzi degli hotel aumentano e la città è congestionata dal traffico.]
Consumiamo la prima cena a Las Vegas in uno dei (numerosi) ristoranti del nostro hotel. Oltrepassato l’ingresso, ci troviamo nel bel mezzo di una giungla: le alte pareti sono ricoperte di fitta vegetazione, il soffitto è un romantico cielo stellato e, qua e là, si nascondono (riproduzioni di) animali che, di tanto in tanto, prendono ad animarsi. I suoni della foresta tropicale ci accompagnano per l’intera cena, durante la quale l’ambiente cambia continuamente – tempesta e silenzio, giorno e notte. La situazione è talmente surreale da farci quasi scordare la cena (e il clima quasi polare, causa aria condizionata).
Il secondo giorno a Las Vegas è dedicato alle stranezze locali.
In mattinata, visitiamo il ‘Gold & Silver Pawn Shop’, il noto negozio di pegni protagonista dell’omonimo programma TV. Il locale è piccolo e propone articoli curiosi e preziose opere d’arte, oltre a un’ampia gamma di gadget strampalati (che non perdiamo occasione di acquistare). Dei protagonisti del programma, naturalmente, non c’è traccia.
Nel pomeriggio e in serata, passeggiamo tra le stramberie della Strip, la strada principale di Las Vegas, dove prende vita l’inimmaginabile: hotel dotati di montagne russe, locali dove ossigenare il cervello attraverso bizzarri marchingegni, negozi multipiano di confetti al cioccolato, e, poi, cilindri massaggianti, limousine fuoristrada, Spiderman in pausa tabacco… Solo per citare qualcuna delle stranezze che sa offrire.
È mattina, ed è ora di rimettersi in macchina.
Da questo punto, il nostro viaggio non è più programmato e definiamo la meta successiva, di giorno in giorno.
Quinta tappa: Hoover Dam
La prima tappa di oggi è Hoover Dam, un’imponente diga risalente al 1935 e situata tra Arizona e Nevada, lungo il fiume Colorado. Una meraviglia architettonica davvero impressionante.
Sesta tappa: Route 66 e Williams
Secondo stop della giornata è la mitica Route 66.
Percorriamo il tratto da Kingman a Williams su una strada deserta: siamo soli a godere del silenzio e della meraviglia di paesaggi rocciosi e scenari spettacolari.
Notte in un tipico motel statunitense.
La mattina è rock, nella vivace cittadina di Williams: un paesino molto caratteristico, apprezzato dagli amanti della Harley Davidson (come noi).
Settima tappa: Grand Canyon
Quand’è pomeriggio, raggiungiamo il Grand Canyon South Rim (ovvero, l’ingresso sud), che dista solo 95 km da Williams.
Arriviamo puntuali, per godere di un incredibile tramonto sulle gole del canyon più visitato del mondo. Uno spettacolo da togliere il fiato.
Calato il buio, il cielo è strabiliante, completamente tempestato di stelle.
Ottava tappa: Morro Bay
Siamo di nuovo in macchina, pronti a ripercorrere a ritroso la strada fatta fin qui. Una breve tappa a Los Angeles e via di nuovo verso San Francisco.
Contrariamente a quanto fatto all’andata, viaggiamo lungo la litoranea 1, da Santa Monica verso nord, fino a Morro Bay, un bel paesino di pescatori che invita a tranquille passeggiate tra localini dove fermarsi per un caffè, ed elefanti marini sdraiati sulle passatoie in legno del porto, dal quale godere del panorama sulla solitaria collina che si erge dal mare.
Nona tappa: Big Sur, Monterey, Carmel by the Sea
La mattina seguente trascorre in auto lungo il Big Sur, una porzione panoramica della litoranea, con scorci mozzafiato. La destinazione è Monterey, un’animata cittadina, dalla quale partono le barche per il Whale Watching.
L’esperienza dell’avvistamento delle balene è davvero unica e l’emozione di avvistare questi cetacei gentili sbuffare nel silenzio del mare aperto e immergere le immense code tra le onde non ha davvero parole.
Tornando al porto, scorgiamo la pinna di qualche squalo e, poco più avanti, veniamo ‘scortati’ da un gruppo di allegri delfini, che saltano accato alla nostra barca.
Terza tappa di questa giornata è Carmel by the Sea, una località davvero carina, con un’enorme duna di sabbia, dalla quale godiamo di un tramonto incantevole.
Mentre il cielo s’infiamma, gruppi di delifini saltano poco più in là della riva e, all’orizzonte, sbuffano le balene. Uno scenario da favola.
È già buio, quando ripartiamo in direzione San Francisco, dove arriviamo in tarda serata.
Decima tappa: San Francisco
A San Francisco, i prezzi degli hotel sono davvero molto alti, così optiamo per una soluzione al contempo economicamente accessibile e qualitativamente accettabile: una minuscola camera con bagno in comune, in una gigantesca struttura tra Little Italy e China Town.
La stanza non è il massimo (e nemmeno gli incontri tra i corridoi, specie di sera), ma la zona non è male e ci permette di trascorrere in tranquillità gli ultimi tre giorni di viaggio.
Con San Francisco, infatti, si chiude il nostro tour negli USA.
Il primo giorno è dedicato ad Alcatraz, il famosissimo ex carcere di massima sicurezza raggiungibile con apposoto traghetto, che ci regala sensazioni difficili da descrivere.
[Prenotate in anticipo la visita ad Alcatraz, altrimenti potreste non trovare posto.]
La seconda giornata a San Francisco scorre rilassata tra i locali e i leoni marini dell’esuberante Pier 39, dove non si contano i negozi di gadget per turisti. Invano, causa nebbia, il tentativo pomeridiano di vedere il panorama della città da Twin Peaks, il quartiere che sorge su due delle colline più alte della città, celebre per via della serie TV omonima.
Il nostro ultimo giorno a San Francisco (e negli States) si chiude con l’immancabile giro in bicicletta dal molo al Golden Gate Bridge, tra verdeggianti parchi e salite da spezzare il respiro, e una passeggiata serale tra auto parcheggiate su strade a percentuale di pendenza inimmaginabili e finestre illuminate, fino alla leggendaria Lombard Street.
Tra panorami e bizzarrie, timori, emozioni e sorprese, termina il nostro primo viaggio negli Stati Uniti.
Un tour vissuto al ritmo di una radio dalla musica rock, tra i colori saturati dalla natura della costa Ovest.
See you soon, USA!
Trovate maggiori dettagli e foto sul nostro blog www.caffealvolo.net